In Brasile, il 15 Maggio – il giorno della Nakba, che commemora l’espulsione di oltre 750.000 palestinesi dalle loro case e dalle loro terre tra il 1947 e il 1949 per fare spazio alla fondazione dello Stato di Israele – ha avuto un luogo una giornata di solidarietà attiva con la Palestina e contro Elbit Systems. Elbit è la compagnia militare israeliana che produce, tra le altre cose, i droni israeliani usati per uccidere e terrorizzare i palestinesi di Gaza e la tecnologia di sorveglianza per il Muro dell’Apartheid. 

Mentre nella Palestina occupata l’esercito israeliano ha ucciso due giovani palestinesi - Muhammad Abu al Audah Thahir (16 anni) e Nadim Nuwarah Siyam (17 anni), - con colpi di arma da fuoco al petto durante una protesta per il 66esimo anniversario della Nakba, gli attivisti brasiliani erano per le strade a protestare le relazioni militari tra il loro paese ed Israele. 

A Porto Alegre (capital dello stato di Rio Grande do Sul), già dalle 6.30 del mattino sindacalisti del CUT, attiviste della World March of Women e membri della comunità palestinese locale si sono riuniti davanti ai cancelli di AEL Sistemas, la sussidiaria di Elbit situate nella città, e hanno bloccato I lavoro della compagnia criminale per due ore, impedendo ai lavoratori di entrare nell’impianto. Gli attivisti hanno manifestato contro l’occupazione e l’apartheid israeliane, i loro numerosi sponsor e i loro sostenitori intorno al mondo e contro la presenza di questa compagnia criminale nella città. I protestanti hanno citato i crimini di guerra di cui si macchia la Elbit Systems e denunciato il profitto che Elbit/AEL traggono dal Muro dell’Apartheid che isola che le comunità palestinesi. Il presidente del CUT di Rio Grande do Sul, Claudio Nespolo, ha dichiarato: “Siamo qui, di fronte a questa compagnia perchè siamo contro le ideologie e le tecnologie di controllo totale, di esclusione, di repressione e di razzismo esportata dalla Elbit.” 

La protesta è stata spronata in particolare dall’attuale contratto tra il governo dello stato di Rio Grande do Sul, le università locali e la Elbit/AEL per la costruzione di un microsatellite militare. Nel volantini che gli attivisti hanno consegnato ai lavoratori fuori dai cancelli della compagnia c’era spiegato che: “Come lavoratori noi non vogliamo che il nostro lavoro sostenga tutto questo. Come cittadini di Rio Grande do Sul, non vogliamo che le nostre università, i nostri studenti e i nostri professori partecipino in questa partnership che supporta direttamente l’apartheid di Israele e le sue guerre, aumenta la militarizzazione della società e la privatizzazione delle ricerca al servizio delle corporazioni – in questo casi, criminali di guerra. Non vogliamo dare ospitalità all’apartheid israeliana, ma alla pace e alla solidarietà tra le persone.”

La World March of Women, che ha partecipato in questo picchetto come parte della Giornata Nazionale contro Elbit da lei stessa proclamata, ha sottolineato in un comunicato come questo accordi di cooperazione con la Elbit, che sarà portato Avanti anche con finanziamenti pubblici, “farà di Rio Grande do Sul un complice di crimini di guerra, rendendo il Brasile responsabile dell’espansione di una compagnia che distrugge quotidianamente la vita delle persone. In territori di guerra e militarizzati, le donne sono le più colpite!”

Il giorno precedente, gli studenti della Federal University di Rio Grande do Sul hanno occupato la presidenza dell’università e, tra le loro richieste principali, hanno chiesto di porre fine alla cooperazione dell’università con Elbit. Gli studenti, nella loro nota pubblica riguardante l’occupazione della presidenza, provocata dall’invasione della polizia militare alla Scuola di Educazione Fisica, hanno dichiarato che “ in questo contesto – in cui i presidi di facoltà condonano la repressione – come studenti, non possiamo evitare di ricordare che questa stessa università ha un’infame accordo militare con la compagnia di sicurezza israeliana Elbit [denominata AEL in Brasile] per la produzione di un satellite militare. Non vogliamo che la nostra università sia usata per lo sviluppo di questi strumenti mercenari di morte che traggono profitto dall’apartheid israeliana e che promuovono il genocidio della popolazione palestinese! Tempi bui stanno arrivando e fatti come questo sono cruciali per chi è chi e a chi serve la produzione della conoscenza accademica.”

Finalmente, durante le proteste del 15 Maggio contro le spese per la Coppa del Mondo e le relative violazioni dei diritti umani, come il trasferimento di comunità non abbienti, le invasioni militari nelle favelas di Rio de Janeiro, e le leggi imposte dalla FIFA per tenere a freno la libertà d’espressione durante il Campionato, la questione palestinese è stata messa in agenda. Durante l’Assemblea Nazionale dei Comitati Popolari della Coppa del Mondo, poche settimane fa, i partecipanti delegati hanno scelto il 15 Maggio per la mobilitazione nazionale e hanno riconosciuto che: “il popolo palestinese è direttamente colpito dalla Coppa del Mondo in Brasile, poiché c’è un significante flusso di denaro di fondi pubblici verso il complesso militare-industriale israeliano, sostenendo così le politiche di genocidio e di apartheid contro i palestinesi.”

Specialmente le proteste a Porto Alegre e a São Paulo hanno sottolineato come la Coppa del Mondo sia servita a trasferire in Brasile le metodologia repressive israeliane e come abbia finanziato la compagnia Elbit, così come altre compagnie militari israeliane. La Elbit/AEL situata a Porto Alegre offre supporto logistico e manutenzione a 5 droni Hermes che sorvoleranno i giochi del Campionato del Mondo. 

La protesta contro Elbit in Brasile e il contro il contratto con lo stato di Rio Grande do Sul, che dovrebbe garantire alla compagnia israeliana la possibilità di costruire il suo primo microsatellite militare, non si fermerà qui. I movimenti stanno già studiando ulteriori azioni. Questa opposizione pubblica si incarna sulla fatto che il microsatellite non ha ottenuto l’appoggio sperato a livello federale. Il fondo nazionale brasiliano per la ricerca e lo sviluppo ha stanziato solo quasi il 10% del budget richiesto dalla Elbit/AEL. Ci sono buone probabilità che presto il Brasile e Porto Alegre possano dare una chiara e concreta risposta a tutti gli esperti israeliani che pensano che l’America Latina possa finanziare il loro regime di apartheid quando le altre fonti di finanziamenti si stanno esaurendo. 

 

 

 

Fonte: stopthewall.org

Traduzione: BDS Italia