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Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Dopo esser stata derisa come complotto di eccentrici, la campagna per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, ampiamente conosciuta come BDS, si sta trasformando in mainstream. Che, in ogni caso, è la paura di un numero crescente di israeliani. Alcuni fondi pensionistici europei hanno ritirato gli investimenti, alcune grandi aziende hanno annullato i contratti, e il segretario di Stato americano, John Kerry, non perde occasione per mettere in guardia Israele che i tentativi di “delegittimazione” e boicottaggio aumenteranno se il governo rifiuterà i suoi sforzi per concludere un accordo a due Stati con i palestinesi. Israele, sostiene Yair Lapid Ministro delle finanze israeliano, si sta avvicinando allo stesso "punto di non ritorno" del Sud Africa, quando cioè lo stato dell’apartheid, sul finire dei suoi giorni, si era trovato in opposizione al resto del mondo. "Cerchiamo di non illuderci", ha detto recentemente in una conferenza di massimi esperti della sicurezza a Tel Aviv. "Il mondo ci ascolta sempre meno."

BDS ha iniziato a catturare l'attenzione di alcune delle più grandi istituzioni finanziarie del mondo. PGGM, un grande fondo pensione olandese, ha liquidato le sue partecipazioni in cinque banche israeliane (anche se il più grande dei Paesi Bassi ha confermato i suoi investimenti). Il Ministero delle Finanze norvegese ha annunciato che l’ Africa Israel Investments e la sua controllata, Danya Cebus, una grande impresa edile, saranno escluse da un fondo pensione governativo.

La campagna sta attirando un sostegno che va oltre il Nord Europa. La Romania ha proibito ai suoi cittadini di lavorare per le aziende in Cisgiordania. Altre chiese sostengono il BDS. Un'associazione accademica americana sta boicottando i docenti israeliani. Il dibattito si è fatto contagioso dopo che la stella di Hollywood Scarlett Johansson ha lasciato il suo ruolo di ambasciatrice per Oxfam, un ente di beneficenza con sede in Gran Bretagna, per mantenere il suo contratto pubblicitario con SodaStream, un’azienda di bevande israeliana con un impianto di produzione in Cisgiordania.

Lapid, che privilegia la soluzione dei due Stati, prefigura  possibili scenari di come le sanzioni potrebbero colpire le tasche di tutti gli israeliani. "Se i negoziati con i palestinesi rimanessero in una condizione di stallo o saltassero e si entrasse in una fase concreta di boicottaggio da parte dell’Europea, anche uno molto parziale", ha avvertito, “10.000 israeliani immediatamente perderebbero  il lavoro. Il commercio con l'Unione europea, che rappresenta un terzo del totale delle esportazioni di Israele, subirebbe un crollo calcolato di 5,7 miliardi dollari.

Preoccupati di mantenere i loro mercati, gli uomini d'affari israeliani stanno sempre più ripiegando sul terreno della pace. La lista di nomi apparsa in una recente campagna pubblicitaria a favore di questa ipotesi include personaggi illustri come il capo di Google in Israele. Finora questi uomini d’affari avevano preferito rimanere fuori dalla politica.

Il governo di Israele è diviso su come reagire alla campagna BDS. Il Ministero delle finanze ha temporaneamente accantonato un rapporto, che aveva annunciato di pubblicare, sulle possibili conseguenze del BDS. Ma la stampa israeliana e gli indirizzi ministeriali sono sempre più pieni di riferimenti preoccupati al boicottaggio. 

Alcuni israeliani sostengono che questa pubblicità  alimenti soltanto la campagna BDS, altri che l'isolamento di Israele potrebbe avere dei benefici. La posizione di Israele come centro di hi-tech start-up è dovuta in parte a decenni di un  boicottaggio elusivo da parte dei paesi arabi. Un divieto da parte della Francia di vendere armi ha scatenato in Israele nel 1960 lo sviluppo di un’industria propria delle armi, contribuendo a catapultare il paese al quarto posto nel classifica mondiale di esportatori di armi. E se l'Occidente girasse le spalle a Israele, c’è, sostengono, l’Est. Le relazioni con l'India si stanno pian piano animando e quelle con la Cina si stanno avvicinando. Il ministro dell'economia, Naftali Bennett, uno scettico del processo di pace, ha recentemente visitato l'Estremo Oriente, sostenendo  di portare "luce ai non ebrei" grazie agli affari israeliani. Ma Bennett è in minoranza riguardo le sue posizioni su BDS: i suoi colleghi sono molto meno ottimisti.

Fonte: The Economist

Traduzione di Sara Montagnani