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Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Comunicato stampa di Pax Christi Italia

“Perplessità, sconcerto e dissenso!!” è il minimo che possiamo dire dopo aver ascoltato i discorsi pronunciati dal nostro Presidente del Consiglio, a nostro nome, in Israele, esattamente ad un anno dal terribile massacro che nel luglio scorso ha sconvolto la Striscia di Gaza: più di 2.000 morti, tra cui almeno 400 bambini.

Vana è stata la ricerca di questi dati nei diversi interventi di Matteo Renzi.

E non ha fatto riferimento a nessuna delle questioni che da decenni impegnano le Nazioni Unite, dalle colonie all’occupazione militare, dall’assedio di Gaza alle violenze quotidiane che le agenzie dell’Onu monitoriano costantemente.

Niente di tutto questo.

Con grande sconcerto l’abbiamo sentito ripetere solamante l’ossessivo slogan della “sicurezza d’Israele”senza alcun riferimento alla devastante distruzione di cui è responsabile quello Stato che, secondo Renzi, sarebbe “non solo il Paese delle radici di tutto il mondo” ma perfino “il Paese del nostro futuro”.

Ma forse gli italiani comprenderebbero meglio il perchè di questo squilibrato e astratto abbraccio allo Stato responsabile dell’attuale apartheid, se qualche media avesse rivelato che il nostro Paese è un grande fornitore di sistemi d’arma a Israele.

Intervista di LiberaTV a Simona Borioni di BDS-Italia

 

 

 

Fonte: LiberaTV

L’Ue, scrivono gli esperti del Consiglio Affari Esteri dell’Unione, deve agire ulteriormente e più velocemente per garantire che gli insediamenti israeliani non traggano in alcun modo benefici dai rapporti bilaterali con lo Stato ebraico

di Rosa Schiano

Proseguendo sulla strada intrapresa con la pubblicazione delle linee guida della Ue che prevedono l'etichettatura dei prodotti israeliani provenienti dalle colonie in Cisgiordania, mercoledi il Consiglio Affari Esteri della UE ha pubblicato un documento sulla politica di differenziazione descritta come uno degli strumenti più adatti a contrastare il mantenimento dello status quo voluto da Tel Aviv, a preservare la possibilità di una soluzione due popoli due stati ed aiutare a creare le condizioni per una ripresa dei negoziati.

Secondo il documento, i capi europei dovrebbero difendere tale politica di differenziazione dai tentativi della classe politica israeliana di rappresentare erroneamente le azioni della UE come boicottaggio di Israele. La differenziazione infatti, specifica il documento, non mira ad isolare Israele ma intensificare i legami tra l'UE e lo stato ebraico e allo stesso tempo rispettare i propri obblighi legali. Legami che sono storicamente forti, si afferma nel documento, così come forte è la convinzione europea sulla soluzione del conflitto basata sui due Stati.Allo stesso tempo, il testo sottolinea che l'UE ed i suoi Stati membri, come il resto della comunità internazionale, non riconoscono alcuna sovranità israeliana, legale o de facto, sui Territori Palestinesi Occupati. Si tratta di un dovere di non riconoscimento basato sul diritto internazionale, e risultante nell' obbligo legale di differenziare chiaramente tra Israele e le sue attività al di fuori della Linea Verde (la "Green Line", facendo riferimento ai confini Israeliani entro le linee del 1967) nell'ambito delle relazioni bilaterali. Le attività israeliane al di fuori delle linee del 1967 che delimitano l'area di giurisdizione territoriale israeliana e che sono considerate la base per un futuro accordo di pace basato sui due Stati non possono quindi essere parte dei rapporti bilaterali EU–Israele. Lo stesso sistema di controllo israeliano all'interno dei Territori Palestinesi Occupati risulta essere incompatibile con una futura soluzione dei due Stati.

Gli attivisti italiani reagiscono con decisione alle dichiarazioni del primo ministro Matteo Renzi, che durante la sua visita al parlamento israeliano questa settimana, ha asserito che “L’Italia sarà sempre in prima linea contro tutte le forme di boicottaggio”, dal premier definito come “sterile e stupido”.

L’attacco del leader di centro-sinistra al BDS, su cui c’è stata in Italia ampia copertura mediatica, arriva in un momento in cui molti governi europei stanno intensificando le loro relazioni con Israele.

La Grecia ha questa settimana firmato un accordo militare senza precedenti con Israele, e tanto le forze militari greche che le italiane hanno recentemente preso parte a esercitazioni congiunte con l'aviazione israeliana, nonostante il ruolo di quest'ultima nella devastazione di Gaza la scorsa estate.

BDS Italia, che raccoglie al suo interno decine di gruppi e associazioni, ha risposto che con le sue dichiarazioni, Renzi “dimostra di non conoscere affatto il movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), movimento lanciato nel luglio 2005 da una ampia coalizione della società civile palestinese, come risposta necessaria e morale per fermare le continue violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, laddove le istituzioni hanno fallito”.

Rimandando al mittente le sue stesse parole, BDS Italia ha ribadito che “‘sterile e stupido’ è continuare a ignorare le violazioni di Israele invece di prendere misure concrete per far rispettare i diritti umani, il diritto internazionale umanitario e le risoluzioni ONU e sostenere la richiesta di libertà, giustizia e uguaglianza delle e dei palestinesi”.

Il Consiglio europeo per le Relazioni Estere (ECFR)  pubblica un documento in cui raccomanda l'UE adottare misure contro le istituzioni finanziarie che facciano affari in Cisgiordania. Sensibile ribasso dei titoli bancari israeliani subito dopo che i media israeliani hanno riportato un articolo della Reuters sul documento.

Il grado di preoccupazione in Israele circa la possibilità di future sanzioni è stato particolarmente evidente per tutti martedì scorso, allorché la diffusione di un rapporto da parte di un think tank europeo ha fatto si che l'indice bancario di Tel Aviv perdesse 2.3 punti in meno di un'ora (2.46 complessivamente nella giornata).

Il report pubblicato dall’ECFR include una serie di indicazioni volte a distinguere tra le relazioni ufficiali UE-Israele e quelle che hanno connivenze con le attività negli insediamenti illegali in Cisgiordania, con una speciale enfasi sul sistema bancario (l'intero report disponibile al link).

Secondo gli autori del rapporto,Hugh Lovatt and Mattia Toaldo, "distinguere e differenziare, in ambito UE, tra Israele e le attività delle colonie sono degli strumenti più significativi a disposizione dell'UE per contrastare il sistema degli incentivi che Israele stesso pone in atto per mantenere lo status quo".

Quindici sindacati di Gaza hanno congiuntamente ribadito il proprio sostegno al boicottaggio nei confronti d’Israele e delle sue istituzioni del lavoro, complici nella violazione dei diritti palestinesi.

In occasione del decimo anniversario del movimento di boicottaggio, i sindacati membri della Federazione Generale dei Sindacati Palestinesi (PGFTU) della striscia di Gaza riaffermano il proprio “fermo impegno verso l’appello della società civile palestinese per […] il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni nei confronti di Israele (BDS)”.

“Accogliamo con favore e riconoscimento i molti sindacati e federazioni del mondo che danno ascolto all’appello del BDS e vorremmo ribadire il nostro appello a tutti i compagni e attivisti per la libertà e la giustizia all’interno dei sindacati e delle federazioni di tutto il mondo per boicottare Israele a causa del suo regime razzista e coloniale”, affermano i sindacati palestinesi.

In particolare, i sindacati “[sottolineano] l’importanza di boicottare Histadrut a causa della sua spudorata complicità nelle politiche d’Israele, tra cui l’occupazione, la costruzione di colonie, l’apartheid e l’espropriazione dei diritti dei lavoratori palestinesi.”

Il comunicato del PGFTU, circolato tramite il Comitato Nazionale Palestinese del BDS (BNC), ribadisce anche “l’opposizione [dei sindacati] a ogni forma di normalizzazione con Israele e le sue istituzioni”.

All'Alto Rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera, Federica Mogherini

a Robert Jan Smits, direttore generale per la ricerca e l'innovazione,

ci rivolgiamo a voi a proposito della partecipazione di Israele al nuovo programma Horizon 2020. Apprezziamo le linee guida della UE per regolamentare l'ammissibilità di strutture israeliane a programmi di finanziamento e strumenti finanziari dell'UE e riteniamo che siano un passo importante nella giusta direzione. Queste linee guida mostrano che la UE riconosce le proprie responsabilità e i propri obblighi politici al rispetto del diritto internazionale nell'attribuzione di fondi, sovvenzioni e premi a strutture israeliane. Tuttavia, la società civile palestinese ha sollevato la preoccupazione che queste linee guida possano non essere sufficienti o non essere correttamente interpretate al fine di garantire effettivamente che il denaro della UE non sia assegnato in forme che assistano e forniscano aiuto alle violazioni di norme vincolanti del diritto internazionale da parte di Israele.

In una lettera congiunta, organizzazioni della società civile palestinese hanno portato alla nostra attenzione un rapporto redatto da Stop the Wall che dà conto dell'assistenza finanziaria alla Elbit Systems e ad altre aziende israeliane militari e per la sicurezza coinvolte nelle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele.

Elbit Systems è una delle maggiori aziende militari israeliane e uno dei maggiori produttori di droni, armi ed altra tecnologia che è parte chiave dell'apparato militare israeliano. Finanziare ricerca e sviluppo tecnologico della Elbit Systems o di qualsiasi altra azienda simile violerebbe come minimo la politica della UE contro il finanziamento di progetti ad uso sia civile che militare. Oltre a questo, la tecnologia di Elbit si è sviluppata nel corso di azioni militari israeliane che sono state severamente condannate da Stati membri UE ed hanno provocato mobilitazioni di massa in Europa.

Secondo il Ministero delle Finanze, un boicottaggio totale di Israele da parte dell’Unione Europea costerebbe al paese 88 miliardi di shekels (23.3 miliardi di US$) in esportazioni, ridurrebbe il PIL di 4.4 miliardi di shekels e farebbe perdere circa 36,500 posti di lavoro.

Il boicottaggio totale è il peggiore tra i quattro scenari analizzati in un rapporto commissionato due anni fa dal Ministro delle Finanze di allora, Yair Lapid. Ma anche un boicottaggio più limitato avrebbe gravi effetti sull’economia.

Il rapporto, che ha preso in considerazione solo l’impatto diretto del boicottaggio, risponde al timore, in ambienti governativi, che i rapporti tra Israele, l’Europa e l’Occidente, stiano peggiorando. Dopo l’11 di settembre Israele era percepito come un alleato dell’Occidente nella cosiddetta guerra al terrore, ma recentemente “ il prestigio di Israele, soprattutto negli ambienti liberali, è declinato. Oggi il boicottaggio è promosso da ONG e da persone di alto profilo pubblico.”

di Ingrid Colanicchia

In Palestina e Israele: che fare? – appena pubblicato da Fazi Editore – il filosofo statunitense Noam Chomsky e lo storico israeliano Ilan Pappé battono a piè sospinto sull'isolamento internazionale di Israele come una delle chiavi di volta per porre fine al genocidio in atto in Palestina. Chomsky in particolare sottolinea come – in linea con quanto avvenuto con il regime segregazionista sudafricano – Israele sia consapevole che può essere osteggiato dal mondo intero ma che ciò non fa alcuna differenza finché ci saranno gli Stati Uniti a sostenerlo: per questo, è l'idea del filosofo, sarebbe di cruciale importanza indirizzare parte delle attività di protesta – come quelle messe in piedi dal movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) – contro gli stessi Usa, facendo pressioni sulle loro politiche.

Alla luce di queste riflessioni, risulta ancora più scoraggiante la lettera inviata il 2 luglio scorso daHillary Rodham Clinton a uno dei suoi principali finanziatori, l'israeliano-statunitense Haim Saban – nonché, sembra, ad altri leader della comunità ebraica – nella quale la candidata alle primarie presidenziali per il Partito Democratico esprime tutta la sua preoccupazione circa il movimento BDS affermando che la lotta al tentativo di isolare Israele è una «priorità». «Come sai – scrive Hillary Clinton – il movimento BDS cerca di punire Israele e di dettare come israeliani e palestinesi dovrebbero risolvere i nodi fondamentali del loro conflitto. Questa – è l'opinione della candidata – non è la via per la pace». «Resto convinta che la sicurezza a lungo termine di Israele e il suo futuro come Stato ebraico dipendono dalla realizzazione di "due Stati per due popoli"», e – in linea con la narrazione dominante che di fatto permette a Israele di continuare ad inglobare porzioni di territorio in Cisgiordania – la candidata afferma che questo risultato «può essere raggiunto solo attraverso negoziati diretti tra israeliani e palestinesi» e che non possa essere imposto dall'esterno o mediante azioni unilaterali.

Il movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) promuove il veto sulle istituzioni legate alle politiche illegali di Israele, e non agli individui

Le richieste perché Caetano Veloso e Gilberto Gil annullino il loro concerto in Israele hanno eco sempre più forte. Pochi giorni fa, gli artisti hanno iniziato il loro tour ad Amsterdam, a pochi chilometri dalla Corte internazionale di giustizia dell'Aia.

La coincidenza va oltre la geografia: 11 anni fa, la Corte ha emesso un parere considerando illegale il muro costruito da Israele nella Cisgiordania occupata e ha sottolineato il dovere della comunità internazionale di garantire il rispetto da parte di Israele dei suoi obblighi nei confronti del diritto internazionale, non essendo consentito agli Stati accettare o collaborare con le violazioni israeliane.

Tuttavia, gli Stati e le istituzioni continuano a cooperare o finanziare entità coinvolte in tali illegalità. Di fronte alla latitanza dei governi, la società civile internazionale --in risposta a una diffusa richiesta della società civile palestinese, compresa quella in esilio – ha iniziato a chiedere giustizia, uguaglianza e libertà attraverso la pressione non violenta su Israele perchè rispetti il diritto internazionale.

Così il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) sostiene, da dieci anni , l'adempimento di tre obblighi attribuiti a Israele: la fine dell'occupazione dei territori palestinesi e lo smantellamento del muro; parità di diritti per i cittadini palestinesi di Israele; e il rispetto e la promozione del diritto al ritorno dei profughi palestinesi.