LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Il Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC), la più grande coalizione della società palestinese che guida il movimento globale BDS, lancia un appello per una pressione immediata su tutti gli stati affinché sostengano la risoluzione aggiornata presentata all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) che chiede sanzioni nei confronti di Israele. La risoluzione mira a rendere esecutivo il parere consultivo della Corte di giustizia internazionale (CIG) del luglio 2024 sull’illegalità dell’occupazione israeliana del territorio palestinese e sulla violazione da parte di Israele del divieto di apartheid ai sensi della Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (CERD). Il voto è atteso tra pochi giorni.

Questa risoluzione, una versione diluita di una bozza precedente, scende al di sotto del minimo indispensabile degli obblighi giuridici degli stati per attuare la sentenza della CIG, senza dubbio il risultato di bullismo e intimidazione intensi da parte dell’Occidente coloniale (guidato dai partner di Stati Uniti-Israele nel genocidio di Gaza in corso contro 2,3 milioni di palestinesi). Relegando in secondo piano la fine del genocidio di Gaza, la risoluzione ignora la sua massima urgenza.

Nonostante questa mancanza così evidente, la risoluzione richiede di:

  • Porre fine all’occupazione illegale di Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, da parte di Israele entro 12 mesi;
  • Porre fine alla complicità degli stati nell’assistere o mantenere questa occupazione, imponendo sanzioni commerciali e militari, come “cessare l’importazione di qualsiasi prodotto proveniente degli insediamenti israeliani, nonché la fornitura o il trasferimento di armi, munizioni e attrezzature correlate” a Israele. Nell’aprile 2024, il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha chiesto un embargo sulla “vendita, trasferimento e dirottamento di armi, munizioni e altre attrezzature militari verso Israele, la potenza occupante”.
  • Prevenire, vietare e eliminare le violazioni israeliane dell’articolo 3 del CERD identificate nel parere consultivo, in materia di apartheid.
  • Imporre sanzioni, tra cui divieti di viaggio e congelamento di beni, contro individui ed entità impegnati nel mantenimento dell’occupazione illegale di Israele.

Pur limitandosi ad affrontare un semplice sottoinsieme dei diritti dei palestinesi, la risoluzione non pregiudica, legalmente o moralmente, e non può farlo, gli altri diritti del popolo indigeno della Palestina, in particolare il diritto dei nostri rifugiati, a partire dalla Nakba del 1948, a ritornare e a ricevere le compensazioni, e il diritto dei palestinesi, compresi quelli che sono cittadini dell’Israele dell’apartheid, alla liberazione dal colonialismo di insediamento e dall’apartheid.

Sostenere questa risoluzione sarebbe quindi solo un passo nella giusta direzione. Non può assolvere gli stati dai loro obblighi giuridici e morali nel porre fine a ogni complicità con il regime di oppressione di Israele. Significative sanzioni mirate da parte degli stati e dei gruppi interstatali (Organizzazione della Cooperazione Islamica, Lega Araba, Unione Africana, ecc.) rimangono assolutamente necessarie per fermare il genocidio di Israele e porre fine alla sua occupazione e all'apartheid. Non farlo, manderebbe in frantumi ulteriormente la credibilità e la rilevanza del diritto internazionale per la maggioranza globale.

Decine di esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno confermato che la sentenza della CIG “ha finalmente riaffermato un principio che sembrava poco chiaro, anche alle Nazioni Unite: la libertà dall’occupazione militare straniera, dalla segregazione razziale e dall’apartheid è assolutamente non negoziabile”. La sentenza in vigore afferma che il BDS non è solo un diritto, ma anche “un obbligo”, e costituisce un cambiamento di paradigma da uno incentrato sui “negoziati” tra oppressori e oppressi a un'altro incentrato sulla responsabilità, le sanzioni e la loro imposizione per porre fine al sistema di oppressione e per sostenere i diritti inalienabili e riconosciuti a livello internazionale del popolo palestinese.

Per attuare onestamente la sentenza della CIG sull’occupazione e adempiere agli obblighi giuridici indotti dalla precedente constatazione della Corte che Israele sta plausibilmente perpetrando un genocidio a Gaza, e in linea con le richieste degli esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani, bisogna fare pressione sugli stati affinché agiscano immediatamente per:

  • Imporre a Israele un embargo totale sulle armi, che includa l'esportazione, l'importazione, la spedizione e il transito di articoli militari e a duplice uso, la cooperazione militare e la ricerca accademica e industriale;
  • Imporre sanzioni al commercio, alla finanza, ai viaggi, alla tecnologia e alla cooperazione con Israele;
  • “Rivedere tutti i legami diplomatici, politici ed economici con Israele, inclusi quelli relativi ad affari e finanza, fondi pensione, istituzioni accademiche e organizzazioni benefiche”, come affermato dagli esperti delle Nazioni Unite, per garantire la fine di ogni complicità con l’occupazione illegale di Israele;
  • Imporre un embargo sulle esportazioni di petrolio, carbone e altre esportazioni di energia verso Israele;
  • Dichiarare il sostegno per la sospensione dell’Israele dell’apartheid dall’ONU, così come fu sospeso il Sudafrica dell’apartheid;
  • Intraprendere azioni immediate per garantire che le relazioni economiche con Israele e le attività delle società domiciliate nei loro territori non violino il loro dovere di prevenire e non essere complici di genocidio e non siano complici della commissione di crimini di guerra e crimini contro l’umanità da parte di Israele;
  • Riaffermare il diritto dei rifugiati palestinesi di tornare, come sancito dalla Risoluzione 194 dell’UNGA, e sostenere pienamente l'UNRWA fino a quando tale diritto non potrà essere esercitato.

Fonte: BNC

Traduzione di BDS Italia