LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Gli sforzi del Congresso per estendere ai territori occupati la lotta contro il movimento BDS comporta per la lobby filoisraeliana il rischio di fare il passo più lungo della gamba.

di Chemi Shalev

Il Dipartimento di Stato degli USA martedì ha posto un brusco freno agli sforzi di Israele per indurre l'amministrazione Obama a considerare il boicottaggio delle colonie uguale al boicottaggio di Israele. Così facendo, ha dato un'altra amara lezione al governo israeliano e alla lobby filoisraeliana sui rischi di fare troppo i furbi e fare il passo più lungo della gamba.

Una speciale dichiarazione emessa dall'ufficio stampa del Dipartimento di Stato nel pomeriggio di martedì ha chiarito che, mentre l'amministrazione "si oppone fortemente" ad ogni boicottaggio, disinvestimento o sanzione contro lo Stato di Israele, non estende la stessa protezione ai "territori controllati da Israele". Invece di indebolire gli sforzi di boicottare gli insediamenti ebraici nei territori occupati, come avevano previsto i sostenitori di Israele, il Dipartimento di Stato in realtà garantiva una legittimazione senza precedenti a tali sforzi.

La dichiarazione è arrivata dopo la firma del Presidente Obama del Trade Promotion Authority bill (disegno di legge sulla promozione del commercio), che gli conferisce l'autorità di concludere l'Accordo di Partnership Trans-Pacifica. Ma, dato che il disegno di legge riguarda gli accordi di libero commercio in generale, è stata inserita una clausola al Senato da parte del senatore democratico Ben Cardin e del senatore repubblicano Rob Portman e di Peter Roskam, deputato alla Camera dei Rappresentanti, che dà indicazione ai diplomatici americani di includere l'opposizione ad ogni boicottaggio di Israele – o di persone dei "territori controllati da Israele" – nei loro negoziati sul libero commercio con l'Unione Europea.

di Ben White

Shurat HaDin, un'organizzazione con il governo ed i servizi di sicurezza di Israele, sta tenendo un seminario, questa settimana a Gerusalemme, "per la formazione degli avvocati stranieri nel contrasto del BDS." L'incontro segue un periodo di intensi attacchi da parte di funzionari israeliani al movimento di boicottaggio a guida palestinese, comprese le relazioni di imminenti azioni legali del Ministero della Giustizia.

Secondo i media, circa 70 avvocati di tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, Singapore, Paesi Bassi, Sud Africa, Germania, Canada e Belgio, saranno presenti. L'obiettivo è "fornire" loro "gli strumenti tattici e le più ampie strategie in aula di cui hanno bisogno" per combattere BDS.

Il programma di workshop e conferenze copre argomenti come "Imparare a combattere la BDS e altri movimenti anti-semiti" e "Preparatevi ad Difendere Soldati israeliani contro accuse di crimini di guerra". Tra i relatori Alan Dershowitz e l'ex ministro della Giustizia canadese Irwin Cotler.

Nitsana Darshan-Leitner, presidente di Shurat HaDin, ritiene che i partecipanti continueranno ad attuare "strategie provate" in Israele e in tutto il mondo. "Il movimento BDS anti-israeliano e di delegittimazione ha preso piede nelle università e nei livelli organizzativi delle corporazioni", ha detto Darshan-Leitner, e "dobbiamo ampliare la lotta in modo drammatico."

di Stephanie Westbrook

Il 9 luglio ricorre il decimo anniversario del movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele. Come non mai nella sua storia, la campagna lanciata nel 2005 dalla società civile palestinese come risposta al fallimento delle istituzioni di fermare le violazioni di Israele, sta al centro dell’attenzione. E a giudicare dalla reazione isterica del governo israeliano, il movimento sta avendo il suo effetto.

Definito di recente dal presidente di Israele Reuven Rivlin “una minaccia strategica del più alto grado”, il nuovo governo di Netanyahu, il più estremista di destra nella sua storia, sta dedicando risorse alla lotta contro questo movimento nonviolento internazionale. 

In prima linea ci sarà il numero due del Likud, Gilad Erdan, ora Ministro degli Affari Strategici, che potrà contare su $26 milioni e dieci nuovi collaboratori per la controffensiva al BDS.

Il Ministro del Giustizia, Ayelet Shaked, punta sul fronte legale, chiedendo al dicastero di elaborare un piano per azioni legali civili e penali nei confronti dei sostenitori internazionali della campagna.

Mentre al Knesset (parlamento), Yinon Magal intende presentare una proposta di legge che vieterebbe l’ingresso in Israele, e quindi anche nei Territori palestinesi occupati visto che Israele controlla i confini, ai sostenitori del BDS. Inoltre negherebbe agli ebrei sostenitori del BDS il diritto previsto dalla “legge di ritorno”, che gli permette di ottenere la cittadinanza israeliana.

Israele deve sapere che noi non molleremo e cresceremo sempre più.

Israele deve sapere che siamo stanchi di vedere le atroci sofferenze del popolo palestinese per causa sua e che non siamo più disposti a tacere !

Noi siamo pacifisti, non abbiamo armi e non indossiamo mimetiche e giubbotti antiproiettile, perchè siamo persone comuni, apparteniamo a famiglie comuni, a fortunate famiglie comuni, fortunate per il solo fatto di trovarci oltre quel maledetto muro dell’apartheid imposto da Israele ad un popolo oppresso da 67 anni che subisce giorno per giorno angherie, soprusi, violenze, lutti, umiliazioni e che malgrado tutto RESISTE… e lo fa a testa alta perchè è nel giusto, e lo fa a testa alta perchè ha una forte identità che gli fa da sostegno.

E noi non lasceremo mai più solo questo popolo forte ed orgoglioso; ci uniremo a lui e lotteremo in maniera civile, ma con determinazione e costanza, fino a quando tutto questo finirà!

Gli investimenti diretti esteri in Israele sono scesi del 50% nel 2014 secondo il Rapporto sugli investimenti mondiali 2015 pubblicato ieri dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD).

La settimanale Newsweek riporta: Investimenti esteri in Israele scendono del 50%

Un nuovo rapporto delle Nazioni Unite ha rivelato che gli investimenti diretti esteri in Israele sono scesi di quasi il 50% nel 2014, rispetto all'anno precedente, mentre il paese continua a subire gli effetti del conflitto di Gaza della scorsa estate.

Il rapporto, pubblicato dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD), dimostra che sono stati investiti nel paese solo € 5,7 miliardi nel 2014, rispetto ai € 10,5 miliardi nel 2013, un calo di € 4,8 miliardi, ovvero del 46%. Anche gli investimenti di Israele in altri paesi sono diminuiti del 15%, da € 4,2 miliardi nel 2013 a € 3,5 miliardi dello scorso anno.

Newsweek cita una degli autori del rapporto, Dott.ssa Ronny Manos, ricercatrice presso la Open University di Israele, che attribuisce il calo degli investimenti alle conseguenze dell'assalto militare israeliano a Gaza della scorsa estate e ai "boicottaggi internazionali" contro Israele per le sue "presunte violazioni del diritto internazionale". Il giornale israeliano Ynet aggiunge che, secondo Manos, “queste sono solo ipotesi che possono spiegare il forte calo".

Ti chiedi perché Benjamin Netanyahu abbia dichiarato guerra al movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), perché Sheldon Adelson e Haim Saban abbiano organizzato una conferenza segreta a Las Vegas per combatterlo, Yair Lapid dica che le persone dietro il BDS abbiano pianificato gli attacchi dell’11 settembre, e Ari Shavit definisca il movimento "malvagio e sofisticato"?

Bene, ecco perché. Il Financial Times ha pubblicato un articolo lungo, e abbastanza equilibrato, sulla rapida crescita del BDS, che comprende due splendide cifre finanziarie che dimostrano quanto stia diventando potente il movimento nonviolento per la giustizia in Israele / Palestina.

L'informazione più importante è in fondo all'articolo: 

Tuttavia, ci sono segnali che l'inquietudine di Israele sul BDS è genuina. Questa settimana un quotidiano finanziario israeliano ha dato notizia di un rapporto del governo trapelato in cui si stima che il BDS potrebbe costare all'economia israeliana $1,4 miliardi all’anno. La stima si basa anche sulle ridotte esportazioni dagli insediamenti, in linea con i piani dell'Unione europea di iniziare ad etichettatura le merci ivi fabbricate, - non fa parte del movimento BDS, anche se molti israeliani mettono le due cose insieme. La Rand Corporation, il think-tank statunitense, afferma che i costi potrebbero essere più di tre volte superiori: $47 miliardi in 10 anni.

Questa è la vera storia del BDS. Sta avendo un impatto enorme. La CNN ha fatto un servizio sul rapporto della Rand l'altro giorno - un colpo da 15 miliardi dollari da parte del BDS, in gran parte dovuto ai suoi successi in Europa – mentre lo stesso giorno il New York Times ha pubblicato un pezzo sulla Telecom francese che nega il suo sostegno al BDS, ma senza una parola tanto riguardo lo studio della Rand, quanto le cifre trapelate del governo israeliano. (Jodi Rudoren, giornalista del New York Times, ha scritto sul rapporto della Rand l'8 giugno, ma per qualche motivo ha trovato la stima del costo del BDS di 47 miliardi dollari immeritevole di menzione). L’articolo fazioso di Rudoren sul BDS – che riporta la marcia indietro dell’Orange, ma  ommette le cifre miliardarie che hanno creato scalpore nei media israeliani e altri - dimostra ancora una volta il perfetto , totale allineamento del suo "giornalismo" al Centro di Hasbara (propaganda).

Fonte: Mondoweiss 

Traduzione di BDS Italia 

Nel momento in cui il movimento del boicottaggio, disinvestimento e sanzioni sta crescendo, il suo cofondatore, Omar Barghouti, è diventato l'obiettivo della demonizzazione israeliana. Rami Younis di +972 [rivista on line di blog gestito da un gruppo di giornalisti, blogger e fotografi che si occupano di Israele e Palestina] incontra Barghouti per una rara discussione sugli obiettivi del BDS, sui suoi recenti successi e sulle accuse sempre più frequenti che si tratti di un movimento antisemita.

di Rami Younis

(Questo articolo è stato pubblicato in arabo su Bokra)

Omar Barghouti in questo momento è uno dei nomi più malfamati nei circoli filo israeliani e governativi. Fonti ufficiali israeliane hanno descritto questo attivista palestinese dei diritti umani e leader del movimento BDS – che ha cofondato dieci anni orsono e ora dirige – come una minaccia alla [sicurezza dello] Stato di Israele. Quant'è grande la minaccia? Beh , proprio la settimana scorsa il quotidiano più venduto del Paese, Yedioth Ahronot, ha ospitato in prima pagina una storia su di lui definendolo “ Omar l'esplosivo”. E se lui e il suo movimento del boicottaggio stanno procurando sia ai dirigenti sionisti che ai loro media attacchi di panico, si può solo desumere che Barghouti stia facendo qualcosa di buono.

“Per il BDS è l'era della rinascita?” gli domando al telefono. Ride e mi dice che c'è molto ancora da fare.

Ma Barghouti, 51enne, rifiuta di rispondere ai suoi accusatori – in quanto persiste nel boicottaggio dei media israeliani. Ha voluto dare una rara intervista grazie alla mia identità palestinese e a condizione che sarebbe stata pubblicata prima in arabo sul sito palestinese Bokra, benché venga anche pubblicata in inglese qui sulla Rivista +972 e in ebraico su Local Call, dove faccio il blogger. Il miglior antisionismo unificato in tre lingue, aggiungo io.

Barghouti spiega la sua scelta di non parlare con i media israeliani e la logica [che sta] dietro l'appello più ampio per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele nel suo complesso:

“In qualunque altra situazione di oppressione prolungata i gruppi per i diritti umani chiedono provvedimenti sanzionatori contro lo Stato e le sue istituzioni, non solo contro una piccola componente dello Stato che è direttamente legata all'ingiustizia in questione. Nessuno ha chiesto il boicottaggio delle società sudanesi che producono nel Darfur come risposta ai crimini di guerra del loro regime. Tutto il Sudan nel suo insieme è stato preso di mira.

“Come ha detto una volta l'arcivescovo Desmond Tutu, in Occidente Israele è messo su un piedistallo e trattato come se fosse al di sopra del diritto internazionale. Il BDS prova a porre fine a questo trattamento di favore e alla sua impunità criminale. Israele deve essere considerato come un qualsiasi Stato che commette gli stessi gravi crimini”.

Il fondo pensione norvegese KLP ($65 miliardi) ha annunciato la scorsa settimana che escluderà le società Heidelberg Cement e Cemex dai loro portafogli di investimento.

Il motivo dell'esclusione è l'estrazione da parte delle società delle risorse naturali in Cisgiordania, territorio palestinese occupato da Israele. Entrambe le società gestiscono cave con licenze israeliane nei territori occupati. Ciò priva i palestinesi del controllo e dei benefici delle proprie risorse ed è una violazione del diritto internazionale.

“Siamo felici che il KLP abbia dimostrato responsabilità etica e che escluderà quelle aziende. Sarebbe stato inaccettabile che le pensioni dei dipendenti dei comuni e delle contee norvegesi fossero investite in società che contribuiscono a privare i palestinesi delle loro risorse”, dice Mette Nord, presidente del Sindacato della Norvegia.

Nel rapporto del 2012 "Le relazioni pericolose: legami norvegesi con l'occupazione israeliana" il Fagforbundet, Sindacato norvegese dei lavoratori degli enti locali e dei servizi,  e il Norwegian People’s Aid avevano esortato le banche norvegesi e a i gestori di fondi ad escludere Heidelberg Cement e Cemex dai loro portafogli.

“Siamo lieti che il KLP abbia ascoltato i nostri consigli e che con questa decisione sostenga il diritto internazionale. Il loro lavoro diligente e le motivazioni pubblicate sono esemplari. Si tratta di un passo nella giusta direzione per ottenere che le banche norvegesi evitino investimenti che contribuiscano all'occupazione della Palestina. La banca norvegese Nordea ha già escluso Cemex per gli stessi motivi,” ha detto Liv Torres, segretario generale di Norwegian People’s Aid.

“Non vi è alcun dubbio che altre banche, per non parlare del Fondo Pensione Statale, dovrebbero fare lo stesso”, sostiene Liv Torres.

Fonte: Norwegians People’s Aid 

Traduzione di BDS Italia

Calcio, telefonia, prodotti agricoli, gas: negli ultimi tempi la campagna internazionale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni ha ottenuto i primi risultati a favore dei palestinesi

Da anni i palestinesi e i sostenitori della loro causa dicono che l’unico modo per mettere fine all’occupazione illegale della Palestina è renderla troppo costosa per Israele. Oggi sta succedendo proprio questo grazie alla campagna internazionale Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds), che attraverso le pressioni economiche su Israele mira a ottenere il riconoscimento di alcuni diritti dei palestinesi.

Gli operatori di telecomunicazioni israeliani, per esempio, lavorano liberamente nei Territori occupati, dove forniscono servizi di telefonia mobile 3g e 4g. Israele, però, non permette alle aziende palestinesi di fare lo stesso. In seguito alle pressioni del movimento Bds in Egitto, il colosso della telefonia francese Orange ha messo in dubbio la possibilità di restare sul mercato israeliano, mentre l’azienda locale che detiene la licenza sul marchio Orange ha scoperto che le attività illegali nei Territori hanno un prezzo.

di Michele Giorgio

Il governo israe­liano si pre­para ad usare il pugno di ferro con­tro il Bds, le atti­vità dei movi­menti e gruppi che pro­muo­vono nel mondo il boi­cot­tag­gio e le san­zioni con­tro Israele per le sue poli­ti­che nei con­fronti dei pale­sti­nesi sotto occu­pa­zione. Quello che hanno in mente il pre­mier Neta­nyahu, i suoi mini­stri e buona parte della Knes­set non è solo una cam­pa­gna diplo­ma­tica. In via di defi­ni­zione, scri­vono i gior­nali, c’è una con­trof­fen­siva molto arti­co­lata che sarà finan­ziata con 26 milioni di dol­lari. E se in pas­sato sono state prese di mira quelle orga­niz­za­zioni e gli atti­vi­sti che all’interno del Paese pro­muo­vono il boi­cot­tag­gio, ora l’attenzione si spo­sta tutta all’estero, sulle asso­cia­zioni stra­niere legate al Bds. Un depu­tato ieri ha pre­sen­tato in par­la­mento un dise­gno di legge che pre­vede il divieto d’ingresso in Israele per tutti i cit­ta­dini stra­nieri che saranno segna­lati come soste­ni­tori del boicottaggio.

Che Neta­nyahu sia molto deter­mi­nato lo dimo­stra la furia con la quale ha attac­cato Ste­phane Richard, l’amministratore dele­gato del colosso fran­cese della tele­fo­nia Orange che qual­che giorno fa al Cairo aveva affer­mato di essere pronto a riti­rare «anche domani» la sua com­pa­gnia da Israele. Neta­nyahu ha chie­sto una dichia­ra­zione di soste­gno al governo fran­cese, giunta subito, e Richard è stato messo nell’angolo. L’ad della Orange subito dopo ha affer­mato di «amare Israele» e, di fronte al rifiuto dell’ambasciatore dello Stato ebraico a Parigi di rice­verlo, ha deciso che nei pros­simi giorni arri­verà a Tel Aviv per chia­rire le affer­ma­zioni che aveva fatto al Cairo.