LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Comunicati

Comunicati di BDS Italia, del Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC) e della Campagna palestinese per il boicottaggio accademic e culturale di Israele (PACBI)

Il Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC), la più grande coalizione della società palestinese che guida il movimento globale BDS, lancia un appello per una pressione immediata su tutti gli stati affinché sostengano la risoluzione aggiornata presentata all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) che chiede sanzioni nei confronti di Israele. La risoluzione mira a rendere esecutivo il parere consultivo della Corte di giustizia internazionale (CIG) del luglio 2024 sull’illegalità dell’occupazione israeliana del territorio palestinese e sulla violazione da parte di Israele del divieto di apartheid ai sensi della Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (CERD). Il voto è atteso tra pochi giorni.

Questa risoluzione, una versione diluita di una bozza precedente, scende al di sotto del minimo indispensabile degli obblighi giuridici degli stati per attuare la sentenza della CIG, senza dubbio il risultato di bullismo e intimidazione intensi da parte dell’Occidente coloniale (guidato dai partner di Stati Uniti-Israele nel genocidio di Gaza in corso contro 2,3 milioni di palestinesi). Relegando in secondo piano la fine del genocidio di Gaza, la risoluzione ignora la sua massima urgenza.

Nonostante questa mancanza così evidente, la risoluzione richiede di:

  • Porre fine all’occupazione illegale di Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, da parte di Israele entro 12 mesi;
  • Porre fine alla complicità degli stati nell’assistere o mantenere questa occupazione, imponendo sanzioni commerciali e militari, come “cessare l’importazione di qualsiasi prodotto proveniente degli insediamenti israeliani, nonché la fornitura o il trasferimento di armi, munizioni e attrezzature correlate” a Israele. Nell’aprile 2024, il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha chiesto un embargo sulla “vendita, trasferimento e dirottamento di armi, munizioni e altre attrezzature militari verso Israele, la potenza occupante”.
  • Prevenire, vietare e eliminare le violazioni israeliane dell’articolo 3 del CERD identificate nel parere consultivo, in materia di apartheid.
  • Imporre sanzioni, tra cui divieti di viaggio e congelamento di beni, contro individui ed entità impegnati nel mantenimento dell’occupazione illegale di Israele.

Pur limitandosi ad affrontare un semplice sottoinsieme dei diritti dei palestinesi, la risoluzione non pregiudica, legalmente o moralmente, e non può farlo, gli altri diritti del popolo indigeno della Palestina, in particolare il diritto dei nostri rifugiati, a partire dalla Nakba del 1948, a ritornare e a ricevere le compensazioni, e il diritto dei palestinesi, compresi quelli che sono cittadini dell’Israele dell’apartheid, alla liberazione dal colonialismo di insediamento e dall’apartheid.

Sostenere questa risoluzione sarebbe quindi solo un passo nella giusta direzione. Non può assolvere gli stati dai loro obblighi giuridici e morali nel porre fine a ogni complicità con il regime di oppressione di Israele. Significative sanzioni mirate da parte degli stati e dei gruppi interstatali (Organizzazione della Cooperazione Islamica, Lega Araba, Unione Africana, ecc.) rimangono assolutamente necessarie per fermare il genocidio di Israele e porre fine alla sua occupazione e all'apartheid. Non farlo, manderebbe in frantumi ulteriormente la credibilità e la rilevanza del diritto internazionale per la maggioranza globale.

Decine di esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno confermato che la sentenza della CIG “ha finalmente riaffermato un principio che sembrava poco chiaro, anche alle Nazioni Unite: la libertà dall’occupazione militare straniera, dalla segregazione razziale e dall’apartheid è assolutamente non negoziabile”. La sentenza in vigore afferma che il BDS non è solo un diritto, ma anche “un obbligo”, e costituisce un cambiamento di paradigma da uno incentrato sui “negoziati” tra oppressori e oppressi a un'altro incentrato sulla responsabilità, le sanzioni e la loro imposizione per porre fine al sistema di oppressione e per sostenere i diritti inalienabili e riconosciuti a livello internazionale del popolo palestinese.

Per attuare onestamente la sentenza della CIG sull’occupazione e adempiere agli obblighi giuridici indotti dalla precedente constatazione della Corte che Israele sta plausibilmente perpetrando un genocidio a Gaza, e in linea con le richieste degli esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani, bisogna fare pressione sugli stati affinché agiscano immediatamente per:

  • Imporre a Israele un embargo totale sulle armi, che includa l'esportazione, l'importazione, la spedizione e il transito di articoli militari e a duplice uso, la cooperazione militare e la ricerca accademica e industriale;
  • Imporre sanzioni al commercio, alla finanza, ai viaggi, alla tecnologia e alla cooperazione con Israele;
  • “Rivedere tutti i legami diplomatici, politici ed economici con Israele, inclusi quelli relativi ad affari e finanza, fondi pensione, istituzioni accademiche e organizzazioni benefiche”, come affermato dagli esperti delle Nazioni Unite, per garantire la fine di ogni complicità con l’occupazione illegale di Israele;
  • Imporre un embargo sulle esportazioni di petrolio, carbone e altre esportazioni di energia verso Israele;
  • Dichiarare il sostegno per la sospensione dell’Israele dell’apartheid dall’ONU, così come fu sospeso il Sudafrica dell’apartheid;
  • Intraprendere azioni immediate per garantire che le relazioni economiche con Israele e le attività delle società domiciliate nei loro territori non violino il loro dovere di prevenire e non essere complici di genocidio e non siano complici della commissione di crimini di guerra e crimini contro l’umanità da parte di Israele;
  • Riaffermare il diritto dei rifugiati palestinesi di tornare, come sancito dalla Risoluzione 194 dell’UNGA, e sostenere pienamente l'UNRWA fino a quando tale diritto non potrà essere esercitato.

Fonte: BNC

Traduzione di BDS Italia

Un anno di genocidio israeliano a Gaza.

Un anno dall’inizio del genocidio israelo-americano in diretta streaming contro 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza occupata e assediata, il nostro popolo, frammentato dal colonialismo, è unito nel resistere al genocidio e al regime di 76 anni di colonialismo di insediamento e apartheid. Chiediamo al movimento di solidarietà globale e a ogni persona di coscienza ovunque nel mondo di intensificare la pressione del BDS e isolare l’Israele dell’apartheid e le sue istituzioni complici come mai prima d’ora, in tutti i settori e in tutti gli ambiti. Ecco una guida sulle priorità da dare negli impegni di solidarietà internazionale:

1) Contestualizzate il genocidio nei 76 anni di Nakba in corso

Ricordiamo di contestualizzare questo genocidio all’interno del regime israeliano di apartheid coloniale, che a partire dalla Nakba del 1947-49 ha gradualmente operato per sterminare il popolo indigeno della Palestina attraverso una Nakba che continua, fatta di massacri, pulizia etnica, assedio, distruzione, incarcerazione di massa e furto di terra. Questo regime, la causa principale della violenza e dell’oppressione, deve essere smantellato.

Come in altri contesti coloniali di insediamento, l’obiettivo costante di Israele e del movimento sionista è sempre stato “il massimo della terra, con il minimo di nativi”, che richiede l’eliminazione della popolazione indigena. Anche il cosiddetto leader dell’opposizione israeliana “moderata” nel 2016 ha dichiarato: “Il mio principio dice: il massimo degli ebrei sul massimo della terra con la massima sicurezza e con il minimo di palestinesi”. Il genocidio di Israele a Gaza e i suoi atroci attacchi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, devono essere visti in questa luce.

2) Evidenziate il porre fine alla complicità come obbligo morale (e giuridico)

I governi, così come molte società e istituzioni, dell’Occidente coloniale, in particolare Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Unione Europea, hanno permesso il genocidio da parte di Israele, proteggendolo dal rendere conto delle sue responsabilità a livello internazionale e dalle sanzioni mirate. Raddoppiare gli sforzi per porre fine a questa complicità nei crimini, specialmente nel crimine dei crimini, non è un atto caritatevole. È un obbligo morale e giuridico fondamentale.

La Corte Internazionale di Giustizia il 26 gennaio di quest’anno ha stabilito che Israele sta plausibilmente perpetrando un genocidio a Gaza, e il 19 luglio che la sua occupazione è illegale e che pratica l’apartheid contro i palestinesi. In effetti, la Corte Internazionale di Giustizia ha chiarito che il BDS “non è solo un imperativo morale e un diritto costituzionale e umano, ma anche un obbligo giuridico internazionale”, come affermato dall’ex alto funzionario delle Nazioni Unite per i diritti umani Craig Mokhiber.

3) Riconoscete il crescente potere popolare e mettete in atto un approccio radicale strategico

Il fatto che l’asse genocida USA-Israele abbia continuato questo genocidio per un anno nonostante la condanna e la pressione globali non dovrebbe oscurare ciò che abbiamo raggiunto collettivamente in questo periodo di lotta eccezionale e di ondata prolungata senza precedenti di mobilitazioni strategiche di solidarietà:

  1. Il cambiamento profondo nella costruzione del potere popolare, nel mettere in atto il nostro approccio radicale strategico, sta isolando il regime genocida di Israele e le società e le istituzioni internazionali complici come mai prima d’ora. Gli analisti israeliani mainstream stanno già prevedendo che il regime israeliano di colonialismo di insediamento e apartheid “potrebbe non celebrare il suo centenario”!
  2. Questo potere popolare ha contribuito a prevenire una carneficina e una devastazione ancora peggiori da parte di Israele, tra cui il blocco dell’effettiva attuazione del suo piano di pulizia etnica di massa dei palestinesi.
  3. Il potere dal basso e il discorso mirante a chiedere giustizia, nonché misure politiche e azioni concrete, comprese sanzioni, per porre fine al genocidio, hanno portato governi (soprattutto nel Sud del mondo), consigli comunali e un numero crescente di fondi sovrani a tagliare la loro complicità e persino imporre sanzioni a Israele in un modo senza precedenti.

Questo è di gran lunga il capitolo peggiore e più sanguinoso della storia della lotta per la liberazione del popolo palestinese indigeno. Tuttavia, la pressione di solidarietà in tutto il mondo per mesi e mesi non solo ha dato speranza ai palestinesi, ma ha anche costretto imprese e istituzioni a iniziare a limitare, nascondere o in alcuni casi negare la loro complicità. Questo è un indicatore sostanziale del punto di svolta che si sta avvicinando. Solo con un’ulteriore mobilitazione possiamo raggiungerlo.

4) Costruite la speranza per contrastare la disperazione e la “la fatica da genocidio”

Nonostante i nostri continui sforzi strategici di un anno per intensificare la solidarietà, per porre fine al genocidio israelo-americano e sfidare le sue cause profonde, anche attraverso azioni di disturbo pacifiche del “business-as-usual”, non siamo riusciti a fermarlo. Allora, che speranza abbiamo?

Alcun* si lamentano di “fatica da genocidio”. Ricordiamoci che le/i palestinesi, specialmente a Gaza, non hanno il lusso della “fatica da genocidio”, mentre Israele continua a massacrare, affamare, a sfollare con la forza e a sterminare il nostro popolo. Le/i palestinesi non hanno mai rinunciato alla loro resistenza pluridecennale contro lo spietato regime di oppressione di Israele. Questa speranza è radicata nella tenacia del nostro popolo nel continuare esistere nella nostra patria, nella nostra resistenza alle strutture dell’oppressione coloniale e nella crescita ispiratrice del movimento di solidarietà globale e del suo impatto.

Inoltre, come dice lo scrittore Nadeem Aslam, “La disperazione deve essere guadagnata. Personalmente non ho fatto tutto il possibile per cambiare le cose. Non mi sono ancora guadagnato il diritto alla disperazione”. Vi chiediamo di non rinunciare mai alla speranza, di non smettere mai di costruire la pressione del BDS per porre fine alla complicità del vostro governo, città, istituzione, impresa o anche sindacato negli orrori indicibili di Israele. Vi chiediamo di insistere, fino a quando non abbiate esaurito tutti i mezzi possibili per porre fine alla complicità.

5) Collegate il genocidio di Israele all’era globale in cui “la forza crea il diritto”: mai più è ora!

Il mondo non ha mai assistito a un genocidio in diretta streaming, che è spudoratamente reso possibile e giustificato dagli Stati Uniti e dalle altre potenze occidentali coloniali. Non solo stiamo affrontando uno sterminio per mano dell’asse USA-Israele, ma a meno che non sia fermato, questo asse può distruggere inesorabilmente anche i principi del diritto internazionale, spingendo l’umanità verso un’era in cui “la forza crea il diritto”, inedita dalla seconda guerra mondiale, e relegando le istituzioni delle Nazioni Unite nella pattumiera della storia.

In ottobre, giorni dopo l’inizio del genocidio di Israele, il presidente colombiano Gustavo Petro ha messo in guardia da una “inedita ascesa del fascismo, e quindi verso la morte della democrazia e della libertà. Gaza è solo il primo esperimento nel considerare tutti noi come “usa e getta”.

In altre parole, “mai più è ora”, come hanno detto i nostri partner ebrei. Ciò significa che la priorità più urgente dell’umanità ora è porre fine al genocidio di Israele, riconoscendo che la giustizia per i palestinesi si interseca e si intreccia con le lotte per la giustizia razziale, climatica, economica, di genere e sociale.

6) Ricordate: il nostro agire fa sorgere l'alba

“L’alba risorgerà dopo tutta questa oscurità?”, è una domanda che noi palestinesi ci poniamo ripetutamente di fronte al genocidio di Israele. Piuttosto che aspettare una risposta, però, esercitiamo la nostra capacità di agire e creiamo il nostro destino, con il sostegno di decine di milioni di persone in tutto il mondo che sono solidali con la nostra lotta di liberazione.

Come parte integrante del movimento di liberazione palestinese e come forma più efficace di solidarietà internazionale con la nostra lotta per l’emancipazione, la giustizia, l’uguaglianza e la dignità, per il ritorno dei nostri rifugiati e il loro risarcimento, il movimento BDS con la sua enorme rete globale è stato per quasi due decenni un catalizzatore indispensabile per portare il sorgere dell’alba più vicino che mai. Incanaliamo il nostro dolore e la nostra rabbia per costruire in tutto il mondo più potere popolare che può porre fine alla complicità di stati, aziende e istituzioni con il regime israeliano di oppressione, accelerando il sorgere della nostra alba.

7) intensificate la solidarietà e sfidate la complicità a un livello di impatto successivo

Di sicuro questo è un genocidio israelo-statunitense, ma è costruito su decenni di complicità internazionale, diretta e indiretta, che gli hanno fornito ciò che anche il timido Segretario Generale delle Nazioni Unite chiama “impunità totale”, consentendo di lanciare il primo genocidio in diretta streaming della storia. Ogni stato che ha armato, finanziato o giustificato le atrocità di Israele, ogni società, istituzione, media, fondo di investimento che ha continuato a fare affari come al solito con Israele o con le sue istituzioni è complice. Tutti questi condividono la responsabilità del genocidio e devono essere tenuti a rispondere di questa responsabilità.

A seconda del vostro contesto, suggeriamo di iniziare attività commemorative, proteste e azioni di disturbo pacifiche del “business-as-usual” dal 1 ottobre, aumentando lo slancio per intensificare la pressione mentre il genocidio israeliano a Gaza raggiunge un anno di orrore ininterrotto.

Per costruire sulla forza del nostro movimento, ecco alcune delle azioni che sono state più efficaci, di principio e strategiche nel canalizzare la nostra rabbia e il nostro immenso dolore in iniziative che possono sostenere in modo significativo la lotta di liberazione palestinese:

  1. Fermateli! Organizzate azioni di disturbo pacifiche nei confronti dei sostenitori del genocidio, dalla creazione di acampadas studentesche che spingano le università a disinvestire e a porre fine alla complicità accademica, all'occupazione di edifici governativi, all'interruzione di istituzioni complici come la FIFA e di media che rendono possibile il genocidio (WSJ, NYT, BBC, ecc.), al blocco di aziende che producono armi da parte di attivisti sindacali e comunitari, agli scioperi nelle scuole, ecc.
  2. Costringete le aziende a dare un taglio alla complicità! Mettete in pratica una pressione sensibile al contesto attraverso boicottaggi popolari, azioni strategiche per il disinvestimento, ampie coalizioni intersezionali con grandi sindacati, contenziosi legali strategici e / o attivismo efficace come azionisti. Attivisti e alleati possono costringere grandi società complici, come Intel, Chevron, Amazon, Google, HP, Caterpillar, HD Hyundai, Carrefour, McDonald’s, FANUC, Siemens, PUMA, AXA e altre, a cessare la loro complicità. È stato fatto... più volte!
  3. Fermate le navi! Che voi siate un gruppo di attivisti, sindacalisti o politici coscienziosi, intraprendete azioni per fermare le navi dirette verso Israele e i trasporti militari attraverso proteste, picchetti, azioni di lobby sui governi, azioni legali, misure “burocratiche” o campagne mediatiche. La Malesia ha vietato a tutte le navi israeliane e dirette in Israele di attraccare nei suoi porti; la Colombia ha vietato le esportazioni di carbone verso Israele; lo stato spagnolo e la Namibia hanno revocato i diritti di attracco alle navi complici; i lavoratori dei portuali in India, Belgio, Italia, Catalogna e altrove si sono organizzati per bloccare le navi complici; e team legali hanno presentato casi giudiziari. Attivisti in Grecia, Cipro, Italia e Marocco hanno chiesto di bloccare le navi che trasportano armi in Israele.
  4. Niente tecnologia per il genocidio o l'apartheid! Lavoratori hi-tech, organizzatevi dall’interno del settore tecnologico per costruire il potere per porre fine alla complicità di aziende come Amazon, Google e Microsoft, che rendono possibile il genocidio di Israele direttamente e che automatizzano il suo apartheid. Attivist* stanno organizzando boicottaggi di HP da parte dei consumatori e fanno pressione sui loro luoghi di lavoro e scuole per abbandonare i contratti con aziende che sono obiettivi BDS; attivist* nei consigli comunali, nei sindacati e nelle istituzioni stanno organizzando campagne di disinvestimento da società tecnologiche complici tra cui Intel, Palantir e Cisco; attivist* azionist* che chiedono un'indagine sui rischi fiduciari e per la sicurezza associati all'investimento in una zona "conflitto armato".
  5. Zone libere dall’apartheid! Dichiarate chiese, imprese, centri comunitari e culturali, sindacati, società sportive, ecc. Apartheid Free Zones (AFZ) [Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana (SPLAI) - NdT], utilizzando l’ultima guida organizzativa e toolkit AFZ, e ispirandovi alle centinaia di AFZ e comunità libere dall’apartheid in tutto il mondo, dall’Italia al Sudafrica, dal Messico agli Stati Uniti e al Giappone. Gli esempi includono la città di Belém (Brasile) che si dichiara libera dall’apartheid israeliana, e le città di Liegi (Belgio) e di Barcellona (Stato spagnolo) che hanno sospeso tutti i legami istituzionali con Israele a causa delle sue violazioni dei diritti dei palestinesi.
  6. Ponete fine alla complicità culturale! Mobilitate impegni collettivi, boicottaggi e azioni di artisti, musicisti, registi e scrittori, nonché di organizzazioni artistiche e sindacati, per isolare il settore culturale dell’Israele dell’apartheid. Andate oltre gli slogan, costruite un vero potere culturale e sfidate la censura, la cancellazione razzista e la disumanizzazione che consentono il genocidio in diretta streaming di Israele, come hanno recentemente affermato i registi palestinesi.
  7. Mettete sotto pressione i governi per porre fine alla complicità e imporre sanzioni! Organizzate ampie coalizioni intersezionali e/o create un gruppo di advocacy/lobby per fare pressione sui parlamentari, sui diplomatici e sui funzionari governativi affinché sia rispettato il diritto internazionale e si ponga fine a tutte le relazioni con Israele, a livello commerciale, militare, scientifico, finanziario, culturale o di altro tipo, che possano costituire complicità in crimini di guerra (comprese le colonie illegali), crimini contro l'umanità (compreso l'apartheid) e genocidio. Ciò implica un contrasto alla legislazione e alle politiche anti-palestinesi (comprese le leggi repressive anti-BDS), la presentazione di mozioni che pongano fine alle relazioni illegali e complici e il prendere in considerazione cause legali contro i funzionari governativi. Continuate a seguire le indicazioni sulle politiche e le richieste della società civile palestinese qui.

Ma per favore ricordate che senza un potere dal basso credibile, duraturo e crescente, i nostri più grandi sforzi di advocacy etica e legale non possono portare a un vero cambiamento nelle politiche!

  1. Rendete la vostra città, istituzione o sindacato più etici! Organizzate campagne strategiche e intersezionali per fare pressione su fondi di investimento/pensione e istituzioni (consigli comunali, università, chiese, ospedali, istituzioni culturali, sindacati, ecc.) affinché adottino politiche di appalti etici (PAE) e, se del caso, politiche di investimento etico (PIE) che escludano le aziende implicate in gravi violazioni dei diritti umani ovunque. Queste linee guida possono quindi essere applicate per escludere le aziende coinvolte nel genocidio di Israele, nell’apartheid, nell’occupazione militare e nelle colonie.

Tra i molti esempi stimolanti ci sono i consigli comunali di Hayward e Richmond in California (USA); il Derry City e il Consiglio distrettuale di Strabane (Irlanda del Nord); il Consiglio comunale di Bologna e il Consiglio regionale dell'Emilia Romagna (Italia); così come la città di Sydney (Australia). Le città di Oslo (Norvegia) e Gand (Belgio) hanno annunciato la fine del commercio di beni e servizi prodotti nelle aree occupate illegalmente.

Fonte: Comitato nazionale palestinese BDS (BNC)

Traduzione di BDS Italia

Il movimento BDS lancia un appello per la massima pressione di base e della società civile ora!

Negli ultimi tre giorni, Israele ha lanciato attacchi militari su larga scala in tutta la Cisgiordania occupata illegalmente, che include Gerusalemme Est, la più violenta dal 2002. L’obiettivo principale sono i campi profughi palestinesi, in particolare nelle città settentrionali di Jenin, Tulkarm e Tubas.

Le forze di occupazione israeliane hanno ucciso almeno 20 palestinesi da quando è iniziato il massiccio attacco militare nelle prime ore di mercoledì mattina. Ripetendo su scala minore alcune delle tattiche più spietate impiegate nel suo genocidio contro 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza occupata e assediata, Israele ha bloccato tutti gli ospedali di Jenin e Tulkarm.

Nella Gerusalemme occupata, le forze di occupazione israeliane hanno invaso il campo profughi di Shu’fat, il vicino villaggio di Anata, così come diversi villaggi vicino a Ramallah, continuando la loro ondata di arresti di massa di palestinesi.

Dall’inizio del genocidio a Gaza, e con la sua copertura, le forze israeliane e i coloni illegali armati hanno ucciso almeno 663 palestinesi in Cisgiordania, distruggendo sistematicamente le infrastrutture pubbliche, in particolare acqua e energia elettrica, nonché strade, prendendo d’assalto le case, arrestando, uccidendo e ferendo migliaia di palestinesi. La pulizia etnica delle comunità palestinesi indigene, una costante nelle politiche del colonialismo di insediamento di Israele, è chiaramente l’obiettivo chiave di questi attacchi mortali.

Il 19 luglio, la Corte Internazionale di Giustizia ha dichiarato Israele colpevole di apartheid e la sua occupazione militare illegale. La Corte Internazionale ha ordinato a Israele di porre fine completamente alla sua occupazione militare della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Invece, Israele, mentre continua a intensificare il suo genocidio in diretta streaming a Gaza, ha contemporaneamente aumentato i suoi implacabili attacchi violenti in Cisgiordania.

A maggio, le Nazioni Unite hanno avvertito che “le forze israeliane [stanno] portando la guerra in Cisgiordania”. Mercoledì, Israel Katz, ministro degli Esteri del governo genocida israeliano, ha chiesto una guerra in Cisgiordania simile a quella di Gaza e l’emissione da parte di Israele di ordini di evacuazione per i palestinesi, cioè una pulizia etnica genocida.

La sentenza della Corte Internazionale di Giustizia ha affermato al di là di ogni dubbio l’obbligo legale per tutti gli stati di porre fine alla complicità nell’occupazione illegale di Israele e alle gravi violazioni dei diritti umani e di agire per garantire il rispetto del diritto internazionale. Ciò richiede l’imposizione di sanzioni mirate a Israele.

Il movimento BDS chiede di massimizzare la pressione di base e della società civile su tutti gli Stati, le Nazioni Unite e gli organismi regionali per:

  • Imporre immediatamente un embargo militare globale a Israele, tra cui l’esportazione, l’importazione e il trasferimento di armi, attrezzature militari e oggetti a duplice uso, nonché porre fine a tutte le altre forme di cooperazione militare (formazione, ricerca congiunta, investimenti, ecc.).
  • Imporre sanzioni legittime contro Israele, incluse quelle a livello diplomatico, economico, finanziario, accademico, culturale e sportivo.
  • Porre fine immediatamente a tutte le altre forme di complicità con l’occupazione militare illegale di Israele, con il suo sistema di apartheid e con il suo genocidio a Gaza sempre più brutale.
  • Riattivare il Comitato Speciale delle Nazioni Unite contro l’Apartheid per aiutare a sradicare il regime di apartheid di Israele e a chiedere conto ai responsabili.
  • Sospendere Israele dalle Nazioni Unite e privarlo dei suoi privilegi e dei diritti di appartenenza, proprio come è stato fatto con l’apartheid in Sudafrica.
  • Sospendere Israele dalle Olimpiadi, dalla FIFA e da tutti questi forum e manifestazioni internazionali e regionali.

Incanala la tua rabbia, la tua frustrazione e il tuo dolore nell’azione efficace e strategica del BDS e costruisci pressione e potere popolare per fermare il genocidio e alla fine aiutare i palestinesi a smantellare il regime israeliano di apartheid e di colonialismo, la causa principale di questa oppressione e di questa orribile violenza.

Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC)

Traduzione di BDS Italia


Palestina occupata

La multinazionale francese AXA è stata costretta a disfarsi dei suoi investimenti in tutte le principali banche israeliane, come confermato da questo nuovo rapporto. Si tratta di una grande vittoria BDS delle e degli attivist* per i diritti umani contro le istituzioni finanziarie complici del regime israeliano di colonialismo di insediamento e apartheid che dura da 76 anni e ora del genocidio. Queste banche sono considerate la spina dorsale del progetto israeliano di colonizzazione illegale delle terre occupate e rubate ai palestinesi.

La campagna globale Stop AXA Assistance to Israeli Apartheid ha preso di mira gli investimenti di AXA nelle banche israeliane e in Elbit Systems per la loro complicità nelle colonie illegali di Israele nella Cisgiordania occupata, che costituiscono crimini di guerra secondo il diritto internazionale, e per altre gravi violazioni dei diritti umani dei palestinesi. aXA è stata sottoposta a una campagna di boicottaggio dei consumatori e a pressioni per il disinvestimento e ha subito danni alla reputazione.

La campagna ha costretto AXA a disinvestire da Elbit Systems, parzialmente nel dicembre 2018 e nel marzo 2019, e completamente entro la fine del 2019. Le pressioni hanno spinto AXA a disinvestire da due banche israeliane (Bank Mizrahi-Tefahot e First International Bank of Israel) alla fine del 2022.

Ekō, un’organizzazione che indaga sulla responsabilità delle imprese e fa parte della campagna Stop AXA Assistance to Israeli Apartheid, ha commissionato una ricerca a Profundo - un'ente di ricerca indipendente – che ha dimostrato che il 30 settembre 2023 AXA aveva ancora più di 20 milioni di dollari di azioni investite in tre banche israeliane - Bank Hapoalim, Israele Discount Bank e Bank Leumi.

 Il rapporto ha confermato che al 24 giugno 2024, a causa della una crescente pressione pubblica, AXA ha effettivamente disinvestito da tutte e tre queste banche complici. Inoltre AXA non ha reinvestito in Bank Mizrahi-Tefahot o First International Bank of Israel, le altre due banche individuate dagli attivisti, almeno dal 31 dicembre 2022.

Fiona Ben Chekroun, coordinatrice europea per il movimento BDS a guida palestinese, ha affermato:

“La pressione del BDS funziona. La conferma del disinvestimento da parte di AXA da tutte le banche israeliane e da Elbit Systems è un risultato importante per il movimento, raggiunto in seguito ad anni di campagna strategica BDS.

Il 19 luglio, la Corte Internazionale di Giustizia ha dichiarato Israele colpevole di apartheid contro i palestinesi e ’occupazione militare e annessione illegale del territorio palestinese. Ciò significa che tutti gli stati, i governi locali, le società e le istituzioni hanno l'obbligo legale di porre fine immediatamente a tutte le forme di complicità che consentono direttamente o indirettamente a Israele di mantenere la sua occupazione militare illegale. Devono anche porre fine alla complicità nel brutale genocidio da parte di Israele a Gaza e alla causa principale di tutto questo: il regime di colonialismo di insediamento e apartheid che dura da 76 anni.

Le aziende criminali cercano di instillare nella nostra coscienza l'impossibilità di prevalere su di loro, ma il BDS funziona e abbiamo prevalso su AXA e su molte altre aziende ancora più grandi. Sicuramente potremo prevalere in molte altre lotte per ricordare alle aziende che devono rispondere delle loro azioni e per il perseguimento della libertà, della giustizia e dell'uguaglianza."

Nell'assemblea degli azionisti di AXA nell'aprile 2024, l’AD di AXA è stato costretto ad annunciare che AXA “ha zero investimenti nelle banche israeliane, diretti o indiretti."

Il rapporto conferma che AXA aveva venduto i suoi investimenti nelle banche israeliane, con quote residue rimanenti in Bank Leumi.

Leili Kashani, attivista di Ekō, organizzazione che indaga sulla responsabilità delle imprese, ha dichiarato:

“Il nuovo rapporto di Ekō mostra che AXA ha effettuato un chiaro, rapido e intenzionale disinvestimento dalle banche israeliane, da tempo prese di mira da Ekō e da altr* attivist* per i diritti umani a causa della loro complicità nei crimini di guerra contro i palestinesi.

I nostri dati e le forti diminuzioni evidenziate nei nostri grafici, nonostante i prezzi delle azioni stabili o in aumento, mostrano che AXA ha disinvestito a causa di pressioni esterne per fermare i crimini contro i palestinesi, e non in risposta ai prezzi del mercato."

"Questo è un grande successo per il crescente movimento per i diritti palestinesi, e dimostra che una pressione pubblica costante può costringere le aziende ad agire eticamente", ha proseguito.

“Dopo la liquidazione da parte di AXA, altri ci penseranno due volte prima di investire in società complici di crimini di guerra."

Tuttavia non è ancora finita con AXA. Nel mezzo del genocidio in diretta streaming da parte di Israele a Gaza contro 2,3 milioni di palestinesi, la coalizione continuerà a monitorare gli investimenti di AXA per assicurarsi che non sia complice del genocidio in corso.

Il movimento BDS, con le sue partnership intersezionali in tutto il mondo, chiede di intensificare la pressione su tutte le istituzioni finanziarie che traggono profitto dall'oppressione e dall'ingiustizia. Investire nell'Israele dell’apartheid è sempre stato immorale e illegale. Con l'economia di Israele in costante declino, ora è anche davvero avventato.

Fonte: BNC

 Traduzione di BDS Italia

Avviso di azione: uniamoci alla Giornata mondiale di azione del 3 agosto per i prigionieri palestinesi e per porre fine al genocidio a Gaza.

Il Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC), la più grande coalizione nella società palestinese che guida il movimento globale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), si unisce all'appello alla mobilitazione in tutto il mondo del 3 agosto per Gaza e per i prigionieri palestinesi.

Il BNC condanna la complicità del silenzio che circonda la politica criminale di Israele, fatta di arresti di massa, livelli di tortura senza precedenti, disumanizzazione e uccisioni gratuite di prigionieri palestinesi, compresi prigionieri politici, nei suoi sotterranei e centri di detenzione situati in tutta la Palestina storica. Questa politica è una componente integrale della guerra genocida di Israele contro il popolo palestinese autoctono. Esortiamo i sostenitori a rispondere all'appello della società civile e delle organizzazioni per i diritti dei prigionieri in Palestina per una mobilitazione di massa il 3 agosto per chiedere la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi e porre fine alla complicità con il genocidio in corso da parte di Israele a Gaza.

Da quasi 10 mesi, 2,3 milioni di palestinesi a Gaza stanno sopportando e resistendo a un genocidio in diretta streaming, armato, finanziato e permesso dall'Occidente coloniale, guidato dagli Stati Uniti. I palestinesi stanno affrontando e resistendo ovunque a una Nakba ininterrotta. Dall'inizio del genocidio israeliano, migliaia di palestinesi anonimi sono stati radunati, detenuti, spogliati e portati in numerose località. In tutta la Cisgiordania, Israele ha intrapreso una campagna di arresti arbitrari di massa e di torture sistematiche. Dal 7 ottobre 2023 sono stati arrestati almeno 9.845 palestinesi nella sola Cisgiordania occupata.

In tutto il territorio palestinese occupato, compresa Gerusalemme Est, Israele ha tenuto prigionieri palestinesi in condizioni squallide, affamandoli, picchiandoli, torturandoli, abusando sessualmente, drogandoli e in molti casi uccidendoli brutalmente.

Un rapporto di War on Want pubblicato il 25 luglio rivela che 54 prigionieri palestinesi sono stati torturati a morte dalle forze israeliane dal 7 ottobre. Gli avvocati che visitano i prigionieri palestinesi hanno dichiarato che la situazione nei centri di detenzione e tortura israeliani "è più orribile di qualsiasi cosa abbiamo sentito su Abu Ghraib e Guantanamo".

Eppure, i principali media occidentali restano quasi tutti in silenzio, confermando la loro complicità non solo nel cancellare la condizione delle migliaia di prigionieri, ostaggi e scomparsi palestinesi, ma anche nel nascondere e permettere il genocidio compiuto in diretta da Israele. Dobbiamo lottare contro questa faziosità, questo razzismo e questa ipocrisia palesi.

Dal fiume al mare, i prigionieri palestinesi saranno liberi!

In risposta al genocidio in corso da parte di Israele e alla repressione, alla tortura e all’assassinio brutale dei prigionieri palestinesi, il movimento BDS si appella ai sostenitori e ai partner di tutto il mondo perché si mobilitino il 3 agosto con:

  • Manifestazioni e occupazioni pacifiche o altre forme di proteste creative e strategiche rivolte a governi, aziende e istituzioni complici (compresi i media).
  • L'intensificazione di tutte le campagne BDS contro Israele, in particolare le campagne contro Hewlett Packard e #NoTechForApartheid, a causa della complicità diretta di HPE, Google e Amazon nei crimini di Israele contro i nostri prigionieri e ostaggi.
  • Pressioni sul vostro governo e sul vostro parlamento affinché imponga sanzioni mirate a Israele, come un embargo militare e sulla sicurezza totale, come richiesto legalmente in seguito alla decisione della Corte internazionale di giustizia che stabilisce che Israele sta plausibilmente commettendo un genocidio e alla sua più recente condanna dell'intera occupazione israeliana come illegale.

Note:

  • HP Enterprise (HPE) continua a fornire server, servizi di archiviazione e sicurezza dei dati alle carceri israeliane, dove i prigionieri politici palestinesi e i bambini detenuti sono tenuti in ostaggio in condizioni disumane e spesso torturati. Nell'aprile del 2024, ad esempio, nel bel mezzo del genocidio in corso a Gaza, Hewlett Packard Israel è stata incaricata dal Servizio carcerario israeliano (IPS) di essere l'unico fornitore per la manutenzione delle apparecchiature HPE per circa 97.650 dollari per un anno.
  • Aziende tecnologiche come Google e Amazon sono direttamente complici dell'arresto e della tortura diffusa e sistematica dei palestinesi da parte di Israele. Secondo l'American Friends Service Committee (AFSC), il Progetto Nimbus serve "tutti i rami e unità del governo israeliano", compresi i militari. Google e Amazon sono quindi direttamente complici del sistema carcerario israeliano, favorendo l'arresto di massa, la tortura e in alcuni casi l'omicidio di prigionieri e ostaggi palestinesi. Il Progetto Nimbus fornisce anche la piattaforma cloud per il genocidio, alimentato dall'intelligenza artificiale e trasmesso in diretta streaming.
  • Il 19 luglio 2024, la Corte internazionale di giustizia ha dichiarato che Israele è colpevole di apartheid e che la sua occupazione militare è illegale. La Corte ha ordinato a Israele di porre completamente fine all'occupazione militare della Striscia di Gaza, della Cisgiordania e di Gerusalemme Est, di evacuare tutti i coloni e di permettere ai rifugiati palestinesi di tornare alle loro case. La sentenza della Corte internazionale di giustizia afferma senza ombra di dubbio l'obbligo giuridico per tutti gli stati di porre fine alla complicità con l’occupazione illegale di Israele e con le gravi violazioni dei diritti umani, e di agire per garantire il rispetto del diritto internazionale. Ciò richiede l'imposizione di sanzioni mirate e immediate contro Israele, a cominciare da un embargo militare totale.

Fonte: BNC

Traduzione di BDS Italia

Pubblichiamo un comunicato del Coordinamento Cittadino “Bologna per la Palestina” sull’iniziativa di socie e soci di Coop Alleanza 3.0 che chiedono alla loro cooperativa, per coerenza con i principi del suo Codice Etico, di interrompere la commercializzazione di prodotti israeliani finché Israele non rispetterà i diritti umani e il diritto internazionale.

Questa richiesta è contenuta in una lettera che ha già raccolto oltre mille firme e che sarà consegnata alla direzione della cooperativa. Socie e soci di Coop Alleanza 3.0 possono firmare online la lettera a questo link: https://forms.gle/v2AdDG88uigc8BRX6

Sono stati i valori fondanti della stessa COOP, espressi nel suo Codice Etico, a motivare un gruppo di socie e soci ad attivare, insieme al Coordinamento Cittadino Bologna per la Palestina, l’iniziativa “Socio COOP per la Palestina”, esercitando il proprio diritto/dovere di partecipare alle scelte della Cooperativa, soprattutto su temi di grande rilevanza etica come il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale.

Il coordinamento, che riunisce 40 associazioni cittadine e nazionali impegnate a chiedere la fine della guerra genocida in corso a Gaza, a denunciare le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale da parte di Israele e a sostenere il popolo palestinese nella sua lotta per l’autodeterminazione, ha così avviato un dialogo con la COOP inviando, a marzo 2024, una lettera alla Presidenza che chiedeva interrompere con urgenza la commercializzazione di prodotti israeliani finché Israele non rispetterà i diritti umani e il diritto internazionale.

Alla lettera sono seguiti gli interventi di socie e soci in molte assemblee separate della COOP e la consegna di un’ulteriore lettera ai 130 Delegati Nazionali all’Assemblea Generale che si è tenuta il 22 giugno a Bologna.

Per sostenere la nostra richiesta, stiamo adesso invitando soci e socie a firmare questa lettera online.

La lettera ha già raccolto circa un migliaio di firme e non esprime solo l’impegno di socie e soci a non comprare prodotti israeliani ma ribadisce anche la richiesta alla COOP di interrompere immediatamente la commercializzazione dei prodotti israeliani.

Non si tratta quindi di una richiesta di boicottaggio, che pure è uno strumento legittimo di lotta non violenta, come insegna l’esperienza del Sud Africa durante la lotta all’apartheid, e prima ancora, quella di Gandhi nell’India colonizzata dagli inglesi: la legittima richiesta dei soci è stata quella di chiedere l’applicazione del Codice Etico, secondo il quale COOP “esige dai propri fornitori di prodotti e servizi, il pieno rispetto delle normative sul lavoro, dei diritti umani, della salvaguardia dell’ambiente e privilegia le aziende che si dimostrano particolarmente sensibili a questi temi (art. 5.3)”.

Non basta infatti la libera scelta del consumatore: è necessaria anche una assunzione di responsabilità civile da parte della COOP, che peraltro è sempre stata un tratto costitutivo e distintivo della cooperazione rispetto ad altre forme di impresa. Altrimenti, in nome della libertà di scelta, ci si potrebbe aspettare in futuro di trovare sui banchi COOP prodotti di aziende che sfruttano il lavoro minorile, o si basano sul caporalato o su pratiche discriminatorie.

È vero che tra i soci e le socie COOP possono esserci valori, opinioni e sensibilità differenti: ma rimane da chiedersi quali siano i valori della COOP se non sa fare oggi una scelta netta di fronte al genocidio, al colonialismo e all’occupazione.

Colpisce da parte della Presidenza COOP l’assenza di sensibilità civile e politica, e in fondo anche di una adeguata comprensione della realtà. Ma probabilmente si tratta soprattutto di una scelta politica di comodo, quella di non assumere una posizione chiara eludendo volutamente il problema morale denunciato e chiaramente comprensibile.

E’ sconcertante che non si senta la necessità di agire, anche con le più semplici forme di solidarietà, mentre si assiste a un genocidio, con l’uso criminale e perverso della fame come arma di guerra e mentre l’esercito israeliano ogni giorno uccide, mutila e ferisce in modo gravissimo migliaia di civili, donne e bambini, operatori sanitari e umanitari, giornalisti e intellettuali: azioni che hanno portato gli esperti della Commissione Indipendente delle Nazioni Unite a dichiarare, durante la presentazione, il 19 giugno 2024, del loro Rapporto sui crimini di guerra, che “l’unica conclusione possibile è che l’esercito israeliano è uno dei più criminali del mondo”.

Può forse bastare, di fronte a tutto questo, limitarsi a lasciare benevolmente ai consumatori la libertà di non comprare i frutti del genocidio e dell’apartheid, proteggendo così un sistema integrato di dominio, occupazione e oppressione di stampo colonialista?

Per poter parlare di pace, in questo contesto, occorre innanzitutto parlare di decolonizzazione, come sostenuto anche da moltissimi intellettuali ebrei e israeliani e da una parte significativa della comunità ebraica negli Stati Uniti: prese di posizione coraggiose che le lobby filo-sioniste cercano costantemente di mettere a tacere con calunnie sui media mainstream.

Purtroppo, a queste richieste e a queste preoccupazioni, la COOP non ha finora fornito alcuna risposta soddisfacente: il tanto vantato dialogo con i soci sembra lontano dall’essere una realtà. La sensibilità e la responsabilità sociale e civile della COOP, che pure in altri momenti (per esempio nel caso dell’apartheid in Sudafrica) sono state presenti, sembrano essere ormai di facciata.

Mentre continuiamo, a sostegno alla nostra richiesta, a raccogliere l’adesione di soci e socie di altre regioni di Italia alla nostra lettera, rimane un interrogativo: la Coop è ancora in grado di rispettare il proprio Codice Etico e di difenderlo e rivendicarlo come assunzione di responsabilità, di fronte ai propri soci e consumatori?

Coordinamento Cittadino Bologna per la Palestina

L’esclusione dagli appalti delle aziende coinvolte in violazioni dei diritti umani e dal diritto internazionale, di qualsiasi paese siano e in qualsiasi parte del mondo operino, permetterà di colpire anche le complicità con il genocidio a Gaza e con i crimini di Israele contro le/i palestinesi.

Dopo il Consiglio Comunale di Bologna, anche l’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna ha votato una risoluzione per l’adozione di una politica di appalti etici.

La risoluzione approvata nella seduta dell’11 giugno impegna la Giunta “ad adottare, da parte della Regione Emilia-Romagna e degli Enti controllati, gli appalti etici al fine di tenere conto di eventuali violazioni dei diritti umani e/o del diritto internazionale da parte degli operatori economici e quindi di escludere tali soggetti in fase di valutazione delle offerte” e “a inserire il requisito etico legato al rispetto dei diritti umani nel “Protocollo d’Intesa tra Regione Emilia-Romagna e Cgil-Cisl-Uil ER in materia di legalità e appalti”.

Insieme all’ordine del giorno del Consiglio Comunale, questa risoluzione presentata da Europa Verde indica un esempio che altre amministrazioni pubbliche possono seguire per sostenere concretamente i diritti umani e il diritto internazionale.

L’adozione di politiche etiche di appalto costituisce una scelta di principio giuridicamente fondata da parte delle amministrazioni pubbliche, in linea con le norme indicate nei principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani che descrivono il ruolo e le responsabilità delle imprese per evitare di causare o contribuire a impatti negativi sui diritti umani attraverso le proprie attività, e per prevenire o attenuare impatti negativi sui diritti umani direttamente legati alle loro attività e causati da loro partner commerciali. Queste stesse norme richiedono che gli stati e le amministrazioni pubbliche, compresi i consigli comunali, promuovano il rispetto dei diritti umani da parte di tutte le imprese con cui conducono transazioni commerciali.

Si pongono così le basi per l’esclusione di aziende complici del regime israeliano di colonialismo, occupazione militare e apartheid, responsabile del genocidio in corso a Gaza e di violazioni che durano da oltre 75 anni nell’impunità più assoluta. Diverse città in Europa e nel mondo, incluse Gent, Verviers e Liège (Belgio), Oslo, Barcellona, Bélem (Brasile), Derry e Strabane (Irlanda), Hayward (USA),  hanno già adottato misure simili che puntano a colpire le complicità con i crimini di Israele.

Questi risultatisono il frutto di un percorso di lavoro avviato da attivist* e associazioni per i diritti dei palestinesi riuniti nel coordinamento cittadino “Bologna per la Palestina”, di cui fa parte anche Coordinamento Campagna BDS Bologna insieme ad oltre 40 associazioni, e di un confronto con alcun* consiglier* sensibili a questo tema.

Come nel caso del Comune di Bologna, che ha confermato il suo impegno ad attuare al più presto una politica di appalti etici, continueremo a fare pressione sulla Regione Emilia-Romagna affinché vengano effettivamente introdotte in tempi brevi le misure necessarie per applicare le richieste della risoluzione approvata e a vigilare perché nessuna azienda complice dei crimini di Israele sia ammessa a partecipare ad appalti.

Invitiamo gruppi e associazioni solidali con la lotta del popolo palestinese a intraprendere percorsi simili in tutta Italia, coinvolgendo rappresentanti di istituzioni locali e amministrazioni pubbliche, per introdurre misure che mettano fine alle complicità con i crimini di Israele e impongano il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale.

Per informazioni e materiali sulle politiche etiche di appalto scrivete a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Israele ha compiuto uno dei massacri più sanguinosi, sfidando apertamente l'ordine esplicito della Corte internazionale di Giustizia intimato a Israele di cessare immediatamente l'offensiva militare a Rafah.

La scorsa notte [notte del 26 maggio, NdT], aerei di guerra israeliani, finanziati e forniti dagli Stati Uniti e dall'Europa, hanno colpito Rafah dove si trovano 1,4 milioni di palestinesi. Gli aerei israeliani hanno bombardato una presunta "area sicura" dove i palestinesi forzatamente sfollati dormivano in tende di plastica, incendiando l'intera area, uccidendone almeno 40 e ferendone altre centinaia, per lo più donne e bambini. Molti sono stati bruciati vivi.

L'ex portavoce dell'UNRWA Chris Gunness ha definito quest'ultimo massacro "il crimine dei crimini", affermando il palese disprezzo di Israele per la Convenzione sul genocidio.

Eppure, il sistema internazionale dominato dall'Occidente continua a permettere a Israele di infliggere orrore dopo orrore, massacro dopo massacro ai palestinesi, con zero responsabilità. Questo genocidio in diretta streaming dura non solo da 7 mesi e più, ma da 76 anni.

Dobbiamo aumentare le pressioni per fermare il genocidio a Gaza!

Solo una pressione della società civile ancora più forte porterà a boicottaggi, disinvestimenti e sanzioni legittime più ampi e costringerà l'asse genocida USA-Israele a fermarsi. Alla fine ci aiuterà a smantellare il sottostante regime di oppressione.

Agite ora:

  1. Mobilitatevi per fare pressione sul vostro governo e parlamento affinché impongano immediatamente un embargo militare a Israele, come richiesto dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e da decine di esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani. Ciò dovrebbe includere la vendita e il trasferimento di armi, attrezzature militari e tecnologia con uso duplice, il taglio dei finanziamenti militari nel caso degli Stati Uniti e il divieto di importare armi e spyware israeliani e progetti militari e di sicurezza congiunti.
  2. Unitevi ai gruppi, in particolare i sindacati dei lavoratori, nel disturbare pacificamente il trasporto di armi, parti di armi e altre attrezzature militari verso Israele, anche negli stati di transito.
  3. Agite contro le compagnie che approfittano del genocidio e dell'apartheid di Israele.
  4. Ovunque sia possibile, unitevi alle dimostrazioni nel tuo paese chiedendo: Cessate il fuoco ORA! Togliete l'assedio ORA! #Embargomilitare.
  5. Organizzate o unitevi a gruppi che organizzano manifestazioni pacifiche, sit-in, occupazioni mirate a uffici di governo, parlamentari, istituzioni pubbliche e private complici o società complici prese di mira da campagne BDS.
  6. Intorno a voi, aumentate la consapevolezza sul colonialismo di insediamento e sull'apartheid messi in pratica da Israele e sostenete la vostra comunità / centro/ posto di lavoro/ sindacato/ organizzazione in modo che si dichiari spazio libero dall'apartheid (SPLAI-AFZ). Sono disponibili strumenti e un elenco di controllo.
  7. Se non l’avete ancora fatto, convincete il vostro consiglio comunale / sindacato/ istituzione culturale e accademica affinché chiedano un cessate il fuoco immediato e permanente e la revoca dell'assedio e interrompano i legami complici esistenti con il regime israeliano di apartheid, le sue istituzioni complici, e le aziende che gli permettono di compiere il genocidio e di applicare l'apartheid.

Incanalate la vostra rabbia, la vostra frustrazione e il vostro dolore in un'azione efficace e strategica seguendo le indicazioni della campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni. Fate pressione per fermare il genocidio e per aiutare i palestinesi a smantellare il regime israeliano di apartheid di insediamento che dura da 76 anni, causa principale di questa oppressione e di indicibile violenza.

Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC)

Traduzione di BDS Italia

Nel commemorare la Giornata della Nakba, rifiutiamo l’inazione che ci rende semplici testimoni dell'ingiustizia. Chiediamo che si agisca, che i responsabili rispondano delle proprie azioni, e cambiamenti trasformativi per assicurare un futuro di dignità, giustizia e libertà al popolo palestinese.

L'espulsione forzata di circa 750.000 palestinesi indigeni dalle loro case ha segnato l'inizio formale di un regime di colonialismo d’insediamento, apartheid, occupazione militare e ora genocidio, ancora in corso. Denunciamo la complicità di stati, aziende e istituzioni che hanno reso possibile la Nakba ancora in corso da parte di Israele, facendo sì che per 76 anni non fosse tenuto a rispondere delle proprie azioni. Il movimento BDS ribadisce lo spirito incrollabile del popolo palestinese nella sua legittima lotta per la libertà, il diritto al ritorno, la giustizia e l'autodeterminazione, in un momento in cui il nostro popolo sta vivendo il primo genocidio in diretta streaming al mondo.

Mentre Israele colpisce Rafah con bombe fornite dagli Stati Uniti e dall'Europa, richiamiamo con forza l'attenzione sull'imminente catastrofe contro gli 1,4 milioni di palestinesi che cercano rifugio in quella zona. Chiediamo un intervento internazionale urgente sotto forma di sanzioni e di embargo sulle armi per fermare le uccisioni indiscriminate in corso e la distruzione delle ultime strutture sanitarie rimaste a Gaza.

Nonostante le prove schiaccianti delle atrocità e dei massacri perpetrati da Israele, nonostante la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che ha stabilito che Israele sta plausibilmente commettendo un genocidio, molti stati, in particolare gli Stati Uniti e stati europei, sono costantemente venuti meno agli obblighi previsti dal diritto internazionale e in particolare dalla Convenzione sul genocidio. Nonostante decine di esperti in materia di diritti umani delle Nazioni Unite e il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani abbiano chiesto direttamente di porre fine alla “vendita, al trasferimento e allo spostamento di armi, munizioni e altre attrezzature militari a Israele, la potenza occupante... per prevenire ulteriori violazioni del diritto umanitario internazionale e violazioni e abusi dei diritti umani”, gli Stati Uniti e l'Europa continuano a fornire armi e copertura diplomatica a Israele, consentendogli di portare avanti il suo indicibile genocidio. Questo li rende complici del genocidio in corso da parte di Israele, tradendo gli stessi principi di giustizia e diritti umani che apparentemente professano di sostenere.

Dopo 7 mesi di spietato genocidio, la strategia israeliana è chiarissima: espellere con la forza da Gaza il maggior numero possibile di palestinesi, la maggior parte dei quali già profughi della Nakba. I metodi impiegati sono sia diretti che indiretti e vanno dai massacri a tappeto, all'assedio, alla distruzione sistematica di infrastrutture essenziali per la vita: forniture d'acqua, ospedali, scuole, università, fattorie e case sono tutti presi di mira per rendere l'esistenza insostenibile. Le organizzazioni per i diritti umani hanno anche condannato l'uso da parte di Israele della fame contro i palestinesi come arma di guerra. Questa distruzione calcolata delle fondamenta stesse della vita è una strategia brutale che mira a causare danni irreparabili e a creare un ambiente coercitivo per i palestinesi affinché lascino le loro terre, rispecchiando in larga misura la pulizia etnica durante la Nakba del 1948.

Plaudiamo alla creatività, ai principi e al coraggio del movimento di solidarietà globale, in particolare alla rivolta guidata dagli studenti che mira a disinvestire dalle aziende che permettono i crimini di Israele e a porre fine alle relazioni accademiche con le sue università profondamente complici. Il coraggio di studenti coscienziosi e di docenti e lavoratori solidali di fronte alla violenza e alla repressione ispira speranza nella lotta per porre fine al genocidio compiuto a Gaza da Israele e al sottostante regime di apartheid coloniale.

Sottolineiamo la costante fermezza dei palestinesi di fronte alle avversità. Nonostante decenni di oppressione, il popolo palestinese continua a resistere alla negazione, da parte di Israele, della libertà, della giustizia, dell'autodeterminazione e del diritto al ritorno dei profughi, sancito dalle Nazioni Unite.

Nel commemorare la Giornata della Nakba, rifiutiamo l’inazione che ci rende semplici testimoni dell'ingiustizia. Chiediamo che si agisca, che i responsabili rispondano delle proprie azioni, e cambiamenti trasformativi per assicurare un futuro di dignità, giustizia e libertà al popolo palestinese.

Il movimento BDS chiede di:

- Fare pressione sulla Corte penale internazionale affinché emetta immediatamente mandati di arresto contro i leader israeliani e i membri delle forze armate complici del genocidio, per impedire a Israele di commettere ulteriori atrocità di massa.

- Proteste di piazza e interruzioni pacifiche del business as usual rivolte a governi, aziende e istituzioni complici.

- Fare pressione sui governi affinché impongano immediatamente sanzioni unilaterali e multilaterali contro Israele, a partire da un embargo di sicurezza militare, come richiesto dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e da decine di esperti di diritti umani delle Nazioni Unite.

- Espellere Israele dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e da altri consessi internazionali, tra cui il Comitato Olimpico Internazionale, la FIFA, Eurovision, ecc.

 Ogni giorno di impunità concesso all'apartheid israeliano porta ulteriori devastanti conseguenze ai palestinesi indigeni e a ciò che resta della credibilità del diritto internazionale.

Fonte: BNC

Traduzione di BDS Italia

Guida all'organizzazione della Settimana contro l'apartheid israeliana (Israeli Apartheid Week - IAW)

A. Contesto

La prima edizione della Settimana contro l’apartheid israeliana (Israeli Apartheid week - IAW) si è svolta nel febbraio del 2005 a Toronto in Canada. Organizzata dall'Arab Students’ Collective dell'Università di Toronto, è stata un grande successo, con eventi molto interessanti che hanno attirato l'attenzione dei media di tutto il mondo. La Settimana contro l'apartheid israeliana si è diffusa in altre città canadesi nel 2006 per raggiungere nel 2013 oltre 200 città in tutto il mondo.

Originariamente svolti solo nei campus universitari, gli eventi della IAW sono ora organizzati a livello globale da movimenti per la giustizia razziale, indigena, sociale, economica e di genere, comunità religiose, sindacati, reti di solidarietà, tra gli altri. La IAW è una parte fondamentale del movimento internazionale BDS per i diritti dei palestinesi.

La settimana contro l'apartheid israeliana ha due obiettivi principali:

  • Aumentare la consapevolezza sul regime israeliano di occupazione, colonialismo di insediamento e l’apartheid imposto al popolo palestinese.

Il regime israeliano corrisponde alla definizione di apartheid ai sensi del diritto internazionale, come ora riconosciuto da Amnesty International, Human Rights Watch, B’Tselem e esperti ONU, nonché le organizzazioni palestinesi per i diritti umani, Palestinian human rights organizations, tra gli altri. Il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) ha sempre riconosciuto l'apartheid come una manifestazione integrale e uno strumento del colonialismo di insediamento israeliano, evidenziando il ruolo del sionismo al centro di questo regime. La IAW utilizza questo quadro di riferimento per fare collegamenti storici e concreti con le altre lotte contro il razzismo, la discriminazione il colonialismo e l’oppressione. Più risorse su questo quadro di riferimento sono disponibili nella sezione F.

  • Costruire il sostegno al movimento BDS guidato dai palestinesi.

A 19 anni dal suo lancio, il movimento BDS è ora ampiamente riconosciuto dai palestinesi, dal movimento di solidarietà e persino da Israele e dalla sua lobby anti-palestinese come una forma chiave di pressione per costringere Israele a rispondere delle sue responsabilità e porre fine alla complicità internazionale, aziendale e istituzionale con il suo regime di apartheid e colonialismo di insediamento.

B. Come partecipare

Tutte le attività devono essere conformi ai principi antirazzisti del movimento BDS e rispettare le sue linee guida di affiliazione per essere elencate nel calendario generale. Per registrare i vostri eventi per la settimana contro l'apartheid israeliana 2024 compilare il formulario!

NOTA: la registrazione tramite il modulo non significa che il tuo evento/attività verrà automaticamente elencato sul sito web, prima verrà controllato secondo le linee guida del BDS di cui sopra.

  • Inserite i vostri eventi sul sito bdsmovement.net/iaw

Una delle nostre risorse condivise è la pagina web IAW (Settimana contro l'apartheid israeliana), dove sono elencati gli eventi che si svolgono in tutto il mondo. Dopo esservi registrati, il vostro evento sarà esaminato dal Comitato Internazionale di Coordinamento della IAW (IAW ICC) e quindi caricato sul calendario generale che sarà disponibile sul sito. Ciò significa che le persone della vostra comunità locale saranno in grado di trovare facilmente l'evento.

  • Condividete online i vostri eventi e le vostre azioni! # IsraeliApartheidWeek

Condividete quello che organizzate con il movimento in tutto il mondo. Scattate foto e video, scrivete brevi resoconti e condivideteli tutti usando gli hashtag #IsraeliApartheidWeek, #DismantleApartheid, #GazaGenocide e #UnitedAgainstRacism. Condivideremo sui social media sugli account:

C. Temi della IAW 2024

Manifestate per la Palestina: fermare il genocidio; smantellare l’apartheid. 

Quest' anno, la IAW arriva in un momento in cui Israele sta perpetrando il primo genocidio al mondo in diretta streaming contro 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza occupata e assediata. Il regime israeliano di apartheid sta proseguendo incessantemente l'ennesima ondata di pulizia etnica di palestinesi autoctoni, specialmente a Gaza. La Nakba in corso, iniziata 75 anni fa con la brutale espulsione di oltre la metà dei palestinesi autoctoni dalle loro case, non si è mai fermata ed è attualmente al suo apice. È resa possibile da stati, aziende e istituzioni complici, in particolare nell'Occidente coloniale.

Mentre i palestinesi restano saldi di fronte a questo genocidio e persistono nella lotta di liberazione, acquistano speranza e forza dalla solidarietà globale espressa in manifestazioni di massa da Giakarta a Washington, da Città del Capo a Londra, e da Rabat a Baghdad; azioni sindacali per fermare le spedizioni di armi verso Israele in Belgio, Italia, Grecia, Turchia e altrove; centinaia di azioni creative di disobbedienza civile (sit-in, occupazioni pacifiche, scioperi, scioperi, ecc.) in tutto il mondo; campagne BDS dal basso in rapida crescita e richieste di embargo militare; forti dichiarazioni di solidarietà da parte dei movimento per la giustizia sociale; dichiarazioni di alto profilo di eminenti artisti, scrittori, accademici, esperti internazionali sul genocidio, nonché di gruppi ebraici progressisti, organizzazioni per i diritti umani e civili e un milione di azioni di solidarietà locale dal basso e iniziative creative in tutto il mondo.

Questa mobilitazione di solidarietà di massa ha dato al Sudafrica il sostegno popolare in tutto il mondo per agire sulla base della sua autorità morale e portare l'apartheid israeliana prima alla Corte penale internazionale e poi alla Corte internazionale di giustizia (ICJ) per il genocidio in corso a Gaza. Per la prima volta, dopo 75 anni, l’intero regime israeliano di colonialismo di insediamento e apartheid è sotto processo presso la Corte di giustizia internazionale e per il crimine dei crimini. Ora, stiamo assistendo alla sfida più seria da generazioni riguardante i principi di base, l'integrità e la credibilità del diritto internazionale. Solo attraverso la nostra mobilitazione generale, possiamo fare in modo che il diritto internazionale serva la nostra lotta per la giustizia. 

Qui puoi leggere l’appello per la Settimana contro l'apartheid israeliana (IAW) 2024.

D. Idee e suggerimenti per l’organizzazione

Nel mezzo del genocidio in corso da parte di Israele contro i palestinesi di Gaza, non limitiamoci a sensibilizzare sull'apartheid, ma facciamo anche passi significativi a sostegno della lotta palestinese in corso per porre fine al genocidio a Gaza da parte di Israele e per smantellare il suo regime di apartheid e di colonialismo d’insediamento. 

La settimana contro l'apartheid israeliana di questo anno sarà la più importante da quando è stata lanciata 19 anni fa.

  • Blocchiamo pacificamente e responsabilmente il sistema di relazioni militari, finanziamenti, propaganda, protezione diplomatica, repressione e mascheramento che consente a Israele di continuare a sterminare i palestinesi e cancellare le loro città, villaggi e campi profughi dalla mappa.

Di seguito sono riportati alcuni esempi concreti di obiettivi contro i quali il vostro gruppo potrebbe organizzare le sue azione di disturbo pacifiche (sit-in, occupazioni, ecc.) contro:

  1. Autostrade, aeroporti, stazioni ferroviarie, siti rappresentativi, ecc.
  2. Fabbriche, punti vendita o filiali di aziende complici dell'apartheid israeliana, in particolare quelli che armano il genocidio da parte di Israele o altrimenti complici con il suo regime di apartheid.
  3. Parlamenti, edifici governativi, università e altre istituzioni complici.
  4. Porti in cui attraccano le navi coinvolte nell’armare e nel rendere possibile l'apartheid e il genocidio da parte di Israele.
  5. Media che amplificano il razzismo anti-palestinese e la propaganda disumanizzante.

Alcuni punti da considerare quando pianificate le vostre azioni di disturbo pacifiche: 

  1. Scegliete gli obiettivi che presentano maggiori livelli di complicità contro i quali tale azione può essere efficace nel vostro contesto.
  2. Stabilite punti di unità e obiettivi chiari e strategici che la vostra azione può contribuire a raggiungere. 
  3. Prima dell'azione, effettuate una valutazione del rischio e assicuratevi che le/gli attivist* siano ben preparati per ogni evenienza. Consultare preventivamente gli avvocati del movimento è sempre consigliato!
  4. Create uno spazio sicuro per le persone che si uniscono alle vostre azioni. Condividete le informazioni solo con persone fidate. 
  5. Assicuratevi che le vostre richieste e i vostri messaggi siano concepiti e formulati in modo chiaro per raggiungere il pubblico più ampio possibile: una strategia di comunicazione creativa che includa sia i social media che i media tradizionali è un must. 
  6. Mantenete posizioni di principio e rimanete strategici: sappiate quando fermare l'azione e siate chiari sulle linee che non volete superare come collettivo.
  7. Costruite relazioni con altri movimenti per la giustizia, in particolare con i sindacati.
  • Raggiungiamo grandi obiettivi per il movimento e mobilitiamoci per nuove campagne BDS. 

Il movimento BDS utilizza il metodo storicamente di successo dei boicottaggi mirati ispirati al movimento anti-apartheid sudafricano, al movimento per i diritti civili negli Stati Uniti e alla lotta anti-coloniale indiana, tra gli altri. Dobbiamo concentrarci strategicamente su un numero relativamente piccolo di aziende e prodotti accuratamente selezionati per ottenere il massimo impatto. 

Di seguito sono riportati gli obiettivi concreti per i quali il vostro gruppo potrebbe impegnarsi:

  1. Iniziate una nuova campagna BDS. Si prega di consultare l'elenco delle società prese di mira dal BDS che  traggono profitto dal genocidio del popolo palestinese e dall'apartheid israeliana, o selezionare nuovi obiettivi che abbiano senso nel proprio contesto e soddisfino i criteri di selezione del movimento BDS per le nuove campagne
  2. Aumentate la consapevolezza intorno a voi sulcolonialismo di insediamento e l'apartheid e agite per fare sì che la vostra comunità/centro/posto di lavoro/sindacato/organizzazione si dichiarino Spazi Liberi dall’Apartheid o Comunità libera dall'apartheid (USA) durante questo mese di marzo. Sono disponibili un kit di strumenti e unalista di controllo. [Informazioni e risorse sulla campagna in Italia: Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana (SPLAI)]
  3. Se non l'avete ancora fatto, convincete il vostro consiglio comunale/sindacato/istituzione culturale o accademica a chiedere un cessate il fuoco immediato e permanente e la fine dell'assedio e a tagliare i legami di complicità esistenti con l’Israele dell’apartheid, durante questo mese di marzo! 

E. Riferimenti unitari

La settimana dell'apartheid israeliana fa parte del movimento BDS per i diritti dei palestinesi. Pertanto, i seguenti documenti chiave del BDS costituiscono i riferimenti unitari della settimana contro l'apartheid israeliana:

F. Risorse

  1. Grafiche, materiali e poster

I modelli vuoti per la grafica da utilizzare per l’organizzazione della IAW2024 li trovate qui (volantino/poster e grafiche per i social media).

  1. Video
  1. Infografiche
  1. Altre risorse

Molte altre risorse (schede, infografiche, video, articoli, libri, ecc.) sono elencate qui.

Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC)

Traduzione di BDS Italia