L’esclusione dagli appalti delle aziende coinvolte in violazioni dei diritti umani e dal diritto internazionale, di qualsiasi paese siano e in qualsiasi parte del mondo operino, permetterà di colpire anche le complicità con il genocidio a Gaza e con i crimini di Israele contro le/i palestinesi.
Dopo il Consiglio Comunale di Bologna, anche l’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna ha votato una risoluzione per l’adozione di una politica di appalti etici.
La risoluzione approvata nella seduta dell’11 giugno impegna la Giunta “ad adottare, da parte della Regione Emilia-Romagna e degli Enti controllati, gli appalti etici al fine di tenere conto di eventuali violazioni dei diritti umani e/o del diritto internazionale da parte degli operatori economici e quindi di escludere tali soggetti in fase di valutazione delle offerte” e “a inserire il requisito etico legato al rispetto dei diritti umani nel “Protocollo d’Intesa tra Regione Emilia-Romagna e Cgil-Cisl-Uil ER in materia di legalità e appalti”.
Insieme all’ordine del giorno del Consiglio Comunale, questa risoluzione presentata da Europa Verde indica un esempio che altre amministrazioni pubbliche possono seguire per sostenere concretamente i diritti umani e il diritto internazionale.
L’adozione di politiche etiche di appalto costituisce una scelta di principio giuridicamente fondata da parte delle amministrazioni pubbliche, in linea con le norme indicate nei principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani che descrivono il ruolo e le responsabilità delle imprese per evitare di causare o contribuire a impatti negativi sui diritti umani attraverso le proprie attività, e per prevenire o attenuare impatti negativi sui diritti umani direttamente legati alle loro attività e causati da loro partner commerciali. Queste stesse norme richiedono che gli stati e le amministrazioni pubbliche, compresi i consigli comunali, promuovano il rispetto dei diritti umani da parte di tutte le imprese con cui conducono transazioni commerciali.
Si pongono così le basi per l’esclusione di aziende complici del regime israeliano di colonialismo, occupazione militare e apartheid, responsabile del genocidio in corso a Gaza e di violazioni che durano da oltre 75 anni nell’impunità più assoluta. Diverse città in Europa e nel mondo, incluse Gent, Verviers e Liège (Belgio), Oslo, Barcellona, Bélem (Brasile), Derry e Strabane (Irlanda), Hayward (USA), hanno già adottato misure simili che puntano a colpire le complicità con i crimini di Israele.
Questi risultatisono il frutto di un percorso di lavoro avviato da attivist* e associazioni per i diritti dei palestinesi riuniti nel coordinamento cittadino “Bologna per la Palestina”, di cui fa parte anche Coordinamento Campagna BDS Bologna insieme ad oltre 40 associazioni, e di un confronto con alcun* consiglier* sensibili a questo tema.
Come nel caso del Comune di Bologna, che ha confermato il suo impegno ad attuare al più presto una politica di appalti etici, continueremo a fare pressione sulla Regione Emilia-Romagna affinché vengano effettivamente introdotte in tempi brevi le misure necessarie per applicare le richieste della risoluzione approvata e a vigilare perché nessuna azienda complice dei crimini di Israele sia ammessa a partecipare ad appalti.
Invitiamo gruppi e associazioni solidali con la lotta del popolo palestinese a intraprendere percorsi simili in tutta Italia, coinvolgendo rappresentanti di istituzioni locali e amministrazioni pubbliche, per introdurre misure che mettano fine alle complicità con i crimini di Israele e impongano il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale.
Per informazioni e materiali sulle politiche etiche di appalto scrivete a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.