Notizie BDS
Notizie internazionali del movimento globale BDS.
BDS Milano ha partecipato, l'otto agosto, a un seminario rivolto a giovani studenti italiani di origine palestinese, spiegando loro l'importanza del BDS, cosa è, come funziona.
Il seminario, della durata di tre giorni, era focalizzato sulla spiegazione agli studenti di tutti gli strumenti necessari per supportare al meglio la questione palestinese.
Leggi: BDS al seminario sull'advocacy per studenti italiani di origine palestinese
Vedi video e foto della manifestazione e leggi il comunicato di BDS France
di Julien Salingue, dottorato in scienze politiche e membro del Nuovo Partito Anticapitalista
In Cisgiordania i soprusi commessi dai coloni israeliani si moltiplicano, fino ad avere, recentemente, portato alla morte di un neonato e di suo padre nell'incendio doloso della loro casa. A Gaza, un anno dopo l'offensiva omicida dell'estate 2014, il blocco continua e si è appena saputo da un rapporto dell'ONU che per la prima volta da 50 anni la mortalità infantile è in aumento. A Parigi, per denunciare questi crimini, si organizza una grande festa sulle rive della Senna, in onore di Tel Aviv. Non vi sembra un'indecenza?
Tel Aviv è Israele
«Ma non bisogna confondere Tel Aviv, una città, con Israele, uno Stato!» ci dicono. Quest'argomentazione potrebbe far sorridere se la situazione non fosse così grave. Bisogna ricordare agli organizzatori dell'iniziativa che Tel Aviv è la sola capitale internazionalmente riconosciuta di Israele, sede di quasi tutte le ambasciate? Bisogna precisare che l'agglomerato urbano di Tel Aviv (il "Gush Dan" [Area della tribù di Dan, ossia l'area metropolitana di Tel Aviv. N.d.tr.]) è di gran lunga il più popolato del Paese, con i suoi 3,5 milioni di abitanti, cioè quasi la metà della popolazione totale? Infine, bisogna ricordare che Tel Aviv è la capitale economica e finanziaria di Israele ed anche la sua capitale tecnologica, dove si elabora una gran quantità delle piccole meraviglie destinate all'esercito israeliano? No, Anne Hidalgo [la sindaca di Parigi. N.d.tr.], Tel Aviv non è una repubblica autonoma.
Leggi: Tribuna di Libération: #TelAvivSurSeine: un'operazione eminentemente politica
Gentile Primo Ministro Renzi,
a seguito della sua prima visita ufficiale in Israele e Palestina raccogliamo con interesse la priorità data dal nostro Governo a quest’area, segnata anche dalla visita di poche settimane fa del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Gentiloni. Tuttavia, dopo quanto emerso nei discorsi pubblici pronunciati durante la sua visita, vogliamo condividere con lei alcune riflessioni. Nel corso della sua visita lei ha ricordato che l’Italia è “leader per gli investimenti nella cooperazione in Palestina” e si è posto come obiettivo quello di “realizzare progetti di sviluppo per questa terra”. In linea con l’impegno economico a favore della Palestina da parte della Cooperazione Italiana, che vede tale Paese incluso nella lista dei 20 Paesi prioritari per il triennio 2014-2016, e perché si possa parlare di un reale sviluppo a Gaza e in Cisgiordania, chiediamo che il nostro Governo esprima posizioni chiare e coerenti a favore del rispetto dei diritti umani e della legalità internazionale e che dopo la sua visita l’Italia se ne faccia portavoce con ancora più forza presso tutte le sedi rilevanti. Se, come da lei espresso, la sicurezza di Israele rappresenta anche la nostra sicurezza, allora le misure per promuoverla devono essere orientate a prevenire un’ulteriore escalation del conflitto.
Ci rivolgiamo pertanto a lei affinché il Governo Italiano:
1. Esiga il rispetto da parte di Israele del diritto internazionale e del diritto umanitario nel territorio palestinese occupato, a partire dalla fine del blocco su Gaza, che costituisce una punizione collettiva in aperta violazione della IV Convenzione di Ginevra.
2. Svolga un ruolo attivo affinché i Paesi donatori mantengano le promesse di aiuto a favore dei Palestinesi di Gaza e chiedano ad Israele di garantire un accesso senza restrizioni per i materiali necessari alla ricostruzione.
3. Faccia pressioni affinché Israele ponga fine alle demolizioni e agli sgomberi in Area C e a Gerusalemme Est, annullando tutti gli ordini di demolizione esistenti e garantendo il diritto dei Palestinesi a vivere e risiedere a Gerusalemme.
Leggi: 13 ONG italiane che lavorano in Palestina scrivono al Primo Ministro Renzi
Comunicato stampa di Pax Christi Italia
“Perplessità, sconcerto e dissenso!!” è il minimo che possiamo dire dopo aver ascoltato i discorsi pronunciati dal nostro Presidente del Consiglio, a nostro nome, in Israele, esattamente ad un anno dal terribile massacro che nel luglio scorso ha sconvolto la Striscia di Gaza: più di 2.000 morti, tra cui almeno 400 bambini.
Vana è stata la ricerca di questi dati nei diversi interventi di Matteo Renzi.
E non ha fatto riferimento a nessuna delle questioni che da decenni impegnano le Nazioni Unite, dalle colonie all’occupazione militare, dall’assedio di Gaza alle violenze quotidiane che le agenzie dell’Onu monitoriano costantemente.
Niente di tutto questo.
Con grande sconcerto l’abbiamo sentito ripetere solamante l’ossessivo slogan della “sicurezza d’Israele”senza alcun riferimento alla devastante distruzione di cui è responsabile quello Stato che, secondo Renzi, sarebbe “non solo il Paese delle radici di tutto il mondo” ma perfino “il Paese del nostro futuro”.
Ma forse gli italiani comprenderebbero meglio il perchè di questo squilibrato e astratto abbraccio allo Stato responsabile dell’attuale apartheid, se qualche media avesse rivelato che il nostro Paese è un grande fornitore di sistemi d’arma a Israele.
Leggi: Pax Christi Italia: Renzi in Israele e Palestina, Non in nostro nome!
L’Ue, scrivono gli esperti del Consiglio Affari Esteri dell’Unione, deve agire ulteriormente e più velocemente per garantire che gli insediamenti israeliani non traggano in alcun modo benefici dai rapporti bilaterali con lo Stato ebraico
di Rosa Schiano
Proseguendo sulla strada intrapresa con la pubblicazione delle linee guida della Ue che prevedono l'etichettatura dei prodotti israeliani provenienti dalle colonie in Cisgiordania, mercoledi il Consiglio Affari Esteri della UE ha pubblicato un documento sulla politica di differenziazione descritta come uno degli strumenti più adatti a contrastare il mantenimento dello status quo voluto da Tel Aviv, a preservare la possibilità di una soluzione due popoli due stati ed aiutare a creare le condizioni per una ripresa dei negoziati.
Secondo il documento, i capi europei dovrebbero difendere tale politica di differenziazione dai tentativi della classe politica israeliana di rappresentare erroneamente le azioni della UE come boicottaggio di Israele. La differenziazione infatti, specifica il documento, non mira ad isolare Israele ma intensificare i legami tra l'UE e lo stato ebraico e allo stesso tempo rispettare i propri obblighi legali. Legami che sono storicamente forti, si afferma nel documento, così come forte è la convinzione europea sulla soluzione del conflitto basata sui due Stati.Allo stesso tempo, il testo sottolinea che l'UE ed i suoi Stati membri, come il resto della comunità internazionale, non riconoscono alcuna sovranità israeliana, legale o de facto, sui Territori Palestinesi Occupati. Si tratta di un dovere di non riconoscimento basato sul diritto internazionale, e risultante nell' obbligo legale di differenziare chiaramente tra Israele e le sue attività al di fuori della Linea Verde (la "Green Line", facendo riferimento ai confini Israeliani entro le linee del 1967) nell'ambito delle relazioni bilaterali. Le attività israeliane al di fuori delle linee del 1967 che delimitano l'area di giurisdizione territoriale israeliana e che sono considerate la base per un futuro accordo di pace basato sui due Stati non possono quindi essere parte dei rapporti bilaterali EU–Israele. Lo stesso sistema di controllo israeliano all'interno dei Territori Palestinesi Occupati risulta essere incompatibile con una futura soluzione dei due Stati.
Leggi: Colonie israeliane, l’Unione europea vuole superare lo status quo
Gli attivisti italiani reagiscono con decisione alle dichiarazioni del primo ministro Matteo Renzi, che durante la sua visita al parlamento israeliano questa settimana, ha asserito che “L’Italia sarà sempre in prima linea contro tutte le forme di boicottaggio”, dal premier definito come “sterile e stupido”.
L’attacco del leader di centro-sinistra al BDS, su cui c’è stata in Italia ampia copertura mediatica, arriva in un momento in cui molti governi europei stanno intensificando le loro relazioni con Israele.
La Grecia ha questa settimana firmato un accordo militare senza precedenti con Israele, e tanto le forze militari greche che le italiane hanno recentemente preso parte a esercitazioni congiunte con l'aviazione israeliana, nonostante il ruolo di quest'ultima nella devastazione di Gaza la scorsa estate.
BDS Italia, che raccoglie al suo interno decine di gruppi e associazioni, ha risposto che con le sue dichiarazioni, Renzi “dimostra di non conoscere affatto il movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), movimento lanciato nel luglio 2005 da una ampia coalizione della società civile palestinese, come risposta necessaria e morale per fermare le continue violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, laddove le istituzioni hanno fallito”.
Rimandando al mittente le sue stesse parole, BDS Italia ha ribadito che “‘sterile e stupido’ è continuare a ignorare le violazioni di Israele invece di prendere misure concrete per far rispettare i diritti umani, il diritto internazionale umanitario e le risoluzioni ONU e sostenere la richiesta di libertà, giustizia e uguaglianza delle e dei palestinesi”.
Leggi: Il primo ministro italiano a Gerusalemme attacca il BDS definendolo “stupido e sterile”
Il Consiglio europeo per le Relazioni Estere (ECFR) pubblica un documento in cui raccomanda l'UE adottare misure contro le istituzioni finanziarie che facciano affari in Cisgiordania. Sensibile ribasso dei titoli bancari israeliani subito dopo che i media israeliani hanno riportato un articolo della Reuters sul documento.
Il grado di preoccupazione in Israele circa la possibilità di future sanzioni è stato particolarmente evidente per tutti martedì scorso, allorché la diffusione di un rapporto da parte di un think tank europeo ha fatto si che l'indice bancario di Tel Aviv perdesse 2.3 punti in meno di un'ora (2.46 complessivamente nella giornata).
Il report pubblicato dall’ECFR include una serie di indicazioni volte a distinguere tra le relazioni ufficiali UE-Israele e quelle che hanno connivenze con le attività negli insediamenti illegali in Cisgiordania, con una speciale enfasi sul sistema bancario (l'intero report disponibile al link).
Secondo gli autori del rapporto,Hugh Lovatt and Mattia Toaldo, "distinguere e differenziare, in ambito UE, tra Israele e le attività delle colonie sono degli strumenti più significativi a disposizione dell'UE per contrastare il sistema degli incentivi che Israele stesso pone in atto per mantenere lo status quo".
Leggi: L’indice dei titoli bancari di Tel Aviv crolla in seguito al rapporto sulle colonie
Quindici sindacati di Gaza hanno congiuntamente ribadito il proprio sostegno al boicottaggio nei confronti d’Israele e delle sue istituzioni del lavoro, complici nella violazione dei diritti palestinesi.
In occasione del decimo anniversario del movimento di boicottaggio, i sindacati membri della Federazione Generale dei Sindacati Palestinesi (PGFTU) della striscia di Gaza riaffermano il proprio “fermo impegno verso l’appello della società civile palestinese per […] il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni nei confronti di Israele (BDS)”.
“Accogliamo con favore e riconoscimento i molti sindacati e federazioni del mondo che danno ascolto all’appello del BDS e vorremmo ribadire il nostro appello a tutti i compagni e attivisti per la libertà e la giustizia all’interno dei sindacati e delle federazioni di tutto il mondo per boicottare Israele a causa del suo regime razzista e coloniale”, affermano i sindacati palestinesi.
In particolare, i sindacati “[sottolineano] l’importanza di boicottare Histadrut a causa della sua spudorata complicità nelle politiche d’Israele, tra cui l’occupazione, la costruzione di colonie, l’apartheid e l’espropriazione dei diritti dei lavoratori palestinesi.”
Il comunicato del PGFTU, circolato tramite il Comitato Nazionale Palestinese del BDS (BNC), ribadisce anche “l’opposizione [dei sindacati] a ogni forma di normalizzazione con Israele e le sue istituzioni”.
Leggi: I sindacati di Gaza chiedono il boicottaggio della federazione dei lavoratori d’Israele
All'Alto Rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera, Federica Mogherini
a Robert Jan Smits, direttore generale per la ricerca e l'innovazione,
ci rivolgiamo a voi a proposito della partecipazione di Israele al nuovo programma Horizon 2020. Apprezziamo le linee guida della UE per regolamentare l'ammissibilità di strutture israeliane a programmi di finanziamento e strumenti finanziari dell'UE e riteniamo che siano un passo importante nella giusta direzione. Queste linee guida mostrano che la UE riconosce le proprie responsabilità e i propri obblighi politici al rispetto del diritto internazionale nell'attribuzione di fondi, sovvenzioni e premi a strutture israeliane. Tuttavia, la società civile palestinese ha sollevato la preoccupazione che queste linee guida possano non essere sufficienti o non essere correttamente interpretate al fine di garantire effettivamente che il denaro della UE non sia assegnato in forme che assistano e forniscano aiuto alle violazioni di norme vincolanti del diritto internazionale da parte di Israele.
In una lettera congiunta, organizzazioni della società civile palestinese hanno portato alla nostra attenzione un rapporto redatto da Stop the Wall che dà conto dell'assistenza finanziaria alla Elbit Systems e ad altre aziende israeliane militari e per la sicurezza coinvolte nelle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele.
Elbit Systems è una delle maggiori aziende militari israeliane e uno dei maggiori produttori di droni, armi ed altra tecnologia che è parte chiave dell'apparato militare israeliano. Finanziare ricerca e sviluppo tecnologico della Elbit Systems o di qualsiasi altra azienda simile violerebbe come minimo la politica della UE contro il finanziamento di progetti ad uso sia civile che militare. Oltre a questo, la tecnologia di Elbit si è sviluppata nel corso di azioni militari israeliane che sono state severamente condannate da Stati membri UE ed hanno provocato mobilitazioni di massa in Europa.
Leggi: 73 Parlamentari Ue alla Mogherini: No ai finanziamenti alle imprese israeliane complici...