Notizie BDS
Notizie internazionali del movimento globale BDS.
Un nuovo rapporto del team di giornalismo investigativo DanWatch evidenzia in modo inquietante il modo in cui le imprese danesi aiutano ad alimentare l’occupazione militare israeliana in Palestina.
Il rapporto sostiene che fondi di investimento danesi investono 689 milioni di corone danesi (circa 94 milioni di euro) in società che hanno attività negli insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania. Questi fondi, quindi, contribuiscono al mantenimento dell'apparato dell'occupazione israeliana, tra cui la il muro di separazione ("Apartheid") e gli insediamenti.
Inoltre, dice DanWatch, i fondi pensione danesi investono più di 1 miliardo di corone in società coinvolte nella costruzione o nella cooperazione con i posti di blocco militari, il Muro e gli insediamenti. Questi investimenti sono stati evidenziati in una precedente relazione di DanWatch. Sebbene non abbiano l’intenzione di disinvestire completamente, aziende come G4S e ISS hanno ridotto le loro attività nei territori occupati in seguito alla denuncia internazionale del loro sostegno all'occupazione. Secondo il diritto danese, gli investimenti in società che traggono profitto dall'occupazione sono illegali.
Comune di Salice Salentino (LE)
All’Associazione Nazionale “Città del Vino”
Al Movimento BDS Italia
OGGETTO: Richiesta di sospendere viaggio di studio CdV in Israele.
In riferimento alla nota di pari oggetto del Movimento BDS datata 31.01.2015 acquisita all’Ente in data 04.02.2015 con prot. Nr. 1364, in qualità di Sindaco di un Comune associato all’Associazione Nazionale “CITTÀ DEL VINO”, comunica di condividere i contenuti della citata lettera del movimento BDS e pertanto si associa all’iniziativa di cancellare il viaggio-studio organizzato dalla Vs. Associazione.
Cordiali saluti.
IL SINDACO
Dott. Giuseppe TONDO
Leggi: Comune di Salice Salentino (LE) alla Città del Vino: Sospendere viaggio di studio in Israele
L’establishment militare israeliano è di nuovo all’offensiva, ma invece di armi ad alta tecnologia e di missili, usa schermi di computer, tastiere e connessioni wireless veloci per combattere ciò che rappresentanti dell’esercito israeliano hanno etichettato come “nuova guerra mediatica.”
Ai primi di febbraio, il portavoce militare Avi Benayahu ha annunciato che circa 1,6 milioni di dollari sarebbero stati investiti nella formazione di più di un centinaio di “guerrieri mediatici” israeliani all’uso dei social media per diffondere la propaganda israeliana in tutto il mondo.
“Dobbiamo conseguire la fiducia del pubblico e assistere il ministro degli affari esteri ad ottenere la legittimazione necessaria al nostro esercito per effettuare operazioni militari, al nord come al sud”. Così Benayahu ha presentato questa nuova campagna mediatica durante l’undicesima conferenza annuale sulla sicurezza di Herzliya all’inizio di febbraio.
La conferenza, che si tiene presso il Centro Interdisciplinare di Herzliya, vicino a Tel Aviv, è soprattutto un raduno della destra neo-conservatrice, che riunisce principalmente i governi israeliano e statunitense oltre a personalità accademiche e del mondo degli affari per discutere della politica israeliana e di questioni regionali e globali. La conferenza di quest’anno, oggetto di questo reportage, aveva come tema “L’equilibrio tra la forza e la sicurezza nazionale di Israele”.
Leggi: Israele investe 1,6 milioni di dollari in “guerrieri dei nuovi media”
Estratti video dell'incontro con Ilan Pappé e Moni Ovadia tenutosi a Roma il 16 febbraio
Ilan Pappé: Un ospite che occupa la casa è un invasore
Ilan Pappé: Antisionismo è anticolonialismo, gli accademici ne prendano atto
Moni Ovadia: non è antisemita chi pone problemi su questione palestinese
Moni Ovadia: Petizione a Mattarella contro divieto a Pappé di parlare a Roma 3
Guarda i video degli interventi di Ilan Pappé e Moni Ovadia
Palestina-Israele. Il divieto imposto allo storico israeliano Pappè a parlare all'Università di Roma danneggia la società, la libertà di parola e il censore stesso, che fugge il dialogo per paura
Un blackout della democrazia, quando si tappa la bocca a priori. Domani all’Università di Roma Tre si sarebbe dovuto tenere l’incontro «Europa e Medio Oriente oltre gli identitarismi», a cui avrebbero preso parte, oltre a me, la professoressa palestinese Ruba Saleh, l’ex vicepresidente del Parlamento Europeo Luisa Morgantini e il professore e storico israeliano Ilan Pappè. Pare che il rettore abbia negato la sala, negato l’accoglienza dell’ateneo dietro presunte pressioni dell’ambasciata israeliana e della comunità ebraica romana.
Ci siamo organizzati: si terrà in un’altra sede, al Centro Congressi Frentani. Ma ciò non intacca il mio profondo sgomento. Seppur non abbia le prove di tale censura preventiva, il divieto di parlare è una prassi troppo ricorrente. Pappè è ospite in un paese che si millanta democratico. Ma è ormai da lungo tempo che una parte delle comunità ebraiche ritiene che non si debba nemmeno trattare la questione palestinese. Silenzio di tomba. Qualsiasi che sia il comportamento del governo o dell’esercito israeliano, non ci si limita a negare il diritto di critica. Ci si spinge tanto oltre da anelare al silenzio totale.
Leggi: Moni Ovadia: La censura preventiva blackout della democrazia. Divieto imposto a Ilan Pappè.
Il 10 febbraio 2015 è stato presentato al parlamento USA un nuovo disegno di legge promosso sia da Repubblicani che da Democratici ed elaborato dall’AIPAC, il potente gruppo di pressione filo-israeliano. Il disegno di legge lega futuri accordi commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea al contrasto del Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro Israele. La proposta di legge presentata alla Camera dei Rappresentanti con il numero 825, The Israel Trade and Enhancement Act (Legge per il potenziamento degli accordi commerciali con Israele) è stato presentata dai membri del Congresso Peter Roskam (Repubblicano, eletto in Illinois) e Juan Vargas (Democratico, eletto in California) dopo che la lobby israeliana l’ha promossa per mesi dietro le quinte.
Un comunicato stampa pubblicato sul sito web del parlamentare repubblicano indica come la normativa intenda far leva sugli accordi commerciali degli Stati Uniti per proteggere la sicurezza economica di Israele:
Questo disegno di legge bipartisan potrebbe contrastare il movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro Israele e rafforzare i rapporti economici tra Stati Uniti e Israele. Nel corso degli ultimi anni, un numero crescente di paesi in tutto il mondo ha cercato di isolare e delegittimare Israele attraverso il BDS. Questo disegno di legge sfrutta i negoziati commerciali in corso per scoraggiare potenziali partner commerciali degli Stati Uniti dal mettere in atto una discriminazione economica contro Israele ... “. La Legge per il potenziamento degli accordi commerciali tra Stati Uniti e Israele farà in modo che i partner degli Stati Uniti negli accordi di libero scambio non possano mai mettere in atto questa protesta politica dannosa e illegittima contro Israele, oltre a proteggere le aziende statunitensi da cause legali promosse dall’estero che prendano di mira il loro legame con Israele.
I notiziari israeliani e la stampa ebraico-americana hanno dato notizia della proposta di legge, che non è stata però rilanciata da nessuno dei principali organi di stampa statunitense.
Leggi: L’AIPAC preme per legare il trattato commerciale USA - UE (TTIP) al contrasto del BDS
Israele è convinta che l'Unione Europea stia preparandosi a imporre dure sanzioni contro le colonie costruite sulla terra palestinese occupata. I funzionari che hanno visitato di recente le cancellerie estere europee e l'UE a Bruxelles hanno affermato che le sanzioni entreranno in vigore il prossimo mese dopo le elezioni politiche generali in Israele.
Secondo il sito israeliano Walla, questi funzionari affermano che il provvedimento europeo porrà l'accento “sull'illegalità delle colonie in base al diritto internazionale” senza prendere in considerazione le argomentazioni di Israele. Non vi sarà distinzione tra colonie situate all'interno di blocchi di colonie e colonie poste al di fuori. Tutte sono considerate illegali dal diritto internazionale.
I funzionari hanno riferito ai media che “l'approccio adottato dall'UE si fonda sull' approfondimento e sulla messa in evidenza dell'assoluta distinzione tra Israele all'interno della Linea Verde ( l'armistizio del 1949) e Israele al di là della Linea Verde “Stanno parlando di sanzioni contro le società che operano oltre il confine (nella Cisgiordania occupata), di sostegno alle iniziative giudiziarie palestinesi nei confronti delle colonie e di un rilancio della proposta del riconoscimento dello Stato di Palestina” attraverso il Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
Leggi: Secondo Israele, l'Unione Europea sta preparando sanzioni contro le colonie
Il social network americano sta affrontando una nuova ondata di reazioni dopo che gli utenti palestinesi di Facebook si sono lamentati per i messaggi sponsorizzati che pubblicizzavano case nelle colonie. Al Washington Post sono stati inviati screenshots di tutti gli annunci sponsorizzati, che erano in ebraico e sembravano mostrare abitazioni relativamente lussuose.
Alla domanda di come gli annunci avessero finito per raggiungere i palestinesi, un rappresentante di Facebook è stato in grado di rispondere soltanto che il social network sta indagando. RE/MAX Israele, un franchising di una società immobiliare americana, che sembrava essere dietro alcuni dei posti, invece non ha risposto immediatamente alla richiesta di commentare l'accaduto. La pagina Web di Fb che si occupa di pubblicità lo ha fatto, notando però che i post "promossi" possono essere utilizzati per raggiungere le persone vicino a luoghi specifici.
Per i palestinesi che hanno visto la pubblicità, i messaggi sponsorizzati hanno riportato alla mente, come ricordi sgraditi, uno degli aspetti più controversi delle relazioni israelo-palestinesi. Manal Tamimi, una studentessa palestinese che vive nel villaggio cisgiordano di Nabi Salih, ha detto che lei stessa ha visto più volte annunci immobiliari relativi agli insediamenti e che lei conosce personalmente tra i dieci e i venti altri palestinesi a cui è successo altrettanto. Tamimi, che ha riferito di utilizzare frequentemente Facebook, si è detta "molto arrabbiata e molto turbata" quando ha visto gli annunci sponsorizzati.
Leggi: Come Facebook mostra pubblicità di insediamenti israeliani agli utenti palestinesi
Un gruppo di 63 influenti europarlamentari hanno scritto a Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Ue per la Politica Estera, di sospendere l'Accordo di Associazione UE-Israele, il principale accordo tra l'Unione Europea ed Israele.
La singolare iniziativa trasversale è la prima intrapresa da un numero così consistente di eurodeputati per chiedere misure dure contro Israele dopo il massacro di più di 2.300 palestinesi di Gaza la scorsa estate.
"Amnesty International e organizzazioni palestinesi hanno documentato che Israele ha deliberatamente preso di mira dei civili e ha commesso altri crimini di guerra durante la sua recente offensiva contro i palestinesi a Gaza. Si tratta di gravi violazioni del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale, che non possono essere tollerate", hanno affermato gli europarlamentari dei cinque più grandi partiti del Parlamento europeo.
"Chiediamo alla Commissione di prendere in considerazione la sospensione dell'Accordo di Associazione con Israele a meno che Israele non prenda misure concrete ed immediate che lo portino al rispetto del diritto internazionale", si legge nella lettera degli eurodeputati.
Leggi: 63 Europarlamentari alla Mogherini: Sospendere l’Accordo di Associazione UE-Israele
A differenza di singoli individui, [la maggioranza dei palestinesi] indirizza la propria rabbia e avversione verso iniziative nonviolente quali il BDS e la CPI [la Corte Penale Internazionale].
di Amira Hass
Come al solito il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman stanno ingannando gli israeliani. Non c'è bisogno di un incitamento da parte di dirigenti dell'Autorità Nazionale Palestinese o di personaggi pubblici arabo-israeliani perché un giovane palestinese in preda alla follia accoltelli circa una dozzina di persone.
Non c'è bisogno che elementi stranieri incoraggino un giovane palestinese a compiere una serie di vendette con il rischio di essere ammazzato o privato della libertà per molti anni. Qualunque sia la situazione sociale di Hamza Mohammed Hasan Matrouk [il giovane palestinese che ha attaccato a coltellate l'autista ed alcuni passeggeri di un autobus a Tel Aviv. N.d.tr.], la rabbia, l'odio, e il desiderio di profonda vendetta che si porta dentro sono esclusivamente sue.
Non c'è bisogno di un particolare“clima”. Il "clima" c'è sempre stato, da quando Matrouk è nato nel campo profughi di Tul Karm, anzi anche prima. Chi l'ha creato: l'esercito israeliano, l'Amministrazione Civile [israeliana, che è in realtà militare e che governa nei Territori Occupati. N.d.tr.], il servizio di sicurezza dello Shin Bet, il ministero della Difesa, le colonie e i loro abitanti, le torrette di sorveglianza dell'esercito israeliano, le recinzioni di filo spinato.
Leggi: La maggiore parte dei palestinesi si modera, nonostante il saccheggio da parte di Israele