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Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Spagna e Italia lanciano un avvertimento contro i legami commerciali con la Cisgiordania, mentre l'ambasciatore UE avverte che altri seguiranno.

L'ambasciatore dell'Unione Europea in Israele, Lars Faaborg-Andersen, ha avvertito ancora una volta che gli Stati europei stanno "perdendo la pazienza" per la continua crescita degli insediamenti ebraici in Cisgiordania. 

Il commento è arrivato Venerdì, dopo che la Spagna e l'Italia si sono unite a Francia, Germania e Regno Unito nel mettere in guardia i propri cittadini contro l'impegnarsi in rapporti commerciali con insediamenti in Cisgiordania. La Francia ha rilasciato una dichiarazione simile la scorsa settimana, mentre gli uffici esteri di Germania e Gran Bretagna lo hanno fatto diversi mesi fa.

Territori Occupati. Cinque Paesi europei, tra i quali l'Italia, "avvisano" le loro aziende che avviare attività finanziarie e investimenti nelle colonie israeliane potrebbe avere conseguenze legali. «Se continuerà l'espansione delle colonie, altre nazioni Ue emetteranno simili avvisi», ha spiegato il rappresentante dell'Ue in Israele Lars Faaborg-Andersen.

di  Michele Giorgio

«E' un primo passo impor­tante verso il rispetto da parte dell’Italia e di altri Paesi euro­pei del diritto inter­na­zio­nale. Le colo­nie israe­liane sono ille­gali e vanno boi­cot­tate. Se l’Unione euro­pea intende tenere fede alle sue diret­tive, allora deve sospen­dere il trat­tato di ade­sione di Israele per­chè è siste­ma­ti­ca­mente vio­lato (da Tel Aviv)». Così Omar Bar­ghouti, uno dei lea­der della cam­pa­gna inter­na­zio­nale di boi­cot­tag­gio dell’occupazione israe­liana, ha detto ieri al mani­fe­sto, com­men­tando la mossa com­piuta da cin­que paesi euro­pei — Ger­ma­nia, Gran Bre­ta­gna, Fran­cia e, in secondo momento, anche da Spa­gna e Ita­lia — decisi ad “avver­tire” i pro­pri cit­ta­dini a non impe­gnarsi in atti­vità finan­zia­rie o in inve­sti­menti nelle colo­nie a Geru­sa­lemme Est, in Cisgior­da­nia e nelle Alture del Golan annesse uni­la­te­ral­mente da Israele.

Lunedì, otto corporazioni transnazionali (TNC), inclusa la compagnia idrica israeliana Mekorot, sono state messe sotto processo a Ginevra per le violazioni dei diritti umani che hanno commesso in tutto il mondo.

Questi casi hanno avuto un’udienza speciale al Permanent Peoples’ Tribunal (PPT), organizzata dalla Global Campaign to Dismantle Corporate Power & Stop Impunity alla Maison des Associations tra le 9 di mattina e le 6 di sera. Il Comitato Nazionale Palestinese per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BNC) e la campagna Stop the Wall hanno dato il via ad una settimana di mobilitazioni a Ginevra, organizzata da dozzine di network internazionali. 

Queste due nazioni si uniscono a Francia, Regno Unito e Germania nell'avviso contro i rischi legali e finanziari.

Di Barak Ravid

I governi spagnolo ed italiano, hanno emesso venerdì un avvertimento ai propri cittadini contro il fare affari con gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, a Gerusalemme Est, e nelle alture del Golan. I ministri degli esteri dei due paesi hanno annunciato che le imprese che esercitano un'attività economica negli insediamenti sarebbero vulnerabili ad una serie di rischi.

Secondo gli annunci fatti da Spagna e Italia, l'Unione europea ed i suoi Stati membri non riconoscono il governo israeliano in Cisgiordania, Gerusalemme Est e le alture del Golan, che sono stati conquistati nel 1967, e considerano gli insediamenti illegali dal diritto internazionale.

Per questo motivo, dicono gli annunci, le aziende private che fanno affari, trasferiscono fondi, investono denaro, firmano contratti, acquistano terreni o ricevono servizi turistici da società negli insediamenti corrono rischi legali e finanziari.

E’ il più grande e diffuso movimento con più di 170 soggetti palestinesi

Il boicottaggio è sempre stata un’arma a doppio taglio sia per il suo peso politico, sia per la possibilità di “agire” in un raggio di azione che ha ripercussioni a livello internazionale. Da Martin Luther King -negli anni ’56 e ’57- contro il servizio bus di Montgomery e le leggi segregazioniste a quello del 1958 negli negli Stati Uniti contro la Dow Chemical e la produzione di napalm, usato nella guerra del Vietnam. Il più efficace e rinomato è stato però quello che cercava di distruggere il regime dell’apartheid (1970-1986) in Sudafrica, per esempio contro la Polaroid, attuato dai suoi stessi operai sui prodotti per l’identificazione dei neri o in in Inghilterra nei confronti della Barclays Bank o ancora in Italia nei confronti della Banca Nazionale del Lavoro e le esportazioni di armi nel sud del’Africa.

Il termine boicottaggio ha origine dal nome di un amministratore terriero vissuto nel XIX secolo in Irlanda, il capitano inglese Charles Cunningham Boycott. Contro di lui fu lanciata una campagna di isolamento che lo portò ad essere licenziato perché le terre che amministrava cominciarono a inaridire.

Il boicottaggio ha continuato ad esistere nei decenni successivi riuscendo però a raggiungere la sua più estesa azione a livello internazionale –dovuta sia al mutamento dei mezzi di comunicazione di massa che alla facilità con cui viaggiano le notizie- grazie ai movimenti di interdizione verso alcuni prodotti e nei confronti di diverse imprese dell’attuale stato israeliano accusato di non rispettare le Risoluzioni ONU sulla questione palestinese. 

I  movimenti di protesta si sono sviluppati in diverse nazioni del pianeta coinvolgendo i più svariati settori economici. Sono circa 124mila i risultati ottenuti all’inserimento delle parole “boicottaggio Israele” in uno dei motori di ricerca più utilizzati al mondo. Le scelte politiche israeliane, una forte pressione su controllo e mobilità interna dei palestinesi e una propensione all’utilizzo strumentale e sistemico delle forze paramilitari non aiutano a trovare una soluzione che porti tregua tra le parti; la conseguenza è stato lo sviluppo di una vasta parte di opinione pubblica a favore dell’area filo-palestinese, creando quindi per lo Stato israeliano un ritorno negativo sia in termini di immagine sia economico.

Questo video pubblicato oggi mostra attivisti israeliani del gruppo dissidente Boycott from Within interrompere le riprese della nuova fiction drammatica della NBC Dig, nella città costiera palestinese sottoposta a pulizia etnica di Jaffa, oggi in Israele.

Gli attivisti sono stati accolti con slogan razzisti da parte delle persone sul set.

Dig, che sarà trasmesso dal canale televisivo via cavo statunitense NBC, ha generato forti proteste da parte dei palestinesi, che lo vedono come parte dello sforzo di Israele per consolidare il suo controllo e far progredire la giudaizzazione di Gerusalemme occupata.

Avviso pubblicato sul sito del Ministero degli Affari Esteri

Messaggi comuni volti a sensibilizzare i cittadini e le imprese dell'UE in materia di coinvolgimento in attività finanziarie ed economiche negli insediamenti

L'Unione Europea e i suoi stati membri ritengono che gli insediamenti israeliani siano illegali ai sensi del diritto internazionale, sono un ostacolo alla Pace e rischiano di rendere irrealizzabile una soluzione del conflitto israelo-palestinese basata sui due Stati. L'UE e i suoi Stati membri non riconosceranno alcuna modifica alle frontiere pre-1967, incluso riguardo a Gerusalemme, ad eccezione di quelle concordate tra le Parti. La Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est, Gaza e le alture del Golan sono territori occupati da Israele a partire dal 1967.

In conseguenza di ciò, l'Unione Europea e i suoi stati membri intendono sensibilizzare i cittadini e gli ambienti economici europei sui rischi associati alla conduzione di attività economiche e finanziarie negli insediamenti.Transazioni finanziarie, investimenti, acquisti, appalti e altre attività economiche (ivi compresi i servizi turistici) in insediamenti israeliani o che beneficiano insediamenti israeliani, comportano rischi di ordine legale ed economico derivanti dal fatto che gli insediamenti israeliani, secondo il diritto internazionale, sono costruiti su un territorio occupato e non sono riconosciuti quale parte legittima del territorio di Israele. Ciò potrebbe comportare controversie su titoli di proprietà di terreni, risorse idriche, minerali o altre risorse naturali oggetto di acquisto o di investimento.

Cinque paesi europei, tra cui l'Italia, sono decisi ad 'avvertire' i propri cittadini a non impegnarsi in "attività finanziarie o investimenti" nelle colonie israeliane in Cisgiordania e nelle Alture del Golan annesse dallo . Una mossa che può significare di fatto boicottaggio economico degli insediamenti nei Territori occupati e che appare una risposta al governo di Benyamin Netanyahu dopo il nuovo fallimento delle trattative di pace - promosse dagli Usa - tra Israele e l'Autorità nazionale palestinese (Anp).

La Francia - ha riportato oggi Haaretz con grande evidenza - ha di recente pubblicato sul sito del proprio ministero degli esteri un ''avviso'' con il quale si ricorda che le colonie israeliane sono considerate illegali in base al diritto internazionale e che di conseguenza le attività economiche in queste realtà comportano rischi legali. Il quotidiano - che cita una fonte diplomatica francese - ha sostenuto che la decisione di Parigi farebbe parte di ''un'azione congiunta'' da parte dei cinque maggiori Paesi dell'Ue: oltre la Francia, anche la Germania, la Gran Bretagna,l'Italia e la Spagna.

La novità di questo processo - secondo il giornale - e' costituita dall'attuale posizione francese (che segue analoghi ''avvisi'' già diffusi da Germania e Gran Bretagna nei mesi corsi) e l'adesione, dopo lo stop dei negoziati, di Italia e Spagna. Per questi due ultimi paesi, Haaretz ipotizza che gli avvertimenti nei riguardi delle colonie d'Israele potrebbero essere formalizzati già ''nei prossimi giorni''. Dietro la mossa francese, e il coordinamento con le altre capitali europee (Roma compresa), c'é - secondo il giornale - il malcontento dei '5 grandi' di fronte alla difficoltà di definire un'iniziativa unica a Bruxelles in questo senso in sede di Commissione Ue per le resistenze dei Paesi più sensibili alla prevedibile reazione del governo Netanyahu.

Lettera dell'ECCP ai Ministri degli Affari Esteri UE

Le aziende private europee contribuiscono alla violazione dei diritti umani connessa alle colonie illegali di Israele, fornendo attrezzature usate nella demolizione delle case e partecipando alla costruzione e operatività delle infrastrutture per gli insediamenti illegali di Israele.

In seguito alla preoccupazioni espresse da numerosi parlamentari europei e nazionali, società civile e migliaia di cittadini/e europei/e, un numero crescente di Governi e di aziende hanno di recente dichiarato la cessazione di rapporti commerciali con aziende israeliane che operano negli insediamenti illegali di Israele.

Sindaco di Napoli  sig.r de Magistris
Assessori della Giunta del Comune di Napoli
Consiglieri del Consiglio Comunale di Napoli

Gentile Sindaco di Napoli.

Gentili Assessori e Consiglieri del Comune di Napoli,

La nostra città è gemellata con le due città palestinesi di Nablus e di Ramallah, recentemente a lutto per l’uccisione di loro giovani figli e teatro di durissime incursioni militari israeliane, che sono state da più parti considerate “punizioni collettive”, vietate dalla IV Convenzione di Ginevra. Ramallah sta piangendo Ahmed Sabarin di 21 anni ed Ahmed Arafat di 19 anni del campo profughi di Jalazon  e Mohammed Tafiri di 30 anni.  Nablus ha seppellito Ahmed Saaed Al Saud Khaled, del campo profughi di Ein Beit al-Mai (a ovest di Nablus)  di 27 anni.  

Napoli, città gemella, non può tacere di fronte al loro lutto ed alla tragedia che le ha investite. I raid ed i rastrellamenti dell’esercito israeliano anche in queste due città hanno sparso con la morte, anche distruzione materiale, terrore ed angoscia.