LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

E’ il più grande e diffuso movimento con più di 170 soggetti palestinesi

Il boicottaggio è sempre stata un’arma a doppio taglio sia per il suo peso politico, sia per la possibilità di “agire” in un raggio di azione che ha ripercussioni a livello internazionale. Da Martin Luther King -negli anni ’56 e ’57- contro il servizio bus di Montgomery e le leggi segregazioniste a quello del 1958 negli negli Stati Uniti contro la Dow Chemical e la produzione di napalm, usato nella guerra del Vietnam. Il più efficace e rinomato è stato però quello che cercava di distruggere il regime dell’apartheid (1970-1986) in Sudafrica, per esempio contro la Polaroid, attuato dai suoi stessi operai sui prodotti per l’identificazione dei neri o in in Inghilterra nei confronti della Barclays Bank o ancora in Italia nei confronti della Banca Nazionale del Lavoro e le esportazioni di armi nel sud del’Africa.

Il termine boicottaggio ha origine dal nome di un amministratore terriero vissuto nel XIX secolo in Irlanda, il capitano inglese Charles Cunningham Boycott. Contro di lui fu lanciata una campagna di isolamento che lo portò ad essere licenziato perché le terre che amministrava cominciarono a inaridire.

Il boicottaggio ha continuato ad esistere nei decenni successivi riuscendo però a raggiungere la sua più estesa azione a livello internazionale –dovuta sia al mutamento dei mezzi di comunicazione di massa che alla facilità con cui viaggiano le notizie- grazie ai movimenti di interdizione verso alcuni prodotti e nei confronti di diverse imprese dell’attuale stato israeliano accusato di non rispettare le Risoluzioni ONU sulla questione palestinese. 

I  movimenti di protesta si sono sviluppati in diverse nazioni del pianeta coinvolgendo i più svariati settori economici. Sono circa 124mila i risultati ottenuti all’inserimento delle parole “boicottaggio Israele” in uno dei motori di ricerca più utilizzati al mondo. Le scelte politiche israeliane, una forte pressione su controllo e mobilità interna dei palestinesi e una propensione all’utilizzo strumentale e sistemico delle forze paramilitari non aiutano a trovare una soluzione che porti tregua tra le parti; la conseguenza è stato lo sviluppo di una vasta parte di opinione pubblica a favore dell’area filo-palestinese, creando quindi per lo Stato israeliano un ritorno negativo sia in termini di immagine sia economico.

Questo video pubblicato oggi mostra attivisti israeliani del gruppo dissidente Boycott from Within interrompere le riprese della nuova fiction drammatica della NBC Dig, nella città costiera palestinese sottoposta a pulizia etnica di Jaffa, oggi in Israele.

Gli attivisti sono stati accolti con slogan razzisti da parte delle persone sul set.

Dig, che sarà trasmesso dal canale televisivo via cavo statunitense NBC, ha generato forti proteste da parte dei palestinesi, che lo vedono come parte dello sforzo di Israele per consolidare il suo controllo e far progredire la giudaizzazione di Gerusalemme occupata.

Avviso pubblicato sul sito del Ministero degli Affari Esteri

Messaggi comuni volti a sensibilizzare i cittadini e le imprese dell'UE in materia di coinvolgimento in attività finanziarie ed economiche negli insediamenti

L'Unione Europea e i suoi stati membri ritengono che gli insediamenti israeliani siano illegali ai sensi del diritto internazionale, sono un ostacolo alla Pace e rischiano di rendere irrealizzabile una soluzione del conflitto israelo-palestinese basata sui due Stati. L'UE e i suoi Stati membri non riconosceranno alcuna modifica alle frontiere pre-1967, incluso riguardo a Gerusalemme, ad eccezione di quelle concordate tra le Parti. La Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est, Gaza e le alture del Golan sono territori occupati da Israele a partire dal 1967.

In conseguenza di ciò, l'Unione Europea e i suoi stati membri intendono sensibilizzare i cittadini e gli ambienti economici europei sui rischi associati alla conduzione di attività economiche e finanziarie negli insediamenti.Transazioni finanziarie, investimenti, acquisti, appalti e altre attività economiche (ivi compresi i servizi turistici) in insediamenti israeliani o che beneficiano insediamenti israeliani, comportano rischi di ordine legale ed economico derivanti dal fatto che gli insediamenti israeliani, secondo il diritto internazionale, sono costruiti su un territorio occupato e non sono riconosciuti quale parte legittima del territorio di Israele. Ciò potrebbe comportare controversie su titoli di proprietà di terreni, risorse idriche, minerali o altre risorse naturali oggetto di acquisto o di investimento.

Cinque paesi europei, tra cui l'Italia, sono decisi ad 'avvertire' i propri cittadini a non impegnarsi in "attività finanziarie o investimenti" nelle colonie israeliane in Cisgiordania e nelle Alture del Golan annesse dallo . Una mossa che può significare di fatto boicottaggio economico degli insediamenti nei Territori occupati e che appare una risposta al governo di Benyamin Netanyahu dopo il nuovo fallimento delle trattative di pace - promosse dagli Usa - tra Israele e l'Autorità nazionale palestinese (Anp).

La Francia - ha riportato oggi Haaretz con grande evidenza - ha di recente pubblicato sul sito del proprio ministero degli esteri un ''avviso'' con il quale si ricorda che le colonie israeliane sono considerate illegali in base al diritto internazionale e che di conseguenza le attività economiche in queste realtà comportano rischi legali. Il quotidiano - che cita una fonte diplomatica francese - ha sostenuto che la decisione di Parigi farebbe parte di ''un'azione congiunta'' da parte dei cinque maggiori Paesi dell'Ue: oltre la Francia, anche la Germania, la Gran Bretagna,l'Italia e la Spagna.

La novità di questo processo - secondo il giornale - e' costituita dall'attuale posizione francese (che segue analoghi ''avvisi'' già diffusi da Germania e Gran Bretagna nei mesi corsi) e l'adesione, dopo lo stop dei negoziati, di Italia e Spagna. Per questi due ultimi paesi, Haaretz ipotizza che gli avvertimenti nei riguardi delle colonie d'Israele potrebbero essere formalizzati già ''nei prossimi giorni''. Dietro la mossa francese, e il coordinamento con le altre capitali europee (Roma compresa), c'é - secondo il giornale - il malcontento dei '5 grandi' di fronte alla difficoltà di definire un'iniziativa unica a Bruxelles in questo senso in sede di Commissione Ue per le resistenze dei Paesi più sensibili alla prevedibile reazione del governo Netanyahu.

Lettera dell'ECCP ai Ministri degli Affari Esteri UE

Le aziende private europee contribuiscono alla violazione dei diritti umani connessa alle colonie illegali di Israele, fornendo attrezzature usate nella demolizione delle case e partecipando alla costruzione e operatività delle infrastrutture per gli insediamenti illegali di Israele.

In seguito alla preoccupazioni espresse da numerosi parlamentari europei e nazionali, società civile e migliaia di cittadini/e europei/e, un numero crescente di Governi e di aziende hanno di recente dichiarato la cessazione di rapporti commerciali con aziende israeliane che operano negli insediamenti illegali di Israele.

Sindaco di Napoli  sig.r de Magistris
Assessori della Giunta del Comune di Napoli
Consiglieri del Consiglio Comunale di Napoli

Gentile Sindaco di Napoli.

Gentili Assessori e Consiglieri del Comune di Napoli,

La nostra città è gemellata con le due città palestinesi di Nablus e di Ramallah, recentemente a lutto per l’uccisione di loro giovani figli e teatro di durissime incursioni militari israeliane, che sono state da più parti considerate “punizioni collettive”, vietate dalla IV Convenzione di Ginevra. Ramallah sta piangendo Ahmed Sabarin di 21 anni ed Ahmed Arafat di 19 anni del campo profughi di Jalazon  e Mohammed Tafiri di 30 anni.  Nablus ha seppellito Ahmed Saaed Al Saud Khaled, del campo profughi di Ein Beit al-Mai (a ovest di Nablus)  di 27 anni.  

Napoli, città gemella, non può tacere di fronte al loro lutto ed alla tragedia che le ha investite. I raid ed i rastrellamenti dell’esercito israeliano anche in queste due città hanno sparso con la morte, anche distruzione materiale, terrore ed angoscia.

Il Ministro degli Esteri francese ha affermato che gli insediamenti in Cisgiordania, a Gerusalemme Est e nelle Alture del Golan sono costruiti su terra occupata, fatto illegale secondo il diritto internazionale.

By Barak Ravid

Il governo francese ha pubblicato un avvertimento rivolto ai suoi cittadini di non impegnarsi in attività finanziarie o investimenti in Cisgiordania, Gerusalemme Est o Alture del Golan. Il Ministero degli Esteri francese ha scritto nella sua nota di avvertimento che gli insediamenti sono illegali secondo il diritto internazionale, e perciò ritrovarsi a fare affari con quest’ultimi potrebbe includere dei rischi legali.

Un ufficiale diplomatico francese ha affermato che la nota d’avviso è parte di un atto sottoscritto dai cinque più grandi paesi dell’Unione Europea – Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna. Il Regno Unito e la Germania hanno emesso tali note d’avviso diversi mesi fa, ed ora, alla luce del fallimento dei colloqui tra Israele e i palestinesi e delle proteste europee sull’onda della recente costruzione di nuovi insediamenti, altri tre paesi si sono uniti a questi. Ci si aspetta che Italia e Spagna pubblichino avvisi simili durante i prossimi giorni.

Oggi la Francia ha messo in guardia i suoi cittadini e le sue compagnie dall’avviare attività finanziarie negli insediamenti israeliani nei territori occupati.

Il governo ha avvisato che le aziende potrebbero incorrere in azioni legali relative “alla terra, all’acqua, alle risorse minerarie o di altro tipo”, così come “rischi per la propria reputazione.”

Questo passo potrebbe avere implicazione per l’economia israeliana ben oltre alle attività limitate agli insediamenti stessi.

Il Comitato Nazionale per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni palestinese (BNC) ha dato il benvenuto a questa notizia.

Ci si aspetta che Spagna, Germania, Italia, Svezia e Lussemburgo pubblichino delle indicazioni simili nei prossimi giorni, in ciò che appare essere una mossa coordinate dagli Stati dell’Unione Europea.

I palestinesi e gli attivisti della solidarietà stanno celebrando lo storico voto della Chiesa Presbiteriana degli USA (PCUSA) che invita a disinvestire da tre compagnie che traggono profitto dall'occupazione israeliana del popolo palestinese e così facendo la sostengono.

Dopo ore di discussione e un decennio di sforzi intensi e combattuti, la 221° Assemblea Generale della Chiesa Presbiteriana Statunitense, a Detroit, ha votato venerdì notte con 310 voti a favore contro 303 sfavorevoli, il ritiro degli investimenti della Chiesa da Caterpillar, Hewlett-Packard e Motorola Solutions.

Nonostante un "decennio di promesse," le tre imprese "non hanno modificato il loro comportamento e continuano a trarre profitto dalle violazioni israeliane dei diritti umani e dalle loro pratiche violente", ha detto il reverendo Walt Davis, membro della Missione Israelo-Palestinese della stessa Chiesa, in una dichiarazione via e-mail in cui apprezza la decisione.

La decisione della Chiesa Presbiteriana "è stimolante e moralmente coraggiosa. È una vittoria per tutti coloro che nel mondo vogliono una pace giusta" ha detto Bisan Mitri del Comitato Nazionale Palestinese per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni. "Dimostra – ha aggiunto - che l'impegno per la giustizia discende da un obbligo morale ad agire: è giunto il momento che altre  Chiese ne seguano l'esempio" .

I diplomatici statunitensi fingono di scoprire solo ora la politica del fatto compiuto portata avanti da Tel Aviv e gli effetti devastanti della colonizzazione. Per farla finita con l’impunità di Israele e far rispettare il diritto interna­zionale, un gran numero di attori economici, culturali o politici ricorre ormai ad altri metodi.

Il 4 marzo 2013, il primo ministro israeliano interveniva, come ogni anno, alla conferenza dell’American Israel Public Affairs Committee (Aipac), la principale lobby pro-israeliana negli Stati uniti. Le tematiche affrontate da Benjamin Netanyahu non hanno sorpreso gli osservatori: difesa della sicurezza d’Israele, Siria, il nucleare iraniano, richieste nei confronti dei negoziatori palestinesi, ecc. Ma, quel giorno, un tema nuovo ha occupato un quarto dell’intervento: la campagna internazionale Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds), portata avanti contro la politica d’Israele. L’acronimo è stato citato per diciotto volte...

Lanciata a luglio 2005 da centosettantadue organizzazioni palestinesi (1), questa campagna prevede delle «misure punitive non violente (…) da mantenere fino al momento in cui Israele non farà fronte ai suoi obblighi di riconoscere il diritto inalienabile dei palestinesi all’autodeterminazione e di rispettare completamente le norme del diritto internazionale (2)». Le misure raccomandate sono di tre tipi: boicottaggio dell’economia e delle istituzioni israeliane, ritiro degli investimenti stranieri in Israele, sanzioni contro lo Stato d’Israele e i suoi dirigenti.

In occasione della conferenze dell’Aipac, Netanyahu ha accusato i promotori di Bds di «far regredire la pace», di «irrigidire le posizioni palestinesi» e di «rendere improbabili i reciproci compromessi». Alla critica sui fondamenti e gli obiettivi della campagna si è aggiunta la negazione della sua efficacia: a dar retta al primo ministro, la campagna non avrebbe alcun impatto sulla prospera economia israeliana.