AI DOCENTI DI EDUCAZIONE FISICA ADERENTI AI COBAS

Care colleghe e cari colleghi,

desideriamo portare alla vostra conoscenza ed alla vostra riflessione una campagna europea, Cartellino Rosso all’Apartheid Israeliana, che in risposta all’appello di 42 club sportivi, calciatori  ed atleti di Gaza, del giugno 2011, ha chiesto a Michael Platini, presidente della UEFA, di cambiare la sede dei campionati under 21 del prossimo giugno, inopportunamente designata dalla UEFA in Israele.

Le motivazioni presentate inizialmente dalle prime realtà palestinesi e successivamente dagli oltre 15.000 firmatari della petizione on-line e da diverse personalità pubbliche, il compianto Stephane Hessel, tra gli estensori della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, anche dello sport, tra cui Kanoute e persino  l’ex ministro dello sport francese, signora Marie Gorge Buffet, sono le seguenti.

Questi campionati porterebbero tifosi del calcio di tutta Europa a credere che Israele sia un paese come un altro, anziché uno stato che occupa territori altrui e che pratica colonizzazione (illegale) ed apartheid contro la popolazione indigena palestinese.

A conferma di ciò, basti pensare che gli stessi stadi che dovrebbero ospitare le competizioni europee sorgono in aree in cui  furono rasi al suolo centri abitati palestinesi la cui memoria è accuratamente occultata. E’ il caso di Petah Tikva e di Netanya e del suo stadio. Oppure sono campi da gioco da cui i Palestinesi furono espulsi nel 1948, come il Bloomfield di Tel Aviv che si chiamava Basa. Oppure, ancora, sono luoghi che sono stati palcoscenico di anche recenti manifestazioni di razzismo profondo: quello di Gerusalemme, la cui squadra locale è il Beitar, con una tifoseria notoriamente ultrarazzista, che agli inizi dell’anno in corso è giunta a dar fuoco alla sede del club, perché non accogliendo le sue rimostranze, aveva proceduto nell’acquisto di due giocatori ceceni  di religione islamica, “contaminando” così la “purezza israeliana” della squadra, come recitava uno striscione.

Lo sport non è avulso dalla società in cui è inserito, infatti, il commento dello storico Moshe Zimmermann dell’Università ebraica, dichiara: “Il fatto è che la società israeliana nel suo complesso diventa sempre più razzista, o almeno più etnocentrica, e questi fatti ne sono un’espressione”.

Sono decenni che i Palestinesi, e gli osservatori più attenti, denunciano il razzismo profondo non solo della società israeliana, ma anche del suo sistema normativo, che discrimina per legge anche i Palestinesi cittadini israeliani. Desmond Tutu ha dichiarato che in Sud Africa non hanno subito un’apartheid così brutale come quella israeliana, ad esempio, essa non aveva prodotto strade diversificate per afrikaner e neri, come invece accade nella Cisgiordania occupata, dove ai Palestinesi non è consentito percorrerete le strade ampie comode e veloci destinate ai coloni. Le continue incursioni belliche israeliane sulla popolazione civile di Gaza sono la manifestazione più vistosa della politica che si continua a perseguire in Palestina di espulsione della popolazione nativa, attraverso l’imposizione di condizioni d’invivibilità che vengono imposte con diversi mezzi.

Lo sport, quindi, sarebbe chiamato a coprire tutto questo e, di fatto, ad allearsi nell’occultamento delle gravissime e sistematiche violazioni del diritto internazionale e del diritto umanitario, come già fu per  la realizzazione dei mondiali di calcio nell’Argentina di Videla e della sua giunta militare, responsabile di 30.000 desaparecidos.

Lungi dall’esaltare e diffondere i valori dell’antirazzismo e della solidarietà, il calcio celebrerebbe i fasti del più cinico realismo del mercato e dell’ossequio alle logiche dei poteri dominanti sul piano internazionale, contrabbandati per “estraneità” dello sport dalla politica.

Invitiamo pertanto le iscritte e gli iscritti che sono attivi nella pratica sportiva e nell’insegnamento e diffusione dello sport a diffondere la campagna Cartellino Rosso all’Apartheid Israeliana, ad aderirvi sottoscrivendo la lettera a Platini
www.change.org/petitions/uefa-president-michel-platini-remove-uefa-2013-european-under-21-championship-from-israel
ed a farsi promotori di pubbliche dichiarazioni a suo sostegno da parte delle realtà sportive di base a cui partecipino.

Segnaliamo come questa possa essere un’occasione per affrontare con gli studenti e le studentesse anche gli aspetti più generali di una necessaria riflessione sui valori dello sport a cui la scuola italiana deve educare.

Fonte: Cobas Napoli