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Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

L’organizzazione umanitaria norvegese NPA (Norwegian People's Aid) e l'Unione norvegese dei dipendenti comunali e generali (NUMGE) hanno pubblicato nel maggio 2012 un rapporto dal titolo “Relazioni pericolose: legami norvegesi con l'occupazione israeliana”. Il rapporto è ora disponibile in inglese.

Il report fornisce prove di come le autorità norvegesi e le aziende, attraverso investimenti finanziari e rapporti commerciali, siano coinvolte in attività che contribuiscono alle violazioni israeliane del Diritto Internazionale e dei Diritti Umani.

‘L'occupazione mina i diritti e il sostentamento dei palestinesi. Gli insediamenti continuano ad estendersi a danno di  un gran numero di palestinesi, cacciati dalle loro terre. Il fatto che gli investimenti e i commerci norvegesi contribuiscono economicamente a sostenere gli insediamenti illegali israeliani è assolutamente inaccettabile’, dice il segretario generale della NPA, Liv Torres.

Il rapporto presenta una panoramica dei vari legami norvegesi con l'occupazione israeliana ed offre  indicazioni chiare alle autorità norvegesi e alle imprese:

‘L’occupazione israeliana è il più grande ostacolo ad una pace giusta tra palestinesi e Israele. NUMGE e NPA sperano e credano che questo report e le loro indicazioni contribuiranno a garantire che la società norvegese si impegni a porre fine all'occupazione israeliana e alle ripetute violazioni israeliane delle risoluzioni delle Nazioni Unite e le convenzioni’, sostiene Jan Davidsen, Presidente norvegese dell’Unione dei dipendenti comunali e generali.

Il report della NPA cita tra le società coinvolte con l'occupazione le israeliane Sodastream, Ahava, Mehadrin e Hadiklaim oltre alle multinazionali Veolia, G4S, Hewlett Packard e Motorola. Leggi il report completo nella sua versione inglese

Fonte: Norwegian People's Aid

Traduzione di Sara Montagnani

Enrico Tommaso Cucchiani, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, ha visitato Israele per esaminare, tra le altre cose, l'investimento in un fondo di equità privata israeliano.

Intesa Sanpaolo, una delle maggiori banche italiane, sta considerando di espandere le sue operazioni nel mercato israeliano. La settimana scorsa, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Enrico Tommaso Cucchiani, ha visitato Israele per esaminare, tra le altre cose, l’investimento in un fondo di equità privata israeliano. A quanto pare la banca esaminerà l'investimento in un fondo di capitale speculativo guidato da Haim Shani, ex amministratore delegato della Nice Systems Ltd. (NASDAQ: NICE; TASE: NICE) e direttore generale del Ministero delle Finanze, e da Moshe Lichtman, ex presidente del Centro Microsoft Israel R & D.

L'anno scorso, Lichtman e Shani hanno cercato di istituire un fondo per investire principalmente in startup in fase tardiva, con decine di milioni di dollari di vendite annuali. Leumi Partners, il braccio di investimento di Bank Leumi (TASE: LUMI) è una delle parti che intendono investire nel fondo.

Il road-show internazionale della Intesa Sanpaolo Start-up Initiative ha fatto la sua prima tappa in Israele, la Start-up Nation per eccellenza, nell’ambito della prestigiosa Israel BioMed Conference 2013, in programma a Tel Aviv dal 10 al 12 giugno.

Si è inaugurata ieri, con il primo Israeli - Italian Life Science Investment Forum, la nuova fase di espansione internazionale della piattaforma di accelerazione promossa da Intesa Sanpaolo, che prevede una copertura strategica dei mercati extraeuropei più rilevanti per lo sviluppo globale delle startup ad alta tecnologia (primo fra tutti Israele).

Nel corso del Forum, 10 fra le più promettenti start-up italiane e israeliane nei settori Biotech e dispositivi medicali si sono presentate a oltre 100 tra investitori, corporate, incubatori e acceleratori di caratura internazionale. L’evento è stato organizzato in collaborazione con MATIMOP, l’Agenzia governativa israeliana dedicata alla promozione dell’innovazioneattraverso collaborazioni internazionali bilaterali per lo sviluppo di tecnologie avanzate, con cui è stato sottoscritto un Memorandum of Understanding a ottobre 2012 al fine di offrire ai clienti Corporate del Gruppo l’opportunità di accedere rapidamente alle tecnologie più avanzate disponibili sul mercato.

Curato da Asa Winstanley

I resoconti della quarta conferenza nazionale su Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni che si è svolta sabato a Betlemme si sono tendenzialmente focalizzati sulle critiche indirizzate al ministro dell’Autorità Palestinese Jawad Naji (compreso il mio resoconto iniziale). Tuttavia la conferenza stessa ha avuto un’altra portata.

Il GMB, uno dei più grandi sindacati in Gran Bretagna, ha approvato una risoluzione in risposta all’opposizione al boicottaggio di Israele da parte del gruppo finanziatore dei viaggi. 

Il congresso di uno dei più grandi sindacati della Gran Bretagna, la GMB, ha votato per vietare ai suoi iscritti la partecipazione in viaggi in Israele e nei Territori palestinesi occupati organizzati da Sindacalisti Amici di Israele (TUFI), secondo la recente notizia del Jewish Chronicle.

TUFI è un’organizzazione finalizzata alla promozione della cooperazione sindacale israelo-palestinese e il rafforzamento dei legami tra i movimenti sindacali israeliani, palestinesi e britannici.

Nella risoluzione si afferma che si deve porre termine ai finanziamenti per i partecipanti dei viaggi TUFI in quanto la stessa si oppone al boicottaggio di Israele.

La GMB rappresenta oltre mezzo milione di iscritti di vari settori.

Un documento del governo tedesco rivela il proprio sostegno agli sforzi dell'UE per etichettare con "Made in Israel" solo i prodotti provenienti dall'interno dei confini pre-1967.

Il governo tedesco ha dato la sua tacita approvazione degli sforzi dell'Unione Europea per etichettare i prodotti fabbricati nei territori controllati da Israele al di là della Linea Verde (ndt insediamenti illegali nei Territori palestinesi occupati), ha riferito domenica mattina la IDF Radio, la radio dell'esercito israeliano.

L’IDF Radio ha riferito di essere in possesso di un documento ufficiale del governo tedesco prodotto in risposta ad una mozione dell'opposizione del parlamento tedesco. Il documento elabora la posizione della Germania in merito alla questione.

"A nostro avviso, è consentito etichettare prodotti con 'Made in Israel' solo se tali prodotti sono realizzati all'interno dei confini del 1967", si legge nel documento.

di Ben White

Questa settimana a Gerusalemme, il ministero degli esteri israeliano ha ospitato la quarta conferenza internazionale del Forum globale per la lotta contro l'antisemitismo.

Come ho già bloggato, questo è "un incontro che è servito come importante punto di riferimento per combattere la solidarietà, l'attivismo verso i Palestinesi e il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS). L'ordine del giorno pre-conferenza era questo: l’hasbara (propaganda) ancora una volta sarà in cima all'agenda.

Questo è il "Piano d'azione" presentato ai delegati da parte del gruppo di lavoro incaricato di esaminare "delegittimazione" e BDS. (Vedi il video)

Il presente documento deve essere letto, condiviso e preso in considerazione dagli attivisti quando si pianificano campagne e strategie.

La chiesa protestante più grande del Canada, la Chiesa Unita, ha deciso di boicottare tre aziende israeliane come parte della sua campagna contro i prodotti provenienti dagli insediamenti illegali nei Territori palestinesi occupati. La campagna "Unsettling Goods: Scegli la pace in Palestina e Israele", parte sabato 1 giugno e durerà un anno. Fa appello per “azioni informative ed economiche da parte dei membri della Chiesa Unita per porre fine all'occupazione israeliana dei Territori palestinesi".

La scorsa settimana, il Consiglio Generale della chiesa ha approvato la mozione di boicottare le ditte Keter Plastic, SodaStream e Ahava, tutte e tre operanti negli insediamenti illegali. L’iniziativa si basa sulla risoluzione approvata lo scorso anno per il boicottaggio dei prodotti fabbricati negli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme est, che la Chiesa considera il principale ostacolo alla pace nella regione.

Una dichiarazione sul sito web della Chiesa Unita del Canada afferma che nei prossimi mesi si impegnerà a dialogare con le tre società e a chiedere loro di cessare la produzione negli insediamenti: "Verranno informate, in caso contrario, che si avvieranno azioni economiche contro i loro prodotti".

Fonte: Middle East Monitor 

Traduzione di BDS Italia 

 

“L’eredità di Abramo? Un rapporto sulla ‘Terra Promessa’” è un dirompente report del Consiglio per la Chiesa e la Società approvato a grande maggioranza questa settimana dall’Assemblea generale della Chiesa di Scozia ad Edimburgo.

di Mick Napier

Nel sottoscrivere il rapporto, con solo una manciata di voti contrari, la Chiesa scozzese rifiuta l’uso strumentale della Bibbia ebraica per “legittimare l’occupazione di terra che ha portato all’evacuazione e dislocamento di 750,000 persone che lì vivevano.” 

La Campagna Scozzese di Solidarietà con la Palestina plaude alla forte e netta attestazione della Chiesa di Scozia, la quale ribadisce quanto già sancito nel 2007, ossia il fermo rifiuto delle rivendicazioni del sionismo cristiano, invitando al contempo tutti i membri della Chiesa e i loro rappresentanti a fare altrettanto.

La Chiesa Nazionale, di gran lunga la più grande in Scozia, critica il sionismo in chiave cristiana, inserendo tale critica nell’ambito più ampio di un rifiuto generale del colonialismo europeo nelle sue varie forme; rigetta qualsiasi uso strumentale della Bibbia ebraica che miri a espropriare il popolo palestinese dei suoi beni e dei suoi diritti.

[La lettera di seguito è stata inviata a Stephen Hawking da parte di 20 scienziati per chiedergli di riconsiderare la sua partecipazione, come relatore principale, alla Conferenza presidenziale di Israele, un evento di grande rilievo capace di attirare personaggi di fama mondiali come Bill Clinton e Tony Blair. Il Professor Hawking ha successivamente declinato l'invito a partecipare. La lettera è stata diffusa da Jonathan Rosenhead di BRICUP]

27 aprile 2013

Caro professor Hawking,

Come colleghi studiosi e accademici, siamo sorpresi e profondamente delusi di venire a sapere che lei ha accettato un invito a partecipare in giugno alla conferenza presidenziale in Israele.

È naturale volere accettare un invito a un evento di alto livello come questo. Tuttavia le chiediamo di riflettere ulteriormente prima di compiere questo passo.
Molte questioni che riguardano Israele fanno esitare e, hanno già convinto, numerosi esponenti della cultura e del mondo universitario a non prendere parte a eventi organizzati dalle istituzioni ufficiali israeliane. Eccone alcune:

- Discriminazione contro i Palestinesi: Israele discrimina sistematicamente i Palestinesi, che costituiscono il 20 per cento della sua popolazione, in un modo che sarebbe considerato illegale in Gran Bretagna.

- Violazione sistematica delle leggi umanitarie internazionali e dei diritti umani: la conclusione della missione esplorativa delle Nazioni Unite sul conflitto del 2008-2009 contro Gaza ha stabilito che il blocco di Gaza preesistente è una "punizione collettiva" della popolazione di Gaza. Inoltre ha stabilito che l'offensiva Cast Lead dell'esercito israeliano ha violato in più punti la quarta Convenzione di Ginevra e che la probabilità che fossero stati commessi "crimini di guerra e crimini contro l'umanità" è grande.

- Insediamenti illegali: Israele ha trasferito sistematicamente coloni ebrei nei Territori Occupati nel 1967. Questi trasferimenti violano la quarta Convenzione di Ginevra (1949).

- Accesso all'istruzione superiore: Israele dispone innumerevoli blocchi stradali, ma anche fisici, finanziari e legali, sulla strada verso l'istruzione superiore, per ostacolare sia i propri cittadini palestinesi che quelli sotto occupazione.