LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Un anno di genocidio israeliano a Gaza.

Un anno dall’inizio del genocidio israelo-americano in diretta streaming contro 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza occupata e assediata, il nostro popolo, frammentato dal colonialismo, è unito nel resistere al genocidio e al regime di 76 anni di colonialismo di insediamento e apartheid. Chiediamo al movimento di solidarietà globale e a ogni persona di coscienza ovunque nel mondo di intensificare la pressione del BDS e isolare l’Israele dell’apartheid e le sue istituzioni complici come mai prima d’ora, in tutti i settori e in tutti gli ambiti. Ecco una guida sulle priorità da dare negli impegni di solidarietà internazionale:

1) Contestualizzate il genocidio nei 76 anni di Nakba in corso

Ricordiamo di contestualizzare questo genocidio all’interno del regime israeliano di apartheid coloniale, che a partire dalla Nakba del 1947-49 ha gradualmente operato per sterminare il popolo indigeno della Palestina attraverso una Nakba che continua, fatta di massacri, pulizia etnica, assedio, distruzione, incarcerazione di massa e furto di terra. Questo regime, la causa principale della violenza e dell’oppressione, deve essere smantellato.

Come in altri contesti coloniali di insediamento, l’obiettivo costante di Israele e del movimento sionista è sempre stato “il massimo della terra, con il minimo di nativi”, che richiede l’eliminazione della popolazione indigena. Anche il cosiddetto leader dell’opposizione israeliana “moderata” nel 2016 ha dichiarato: “Il mio principio dice: il massimo degli ebrei sul massimo della terra con la massima sicurezza e con il minimo di palestinesi”. Il genocidio di Israele a Gaza e i suoi atroci attacchi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, devono essere visti in questa luce.

2) Evidenziate il porre fine alla complicità come obbligo morale (e giuridico)

I governi, così come molte società e istituzioni, dell’Occidente coloniale, in particolare Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Unione Europea, hanno permesso il genocidio da parte di Israele, proteggendolo dal rendere conto delle sue responsabilità a livello internazionale e dalle sanzioni mirate. Raddoppiare gli sforzi per porre fine a questa complicità nei crimini, specialmente nel crimine dei crimini, non è un atto caritatevole. È un obbligo morale e giuridico fondamentale.

La Corte Internazionale di Giustizia il 26 gennaio di quest’anno ha stabilito che Israele sta plausibilmente perpetrando un genocidio a Gaza, e il 19 luglio che la sua occupazione è illegale e che pratica l’apartheid contro i palestinesi. In effetti, la Corte Internazionale di Giustizia ha chiarito che il BDS “non è solo un imperativo morale e un diritto costituzionale e umano, ma anche un obbligo giuridico internazionale”, come affermato dall’ex alto funzionario delle Nazioni Unite per i diritti umani Craig Mokhiber.

3) Riconoscete il crescente potere popolare e mettete in atto un approccio radicale strategico

Il fatto che l’asse genocida USA-Israele abbia continuato questo genocidio per un anno nonostante la condanna e la pressione globali non dovrebbe oscurare ciò che abbiamo raggiunto collettivamente in questo periodo di lotta eccezionale e di ondata prolungata senza precedenti di mobilitazioni strategiche di solidarietà:

  1. Il cambiamento profondo nella costruzione del potere popolare, nel mettere in atto il nostro approccio radicale strategico, sta isolando il regime genocida di Israele e le società e le istituzioni internazionali complici come mai prima d’ora. Gli analisti israeliani mainstream stanno già prevedendo che il regime israeliano di colonialismo di insediamento e apartheid “potrebbe non celebrare il suo centenario”!
  2. Questo potere popolare ha contribuito a prevenire una carneficina e una devastazione ancora peggiori da parte di Israele, tra cui il blocco dell’effettiva attuazione del suo piano di pulizia etnica di massa dei palestinesi.
  3. Il potere dal basso e il discorso mirante a chiedere giustizia, nonché misure politiche e azioni concrete, comprese sanzioni, per porre fine al genocidio, hanno portato governi (soprattutto nel Sud del mondo), consigli comunali e un numero crescente di fondi sovrani a tagliare la loro complicità e persino imporre sanzioni a Israele in un modo senza precedenti.

Questo è di gran lunga il capitolo peggiore e più sanguinoso della storia della lotta per la liberazione del popolo palestinese indigeno. Tuttavia, la pressione di solidarietà in tutto il mondo per mesi e mesi non solo ha dato speranza ai palestinesi, ma ha anche costretto imprese e istituzioni a iniziare a limitare, nascondere o in alcuni casi negare la loro complicità. Questo è un indicatore sostanziale del punto di svolta che si sta avvicinando. Solo con un’ulteriore mobilitazione possiamo raggiungerlo.

4) Costruite la speranza per contrastare la disperazione e la “la fatica da genocidio”

Nonostante i nostri continui sforzi strategici di un anno per intensificare la solidarietà, per porre fine al genocidio israelo-americano e sfidare le sue cause profonde, anche attraverso azioni di disturbo pacifiche del “business-as-usual”, non siamo riusciti a fermarlo. Allora, che speranza abbiamo?

Alcun* si lamentano di “fatica da genocidio”. Ricordiamoci che le/i palestinesi, specialmente a Gaza, non hanno il lusso della “fatica da genocidio”, mentre Israele continua a massacrare, affamare, a sfollare con la forza e a sterminare il nostro popolo. Le/i palestinesi non hanno mai rinunciato alla loro resistenza pluridecennale contro lo spietato regime di oppressione di Israele. Questa speranza è radicata nella tenacia del nostro popolo nel continuare esistere nella nostra patria, nella nostra resistenza alle strutture dell’oppressione coloniale e nella crescita ispiratrice del movimento di solidarietà globale e del suo impatto.

Inoltre, come dice lo scrittore Nadeem Aslam, “La disperazione deve essere guadagnata. Personalmente non ho fatto tutto il possibile per cambiare le cose. Non mi sono ancora guadagnato il diritto alla disperazione”. Vi chiediamo di non rinunciare mai alla speranza, di non smettere mai di costruire la pressione del BDS per porre fine alla complicità del vostro governo, città, istituzione, impresa o anche sindacato negli orrori indicibili di Israele. Vi chiediamo di insistere, fino a quando non abbiate esaurito tutti i mezzi possibili per porre fine alla complicità.

5) Collegate il genocidio di Israele all’era globale in cui “la forza crea il diritto”: mai più è ora!

Il mondo non ha mai assistito a un genocidio in diretta streaming, che è spudoratamente reso possibile e giustificato dagli Stati Uniti e dalle altre potenze occidentali coloniali. Non solo stiamo affrontando uno sterminio per mano dell’asse USA-Israele, ma a meno che non sia fermato, questo asse può distruggere inesorabilmente anche i principi del diritto internazionale, spingendo l’umanità verso un’era in cui “la forza crea il diritto”, inedita dalla seconda guerra mondiale, e relegando le istituzioni delle Nazioni Unite nella pattumiera della storia.

In ottobre, giorni dopo l’inizio del genocidio di Israele, il presidente colombiano Gustavo Petro ha messo in guardia da una “inedita ascesa del fascismo, e quindi verso la morte della democrazia e della libertà. Gaza è solo il primo esperimento nel considerare tutti noi come “usa e getta”.

In altre parole, “mai più è ora”, come hanno detto i nostri partner ebrei. Ciò significa che la priorità più urgente dell’umanità ora è porre fine al genocidio di Israele, riconoscendo che la giustizia per i palestinesi si interseca e si intreccia con le lotte per la giustizia razziale, climatica, economica, di genere e sociale.

6) Ricordate: il nostro agire fa sorgere l'alba

“L’alba risorgerà dopo tutta questa oscurità?”, è una domanda che noi palestinesi ci poniamo ripetutamente di fronte al genocidio di Israele. Piuttosto che aspettare una risposta, però, esercitiamo la nostra capacità di agire e creiamo il nostro destino, con il sostegno di decine di milioni di persone in tutto il mondo che sono solidali con la nostra lotta di liberazione.

Come parte integrante del movimento di liberazione palestinese e come forma più efficace di solidarietà internazionale con la nostra lotta per l’emancipazione, la giustizia, l’uguaglianza e la dignità, per il ritorno dei nostri rifugiati e il loro risarcimento, il movimento BDS con la sua enorme rete globale è stato per quasi due decenni un catalizzatore indispensabile per portare il sorgere dell’alba più vicino che mai. Incanaliamo il nostro dolore e la nostra rabbia per costruire in tutto il mondo più potere popolare che può porre fine alla complicità di stati, aziende e istituzioni con il regime israeliano di oppressione, accelerando il sorgere della nostra alba.

7) intensificate la solidarietà e sfidate la complicità a un livello di impatto successivo

Di sicuro questo è un genocidio israelo-statunitense, ma è costruito su decenni di complicità internazionale, diretta e indiretta, che gli hanno fornito ciò che anche il timido Segretario Generale delle Nazioni Unite chiama “impunità totale”, consentendo di lanciare il primo genocidio in diretta streaming della storia. Ogni stato che ha armato, finanziato o giustificato le atrocità di Israele, ogni società, istituzione, media, fondo di investimento che ha continuato a fare affari come al solito con Israele o con le sue istituzioni è complice. Tutti questi condividono la responsabilità del genocidio e devono essere tenuti a rispondere di questa responsabilità.

A seconda del vostro contesto, suggeriamo di iniziare attività commemorative, proteste e azioni di disturbo pacifiche del “business-as-usual” dal 1 ottobre, aumentando lo slancio per intensificare la pressione mentre il genocidio israeliano a Gaza raggiunge un anno di orrore ininterrotto.

Per costruire sulla forza del nostro movimento, ecco alcune delle azioni che sono state più efficaci, di principio e strategiche nel canalizzare la nostra rabbia e il nostro immenso dolore in iniziative che possono sostenere in modo significativo la lotta di liberazione palestinese:

  1. Fermateli! Organizzate azioni di disturbo pacifiche nei confronti dei sostenitori del genocidio, dalla creazione di acampadas studentesche che spingano le università a disinvestire e a porre fine alla complicità accademica, all'occupazione di edifici governativi, all'interruzione di istituzioni complici come la FIFA e di media che rendono possibile il genocidio (WSJ, NYT, BBC, ecc.), al blocco di aziende che producono armi da parte di attivisti sindacali e comunitari, agli scioperi nelle scuole, ecc.
  2. Costringete le aziende a dare un taglio alla complicità! Mettete in pratica una pressione sensibile al contesto attraverso boicottaggi popolari, azioni strategiche per il disinvestimento, ampie coalizioni intersezionali con grandi sindacati, contenziosi legali strategici e / o attivismo efficace come azionisti. Attivisti e alleati possono costringere grandi società complici, come Intel, Chevron, Amazon, Google, HP, Caterpillar, HD Hyundai, Carrefour, McDonald’s, FANUC, Siemens, PUMA, AXA e altre, a cessare la loro complicità. È stato fatto... più volte!
  3. Fermate le navi! Che voi siate un gruppo di attivisti, sindacalisti o politici coscienziosi, intraprendete azioni per fermare le navi dirette verso Israele e i trasporti militari attraverso proteste, picchetti, azioni di lobby sui governi, azioni legali, misure “burocratiche” o campagne mediatiche. La Malesia ha vietato a tutte le navi israeliane e dirette in Israele di attraccare nei suoi porti; la Colombia ha vietato le esportazioni di carbone verso Israele; lo stato spagnolo e la Namibia hanno revocato i diritti di attracco alle navi complici; i lavoratori dei portuali in India, Belgio, Italia, Catalogna e altrove si sono organizzati per bloccare le navi complici; e team legali hanno presentato casi giudiziari. Attivisti in Grecia, Cipro, Italia e Marocco hanno chiesto di bloccare le navi che trasportano armi in Israele.
  4. Niente tecnologia per il genocidio o l'apartheid! Lavoratori hi-tech, organizzatevi dall’interno del settore tecnologico per costruire il potere per porre fine alla complicità di aziende come Amazon, Google e Microsoft, che rendono possibile il genocidio di Israele direttamente e che automatizzano il suo apartheid. Attivist* stanno organizzando boicottaggi di HP da parte dei consumatori e fanno pressione sui loro luoghi di lavoro e scuole per abbandonare i contratti con aziende che sono obiettivi BDS; attivist* nei consigli comunali, nei sindacati e nelle istituzioni stanno organizzando campagne di disinvestimento da società tecnologiche complici tra cui Intel, Palantir e Cisco; attivist* azionist* che chiedono un'indagine sui rischi fiduciari e per la sicurezza associati all'investimento in una zona "conflitto armato".
  5. Zone libere dall’apartheid! Dichiarate chiese, imprese, centri comunitari e culturali, sindacati, società sportive, ecc. Apartheid Free Zones (AFZ) [Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana (SPLAI) - NdT], utilizzando l’ultima guida organizzativa e toolkit AFZ, e ispirandovi alle centinaia di AFZ e comunità libere dall’apartheid in tutto il mondo, dall’Italia al Sudafrica, dal Messico agli Stati Uniti e al Giappone. Gli esempi includono la città di Belém (Brasile) che si dichiara libera dall’apartheid israeliana, e le città di Liegi (Belgio) e di Barcellona (Stato spagnolo) che hanno sospeso tutti i legami istituzionali con Israele a causa delle sue violazioni dei diritti dei palestinesi.
  6. Ponete fine alla complicità culturale! Mobilitate impegni collettivi, boicottaggi e azioni di artisti, musicisti, registi e scrittori, nonché di organizzazioni artistiche e sindacati, per isolare il settore culturale dell’Israele dell’apartheid. Andate oltre gli slogan, costruite un vero potere culturale e sfidate la censura, la cancellazione razzista e la disumanizzazione che consentono il genocidio in diretta streaming di Israele, come hanno recentemente affermato i registi palestinesi.
  7. Mettete sotto pressione i governi per porre fine alla complicità e imporre sanzioni! Organizzate ampie coalizioni intersezionali e/o create un gruppo di advocacy/lobby per fare pressione sui parlamentari, sui diplomatici e sui funzionari governativi affinché sia rispettato il diritto internazionale e si ponga fine a tutte le relazioni con Israele, a livello commerciale, militare, scientifico, finanziario, culturale o di altro tipo, che possano costituire complicità in crimini di guerra (comprese le colonie illegali), crimini contro l'umanità (compreso l'apartheid) e genocidio. Ciò implica un contrasto alla legislazione e alle politiche anti-palestinesi (comprese le leggi repressive anti-BDS), la presentazione di mozioni che pongano fine alle relazioni illegali e complici e il prendere in considerazione cause legali contro i funzionari governativi. Continuate a seguire le indicazioni sulle politiche e le richieste della società civile palestinese qui.

Ma per favore ricordate che senza un potere dal basso credibile, duraturo e crescente, i nostri più grandi sforzi di advocacy etica e legale non possono portare a un vero cambiamento nelle politiche!

  1. Rendete la vostra città, istituzione o sindacato più etici! Organizzate campagne strategiche e intersezionali per fare pressione su fondi di investimento/pensione e istituzioni (consigli comunali, università, chiese, ospedali, istituzioni culturali, sindacati, ecc.) affinché adottino politiche di appalti etici (PAE) e, se del caso, politiche di investimento etico (PIE) che escludano le aziende implicate in gravi violazioni dei diritti umani ovunque. Queste linee guida possono quindi essere applicate per escludere le aziende coinvolte nel genocidio di Israele, nell’apartheid, nell’occupazione militare e nelle colonie.

Tra i molti esempi stimolanti ci sono i consigli comunali di Hayward e Richmond in California (USA); il Derry City e il Consiglio distrettuale di Strabane (Irlanda del Nord); il Consiglio comunale di Bologna e il Consiglio regionale dell'Emilia Romagna (Italia); così come la città di Sydney (Australia). Le città di Oslo (Norvegia) e Gand (Belgio) hanno annunciato la fine del commercio di beni e servizi prodotti nelle aree occupate illegalmente.

Fonte: Comitato nazionale palestinese BDS (BNC)

Traduzione di BDS Italia