Una scelta più che altro simbolica: il commercio bellico di Madrid con Tel Aviv è dell’1 per mille sul totale dell'export militare

Il governo di Mariano Rajoy ha sor­pas­sato «a sini­stra» tutti gli altri governi euro­pei, Ita­lia com­presa. In una riu­nione del Comi­tato inter­mi­ni­ste­riale del com­mer­cio estero di gio­vedì scorso — anche se la noti­zia è stata resa nota solo lunedì sera da Cadena Ser — la Spa­gna ha deciso di con­ge­lare «cau­te­lar­mente» l’autorizzazione alla ven­dita di armi verso il governo di Israele. La deci­sione, che non ha carat­tere retroat­tivo, non ha data di sca­denza, ma potrebbe essere rivi­sta già a set­tem­bre, non appena il Comi­tato tor­nerà a riunirsi.

La noti­zia ha un impatto poli­tico note­vole e ha sor­preso tutti gli osser­va­tori del paese. Per­sino Izquierda Unida, per bocca di Alberto Gar­zòn — pro­ba­bile can­di­dato capo­li­sta per le pros­sime ele­zioni poli­ti­che — ha com­men­tato sul suo pro­filo di Face­book: «Incre­di­bile, qual­cosa di buono che fa il governo».

Ma a ben guar­dare stiamo par­lando di bri­ciole: meno dell’1 per mille dell’export totale di armi. Nel 2013 la Spa­gna ha ven­duto a Israele arma­menti per meno di 5 milioni di euro (soprat­tutto pistole, 4x4, spo­lette, mor­tai e gra­nate illu­mi­nanti) su un totale di circa 4 miliardi di euro di espor­ta­zioni bel­li­che. Per con­fronto, nello stesso anno, i paesi del Golfo hanno com­prato arma­menti dalla Spa­gna per un valore di circa 1,24 miliardi. La novità sta nel fatto che per la prima volta la Spa­gna, appli­cando il Trat­tato Inter­na­zio­nale sul Com­mer­cio di Armi, sospende la ven­dita a un paese che non rispetta i diritti umani in maniera uni­la­te­rale, senza aspet­tare il con­senso degli altri paesi dell’Unione Euro­pea. Lo aveva già fatto per esem­pio per la Libia, l’Egitto o il Vene­zuela, ma sem­pre sotto l’ombrello europeo.

Il mini­stro degli esteri spa­gnolo, Josè Manuel Garcìa-Margallo, pro­prio gio­vedì scorso in par­la­mento aveva defi­nito «agghiac­cianti» le cifre sulle vit­time dei bom­bar­da­menti israe­liani, anche se difen­deva il diritto a difen­dersi di Israele «con­di­zio­nato al prin­ci­pio di pro­por­zio­na­lità e al rispetto e alla pro­te­zione dei civili».

Il com­mer­cio di armi spa­gnole con Israele nel 2013 è comun­que cre­sciuto dell’87% rispetto all’anno pre­ce­dente. Per quest’anno è già stata auto­riz­zata la ven­dita di armi (ancora non espor­tate) per un valore di circa sei milioni.

Amne­sty Inter­na­tio­nal, che ha chie­sto a Stati Uniti, Colom­bia, Ita­lia, Austria, Corea del Sud e India di sospen­dere i tra­sfe­ri­menti di armi a Isreale, ha salu­tato con sod­di­sfa­zione la misura adot­tata da Madrid ricor­dando che applica la legi­sla­zione spa­gnola. Una legi­sla­zione che, ana­lo­ga­mente a quella ita­liana, e indi­pen­den­te­mente dal Trat­tato sul Com­mer­cio di Armi, per­mette di negare o sospen­dere la for­ni­tura di armi quando ven­gano uti­liz­zate per vio­lare i diritti umani.

L’Italia, secondo l’Osservatorio Per­ma­nente sulle Armi Leg­gere, nel 2012 ha invece rila­sciato auto­riz­za­zioni per l’esportazione di sistemi mili­tari a Israele per un valore di oltre 470 milioni di euro. Più del 40% degli arma­menti espor­tati dall’Europa a Israele sono made in Italy.

Fonte: il manifesto