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Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

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Gideon Levy

Mentre Israele entra in un’altra fase di inazione diplomatica, l’appello per un boicottaggio economico è diventato una necessità patriottica

Chiunque teme davvero per il futuro del paese a questo punto deve essere a favore di un boicottaggio economico nei suoi confronti.

Una contraddizione in termini? Abbiamo considerato le alternative. Un boicottaggio è il minore di tutti i mali e potrebbe produrre benefici storici. E’ tra le opzioni la meno violenta e quella meno suscettibile di provocare spargimento di sangue. Sarebbe dolorosa come le altre, ma le altre sarebbero peggio.

Partendo dal presupposto che l’attuale status quo non può continuare per sempre, è l’opzione più ragionevole per convincere Israele a cambiare. La sua efficacia è già stata dimostrata. Sempre più israeliani di recente hanno iniziato a preoccuparsi della minaccia del boicottaggio. Quando il ministro della Giustizia Tzipi Livni mette in guardia sulla sua diffusione e chiede, di conseguenza, che la situazione di stallo diplomatico sia spezzata, fornisce la prova della necessità di un boicottaggio. Lei e gli altri quindi stanno unendosi al movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni. Benvenuti nel club.

Secondo le testimonianze, alcuni bambini guadagnano solo il 25 per cento del salario al quale hanno diritto

di Dalia Hatuqa

Valle del Giordano, Territori Palestinesi occupati - Piccoli, fragili corpi si spostano sistematicamente nei frutteti, raccogliendo e pulendo frutta e verdura, mettendole in contenitori, prima di caricarli infine sui camion. Come un orologio, tutti i giorni dalle 05:00 del mattino alle14:00, questi bambini palestinesi lavorano all'interno degli insediamenti abusivi nella Valle del Giordano per aiutare le loro famiglie, dopo aver lasciato l'idea di frequentare la scuola molto indietro.

Ismai'l ha solo 16 anni, ma ha abbandonato la scuola superiore e ha iniziato a lavorare nella colonia di Argaman per provvedere alla sua famiglia composta da 12 membri, e per aiutare il fratello maggiore a pagare le tasse universitarie. Lavora nei campi otto ore al giorno, a volte sette giorni alla settimana, a seconda della stagione.

"In futuro voglio riprendere ad andare a scuola, se tutto va bene... prima di diventare troppo vecchio per terminare gli studi", ha detto Isma'il, che proviene dal villaggio di Al  Zubeidat  nella Valle del Giordano "Ora non posso tornare indietro perché alla mia famiglia servono i soldi e questo è ciò che deve essere fatto."

Herb Keinon

Bayit Yehudi consiglia a Tzipi Livni di non seminare la paura, che il mondo bussa alla porta di Israele per imparare dall'innovazione del paese.

Il ministro della giustizia Tzipi Livni ha avvertito lunedì in una conferenza di contabili a Eilat che l’assenza di qualsiasi progresso sulla questione palestinese potrebbe condurre a un disastro potenziale per le esportazioni israeliane.

“L’Europa boicotta le merci,” ha detto Tzipi Livni, capo della squadra di negoziazione con i Palestinesi. “È vero, si comincia con le [merci] che provengono dalle colonie, ma il loro problema è con Israele, che è visto come un paese colonialista. Di conseguenza, [il boicottaggio] non si arresterà alle colonie, ma [si spargerà] a tutto Israele” ha detto.

All'inizio di questa settimana il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di mettere in atto le indicazioni di un importante gruppo di esperti riguardo la lotta alla "delegittimazione" internazionale e alle iniziative di boicottaggio contro Israele.

Parlando in occasione del lancio del report del Jewish People Policy Institute (JPPI), "Israele e il popolo ebraico: geopolitica, 2012-2013", Netanyahu ha descritto come un’ "onda in crescita la campagna di denigrazione" che ha come bersaglio "lo Stato di Israele come stato nazionale ebraico". Netanyahu ha proseguito:

Per un lungo periodo si è cercato, da parte del governo israeliano così come delle ONG [organizzazioni non governative] in Israele e in tutto il mondo, di contrastare questa campagna. Tuttavia, al fine di ottimizzare gli sforzi, abbiamo bisogno di migliorare il coordinamento tra le diverse istituzioni attive in questo campo, attraverso un piano d'azione globale.

Il primo ministro ha dichiarato di aver "affidato la responsabilità complessiva della lotta contro la delegittimazione al Ministero degli Affari strategici, compreso il coordinamento delle iniziative con le ONG in Israele e in tutto il mondo", un ruolo che includerà "l'istituzione di uno staff speciale di professionisti per contrastare la delegittimazione ".

Andrew Standley a Gerusalemme afferma che l’etichettatura dei prodotti “tutela i consumatori”; è fiducioso che la visita di Kerry darà i suoi frutti.

L’etichettatura dei prodotti provenienti dagli insediamenti in Cisgiordania è una misura per la tutela del consumatore, ha dichiarato ai giornalisti l’ambasciatore dell’UE in Israele Andrew Standley, difendendo il provvedimento contro le accuse di boicottaggio.

L'Unione Europea sta lavorando a linee guida legali per aiutare gli Stati membri, che cercano di etichettare i prodotti  provenienti dalla Cisgiordania occupata, a capire come fare uso della legislazione  già esistente. Israele si oppone a tale etichettatura, che a suo dire prende ingiustamente di mira questi prodotti.

Coloro che si oppongono al provvedimento lo hanno stigmatizzato come una forma di boicottaggio. I prodotti provenienti dalle colonie sono già contrassegnati con codici che avvertono i funzionari doganali europei a non riservare a queste merci la procedura esentasse prevista per tutti i prodotti israeliani, come stabilito dagli accordi di libero scambio con Israele.

Un rappresentante di un importante gruppo ebraico statunitense ha detto la scorsa settimana al giornale Haaretz che la campagna contro il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) sta per decollare.

Malcolm Hoenlein, un alto funzionario della Conferenza dei Presidenti delle Maggiori Organizzazioni Ebraiche Statunitensi, ha detto al giornalista Judy Maltz che hanno in programma di lanciare un contrattacco al BDS nei campus ad agosto. "Sarà una grande campagna su Internet e sui social media, in cui speriamo di raggiungere ogni singolo studente universitario negli Stati Uniti. L'obiettivo è quello di educare in modo creativo e riconquistare l’opinione pubblica", ha detto Hoenlein nell'intervista pubblicata all'inizio di questa settimana. Hoenlein si trovava in Israele in visita a Gerusalemme per la festa di compleanno e la conferenza del presidente israeliano Shimon Peres.

Questi commenti sono l'ultima indicazione che l'establishment ebraico sta mettendo tutto il suo peso nella lotta contro il BDS.

Nella giornata di sabato 8 giugno si è tenuto a Milano, presso l’ex-Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, il convegno nazionale dal titolo "Dalla Solidarietà alla Lotta Internazionalista - A fianco della Resistenza Palestinese" organizzato dalla Rete di Solidarietà con la Palestina - Milano.

Il convegno ha rappresentato una tappa fondamentale nel percorso iniziato idealmente lo scorso dicembre in occasione dell'incontro con Michele Giorgio, un percorso da più parti prospettato che ha l'obiettivo di costruire insieme una piattaforma di solidarietà, lotta e resistenza.  Al convegno hanno partecipato diverse realtà solidali con la causa palestinese provenienti da tutta Italia, alcune preparando e presentando interventi (qui sotto pubblicati), altre contribuendo al dibattito, altre ancora preferendo rimanere spettatrici, ma tutte indistintamente coinvolte e interessate a rendersi parte attiva nella creazione di tale percorso.

Da tempo non si realizzava un'iniziativa, sulla Palestina ed il Medio Oriente, dove ad una sostanziale chiarezza della piattaforma politica proposta si accompagnassero sostanziali convergenze di analisi e proposte. Ciò è potuto avvenire grazie ad una forte determinazione volta a superare polemiche e chiusure del passato e, come lo svolgersi del convegno ha dimostrato, ad evidenziare come possa essere controproducente accantonare la discussione di temi fondamentali per trovare convergenze di analisi e proposte, perché questo modo d'agire serve solo a rinviare, nel tempo, l'esplosione delle contraddizioni.

L'unico modo per fermare la sua diffusione è di porre fine all'occupazione, così dice un numero crescente di persone di primo piano (nessuna delle quali, tra l'altro, sostiene il boicottaggio).

Leggendo la mia posta elettronica, vedo che molte persone, che dicono di opporsi all'occupazione, sono anche contrarie al boicottaggio di Israele, e non solo per motivi morali, ma anche per ragioni pratiche. ‘Non funzionerà’, dicono, ‘non convincerà nessuno’ oppure ‘avrà un effetto boomerang rendendo Israele ancora più intransigente’. Ho già fatto conoscere i miei argomenti contro le obiezioni morali al boicottaggio (qui, qui e qui), ma ora voglio dare la parola a persone molto più importanti – che sono tutte contrarie all'occupazione ed, esplicitamente o presumibilmente, anche al boicottaggio – che, ultimamente, fanno presente che il mondo si sta pian piano voltando le spalle a Israele, e che, l'unico modo per evitare l’eventuale isolamento è quello di liberare i palestinesi. In altre parole, stanno dicendo che l boicottaggio sta avendo un impatto, e sta crescendo. A catalizzare  l’aumentata preoccupazione è stata la decisione, ai primi di maggio, di Stephen Hawking di boicottare la Conferenza presidenziale che si è tenuta a Gerusalemme la settimana scorsa.

Quattro conferenze regionali della chiesta statunitense United Methodist hanno votato questo mese per disinvestire da aziende coinvolte con l'occupazione israeliana della terra palestinese. Si sono unite ad altri cinque conferenze regionali che avevano già preso provvedimenti analoghi, portando il totale a nove enti regionali che rappresentano migliaia di chiese.

Le aziende oggetto delle recenti risoluzioni comprendono Caterpillar, Motorola Solutions, Hewlett Packard e, in un caso, la General Electric. Tutti svolgono un ruolo significativo nell’occupazione israeliana.

Inoltre, almeno altre cinque conference hanno chiesto al Consiglio generale per le Pensioni della chiesa di disinvestire dalle società che traggono profitto dall'occupazione. E altre due conferenze hanno istituito commissioni ufficiali questo mese per esaminare la questione.

L’ex ambasciatore del Sud Africa a Tel Aviv ha pubblicamente respinto un dono da parte del governo israeliano, di 18 alberi piantati a nome suo da parte del Fondo Nazionale Ebraico (Jewish National Fund - JNF), su terreni violentemente espropriati dai suoi proprietari palestinesi.

A Ismail Coovadia, già attivista anti-apartheid e membro dell’African National Congress, è stato presentato un certificato del JNF, firmato da Rafael Barak, direttore generale del Ministero degli Esteri israeliano, informandolo che gli alberi erano stati piantati in suo "onore".