G4S, la multinazionale ango-danese che trae profitto dalla sicurezza e dalle carceri sta per ritirarsi completamente dalle carceri israeliane, come ha riportato questa mattina il Financial Times.
Gli attivisti hanno dato un cauto benvenuto alla notizia, ma hanno sottolineato come la pressione sulla compagnia debba continuare finchè gli abusi di cui è complice non finiranno. Gli attivisti hanno anche fatto notare come la G4S abbia emesso comunicati fuorvianti in passato.
Secondo il Financial Times:
G4S ha confermato che porrà fine a tutti i suoi contratti con le carceri israeliane nel giro dei prossimi tre anni, in seguito ad un’assemblea generale annuale che è stata parecchio disturbata da manifestanti per i diritti umani. Questionati da alcuni manifestanti arrabbiati se la G4S si sarebbe ritirata dai Territori Palestinesi come riportato dal Financial Times lo scorso anno, Ashley Almanza, amministratore delegata, ha confermato: “nessun cambiamento su quella posizione.”
“Aspettiamo che questi [i contratti, ndt] terminino e non abbiamo intenzione di rinnovarli”, ha affermato. “Questi” includono i contratti per il fornimento di servizi di sicurezza e di selezione degli equipaggiamenti ai checkpoint militari, alla controversa prigione di Ofer e alle stazioni di polizia in Cisgiordania, i quali scadranno tutti il prossimo anno.
Ma Mr Almanza ha detto per la prima volta che questa mossa vedrà coinvolti anche tutti i contratti in Israele nel suo insieme.
Cautela.
“G4S sta certamente sentendo la pressione e il danno alla sua reputazione causato dalla campagna internazionale contro le sue complicità con l’occupazione militare israeliana,” ha affermato Randa Wahbe, funzionario di difesa di Addameer Prisoner Support and Human Rights Association,in un comunicato inviato per email a The Electronic Intifada.
“Gli ultimi report che vogliono G4S non rinnovare i suoi contratti con l’Israeli Prison Service sono un passo a cui diamo il benvenuto, ma questo non avrà un effetto immediato su chi sta affrontando oggi le violazioni dei diritti dell’uomo all’interno delle carceri israeliane,” ha aggiunto.
“G4S ha un lungo curriculum di cose dette e di azioni fatte in senso opposto e non ha emesso nessun comunicato scritto su quando intenda porre fine ai suoi contratti con l’Israeli prison service ed altri aspetti del regime di apartheid israeliano” ha affermato Wahbe.
“La campagna contro G4S continuerà fin quando non cesserà davvero tutti i suoi contratti che supportano l’occupazione militare israeliana.”
La Palestine Solidarity Campaign aggiunge che la G4S “continuerà ad essere bersaglio finchè non finirà con le sue complicità coi crimini israeliani.”
“Mani sporche di sangue”
Nonostante l’apparente decisione di ritirarsi, la compagnia sostiene che non ha alcun ruolo negli abusi di Israele.
“Noi non gestiamo le carceri, noi forniamo le prigioni di equipaggiamenti di sicurezza”, ha detto Almanza al Financial Times, sostenendo che l’equipaggiamento rende le carceri israeliani “più sicure” e non aumenta gli abusi dei diritti umani.
Ma questo video di Addameer spiega come la G4S abbia le mani sporche di sangue fornendo sistemi di sorveglianza e altri servizi agli impianti carcerari come la prigione di Megiddo, dove Arafat Jaradat, padre di tre bambini, fu torturato a morte lo scorso anno, e dove l’adolescente palestinese Ali Shamalawi, una degli “Hares Boys,” è detenuto.
Aumentare la pressione
Il 5 Giugno, dozzine di attivisti hanno fatto irruzione all’incontro annuale degli azionisti della G4S a Londra, 25 dei quali sono stati espulsi con la forza, mentre molti di più stavano manifestando al di fuori.
Il video, registrato durante il meeting, mostra gli attivisti gridare ad alta voce “G4S shame on you!” (G4S vergognati, ndt). Hanno anche fatto una lista degli abusi della compagnia, incluso il suo ruolo nella detenzione dei richiedenti asilo e degli immigrati nel Regno Unito per l'Australia (tre guardie della G4S sono state accusate di omicidio colposo a seguito della morte nel 2010 di Jimmy Mubenga, mentre questo veniva trattenuto dai tre uomini durante una deportazione forzosa dal Regno Unito.)
Un altro video postato dalla coalizione di attivisti Stop G4S sulla propria pagina Facebook mostra altri particolari dell’azione portata avanti fuori dall’assemblea degli azionisti.
La notizia arriva anche a seguito di un certo numero di artisti, attivisti e politici famosi che hanno pubblicamente chiesto alla G4S di porre fine alle sue complicità con gli abusi israeliani dei bambini detenuti.
Queste personalità includono l’Arcivescovo Desmond Tutu, il politico ed ex prigioniero politico sud africano Ahmed Kathrada, Alice Walker, Roger Waters, Angela Davis, Breyten Breytenbach, Saleh Bakri ed un certo numero di membri del Parlamento inglese.
Oltre alle proteste, G4S si trova anche sotto pressione “ufficiale”. Durante l’inizio della settimana, come riportato dal Financial Times, “il cane da guardia del governo inglese, il National Contact Point, ha avviato un’indagine sulle attività della G4S in Israele e in Cisgiordania. Il National Contact Point, facente parte del Dipartimento per gli Affari, ha affermato che ha ‘ha accettato le richieste per ulteriori esaminazioni.’”
Ciò è avvenuto in seguito ad una formale protesta di Lawyers for Palestinian Human Rights (Legali per i Diritti Umani Palestinesi, ndt), che ha definito il passo intrapreso dall’ente pubblico come “significativo e pioneristico.”
La scorsa settimana è stato rivelato che la Bill Gates Foundation ha svenduto un significativo quantitativo delle proprie azioni investite nella G4S, dopo essere stata investita da un’ondata di criticismo per aver investito nella compagnia ango-danese.
Gli ultimi sviluppo mostrano chiaramente che perfino una compagnia grande come la G4S – che possiede più di 600.000 dipendenti in tutto il mondo – non può continuare a trarre profitto dalla sofferenza e dagli abusi dei diritti degli esseri umani senza sentire la pressione di attivisti determinati.
Fonte: electronicintifada.net
Traduzione: BDS Italia