LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Il Ministro degli Esteri francese ha affermato che gli insediamenti in Cisgiordania, a Gerusalemme Est e nelle Alture del Golan sono costruiti su terra occupata, fatto illegale secondo il diritto internazionale.

By Barak Ravid

Il governo francese ha pubblicato un avvertimento rivolto ai suoi cittadini di non impegnarsi in attività finanziarie o investimenti in Cisgiordania, Gerusalemme Est o Alture del Golan. Il Ministero degli Esteri francese ha scritto nella sua nota di avvertimento che gli insediamenti sono illegali secondo il diritto internazionale, e perciò ritrovarsi a fare affari con quest’ultimi potrebbe includere dei rischi legali.

Un ufficiale diplomatico francese ha affermato che la nota d’avviso è parte di un atto sottoscritto dai cinque più grandi paesi dell’Unione Europea – Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna. Il Regno Unito e la Germania hanno emesso tali note d’avviso diversi mesi fa, ed ora, alla luce del fallimento dei colloqui tra Israele e i palestinesi e delle proteste europee sull’onda della recente costruzione di nuovi insediamenti, altri tre paesi si sono uniti a questi. Ci si aspetta che Italia e Spagna pubblichino avvisi simili durante i prossimi giorni.

Oggi la Francia ha messo in guardia i suoi cittadini e le sue compagnie dall’avviare attività finanziarie negli insediamenti israeliani nei territori occupati.

Il governo ha avvisato che le aziende potrebbero incorrere in azioni legali relative “alla terra, all’acqua, alle risorse minerarie o di altro tipo”, così come “rischi per la propria reputazione.”

Questo passo potrebbe avere implicazione per l’economia israeliana ben oltre alle attività limitate agli insediamenti stessi.

Il Comitato Nazionale per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni palestinese (BNC) ha dato il benvenuto a questa notizia.

Ci si aspetta che Spagna, Germania, Italia, Svezia e Lussemburgo pubblichino delle indicazioni simili nei prossimi giorni, in ciò che appare essere una mossa coordinate dagli Stati dell’Unione Europea.

I palestinesi e gli attivisti della solidarietà stanno celebrando lo storico voto della Chiesa Presbiteriana degli USA (PCUSA) che invita a disinvestire da tre compagnie che traggono profitto dall'occupazione israeliana del popolo palestinese e così facendo la sostengono.

Dopo ore di discussione e un decennio di sforzi intensi e combattuti, la 221° Assemblea Generale della Chiesa Presbiteriana Statunitense, a Detroit, ha votato venerdì notte con 310 voti a favore contro 303 sfavorevoli, il ritiro degli investimenti della Chiesa da Caterpillar, Hewlett-Packard e Motorola Solutions.

Nonostante un "decennio di promesse," le tre imprese "non hanno modificato il loro comportamento e continuano a trarre profitto dalle violazioni israeliane dei diritti umani e dalle loro pratiche violente", ha detto il reverendo Walt Davis, membro della Missione Israelo-Palestinese della stessa Chiesa, in una dichiarazione via e-mail in cui apprezza la decisione.

La decisione della Chiesa Presbiteriana "è stimolante e moralmente coraggiosa. È una vittoria per tutti coloro che nel mondo vogliono una pace giusta" ha detto Bisan Mitri del Comitato Nazionale Palestinese per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni. "Dimostra – ha aggiunto - che l'impegno per la giustizia discende da un obbligo morale ad agire: è giunto il momento che altre  Chiese ne seguano l'esempio" .

I diplomatici statunitensi fingono di scoprire solo ora la politica del fatto compiuto portata avanti da Tel Aviv e gli effetti devastanti della colonizzazione. Per farla finita con l’impunità di Israele e far rispettare il diritto interna­zionale, un gran numero di attori economici, culturali o politici ricorre ormai ad altri metodi.

Il 4 marzo 2013, il primo ministro israeliano interveniva, come ogni anno, alla conferenza dell’American Israel Public Affairs Committee (Aipac), la principale lobby pro-israeliana negli Stati uniti. Le tematiche affrontate da Benjamin Netanyahu non hanno sorpreso gli osservatori: difesa della sicurezza d’Israele, Siria, il nucleare iraniano, richieste nei confronti dei negoziatori palestinesi, ecc. Ma, quel giorno, un tema nuovo ha occupato un quarto dell’intervento: la campagna internazionale Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds), portata avanti contro la politica d’Israele. L’acronimo è stato citato per diciotto volte...

Lanciata a luglio 2005 da centosettantadue organizzazioni palestinesi (1), questa campagna prevede delle «misure punitive non violente (…) da mantenere fino al momento in cui Israele non farà fronte ai suoi obblighi di riconoscere il diritto inalienabile dei palestinesi all’autodeterminazione e di rispettare completamente le norme del diritto internazionale (2)». Le misure raccomandate sono di tre tipi: boicottaggio dell’economia e delle istituzioni israeliane, ritiro degli investimenti stranieri in Israele, sanzioni contro lo Stato d’Israele e i suoi dirigenti.

In occasione della conferenze dell’Aipac, Netanyahu ha accusato i promotori di Bds di «far regredire la pace», di «irrigidire le posizioni palestinesi» e di «rendere improbabili i reciproci compromessi». Alla critica sui fondamenti e gli obiettivi della campagna si è aggiunta la negazione della sua efficacia: a dar retta al primo ministro, la campagna non avrebbe alcun impatto sulla prospera economia israeliana.

Gli attivisti dei diritti umani dei palestinesi stanno celebrando un’altra vittoria nella loro campagna contro Veolia, la multinazionale idrica, energetica e dei rifiuti francese.

E’ appena stato annunciato che la sussidiaria inglese della compagnia, la Veolia Environmental Services, ha provato ad estendere il suo contratto di manutenzione del Regent’s Park (già in essere) e di accaparrarsi un ulteriore contratto per il St James’s Park. Questi due parchi sono forse i due più prestigiosi di tutti e otto Parchi Reali di Londra. Il 20 Maggio 2014, la Royal Parks Agency (TRP) ha annunciato di aver assegnato i contratti settennali che coprono tutti e otto i parchi ad altre tre compagnie. Veolia non ha solo fallito nell’allargare il suo business nei royal Parks accaparrandosi St James’s Park, ma ha anche perso il suo esistente contratto con il Regent’s Park. Per milioni di londinesi e di visitatori da tutto il mondo, queste amenità tanto amate saranno zone senza servizi Veolia. La posta in gioco è prestigiosa, e Veolia è chiaramente su un pendio scivoloso.

La più grande delle principali Chiese Protestanti negli Stati uniti ha disinvestito dalla compagnia di sicurezza britannica G4S, a causa del ruolo chiave che questa gioca nel mantenimento dell’occupazione militare israeliana e del sistema di incarcerazione in cui i palestinesi sono detenuti senza processo e sottoposti a torture.

Il General Board of Pension and Health Benefits (GBPHB) della The US United Methodist Church ha dato istruzioni ai gestori del suo fondo da 20 miliardi di $ di vendere tutte le azioni della G4S.

La notizia arriva a seguito della decisione della Gates Foundation di disinvestire dalla G4S e di aprire un’ indagine governativa ufficiale nel Regno Unito sulle attività della compagnia in Palestina/Israele. La G4S ha recentemente annunciato all’incontro dei suoi azionisti a Londra che progetta di porre fine alle sue attività all’interno delle carceri israeliane, anche se non prima del 2017.

La più significativa delle vittorie per la campagna globale di boicottaggio contro lo Stato di Israele: la decisione della compagnia anglo-danese G4S di non rinnovare il contratto con le autorità di Tel Aviv ha un valore storico. Da tempo uno dei principali target del BDS per la fornitura di tecnologie per checkpoint e carceri israeliane – due dei simboli peggiori dell’occupazione israeliana dei Territori – il G4S avrebbe capitolato. Almeno in parte.

Se infatti pochi giorni fa la compagnia annunciava l’intenzione di interrompere i legami con Israele entro i prossimi tre anni, dall’altra lanciava una sorta di “inchiesta indipendente”, volta ad auto-assolversi dalla complicità nei crimini di guerra compiuti da Israele contro la popolazione palestinese. Il timore – fondato – della G4S, che sta alla base della decisione di stracciare il contratto milionario, è di venir implicati in possibili inchieste o indagini future sui crimini commessi nei Territori Occupati, lungo il Muro di Separazione e dentro le prigioni dove sono rinchiusi oltre 5mila prigionieri politici e alcuni di loro sono morti durante interrogatori.

di Jamal Juma'  

Negli ultimi dodici anni, un'ombra si è allungata sulla Palestina occupata. È un'ombra dilagante, che frammentando città e villaggi consuma terre e mezzi di sussistenza, che imprigionando una popolazione indigena in minuscoli bantustan acquisisce sempre più territori, formando così la spina dorsale del progetto coloniale.

Quest’ombra si origina dal Muro dell'Apartheid, che si insinua minaccioso nel paesaggio palestinese — un amalgama di calcestruzzo, torri di guardia e filo spinato, di checkpoint, buffer zone e sensori di movimento. Un muro che è sopravvissuto a un'intifada, a incontri e incontri di negoziati farsa e a innumerevoli condanne di svariate associazioni in difesa dei diritti umani.

Nonostante la sua apparente immutabilità, dieci anni fa una crepa è apparsa nel muro. Il 9 luglio 2004, la Corte internazionale di giustizia (ICJ) ha infatti sancito l’illegalità del Muro edificato nella Cisgiordania occupata, e ha ordinato a Israele di abbatterlo e di pagare i risarcimenti per i danni causati dalla sua costruzione.

Inoltre, la Corte ha sottolineato l'obbligo dei governi di tutto il mondo di non riconoscere, finanziare o aiutare il muro e le imprese connesse agli insediamenti israeliani e di costringere Israele a conformarsi alla sentenza della Corte.

L’Unione Europea ha minacciato di imporre sanzioni economiche contro Israele e ha sollecitato affinché venga cancellato il progetto di relativo agli insediamenti annunciato ieri.

“Siamo profondamente delusi dal fatto che l’Amministrazione per il Territorio israeliana abbia pubblicato nuove gare per la costruzione di 1.466 unità abitative nelle colonie di Gerusalemme Est e del resto della Cisgiordania. Questa mossa non aiuta gli sforzi per la pace,” si legge in una dichiarazione ufficiale.

Nel frattempo, il Dipartimento di Stato americano ha espresso “profonda delusione” riguardo al complessivo progetto di costruzione nelle colonie nella Cisgiordania ed a Gerusalemme. “Abbiamo sostenuto su base regolare che questo tipo di azioni non sono di aiuto ed è difficile immaginare come questi insediamenti (illegali per il diritto internazionale, N.d.T.) possano contribuire alla pace,” ha affermato il vice portavoce del Dipartimento di Stato Marie Herf durante una conferenza stampa.

Il quotidiano israeliano Haaretz ha riportato che il primo ministro Benjamin Netanyahu incontrerà lo staff e i membri del governo per discutere i passi successivi per rispondere alla nascita del governo palestinese di unità nazionale. Le misure includono sanzioni economiche verso l’Autorità Palestinese ed eventuali decisioni di natura politica. Verrà inoltre vagliata la proposta del ministro dell’economia Neftali Bennett di annettere l’Area C della Cisgiordania ad Israele.

L’UE ha affermato: “Chiediamo alle autorità israeliane di fare marcia indietro sulle proprie decisioni e dirigere tutti i propri sforzi verso la ripresa dei colloqui di pace il prima possibile.”

G4S, la multinazionale ango-danese che trae profitto dalla sicurezza e dalle carceri sta per ritirarsi completamente dalle carceri israeliane, come ha riportato questa mattina il Financial Times.

Gli attivisti hanno dato un cauto benvenuto alla notizia, ma hanno sottolineato come la pressione sulla compagnia debba continuare finchè gli abusi di cui è complice non finiranno. Gli attivisti hanno anche fatto notare come la G4S abbia emesso comunicati fuorvianti in passato.

Secondo il Financial Times:

G4S ha confermato che porrà fine a tutti i suoi contratti con le carceri israeliane nel giro dei prossimi tre anni, in seguito ad un’assemblea generale annuale che è stata parecchio disturbata da manifestanti per i diritti umani. Questionati da alcuni manifestanti arrabbiati se la G4S si sarebbe ritirata dai Territori Palestinesi come riportato dal Financial Times lo scorso anno, Ashley Almanza, amministratore delegata, ha confermato: “nessun cambiamento su quella posizione.”

“Aspettiamo che questi [i contratti, ndt] terminino e non abbiamo intenzione di rinnovarli”, ha affermato. “Questi” includono i contratti per il fornimento di servizi di sicurezza e di selezione degli equipaggiamenti ai checkpoint militari, alla controversa prigione di Ofer e alle stazioni di polizia in Cisgiordania, i quali scadranno tutti il prossimo anno.