Essere al fianco del popolo palestinese, sentirsi vicini ad una storia di diritti violati, di abusi e violenze, di negazione dell’identità è una questione di empatia. Immaginate di svegliarvi domani e scoprire di essere estranei in casa vostra, divisi da un muro dal resto del mondo, isolati; sentirvi dire che quella terra in cui voi, i vostri genitori, i vostri antenati siete nati e cresciuti non è vostra; essere ghettizzati, alienati dai più elementari diritti umani. Per quanti sforzi si facciano sembra quasi un’ immagine da film futuristico e apocalittico, eppure è la realtà che si nasconde – o meglio, che si palesa – appena dietro la porta di casa.

La questione palestinese è una spina nel fianco per le grandi organizzazioni internazionali e per gli Stati; il limite del sistema internazionale è dipendere dalla volontà delle grandi potenze che, è ormai chiaro a tutti, non stanno mai dalla parte del più debole, e in questo caso come in tanti altri, dalla parte del giusto. Negare il fallimento della società internazionale rispetto alla risoluzione di una guerra che dura da più di cinquant’anni è impossibile, come è impossibile giustificare il silenzio attorno alla condotta di Israele, la mancata presa di posizione netta dei governi avverso l’illegalità del comportamento dello stato sionista, l’indifferenza della maggior parte dei media mentre la quotidianità dei palestinesi si fa sempre più abuso e privazione nell’apatia generale. Il paradosso a cui siamo arrivati oggi, con la decisione della Uefa di giocare gli Europei Under 21 in Israele, si spinge ben oltre la politica internazionale, fino ad entrare in una dimensione ludica in cui il gioco diviene lo strumento per offrire un’immagine di normalità ben lontana dalla realtà delle cose. Lasciare che Israele ospiti gli Europei significa di fatto negare quanto accade ormai da anni in Palestina, premiare uno stato che ha fatto dell’abuso e della violenza verso i palestinesi la prassi, riconoscendogli una qualche forma di legittimazione.

 

Lo sport ha una sua funzione nella nostra società, è un mezzo di aggregazione e di confronto e nella sua accezione più pura si fa portatore di valori importanti, come la lealtà e la solidarietà; è un’offesa lasciare che un evento sportivo importante come gli Europei Under 21 si tengano in uno Stato che non è mai stato leale e solidale verso il popolo che da sempre abita la terra che occupa, ma che ha anzi cercato di sradicarlo con la violenza e cancellarlo dalla storia. Lo sport in cui crediamo noi si basa sul rispetto dell’altro e riteniamo ingiustificabile la decisione della Uefa di offrire un palcoscenico internazionale ad Israele affinché si proponga al mondo come stato democratico mentre agisce in modo illegale nel mancato rispetto dei diritti umani, della legge e delle più elementari forme di umanità.

Pertanto, aderendo alla campagna Cartellino Rosso – promossa dal movimento globale BDS (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) lanciato dalla società civile palestinese nel 2005 ed ispirato al movimento anti-apartheid in Sud Africa – manifestiamo il nostro dissenso verso la decisione della Uefa di giocare gli Europei Under 21 in Israele, boicottando tale evento e chiedendo a tutti di non essere complici e indifferenti.

Non stare a guardare, prendi una posizione e schierati al fianco del popolo palestinese. Unisciti alla protesta, boicotta gli Europei Under 21 in Israele.

GUARDA LE FOTO TRATTE DAL SIT-IN DELLA CAMPAGNA “RED CARD TO ISRAEL” TENUTOSI A LONDRA, DURANTE IL XXXVII CONGRESSO ORDINARIO UEFA

Fonte: Stella Rossa 2006