LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

“Il boicottaggio può dare fastidio a molti, ma bisogna ricordare al governo che è ancor più necessario proteggere la libertà di espressione proprio quando è impopolare o ostile.” Intervista ad Aeyal Gross, docente di diritto internazionale e membro dell’Associazione per i diritti civili in Israele. 

di Stefano Nanni

Raramente il BDS (Boycott, Divestment and Santcions), movimento nato da un’iniziativa della società civile palestinese nel 2005 ed estesosi poi a livello internazionale, aveva avuto tutta l’attenzione che sta ricevendo in Israele nelle ultime settimane. Sulla carta stampata, in prima serata in tv, o durante i telegiornali: interviste a economisti, imprenditori ed opinionisti non fanno altro che ripetersi. E la domanda principale che viene rivolta loro è: come è possibile difendersi dal boicottaggio? 

Il governo e le istituzioni, da parte sua, non stanno di certo a guardare. Mentre si materializzavano due altri importanti segni evidenti dell’avanzata del movimento – la decisione della più grande banca danese di inserire nella ‘lista nera’ l’omologa israeliana, la Bank Hapolaim, e l’esclusione  di due compagnie israelianeda un fondo pensione norvegese – il primo ministro Benyamin Netanyahu convocava un Consiglio dei ministri straordinario per discutere delle strategie da adottare per contrastare il boicottaggio.

di Beth Parry

Il movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) ha fatto molto notizia nel 2014. Se la disastrosa performance di Scarlett Johansson con Sodastream non ha catturato la vostra attenzione, forse lo ha fatto il boicottaggio delle università israeliane da parte della American Studies Association, oppure  le sempre più insistenti dichiarazioni di Netanyahu su campagne multimilionarie di pubbliche relazioni, offensive legali e sforzi diplomatici per contrastare la minaccia BDS. Le pagine degli editoriali sono piene di discussioni, John Kerry ha ammonito Israele che potrebbe dover affrontare una campagna di delegittimazione “agli steroidi” e da più parti si sente dire che il boicottaggio di Israele potrebbe essere sul punto di diventare di moda.

Ma questo che significherebbe concretamente per quanto riguarda supermercati e carrelli della spesa? La campagna BDS riguarda tutti I prodotti israeliani: è una tattica ampia che mira a fare pressione su questo stato perché cambi. Ma che presta un’attenzione particolare alle aziende che sono effettivamente coinvolte nelle politiche di occupazione, e che ne traggono considerevoli profitti. Probabilmente queste organizzazioni dovranno presto fare i conti con il boicottaggio, e non sono sempre le aziende che ci si potrebbe aspettare.

La settimana dell’Apartheid israeliana (IAW) cerca di diffondere informazioni sulle politiche di apartheid di Israele nei confronti dei palestinesi e di allargare il supporto alla campagna Boicottaggio, Disinvestimenti, Sanzioni (BDS). Mobilitando a livello globale tutte le realtà di base che si oppongono all’aggressione politica e militare israeliana, l’IAW si è svolta in oltre 200 luoghi nel 2012 e oltre 150 città nel 2013.

Decima Israeli Apartheid Week – #apartheidweek

Italia: 10-16 marzo

Eventi in programma a Bologna, Cagliari, Firenze, Milano, Roma, Trieste, Venezia e altre città italiane.

BDS Italia lancia "Fields of Tomorrow? Fields of Apartheid!", il concorso di video parodie per smascherare il vero volto di Israele a Expo 2015

Nel video di presentazione del proprio padiglione a Expo 2015, Israele ha superato se stesso nel mostrare un’immagine che non potrebbe essere più lontana dalla realtà. La bella Moran Atias ci racconta di “120 anni (!) di ricerca agricola” e “invenzioni che hanno fatto sì che ci sia cibo sul tavolo di milioni di persone in tutto il mondo”.

Intitolato Fields of Tomorrow, il padiglione di 2.370 mq, confinante con il padiglione Italia (non poteva essere altrove…), comprenderà un muro (non poteva mancare…) con piante coltivate in verticale e vuole dimostrare che Israele è all’avanguardia nel settore dell’agricoltura e nella gestione dell’acqua.

Un pannello di nove giudici della High Court of Justice si è riunito domenica per decidere se cancellare tre parole ( in ebraico ) dalla legge che permette a qualsiasi parte di citare in giudizio qualsiasi altra parte che chieda il boicottaggio di Israele .

Nel sentire la petizione contro la cosiddetta "Legge Boicottaggio",  la corte ha focalizzato l'attenzione sulla frase alla fine della legge, che specifica che una causa può essere depositata nei confronti di chi chiede un boicottaggio economico, culturale o accademico contro lo Stato di Israele o " area sotto il suo controllo ", l' ultima parte è relativa ai territori oltre la Linea Verde.

La controversa legge è stata approvata nel luglio 2011 , contro il parere del consulente legale della Knesset.

Un gran numero di organizzazioni dei diritti umani e diritti delle minoranze, tra cui l'Associazione per i Diritti Civili in Israele e Adallah, il Centro legale per i diritti delle minoranze arabe in Israele, ha presentato la petizione.

La Corte Suprema israeliana si pronuncerà in merito alla costituzionalità della legge che vieta il boicottaggio.

La Corte Suprema israeliana si pronuncerà, Domenica, in merito alla costituzionalità della legge che vieta a qualsiasi persona o organizzazione di aderire al boicottaggio di Israele.

Letteralmente nota come "legge per la prevenzione dei danni allo Stato di Israele attraverso il boicottaggio," è stata approvata dalla Knesset nel luglio 2011 per punire qualsiasi persona o organizzazione che si appella al "boicottaggio economico, culturale o accademico” degli insediamenti israeliani in Cisgiordania o altrove in Israele.

Proposto, tra gli altri, dal deputato del  Likud Ze'ev Elkin (il partito di destra del primo ministro Netanyahu, ndr), attualmente Vice Ministro degli Affari Esteri, la legge è stata sostenuta da Netanyahu e adottata dopo che diversi artisti israeliani hanno rifiutato di esibirsi negli insediamenti, in segno di protesta della politica perseguita dal governo.

La legge "anti-boicottaggio" prevede che chiunque la violi, sarà obbligato a fornire una compensazione finanziaria alla persona o entità presa di mira dal boicottaggio.

Circa 20 attivisti BDS sono stati condannati sulla base della cosiddetta legge Lellouche, che vede la Francia in prima linea negli sforzi per contrastare il movimento di boicottaggio attraverso vie legali.

Quando Farida Trichine, insieme a 11 dei suoi amici, ha fatto irruzione in un supermercato francese, nel 2009, iniziando ad attaccare adesivi con slogan contro Israele su ortaggi importati dallo stato ebraico, si aspettava di essere scortata fuori dal negozio dalla polizia.

Quello che non si aspettava era di essere condannata per incitamento all'odio razziale e di essere intimata a pagare una multa di 650 dollari.

Tre mesi fa, un tribunale di Colmar ha condannato i 12 attivisti applicando una legge francese che ha esteso la definizione di discriminazione oltre ai consueti parametri di razza, religione e orientamento sessuale, includendo, così, anche i membri di gruppi cittadini.

Quella che Trichine, che indossava una maglietta con scritto "boicotta Israele" durante la protesta, considerava un’azione consentita dalla legge, è stata trattata dalle autorità come un reato motivato dall’ odio razziale.

Israele, cresce il malcontento nei confronti della politica degli insediamenti nei Territori occupati e in tanti non comprano più i prodotti delle colonie. Nel 2013 sono stati presentati progetti edili per oltre 14.000 nuove case

Il boicottaggio contagia anche gli israeliani e, seppure in maniera non organizzata e silenziosa, comincia a emergere il malcontento verso la politica degli insediamenti messa in atto con determinazione dal governo di Benjamin Netanyahu. Una politica che oltre a mandare all’aria un negoziato finora inconcludente, rischia di isolare Israele a livello internazionale e porta alla luce le divisioni interne alla stessa società israeliana.

Nei ristoranti di Tel Aviv i vini prodotti nelle colonie sono “off-limits”, ha raccontato all’agenzia stampa Associated Press il viticoltore israeliano Yaakov Berg, “Abbiamo un grosso problema. In realtà è praticamente impossibile vendere”. Non si tratta di una campagna di boicottaggio organizzata e diffusa come quella internazionale (DBS- Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) che preoccupa non poco il governo israeliano, perché ha provocato una serie di defezioni dal giro di investimenti nello Stato ebraico per il timore di contravvenire alle leggi internazionali sui diritti umani e alla Quarta Convenzione di Ginevra. È piuttosto il segno di un malcontento verso la politica aggressiva dell’esecutivo Netanyahu, accusato da alcuni cittadini di preoccuparsi troppo degli investimenti nella costruzione di nuovi  insediamenti e poco dei problemi abitativi, economici e sociali degli israeliani che non vivono nelle colonie.

Un’importante associazione olandese degli investitori ha sostenuto che molti fondi pensione statali, compagnie di assicurazione e  banche, "non applicano adeguatamente le linee guida in materia di diritto internazionale e dei diritti umani" rispetto agli investimenti legati ai Territori Palestinesi Occupati.

Il nuovo rapporto dall'Associazione olandese degli investitori per lo sviluppo sostenibile (VBDO), basato sullo studio delle politiche di decine di investitori istituzionali olandesi, arriva proprio mentre i fondi di investimento europei stanno sempre più tagliando i legami con organismi israeliani, per non essere considerati complici di violazioni del diritto internazionale.

Secondo VBDO, il loro consiglio si fonda sulla illegalità degli insediamenti israeliani "in virtù del diritto umanitario internazionale" , sottolineando che "molte attività commerciali in questo settore [Cisgiordania] sono anche in contrasto con gli accordi internazionali sui diritti umani".

di Ziad Medoukh

L’appello di centinaia di accademici americani a rompere le relazioni con le università israeliane e le recenti decisioni di alcune banche europee di interrompere gli investimenti nelle banche israeliane che finanziano le colonie illegali in Cisgiordania, dimostrano che il boicottaggio economico, istituzionale ed accademico di questo Stato dell’apartheid potrebbe essere molto efficace alfine di spingerlo ad accettare di applicare innanzitutto le risoluzioni internazionali.

Le azioni di boicottaggio si stanno moltiplicando, in Europa ed anche negli Stati Uniti, decine di aziende pubbliche e private hanno iniziato ad interrompere i loro legami con le compagnie israeliane, in particolare quelle che sono nelle colonie.

L’arma del boicottaggio è pacifica e non violenta, è una partecipazione internazionale all’applicazione del diritto internazionale, il suo obiettivo è fare pressione sul governo israeliano. Gli israeliani devono comprendere che gli alleati di ieri non possono continuare a sostenere la sua politica aggressiva e colonialistica, una politica che impedisce qualsiasi avanzamento dei negoziati di pace israelo-palestinesi.