LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Sulla base di una campagna e ricerca portate avanti sul lungo periodo, Article 1 Collective ha scoperto recentemente che le farmacie Alphega hanno smesso di vendere prodotti Ahava. Alphega, che comprende Dutch Kring Apotheken, è una rete europea di oltre seimila farmacie indipendenti. Alphega è di proprietà di Alliance Healthcare. 

La portavoce di Alliance Healthcare Netherlands, Anneloes Bouw, ha confermato quanto riportato da Article 1 Collective venerdì 18 settembre 2015, che Alliance Healthcare dà alle sue farmacie in concessione Alphega parere negativo riguardo ai prodotti del Mar Morto di Ahava:

"Niente Ahava sugli scaffali."

La portavoce ha detto che Ahava non viene più messo in vendita, in quanto i prodotti non si vendono bene. Quando le è stato chiesto il motivo, la portavoce ha ammesso di essere ben informata sulle discussioni concernenti i prodotti degli insediamenti colonici israeliani. Ha negato che questa questione abbia influenzato l'attività decisionale.

Ahava è sotto i riflettori degli attivisti internazionali per i diritti umani. Le proteste contro Ahava sono concentrate intorno al fatto che Ahava sfrutta risorse naturali palestinesi nella parte palestinese del Mar Morto e per il fatto che la sua sede si trova in un insediamento israeliano illegale. L'organizzazione palestinese per i diritti umani Al Haq spiega questi fatti in un video sul proprio sito Internet.

Lettera aperta al sindaco Pasquale Luigi Belloni e ai cittadini di San Colombano: I diritti umani violati in Palestina

Con questa lettera vogliamo fare un po' di chiarezza in merito alle diffamazioni che sono state lanciate a seguito dell'intervento di alcuni attivisti alla presentazione, lo scorso 18 settembre a San Colombano, della mostra fotografica "Israele oggi 2015".

Definire l'ISM un movimento terroristico, come scritto da una certa Barbara nel suo blog (https://ilblogdibarbara.wordpress.com/2015/09/24/la-strana-storia-dei-vini-e-del-sindaco-e-delle-fotografie-e-di-varie-altre-cose/), ravvisa gli estremi per una diffida legale.

Accusare Vittorio Fera, membro dell' ISM, di essere un contestatore di professione e ribaltare completamente i fatti accaduti a Nabi Saleh, nei Territori Palestinesi Occupati, altrettanto.

Il 15 settembre, quando il consiglio comunale di Reykjavík  ha votato di boicottare tutti i prodotti israeliani, Israele e i suoi gruppi di pressione si sono affrettati a gridare all’antisemitismo.

La loro reazione alla decisione della capitale dell’Islanda ha seguito il copione standard verso il crescente movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS): ogni critica ad Israele è interpretata come  odio verso gli ebrei, anziché, per esempio, supportata dalle montagne di prove dei crimini  di guerra israeliani contro i palestinesi.

In realtà non è stato un pregiudizio antiebraico a motivare il boicottaggio. Piuttosto è stata la classica sensazione di seminare una paura antisemita che ha contribuito a far fare una retromarcia dettata dal panico, appena una settimana dopo le prime dichiarazioni.

Intervista a Nora Barrows-Friedman, autrice di “In Our Power: US students organize for justice in Palestine”. Le testimonianze di chi, nei campus, sostiene il Bds e la causa palestinese e il ruolo della mobilitazione internazionale.

di Stephanie Westbrook

L’offensiva israeliana contro i movimenti di solidarietà con la Palestina, dove di recente si è vista una nuova escalation, prende di mira in particolare le attività degli studenti nei campus universitari. Nel libro In Our Power: US Students Organize for Justice in Palestine (Just World Books) di Nora Barrows-Friedman si spiega perché il movimento studentesco per la Palestina negli Stati Uniti sia al centro dell’attenzione di Israele.

Barrows-Friedman, giornalista ed Associate Editor per l’Electronic Intifada, fa raccontare il movimento attraverso la voce diretta degli studenti che lo guidano. Viaggiando per tutti gli Stati Uniti, ha raccolto 63 interviste presso una trentina di università. Quello che traspira dalle pagine del libro sono l’energia e la determinazione degli studenti, nonostante i tentativi di ostacolare il movimento da parte di ben finanziate organizzazioni sioniste. 

Le parole degli studenti, che raccontano delle decisioni di impegnarsi, degli attacchi subiti, dei traguardi raggiunti e delle lezioni imparate, rendono vivi momenti di passione, di fermezza ma anche di difficoltà. Intrecciato tra le testimonianze degli studenti, Barrows-Friedman fornisce il contesto sia negli Stati Uniti che in Palestina, documentando le politiche coloniali e d’Apartheid di Israele, le complicità di imprese e istituzioni accademiche e le potenti forze impegnate a sconfiggere il movimento.

Mentre il libro si incentra sugli anni più recenti, spazio è dato anche alla ricca storia delle mobilitazioni studentesche per la Palestina negli USA, in particolare da parte di immigrati palestinesi, sin dai primi decenni del Novecento, con l’intensificarsi della colonizzazione sionista della Palestina storica, ad oggi.

di Charlotte Silver  

Un funzionario a Berkeley è stata licenziata per aver proposto una risoluzione che chiedeva il disinvestimento da aziende internazionali e israeliane che traggono profitto dall'occupazione dei territori palestinesi.

Cheryl Davila, membro della Human Welfare and Community Action Commission, nella più famosa città liberale della California del Nord, è stata informata mercoledì che era stata licenziata pochi istanti prima che l’organismo si riunisse per il dibattito e il voto sulla risoluzione.

Dopo una accesa discussione in una sala affollata da circa 100 membri della comunità, la maggior parte dei quali favorevoli alla misura, la risoluzione non è riuscita a passare al consiglio comunale.

Davila, che era stata designata alla commissione dall’ assessore Darryl Moore nel 2009, ha detto a The Electronic Intifada che aveva deciso di redigere la risoluzione di disinvestimento dopo l'attacco israeliano a Gaza del luglio-agosto 2014, che ha ucciso più di 2.200 palestinesi.

[Il giorno dopo la votazione riportata in questo articolo il Sindaco ha bloccato la delibera anche sulla base delle dure reazioni israeliane. Immediatamente il Centro Simon Wisenthal ha invitato gli israeliani a boicottare l'Islanda e così ci sono notizie di disdette dei biglietti aerei verso l'Islanda. Il sindaco si è scusato per non essersi occupato della questione e ha detto che la mozione deve essere modificata nel senso di boicottare i prodotti provenienti dalle colonie. Ndt]

dalla Redazione 16 settembre 2015

Il Comune di Reykjavik non acquisterà più merci prodotte in Israele. Il Consiglio comunale ha votato ieri [martedì 15 sett. Ndt] [una mozione] che [impegna] il Comune a non acquistare nessun prodotto israeliano fintanto che continua l'occupazione dei territori palestinesi.

Una decisione simbolica

La mozione è stata  proposta da Björk Vilhelmsdóttir, consigliera dell'Alleanza Socialdemocratica. Björk si sta ritirando dalla politica e questa mozione è stata la sua ultima e più importante iniziativa nel Consiglio comunale. Secondo la delibera, il Comune di Reykjavik boicotterà i prodotti israeliani “ fintanto che continua l'occupazione dei territori palestinesi”.

Nella spiegazione della delibera si dice che il boicottaggio è un atto simbolico. [1] Il Comune di Reykjavik appoggia il diritto all'indipendenza dei palestinesi, mentre   condanna “ la politica israeliana di apartheid” nei territori occupati palestinesi.

di Ali Abunimah

In un ribaltamento straordinario, Jeremy Corbyn è stato eletto alla guida del partito del Labour nel Regno Unito.

Questo parlamentare di sinistra di lungo corso, sostenitore dichiarato dei diritti dei Palestinesi, ha preso quasi il 60 per cento dei voti, battendo i candidati dell’establishment Yvette Cooper, Andy Burnham e Liz Kendall.

L'ex primo ministro britannico Tony Blair aveva avvisato che il partito avrebbe rischiato “l’annientamento” se avesse vinto Corbyn.

Questo non ha dissuaso le oltre 250 000 persone che hanno votato a favore di Corbyn nel corso della primissima elezione interna al partito basata sul sistema una persona, un voto.

Il nuovo sistema ha permesso ai membri del pubblico di iscriversi come sostenitori registrati con un pagamento simbolico di £ 3,00, in aggiunta ai membri regolari del partito che versano regolarmente la quota d’iscrizione e ai sostenitori affiliati (principalmente membri del sindacato). Corbyn ha vinto in tutti e tre i settori del partito. 

Comunicato del Comitato Nazionale Palestinese per il BDS

L’etichettatura dell’UE sui prodotti delle colonie israeliane difficilmente sarà sufficiente ad assicurare la conformità dell’Europa al diritto internazionale.

Palestina Occupata  – Il Comitato Nazionale Palestinese del Movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BNC), la più ampia coalizione nella società palestinese alla guida del movimento globale BDS, ha ritenuto che l’intenzione dell’Unione Europea di etichettare i prodotti delle colonie israeliane, annunciata in una recente conferenza stampa dell’UE, sia insufficiente per adempiere agli obblighi legali degli Stati previsti dal diritto internazionale.

Le dichiarazioni alla stampa del capo della politica estera dell’UE Federica Mogherini hanno fatto seguito all’incontro dei ministri degli esteri dei 28 stati membri dell’UE  a Lussemburgo. Il crescente consenso europeo sull’etichettatura dei prodotti delle colonie israeliane è conseguenza della sempre più forte pressione pubblica esercitata in Europa sui politici perché pongano fine alla stretta complicità europea con le violazioni da parte di Israele  del diritto internazionale e dei diritti umani palestinesi.

Il dott. Rafeef Ziadah, membro della segreteria del  BNC, ha commentato: “Se l’UE fa sul serio nel praticare una politica di non riconoscimento della sovranità israeliana sui territori arabi occupati nel 1967, perché non vieta l’importazione dei prodotti delle imprese israeliane che operano illegalmente nei territori occupati? La sola etichettatura, invece del divieto, dei prodotti delle colonie illegali, indica una linea politica ipocrita per eccellenza.”

Ziadah ha aggiunto: “La pressione del movimento BDS deve continuare a livello di base in tutta Europa per costringere i politici degli Stati europei  ad adempiere totalmente gli obblighi [sanciti dal] diritto internazionale.”

“Come minimo, devono imporre un embargo militare bilaterale ad Israele, come è stato fatto contro il Sudafrica dell’apartheid, ed applicare la raccomandazione del Consiglio Europeo per le Relazioni Estere di bloccare tutte le transazioni finanziarie con le banche israeliane che finanziano l’occupazione, incluso il muro e le colonie.”

I proprietari di Ahava, ditta produttrice dei cosmetici del Mar Morto oggetto di boicottaggio hanno annunciato un accordo per vendere una quota di maggioranza della società israeliana.

Gli attivisti per i diritti palestinesi stanno dando la notizia con un cauto ottimismo, come un segnale che il marchio di Ahava è stato danneggiato per la sua complicità nella occupazione israeliana del territorio palestinese.

Secondo il gruppo di ricerca e di monitoraggio “Who Profits” Ahava estrae il fango del Mar Morto dalla Cisgiordania, sfruttando le risorse naturali palestinesi in violazione del diritto internazionale.

La sua fabbrica e il centro visitatori si trovano a Mitzpe Shalem, un insediamento costruito illegalmente in Cisgiordania. Una grande percentuale di azioni Ahava è detenuta da due insediamenti in Cisgiordania.

Comunicato del Comitato Nazionale Palestinese per il BDS

  • La campagna del BDS è costata a Veolia miliardi di dollari per contratti persi
  • La vendita della partecipazione nella metropolitana leggera di Gerusalemme significa che Veolia ha del tutto abbandonato il mercato israeliano

Palestina occupata – Il movimento Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) ed i suoi partner mondiali festeggiano il ritiro della grande azienda francese Veolia dalla Metropolitana leggera di Gerusalemme (JLR), un sistema illegale di trasporto costruito per agevolare la crescita e l’espansione delle colonie israeliane sul territorio occupato della Palestina.

La vendita della sua partecipazione nel progetto JLR mette fine ad ogni coinvolgimento di Veolia nel mercato israeliano, compresi tutti i progetti che violano il diritto internazionale e i diritti umani del popolo palestinese.

La vendita è conseguenza di una vasta campagna di boicottaggio durata 7 anni contro Veolia, a causa della sua complicità nell’occupazione israeliana, che le costa per appalti in tutto il mondo una cifra stimata in oltre 20 miliardi di dollari.

Veolia ha venduto quasi tutte le sue attività in Israele nell’aprile 2015, ma era rimasta finora in possesso di una quota del 5% del progetto JLR. Giovedì sera il gruppo di ricerca sui diritti umani ‘Who Profits’ ha riferito che Veolia ha liquidato la sua quota del 5% del progetto JLR.