Notizie BDS
Notizie internazionali del movimento globale BDS.
Per commemorare la Giornata della Terra Palestinese e denunciare il coinvolgimento della CAF nell'apartheid israeliano, si sono svolti numerosi eventi in tutta Europa.
La Federazione generale dei sindacati indipendenti - Palestina e la Nuova Federazione sindacale palestinese hanno scritto una lettera alle istituzioni pubbliche in Europa in cui si legge:
"Le istituzioni pubbliche europee, i principali clienti della CAF, possono e devono escludere la CAF da appalti e contratti in ragione del suo coinvolgimento in gravi violazioni dei diritti umani attraverso la sua attività commerciale nel progetto illegale israeliano del JLR".
Organizzazioni di tutta Europa hanno consegnato questa lettera ai loro rappresentanti eletti chiedendo loro di non aggiudicare appalti pubblici alla CAF, alla società francese Alstom, che si trova nel database delle Nazioni Unite sulle imprese complici dell’insediamento coloniale illegale israeliano, o a qualsiasi altra società che tragga profitto dalle violazioni dei diritti dei palestinesi.
In Spagna il Comité de Solidaridad con la Causa Árabe ha consegnato la lettera al presidente della RENFE, la compagnia ferroviaria nazionale spagnola. Quasi 600 persone hanno inviato e-mail al Ministero dei Trasporti spagnolo e alla RENFE.
La mattina presto, a Saragozza, dove la CAF possiede la fabbrica che produrrà la maggior parte dei componenti per la Jerusalem Light Rail, oltre 20 organizzazioni per i diritti umani e sindacati hanno consegnato una lettera al Presidente e a tutti gli azionisti della CAF.
In Francia, dei gruppi si sono mobilitati a Parigi e St Etienne. A Parigi un gruppo ha consegnato la lettera presso gli uffici della CAF, dove i lavoratori hanno confermato di essere ben consapevoli della campagna di boicottaggio e delle sue richieste.
Gli attivisti a Parigi consegnano una lettera agli uffici locali della CAF
A St Etienne, si è tenuta una protesta simbolica in vicinanza della linea tranviaria costruita dalla CAF. In precedenza a Lione delle organizzazioni avevano distribuito volantini informativi sulla complicità della CAF nell'annessione illegale da parte di Israele della Gerusalemme Est palestinese.
A Oslo, capitale norvegese, i membri del Palestinakomiteen hanno consegnato a mano la lettera presso le sedi governative e hanno scritto una lettera aperta al ministro dei Trasporti chiedendo a lui di rispettare i diritti umani internazionali e alla Norvegia di utilizzare attivamente la sua posizione nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per impedire un ulteriore accaparramento di territori da parte dello Stato israeliano. Quasi 6.000 persone hanno inviato delle lettere alla compagnia ferroviaria norvegese Norske Tog e al ministero dei trasporti norvegese chiedendo l'esclusione della CAF dagli appalti pubblici.
Attivisti in Norvegia consegnano una lettera al ministro dei Trasporti
Nel Regno Unito, centinaia di persone hanno partecipato a una campagna su Twitter chiedendo a HS2 e al Dipartimento dei trasporti di ascoltare le organizzazioni per i diritti umani e gli esperti di studi giuridici sul dovere di escludere la CAF dall'HS2 fino a quando questa non cesserà la sua partecipazione nella costruzione della metropolitana leggera israeliana (JLR) di Gerusalemme.
Allo stesso modo, oltre 1.000 persone hanno contattato le autorità olandesi. La lettera è stata inviata a tre autorità dei trasporti pubblici olandesi (NS, GVB e OV-Utrecht). Dal 2018 la CAF ha vinto almeno tre importanti contratti nei Paesi Bassi, inducendo gli attivisti a fare pressione sulle autorità olandesi perché non li rinnovino ed escludano la CAF da future gare d'appalto.
Nel corso della Giornata della Terra Palestinese nei Paesi Baschi, ci sono state grandi mobilitazioni, sostenute dai principali sindacati che protestavano contro la complicità della CAF e delle istituzioni basche nell'apartheid israeliano. Queste mobilitazioni hanno avuto luogo a Iruña, Donostia, Bilbao e Gasteiz.
Protesta a Bilbao
La società francese Veolia ha perso miliardi di euro di contratti per il suo coinvolgimento nella costruzione della JLR a seguito delle campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro di essa. Queste grandi perdite alla fine hanno costretto la società a disinvestire completamente dalle sue attività illegali in Israele.
Fonte: BNC
Traduzione di BDS Italia
Questa lettera aperta è stata scritta dall'International Jewish Collective for Justice in Palestine (IJCJP) in risposta a una conferenza virtuale di sindaci che dichiara di essere convocata allo scopo di combattere l'antisemitismo, ma è utilizzata per promuovere la definizione di antisemitismo dell'IHRA.
Gentile sindaco,
Potrebbe aver già ricevuto un invito rivolto ai sindaci di tutto il mondo per un vertice digitale contro l'antisemitismo organizzato dalla municipalità di Francoforte, Germania e programmato per il 16 marzo.
In quanto persone e organizzazioni ebraiche di tutto il mondo impegnate a sfidare tutte le forme di razzismo, antisemitismo e islamofobia, vorremmo informarLa sul vero scopo di questo invito.
Uno dei panel affronterà la definizione di antisemitismo della International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), che include diversi esempi che equiparano la critica di Israele all'antisemitismo. Questa definizione viene utilizzata in tutto il mondo come strumento per affermare che la critica di Israele è intrinsecamente antisemita e per bloccare le iniziative locali di molte comunità che si oppongono risolutamente alle violazioni dei diritti umani di Israele. Come per qualsiasi altro paese, le azioni di Israele possono e devono essere criticate. I sostenitori della definizione dell’IHRA affermano che Israele viene ingiustamente presa di mira. Tuttavia, è questa definizione che prende di mira Israele sostenendo che criticare le sue violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani, in particolare dei diritti dei palestinesi, è antisemita, piuttosto che un atto necessario della leadership globale. La definizione dell'IHRA è avversata in molti paesi, anche da molte associazioni e persone ebraiche.
Questo incontro, quindi, non è realmente realizzato con l'intenzione di combattere l'antisemitismo. Non è un caso che uno dei partner di questo evento sia il Ministero degli Affari Esteri israeliano.
Le verrà chiesto di sostenere questa definizione dell'IHRA. Invece, facciamo appello alla Sua integrità politica e morale affinché lo rifiuti e La incoraggiamo a unirsi alla lotta collettiva contro il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia.
La esortiamo a rendere note le Sue posizioni di principio. Se desidera discutere la questione con noi, saremo lieti di fornirLe tutte le informazioni aggiuntive di cui potrebbe aver bisogno.
Distinti saluti,
International Jewish Collective for Justice in Palestine (Collettivo ebraico internazionale per la giustizia in Palestina), composto da gruppi e persone in 14 paesi di tutto il mondo
Jews Against the Occupation, Sydney, Australia
Een Andere Joodse Stem (Another Jewish Voice), Belgio
Independent Jewish Voices, Canada
Union of French Jews for Peace (UJFP)
Jewish Voice for a Just Peace in the Middle East, Germania
Boycott from Within, Israele
Alternative Jewish Voices, Nuova Zelanda
South African Jews for a Free Palestine, Sud Africa
Jewish Network for Palestine, Regno Unito
Free Speech on Israel, Regno Unito
Jews Say No!, Stati Uniti
JVP BIJOCSM Network, Stati Uniti
Atlanta and Chicago chapters, Jewish Voice for Peace, Stati Uniti
Jewish Voice for Peace, Stati Uniti
SEDQ: A Global Jewish Network for Justice
Fonte: Independant Jewish Voice Canada
Traduzione di BDS Italia
Le aziende come la CAF, che sono complici delle violazioni israeliane del diritto internazionale, non dovrebbero essere ricompensate con lucrosi contratti governativi.
Construcciones y Auxiliar de Ferrocarriles (CAF) è uno dei 6 concorrenti nella gara per la fornitura di materiale rotabile a Norske tog («Treni Norvegesi»), una società statale subordinata al Ministero dei Trasporti. Gli operatori ferroviari in Norvegia si rivolgono a Norske tog quando hanno bisogno di nuovo materiale rotabile per il traffico passeggeri, con Norske tog che funge da centro di riferimento. La decisione su questo importante appalto è prevista per settembre 2021.
Nell'agosto 2019 un consorzio guidato dalla CAF, insieme alla società israeliana Shapir, è stato scelto per guidare l'espansione della Jerusalem Light Railway (JLR). Shapir è inserita nell'elenco delle Nazioni Unite riguardante le società che operano nei territori palestinesi occupati. La JLR raggiunge insediamenti coloniali israeliani illegali dentro e intorno a Gerusalemme Est, servendo quindi a cementare la presa di Israele sui territori palestinesi occupati.
Il percorso della ferrovia comprende insediamenti in via di espansione per soli ebrei all'interno di, e intorno a Gerusalemme Est occupata, collegandoli con Gerusalemme Ovest. Ogni insediamento coloniale israeliano illegale, costruito su terra sottratta al popolo palestinese, è considerato un crimine di guerra ai sensi della Quarta Convenzione di Ginevra.
Mentre gli insediamenti israeliani a Gerusalemme Est si espandono, i quartieri palestinesi affrontano una serie di minacce esistenziali, comprese restrizioni alla costruzione, evacuazioni forzate e violenze da parte dei coloni. La JLR quindi aiuta la discriminazione sistematica di Israele contro gli abitanti palestinesi della città.
31 importanti organizzazioni, reti e sindacati per i diritti umani di Palestina e Europa hanno presentato un rapporto all'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) a Ginevra, chiedendo che Construcciones y Auxiliar de Ferrocarriles (CAF) venga inserito nell'elenco delle Nazioni Unite delle imprese coinvolte nelle attività all'interno delle colonie illegali israeliane.
In Norvegia otto sindacati chiedono al governo norvegese di boicottare la CAF. Unisciti a loro!
Fonte: BNC
Traduzione di BDS Italia
Campagna di solidarietà con la Palestina
L'East Sussex Pension Fund ha annunciato il suo disinvestimento dalla Elbit Systems, il più grande produttore privato di armi in Israele.
Ciò fa seguito a mesi di richieste da parte di iscritti e sostenitori dei diritti umani dei palestinesi che hanno fatto pressione sul fondo perché disinvestisse da società complici delle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, compresa la Elbit Systems. Da maggio 2020 gli attivisti hanno inondato le riunioni del consiglio con oltre 60 lettere che chiedevano il disinvestimento del fondo da Elbit.
La Elbit Systems è il più grande produttore privato di armi in Israele. Produce una serie di armi dispiegate dall'esercito di occupazione israeliano per uccidere o mutilare i palestinesi. Gli Hermes 900 della Elbit Systems fanno parte dei droni israeliani che nel 2014 a Gaza hanno ucciso 164 bambini palestinesi.
Dalla grandiosa vittoria del PSC alla Corte Suprema [Consiglio di Stato in sessione plenaria, N.d.T.] nell'aprile 2020, gli iscritti, loro sindacati rappresentativi e sostenitori dei diritti umani hanno esercitato pressioni sui fondi per intervenire attuando idonee politiche di controllo e di attenta verifica per individuare i propri investimenti macchiati da connivenze.
La campagna sta facendo passi da gigante. Nel suo rapporto relativo al quarto trimestre del 2020, il Forum dei fondi pensione delle autorità locali (LAPFF), che include la stragrande maggioranza dei fondi del LGPS [Local Government Pension Scheme: sistema previdenziale pubblico locale, N.d.T.] e dei consorzi aziendali, ha iniziato a intervenire nei confronti delle società citate nell'elenco dell'Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, sulle imprese attive negli insediamenti illegali israeliani, edificati su terra palestinese rubata.
Gli attivisti hanno accolto con favore l'esclusione della Elbit Systems da parte dell'ESPF, ma affermano che il fondo deve andare oltre, per garantire che tutte le società complici delle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele siano escluse dal suo intero portafoglio.
Fonte : Questo articolo è stato ripubblicato da LGPS Disinvest, clicca qui per leggere l'articolo originale.
Traduzione di BDS Italia
CAF amplierà e gestirà la Jerusalem Light Rail che collega le colonie illegali all'interno dei territori palestinesi occupati.
DATA: 18 DICEMBRE 2020
31 importanti organizzazioni, reti e sindacati palestinesi e europei, attivi nell’ambito dei diritti umani hanno presentato un rapporto all'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) a Ginevra, chiedendo che Construcciones y Auxiliar de Ferrocarriles (CAF) sia inclusa nel database delle Nazioni Unite delle imprese coinvolte in attività nelle colonie illegali di Israele per il suo ruolo nell'estensione e messa in opera della Jerusalem Light Rail (JLR) israeliana (metropolitana leggera di Gerusalemme, N.d.T.), rafforzando le colonie israeliane illegali nella Gerusalemme occupata e annessa. Tra le organizzazioni che hanno presentato il rapporto sono presenti Amnesty International Spagna, Al-Haq, Cairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS), Center for Research on Multinational Corporations (SOMO), 11.11.11, CNCD-11.11.11, European Legal Support Center (ELSC), NOVACT - International Institute for Nonviolent Action, The Rights Forum, Transnational Institute (TNI) e War on Want.
Il database delle Nazioni Unite delle società coinvolte in attività negli insediamenti coloniali illegali di Israele è stato pubblicato nel febbraio 2020, con un elenco di 112 società israeliane e multinazionali, tra cui il partner israeliano della CAF nel JLR, Shapir. L'OHCHR ha il compito di aggiornare annualmente il database. Nel 2016 e 2017 il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha ritenuto illegale il JLR, affermando che è "in chiara violazione del diritto internazionale e delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite".
Il rapporto congiunto presentato all'OHCHR spiega che, "Collegando e facilitando la mobilità tra le colonie, Gerusalemme ovest e Israele, il JLR contribuisce sostanzialmente al mantenimento e all'espansione degli insediamenti illegali di Israele nella Gerusalemme Est occupata e al rafforzamento dell'annessione illegale israeliana della città, consolidando infine l'annessione da parte di Israele dei territori palestinesi occupati in contrasto con il diritto internazionale".
Maha Abdallah dell'Istituto del Cairo per gli studi sui diritti umani (CIHRS) ha dichiarato: "Nella realizzazione del progetto nella Gerusalemme Est occupata e annessa, la CAF è coinvolta in violazioni grossolane e sistematiche dei diritti umani fondamentali contro i palestinesi". Abdallah ha aggiunto: "La realizzazione dell'attuale “Linea Rossa” ha già portato ad un significativo esproprio di proprietà palestinesi, mentre la nuova “Linea Verde” collegherà la colonia di Gilo agli altri insediamenti illegali, la cui esistenza e crescita priva i palestinesi dell'accesso e uso della loro terra e delle loro risorse."
A tal fine, l'OHCHR deve adempiere al suo mandato nella sua interezza aggiornando annualmente il database delle Nazioni Unite per includere le società coinvolte in attività nelle colonie illegali di Israele - come originariamente richiesto dal Consiglio dei diritti umani nella risoluzione 31/36 del 2016. Wesam Ahmad, coordinatore di Al-Haq Business and Human Rights, ha dichiarato: "Il database è uno strumento importante per mettere allo scoperto il sistema di incentivi economici che ha permesso a un'occupazione militare di trasformarsi in una condizione di colonialismo contemporaneo e il ruolo di aziende come la CAF deve essere sottolineato nell'aggiornamento annuale”.
Giovanni Fassina, Direttore del programma dell'ELSC, ha dichiarato: "Le attività in corso della CAF nei Territori Palestinesi Occupati sono illegali secondo il diritto internazionale. Mettendo gli interessi economici al di sopra dei diritti dei palestinesi che vivono sotto un'occupazione prolungata e illegale, la CAF ha scelto di porre il profitto prima dell'umanità. Speriamo che con la loro inclusione nel database delle Nazioni Unite, la CAF ascolterà l'appello della società civile e si ritirerà dal progetto JLR".
Nel febbraio 2020 70 organizzazioni basche hanno lanciato una campagna chiedendo alla CAF di ritirarsi dalla JLR. Due settimane fa diverse persone in tutto il Paese Basco - a Iruña, Bilbao, Gasteiz e Oñati - hanno protestato per chiedere che la CAF smettesse di costruire la JLR. Kepa Torrijos di Sodepaz, una delle organizzazioni firmatarie dei Paesi Baschi, ha dichiarato: "Nei Paesi Baschi le organizzazioni stanno lavorando instancabilmente per porre fine alla complicità basca con l'apartheid israeliano. Stiamo lavorando a stretto contatto con i sindacati interni alla CAF che sin dall'inizio hanno anche chiesto che l'azienda non partecipasse alla gara. Il consiglio dei lavoratori chiave presso la sede della CAF a Beasain ha chiesto alla CAF di ritirarsi dal progetto. Siamo anche collegati con organizzazioni in tutta Europa che stanno cercando di escludere la CAF dalle gare pubbliche fino a quando la CAF non porrà fine al suo coinvolgimento nell'apartheid israeliano".
Inoltre, organizzazioni spagnole per i diritti umani, sindacati norvegesi e gruppi della società civile del Regno Unito chiedono che nei loro paesi la CAF venga esclusa dagli appalti pubblici per via del suo coinvolgimento nella realizzazione della JLR.
Martedì 15 dicembre 2020 gli attivisti israeliani hanno bloccato la costruzione della metropolitana leggera di Gerusalemme nell'insediamento coloniale di Gilo. Hanno esposto uno striscione con la scritta "CAF scendi dal treno dell'apartheid israeliano" e hanno chiesto alla CAF di ritirarsi dal progetto JLR.
Elenco completo dei firmatari:
1. 11.11.11
2. Al-Haq
3. Amnesty International Spagna
4. Associazione France Palestine Solidarité (AFPS)
5. Belfast Trades Union Council
6. Cairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS)
7. CNCD-11.11.11
8. Comité Solidaridad con la Causa Árabe
9. Craigavon Trades Council
10. Coordinamento europeo dei comitati e delle associazioni per la Palestina (ECCP)
11. Centro europeo di supporto legale (ELSC)
12. Rete sindacale europea per la giustizia in Palestina
13. Fagforbundet - Unione norvegese dei dipendenti municipali e generali
14. ICAHD Finlandia
15. Mundubat
16. Northern Ireland Public Service Alliance (NIPSA)
17. Norwegian People’s Aid
18. Unione norvegese dei lavoratori ferroviari
19. NOVACT - Istituto Internazionale per l'Azione Nonviolenta.
20. Centro palestinese per i diritti umani (PCHR)
21. Palestinian Human Rights Organizations Council (PHROC) e i suoi membri:
- Al-Haq, Diritto al servizio dell’umanità.
- Centro Al Mezan per i diritti umani
- Addameer Prisoner Support e Human Rights Association
- Centro palestinese per i diritti umani
- DCI - Defense for Children International - Palestina
- Gerusalemme Legal Aid and Human Rights Center
- Associazione Aldameer per i diritti umani
- Centro di Ramallah per la difesa delle libertà e dei diritti civili
- The Independent Commission for Human Rights (Ombudsman Office) - Observer Member
- Muwatin Institute for Democracy and Human Rights - Observer Member
22. Paz con Dignidad
23. Plateforme des ONG françaises pour la Palestine
24. Sodepaz
25. SUDS
26. Il Centro di ricerca sulle imprese multinazionali (SOMO)
27. Forum sui diritti
28. Istituto Transnazionale (TNI)
29. Union syndicale Solidaires
30. War on Want
31. Women in Black (Vienna)
Per un riepilogo del report fare clic qui.
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1 Per l'elenco completo dei firmatari vedere l'elenco di seguito.
2 Risoluzioni del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite A/HRC/31/L.39, 22 marzo 2016, pag. 7 (a) e A/HRC/34/L.41 Rev.1, 22 marzo 2017, pag. 8
Fonte: BNC
Traduzione BDS Italia
Un ragazzo palestinese vende banane su un carretto trainato da un asino in un vicolo del campo profughi di Shati a Gaza City ©Getty Images
Il position paper pubblicato da B'Tselem deve aprire il dibattito sulla realtà della situazione in Israele / Palestina di fronte a una campagna di silenzio orchestrata
"Un regime di apartheid" - questa è la conclusione di un nuovo position paper dell'organizzazione israeliana per i diritti umani B'Tselem, che riassume l'impatto e l'obiettivo delle politiche e delle leggi israeliane nei confronti dei palestinesi tra il fiume Giordano e il mare Mediterraneo.
Il position paper nota che parlare di apartheid israeliano “non vuole dire una copia esatta dell'ex regime sudafricano”. Questo è vero - Israele non mostra le ovvie forme di apartheid gretto che erano presenti in Sud Africa, come i cartelli che imponevano la rozza segregazione negli spazi pubblici.
Ma questo è solo perché Israele ha perfezionato un sistema di discriminazione e colonizzazione molto più sofisticato attraverso una matrice di regolamenti e infrastrutture che governano ogni aspetto della vita palestinese. Le pratiche non sono meno discutibili o disumanizzanti dell'apartheid gretto.
Le loro origini sono nella pulizia etnica della Palestina nel 1947-1948 che ha portato alla fuga di più di tre quarti della popolazione palestinese. Questa non è semplicemente una dolorosa memoria storica; rimane una realtà vissuta ancora in corso.
Si vede oggi nella segregazione dei palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, in centri abitati sparsi divisi da insediamenti israeliani, posti di blocco militari e autostrade solo per israeliani. Quei palestinesi che sono rimasti sulla loro terra e sono diventati cittadini israeliani sono costretti a vivere come persone di seconda classe in uno stato costruito sulla distruzione della loro identità nazionale. Ai profughi palestinesi viene negato il diritto al ritorno, mentre la cittadinanza e l'insediamento vengono accelerati per chiunque sia di origine ebraica.
Mantenere questo controllo sui palestinesi e privilegiare la popolazione ebraica non avviene arbitrariamente; è sancito dalla legge e dalla pratica. Questo può essere visto chiaramente dal modo in cui l'economia palestinese è mantenuta in uno stato di collasso controllato. Decenni di politiche di de-sviluppo hanno distrutto la base produttiva della Cisgiordania occupata e della Striscia di Gaza; attacchi militari distruggono le infrastrutture; le politiche militari consolidano la frammentazione geografica ed economica.
Una serie di barriere divide la Cisgiordania in isole sconnesse controllate da circa 600 posti di blocco militari, cancelli e altri ostacoli e strade costruite per i coloni israeliani. L'economia palestinese è vincolata a quella israeliana tramite un'unione doganale che non lascia spazio a politiche indipendenti - quella che i palestinesi hanno descritto come un'economia prigioniera.
Inoltre, le autorità israeliane raccolgono le entrate fiscali commerciali per conto dell'Autorità Palestinese (AP), che dovrebbero essere trasferite, ma vengono trattenute regolarmente come mezzo per esercitare pressioni. Quasi tutte le importazioni ed esportazioni palestinesi transitano attraverso porti e valichi di Israele, in cui ritardi e misure di sicurezza possono aumentare i costi.
Insieme alla perdita di terra e risorse naturali a causa dell'espansione degli insediamenti in Cisgiordania, l'economia della Striscia di Gaza è in uno stato catastrofico. Dopo 13 anni di assedio, oltre l'80% della popolazione è ora dipendente dagli aiuti e i tassi di disoccupazione, soprattutto tra i giovani con istruzione universitaria, sono alle stelle.
Le restrizioni israeliane, su quali articoli e tecnologie possono entrare liberamente in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, influenzano tutte le aree della vita palestinese, compreso il settore sanitario. Molti esperti hanno analizzato l'impatto dannoso delle politiche israeliane sulla capacità dei palestinesi di combattere la pandemia Covid-19, comprese le disuguaglianze mostrate dal programma di vaccinazione israeliano.
La conclusione del position paper di B'Tselem non è una novità per i palestinesi. È qualcosa che gli studiosi e gli attivisti palestinesi e sudafricani dicono da decenni. L'importanza della pubblicazione sta, tuttavia, nell'aprire il dibattito sulla realtà della situazione in Israele / Palestina di fronte a una campagna di silenzio orchestrata, che tenta di impedire il dibattito prima ancora che inizi. In questo senso, è rilevante che un'organizzazione israeliana per i diritti umani abbia affermato ciò che i palestinesi sostengono da anni.
Tuttavia, al di là del chiamare per nome il problema, la questione più urgente è come rimediare a questa ingiustizia. Due decenni dopo gli Accordi di Oslo e l'adesione a parole all'idea di una soluzione a due Stati, la situazione per i palestinesi appare desolante. Chiaramente, il piano Trump non aveva alcun riguardo per i palestinesi e mirava a usare la pressione economica per forzare l'acquiescenza a un'autonomia troncata. L'Unione Europea ha solo contribuito a mantenere lo status quo con il suo silenzio o le sue critiche ambigue contro le violazioni dei diritti umani da parte di Israele, mentre persegue generosi partenariati economici e di "sicurezza".
Così, ispirata dal movimento sudafricano contro l'apartheid e da decenni di attivismo di base palestinese, la società civile palestinese ha chiesto la solidarietà internazionale sotto forma di boicottaggi, disinvestimenti, sanzioni (BDS). La campagna BDS consente a gruppi studenteschi, sindacati, organizzazioni culturali e religiose e comunità locali di dimostrare un rifiuto popolare a partecipare e sostenere le strutture di discriminazione e oppressione razziale. Il BDS sostiene il semplice principio che i palestinesi hanno diritto agli stessi diritti del resto dell'umanità.
Un regime di apartheid deve essere messo di fronte alle sue responsabilità e noi palestinesi non possiamo permetterci un'ulteriore impunità israeliana.
Rafeef Ziadah - La dott.ssa Rafeef Ziadah è docente di politica comparata del Medio Oriente presso il SOAS
Gli studiosi si oppongono fermamente all'imposizione governativa della definizione "intrinsecamente inadeguata" e sollecitano le università britanniche a respingerla, rimanendo fermi nel loro impegno per la libertà accademica e la libertà di parola e continuando nello stesso tempo la propria battaglia contro tutte le forme di razzismo, incluso l’antisemitismo.
Appello a respingere la "definizione operativa di antisemitismo" dell'IHRA
A: Vice rettori, membri dei senati accademici, tutti gli altri accademici e studenti del Regno Unito e Onorevole Gavin Williamson CBE (comandante dell'ordine dell'impero britannico, N.d.T.) MP (membro del parlamento, N.d.T.) Segretario di Stato per l’istruzione.
Oggetto: la "definizione operativa di antisemitismo" dell'IHRA
Noi accademici britannici, che siamo anche cittadini israeliani, ci opponiamo fermamente all'imposizione governativa alle università inglesi della "definizione operativa di antisemitismo" dell'IHRA. Chiediamo a tutti i senati accademici di respingere il documento dell'IHRA o, se già adottato, di revocarlo.
Rappresentiamo un gruppo eterogeneo interdisciplinare, interetnico e intergenerazionale. Condividiamo tutti una lunga storia di lotte contro il razzismo. Di conseguenza siamo stati critici nei confronti delle prolungate politiche di occupazione, espropriazione, segregazione e discriminazione di Israele nei confronti della popolazione palestinese. La nostra prospettiva storica e politica è profondamente informata dai molteplici genocidi dei tempi moderni, e in particolare dall'Olocausto, in cui molti di noi hanno perso membri delle proprie famiglie allargate. La lezione che siamo determinati a trarre dalla storia è quella di una lotta impegnata contro tutte le forme di razzismo.
È proprio a causa di queste prospettive personali, accademiche e politiche che siamo turbati dalla lettera inviata il 9 ottobre 2020 ai nostri Vice Rettori da Gavin Williamson, Segretario di Stato per l'Istruzione. Minacciando esplicitamente di trattenere i fondi, la lettera fa pressione sulle università perché adottino la controversa "definizione operativa di antisemitismo" originariamente proposta dall'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). Combattere l'antisemitismo in tutte le sue forme è un dovere assoluto. Tuttavia, il documento dell’IHRA è intrinsecamente difettoso nelle modalità che rendono inefficace questa lotta. Esso minaccia inoltre la libertà di parola e la libertà accademica e costituisce un attacco sia al diritto dei palestinesi all'autodeterminazione che alla lotta per democratizzare Israele.
Il documento dell'IHRA è stato fortemente criticato in numerose occasioni. Qui tocchiamo alcuni dei suoi aspetti che sono particolarmente angoscianti nel contesto dell'istruzione superiore. Il documento si compone di due parti. Il primo, citato nella lettera di Williamson, è una "definizione" di antisemitismo, che recita come segue:
L'antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio verso gli ebrei. Le manifestazioni verbali e fisiche di antisemitismo sono dirette verso individui ebrei o non ebrei e / o le loro proprietà, verso le istituzioni comunitarie ebraiche e gli edifici religiosi.
Questa formulazione è al tempo stesso vaga nel linguaggio e carente nei contenuti, al punto da essere inutilizzabile. Da un lato, si basa su termini poco chiari come "certa percezione" e "può essere espressa come odio", dall'altra non menziona questioni chiave come "pregiudizio" o "discriminazione". Decisamente questa definizione è notevolmente più debole e meno efficace delle normative e delle leggi antirazziste già in vigore, o in fase di sviluppo, nel settore universitario.
Inoltre, la pressione del governo sugli istituti di istruzione superiore affinché adottino una definizione per un solo tipo di razzismo individua le persone di origine ebraica come meritevoli di maggiore protezione rispetto ad altre che subiscono regolarmente manifestazioni uguali o più gravi di razzismo e discriminazione.
La seconda parte del documento dell'IHRA presenta quelli che descrive come undici esempi di antisemitismo contemporaneo, sette dei quali si riferiscono allo Stato di Israele. Alcuni di questi "esempi" caratterizzano male l'antisemitismo. Allo stesso modo hanno un effetto agghiacciante sul personale universitario e sugli studenti che desiderano legittimamente criticare l'oppressione israeliana dei palestinesi o studiare il conflitto israelo-palestinese. Infine, interferiscono con il nostro diritto in quanto cittadini israeliani di partecipare liberamente al processo politico israeliano.
Nello specifico, un esempio di antisemitismo sarebbe "[sostenere] che l'esistenza di uno Stato di Israele è un'espressione di razzismo." Un altro atto antisemita, secondo il documento, è "richiedere [a Israele] un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro stato democratico." Sicuramente, dovrebbe essere legittimo, soprattutto in un ambiente universitario, discutere se Israele, in quanto Stato ebraico autoproclamato, sia "un'espressione di razzismo" o una "nazione democratica".
Attualmente, la popolazione sotto il controllo di Israele comprende 14 milioni di persone. Quasi 5 milioni di questi sono privi di diritti fondamentali. Dei rimanenti 9 milioni, il 21% (circa 1,8 milioni) è stato sistematicamente discriminato dal momento dell'istituzione dello Stato. Questa discriminazione si manifesta in decine di leggi e politiche riguardanti i diritti di proprietà, l'istruzione e l'accesso alla terra e alle risorse. Tutti i 6,8 milioni di persone a cui è stato così impedito il pieno accesso democratico sono non ebrei. Un esempio emblematico è la Legge del Ritorno, che autorizza tutti gli ebrei - e solo gli ebrei - che vivono in qualsiasi parte del mondo a migrare in Israele e acquisire la cittadinanza israeliana, un diritto estendibile a discendenti e coniugi. Allo stesso tempo, a milioni di palestinesi e ai loro discendenti, sfollati o esiliati, viene negato il diritto di tornare in patria.
Tali leggi discriminatorie e pratiche statali in altri sistemi politici contemporanei o storici - dalla Cina agli Stati Uniti o all'Australia - sono legittimamente e regolarmente discusse dagli studiosi e dall'opinione pubblica. Sono variamente criticate come forme di razzismo istituzionale e paragonate a certi regimi fascisti, compreso quello della Germania precedente al 1939. In effetti, le analogie storiche sono uno strumento standard nella ricerca accademica. Tuttavia, secondo il ministro dell'istruzione, solo quelle riguardanti lo Stato di Israele sono ora vietate in Inghilterra a studiosi e studenti. Nessuno stato dovrebbe essere al riparo da tali legittime discussioni accademiche.
Inoltre, mentre il documento dell'IHRA considera qualsiasi "paragone tra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti" una forma di antisemitismo, molti nel centro e nella sinistra dello schieramento politico israeliano hanno spesso tracciato tali paragoni. Un esempio recente è una dichiarazione fatta da Yair Golan, membro della Knesset (parlamento israeliano) ed ex vice capo di stato maggiore dell'esercito israeliano, nel 2016. Un altro è il paragone tra Israele e "nazismo nelle sue fasi iniziali" fatto nel 2018 dal Professor Zeev Sternhell, vincitore del Premio Israele, un rinomato storico e scienziato politico israeliano che è stato, fino alla sua recente morte, un teorico di punta del fascismo. Tali confronti vengono effettuati regolarmente anche dagli editoriali del principale quotidiano israeliano Haaretz.
L'uso di tali analogie non è certo nuovo. Per fare un esempio, alla fine del 1948 un importante gruppo di intellettuali ebrei e rabbini, tra cui Albert Einstein e Hannah Arendt, pubblicò una lettera sul New York Times accusando Menachem Begin (futuro primo ministro di Israele) di guidare "un partito politico strettamente affine per organizzazione, metodi, filosofia politica e seguito sociale ai partiti nazista e fascista”.
Con i suoi undici "esempi", il documento dell'IHRA è già stato utilizzato per reprimere la libertà di parola e la libertà accademica (vedi qui, qui e qui). In modo allarmante, è servito a inquadrare la lotta contro l'occupazione e l'espropriazione da parte di Israele come antisemita. Come affermato di recente in una lettera al Guardian di 122 intellettuali palestinesi e arabi:
Crediamo che nessun diritto all'autodeterminazione dovrebbe includere il diritto di sradicare un altro popolo e impedire loro di tornare nella loro terra, o qualsiasi altro mezzo per garantire all'interno dello Stato una maggioranza demografica. La richiesta dei palestinesi per il loro diritto al ritorno nella terra da cui loro stessi, i loro genitori e i loro nonni sono stati espulsi non può essere interpretata come antisemita ... È un diritto riconosciuto dalle leggi internazionali come illustrato nella risoluzione 194 del 1948 dell'assemblea generale delle Nazioni Unite ... accusare di antisemitismo chiunque consideri razzista l'attuale Stato di Israele, nonostante l'effettiva discriminazione istituzionale e costituzionale su cui si basa, equivale a garantire a Israele l'impunità assoluta.
Nella sua recente lettera, in cui sostiene l'imposizione del documento dell'IHRA alle università inglesi, Kate Green, parlamentare e segretaria di Stato ombra per l'istruzione, afferma che "Possiamo [combattere l'antisemitismo] solo ascoltando e impegnandoci con la comunità ebraica". Comunque, dal momento che dei cittadini israeliani, molti di origine ebraica, e insieme molti facenti parte della comunità ebraica del Regno Unito, sono parte integrante del Regno Unito, chiediamo che venga ascoltata anche la nostra voce e crediamo che il documento dell'IHRA rappresenti un passo verso la direzione sbagliata. Esso prende in singola considerazione la persecuzione degli ebrei; inibisce la libertà di parola e la libertà accademica; priva i palestinesi della propria voce legittima all'interno dello spazio pubblico del Regno Unito e, infine, ci impedisce, in quanto cittadini israeliani, di esercitare il nostro diritto democratico di contestare il nostro stesso governo.
Per questi e altri motivi, anche il redattore capo del documento dell'IHRA, Kenneth Stern, ha pubblicamente ammonito:
I gruppi ebraici di destra hanno preso la "definizione operativa", contenuta in alcuni esempi su Israele ..., e hanno deciso di utilizzarla come un'arma. ... [Questo documento] non è mai stato inteso come un codice per l'incitamento all'odio nelle università ... ma (per mano della destra è stato usato come) un attacco alla libertà accademica e di parola, e danneggerà non solo i sostenitori a favore dei palestinesi, ma anche gli studenti e i docenti ebrei e lo stesso ambito accademico. ... Sono un sionista. Ma nelle università ..., dove lo scopo è approfondire le idee, gli antisionisti hanno diritto alla libera espressione. ... Inoltre, all'interno della comunità ebraica è in corso un dibattito sul tema se essere ebrei richieda l'essere sionisti. Non so se questa questione possa essere risolta, ma il fatto che il governo stia essenzialmente decidendo la risposta al posto nostro dovrebbe spaventare tutti gli ebrei. (The Guardian, 13 dicembre 2019).
Queste preoccupazioni sono condivise da molti altri, tra cui centinaia di studenti e studiosi di antisemitismo e razzismo britannici, e numerosi palestinesi, ebrei e gruppi e organizzazioni del Regno Unito e di tutto il mondo a favore della giustizia sociale, come l'Institute of Race Relations, l'organizzazione per i diritti civili Liberty, l'ex giudice della Corte d'appello Sir Stephen Sedley e la rabbina Laura Janner-Klausner.
Ci uniamo alla richiesta che le università del Regno Unito rimangano ferme nel loro impegno a favore della libertà accademica e di parola. Esortiamo le università del Regno Unito a continuare la loro lotta contro tutte le forme di razzismo, compreso l'antisemitismo. Il documento inadeguato dell'IHRA rende un cattivo servizio riguardo questi obiettivi. Chiediamo quindi a tutti i senati accademici di respingere i decreti governativi rivolti alla sua adozione, o, se già adottato, di agire per revocarlo.
Firmatari
1. Prof. Hagit Borer FBA, Queen Mary University of London
2. Dr. Moshe Behar, Università di Manchester
3. Dr. Yonatan Shemmer, Università di Sheffield
4. Dr. Hedi Viterbo, Queen Mary University of London
5. Dr. Yael Friedman, Università di Portsmouth
6. Dr. Ophira Gamliel, Università di Glasgow
7. Dr. Moriel Ram, Università di Newcastle
8. Prof. Neve Gordon, Queen Mary University of London
9. Prof. Emerito Moshé Machover, King's College di Londra
10 Dr. Catherine Rottenberg, Università di Nottingham
11. Dottoranda Daphna Baram, Lancaster University
12. Dr. Yuval Evri, King's College di Londra
13. Dr. Yohai Hakak, Brunel University di Londra
14. Dr. Judit Druks, University College London
15. Dottoranda Edith Pick, Queen Mary University of London
16. Prof. Emerito Avi Shlaim FBA, Università di Oxford
17. Dr. Merav Amir, Queen's University di Belfast
18. Dr. Hagar Kotef, SOAS, Università di Londra
19. Prof.Emerita Nira Yuval-Davis, University of East London, 2018 International Sociological
20. Association Distinguished Award for Excellence in Research and Practice.
20. Dr. Assaf Givati, King's College London
21. Prof. Yossef Rapoport, Queen Mary University of London
22. Prof. Haim Yacobi, University College London
23. Prof. Gilat Levy, London School of Economics
24. Dr. Noam Leshem, Università di Durham
25. Dr. Chana Morgenstern, Università di Cambridge
26. Prof. Amir Paz-Fuchs, Università del Sussex
27. Dottoranda Maayan Niezna, Università del Kent
28. Prof. Emerito, Ephraim Nimnie, Queen's University di Belfast
29. Dr. Eytan Zweig, Università di York
30. Dr. Anat Pick, Queen Mary, Università di Londra
31. Prof.Joseph Raz FBA, King's College London, vincitore del Tang Prize for the Rule of Law 2018
32. Dr. Itamar Kastner, Università di Edimburgo
33. Prof. Dori Kimel, Università di Oxford
34. Prof. Eyal Weizman MBE FBA, Goldsmiths, University of London
35. Dr. Daniel Mann, King's College di Londra
36. Dr. Shaul Bar-Haim, Università dell'Essex
37. Dr. Idit Nathan, Università delle Arti di Londra
38. Dr. Ariel Caine, Goldsmiths University di Londra
39. Prof. Ilan Pappe, Università di Exeter
40. Prof.Oreet Ashery, Università di Oxford, Borsa di studio Turner 2020
41. Dr. Jon Simons, in pensione
42. Dr. Noam Maggor, Queen Mary University of London
43. Dr. Pil Kollectiv, Università di Reading, Fellow della HEA
44. Dr. Galia Kollectiv, University of Reading, Fellow della HEA
45. Dr. Maayan Geva, Università di Roehampton
46. Dr. Adi Kuntsman, Manchester Metropolitan University
47. Dr. Shaul Mitelpunkt, Università di York
48. Dr. Daniel Rubinstein, Central Saint Martins, University of the Arts, Londra
49. Dr. Tamar Keren-Portnoy, Università di York
50. Dr. Yael Padan, University College London
51. Dr. Roman Vater, Università di Cambridge
52. Dr. Shai Kassirer, Università di Brighton
53. Dottoranda Shira Wachsmann, Royal College of Art
54. Prof. Oren Yiftachel, University College London
55. Prof. Erez Levon, Queen Mary University of London
56. Prof. Amos Paran, University College London
57. Dr. Raz Weiner, Queen Mary University of London
58. Dr. Deborah Talmi, Università di Cambridge
59. Dr. Emerita Susie Malka Kaneti Barry, Brunel University
60. PhD Candidate Ronit Matar, University of Essex
61. Dottoranda Michal Rotem, Queen Mary University of London
62. DR. Mollie Gerver, Università dell'Essex
63. Prof. Haim Bresheeth-Zabner, SOAS
64. Dottorando Lior Suchoy, Imperial College London
65. Dr. Michal Sapir, indipendente
Sostenitori accademici israeliani in tutto il mondo:
1. Prof. Amos Goldberg, The Hebrew University of Jerusalem
2. Dottorando Aviad Albert, Università di Colonia
3. Dr. Noa Levin, Center Marc Bloch, Berlino
4. Prof. Paul Mendes-Flohr
5. Dr. Uri Horesh
6. Prof. Roy Wagner, ETH Zurigo
7. Prof. Dmitry Shumsky
8. Prof. Nurit Peled-Elhanan, Hebrew University e David Yellin Academic College
9. Prof. Arie Dubnov, The George Washington University
10. Prof. Natalie Rothman, Università di Toronto
11. Dr. Anat Matar, Università di Tel Aviv
12. Dr. Ido Shahar, Università di Haifa
13. Prof. Nir Gov, Istituto Weizmann
14. Prof. Emeritus Amiram Goldblum, The Hebrew University of Jerusalem
15. Dr. Itamar Shachar, Università di Ghent, Belgio
16. Prof. Emerito Jacob Katriel, Technion - Israel Institute of Technology
17. Dr. Eyal Shimoni, Weizmann Institute of Science
18. Dr. Gilad Liberman, Harvard Medical School
19. Prof. Emerito Emmanuel Farjoun, Hebrew University of Jerusalem
20. Prof. Avner Ben-Amos, Università di Tel Aviv
21. Dott. Alon Marcus, The Open University of Israel
22. Dr. Uri Davis, Università di Exeter, Exeter, Regno Unito e Università AL-QUDS
23. Prof. Emeritus Avishai Ehrlich, The Academic College of Tel Aviv-Yaffo
24. Prof. Naama Rokem, Università di Chicago
25. Dr. Marcelo Svirsky, Università di Wollongong
26. Prof. Atalia Omer, Università di Notre Dame
27. Prof. Emerito, Jose Brunner, Università di Tel Aviv
28. Dr. Michael Dahan, Sapir College
29. Dr. Naor Ben-Yehoyada, Columbia University
30. Dr. Shai Gortler, Università del Capo Occidentale
31. Dr. Roni Gechtman, Mount Saint Vincent University, Halifax, Canada
32. Prof. Ivy Sichel, UC Santa Cruz
33. Prof. Ofer Aharony, Istituto Weizmann
34. Prof. Outi Bat-El Foux, Università di Tel Aviv
35. Dr. Elazar Elhanan, CCNY
36. Dr. Ofer Shinar Levanon
37. Prof. Emerito Isaac Nevo
38. Prof. Emerita Nomi Erteschik-Shir, Università Ben-Gurion del Negev
39. Prof. Yinon Cohen, Columbia University
40. Dottoranda Revital Madar
41. Prof. Yael Sharvit, UCLA
42. Prof. Emerito Isaac Cohen, San Jose State University
43. Dr. Kobi Snitz, Weizmann Institute of Science
44. Dr. Irena Botwinik, Open University, Israele
45. Prof. Niza Yanay, Università Ben Gurion
46. Prof. Julia Resnik, Università Ebraica di Gerusalemme
47. Prof. Charles Manekin, Università del Maryland
48. Prof. Jerome Bourdon, Università di Tel Aviv
49. Dr. Ilan Saban, Università di Haifa
50. Dottoranda Netta Amar-Shiff, Ben Gurion University
51. Prof. Emerito Ron Kuzar, Università di Haifa
52. Dr. Yanay Israeli, Hebrew University of Jerusalem
53. Prof. Emerito Avner Giladi, Università di Haifa
54. Prof. Emerita Esther Levinger, Università di Haifa
55. Prof. Emerito Micah Leshem, Università di Haifa
56. Prof. Jonathan Alschech, University of Northern British Columbia
57. Prof. Emerito Yehoshua Frenkel, Università di Haifa
58. Prof. Yuval Yonay, Università di Haifa
59. Prof. Emerita Vered Kraus, Università di Haifa
60. Dr. Amit G., università israeliane
61. Dr. Shakhar Rahav, Università di Haifa
62. Prof. Emerito Yoav Peled, Università di Tel Aviv
63. Prof. Emerita Linda Dittmar, Università del Massachusetts
64. Prof. Emerito Uri Bar-Joseph, Università di Haifa
65. Dr. Ayelet Ben-Yishai, Università di Haifa
66. Gilad Melzer, Beit Berl College
67. Prof. Raphael Greenberg, Università di Tel Aviv
68. Prof. Emerita Sara Helman, Università Ben Gurion
69. Dr. Itamar Mann, Università di Haifa
70. Dottor Tamar Berger
Fonte: BNC
Traduzione di BDS Italia
Mentre Airbnb si prepara a ufficializzare un'offerta pubblica iniziale (IPO) multimiliardaria, Amnesty International ha dichiarato il 10 dicembre 2020 che deve ritirare gli elenchi di proprietà in affitto costruite illegalmente nei territori palestinesi occupati (TPO).
La società di alloggi online con sede a San Francisco possiede circa 200 proprietà in affitto all'interno delle colonie d’insediamento israeliane illegali, al centro di sistematiche violazioni dei diritti umani subite dai palestinesi.
Due anni fa, Airbnb ha dichiarato che avrebbe rimosso dai suoi elenchi gli alloggi presenti nelle colonie, per poi revocare la decisione.
Rispondendo alle notizie secondo cui Airbnb sarebbe destinata a diventare una società quotata in borsa dopo avere presentato una documentazione IPO negli Stati Uniti, Saleh Higazi, vicedirettore regionale per il Medio Oriente e il Nord Africa (per Amnesty International, N.d.T.) ha dichiarato:
“Queste colonie sono un crimine di guerra ai sensi del diritto internazionale. Airbnb deve essere corretta nei confronti dei futuri investitori e smettere di trarre beneficio dalle colonie d’insediamento illegali costruite su terreni palestinesi rubati nei territori palestinesi occupati.
Airbnb ha vergognosamente promosso, traendone profitto, una situazione che è la causa principale delle sistematiche violazioni dei diritti umani subite quotidianamente da milioni di palestinesi".
Mancanza di trasparenza nella documentazione IPO
All'inizio di quest'anno Airbnb rappresentava una delle oltre 100 aziende in tutto il mondo, presenti in un database delle Nazioni Unite, le cui operazioni commerciali avevano a che fare con le colonie d’insediamento israeliane nei territori palestinesi occupati. Queste colonie sono illegali per il diritto internazionale.
Tuttavia, le informative di registrazione di Airbnb presso la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti prima dell'IPO non fanno menzione delle operazioni commerciali all'interno delle colonie israeliane o del fatto che la società compaia nel database delle Nazioni Unite. Queste informazioni non sono presenti nella sezione "Fattori di rischio" della documentazione, che informa gli azionisti sui rischi legali riguardanti la reputazione, o altro, di una società.
Le azioni di Airbnb potrebbero essere acquistate da fondi di investimento e pensionistici di tutto il mondo, il che potrebbe significare che un gran numero di persone deterrà indirettamente investimenti in Airbnb senza comprenderne tutte le conseguenze.
Le principali banche internazionali che stanno sottoscrivendo l'IPO di Airbnb, tra cui Goldman Sachs, Barclays Capital e Morgan Stanley, hanno anche la responsabilità di garantire che la divulgazione materiale agli azionisti sia accurata.
Il vergognoso ripensamento di Airbnb
Sebbene Airbnb sostenga di donare i profitti generati attraverso questi elenchi, consentire loro di rimanere attivi significa che una importante industria turistica viene aiutata e autorizzata a prosperare a scapito dei diritti e dei mezzi di sussistenza dei palestinesi.
Nel gennaio 2019, Amnesty ha pubblicato un importante rapporto chiamato "Destination Occupation" che mostra come Airbnb, TripAdvisor, Expedia e Booking.com stessero alimentando sistematiche violazioni dei diritti umani contro i palestinesi con centinaia di locali abitativi e attività nelle colonie israeliane costruite nei territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme Est.
L'anno precedente, Airbnb aveva annunciato che avrebbe rimosso dai listini 200 proprietà in affitto nelle colonie israeliane della Cisgiordania occupata, esclusa Gerusalemme Est, "al centro della disputa tra israeliani e palestinesi". La società ha affermato che uno dei principi applicati nel prendere la decisione è stato quello di "valutare se l'esistenza degli elenchi stesse contribuendo alla sofferenza umana esistente".
Tuttavia nell'aprile 2019, Airbnb ha vergognosamente ribaltato questa decisione a seguito di una serie di cause legali e ha affermato che la società avrebbe consentito il mantenimento degli elenchi, ma "senza trarre profitti da tale attività in questa regione".
Si teme un’espansione delle colonie
Vi è ora la preoccupazione che gli insediamenti israeliani in terra palestinese siano in fase di espansione, con l’annuncio, nel 2020, della costruzione di migliaia di nuove unità abitative. È opinione diffusa che l'impennata nella costruzione di insediamenti coloniali rifletta l'ampio sostegno politico che le autorità israeliane hanno ricevuto durante la presidenza americana di Donald Trump.
A novembre Mike Pompeo ha fatto visita ad una cantina nell'insediamento israeliano di Psagot, la prima volta in cui un segretario di stato americano in carica si sia recato in una colonia. Ciò fa seguito al suo annuncio del novembre 2019 secondo cui gli Stati Uniti non considerano più illegali, ai sensi del diritto internazionale, le colonie israeliane.
Le proposte di espansione arrivano dopo più di mezzo secolo di occupazione militare israeliana dei TPO, durante il quale sono state demolite più di 50.000 case e strutture palestinesi. Decine di migliaia di palestinesi sono stati rimossi con la forza.
Al loro posto, più di 600.000 israeliani sono stati autorizzati a spostarsi in circa 250 insediamenti per lo più costruiti appositamente, molti serviti da strade riservate ai coloni e sorvegliate da posti di blocco militari.
Negli ultimi 50 anni circa 1.000 chilometri quadrati di terra palestinese sono stati espropriati da parte dei coloni israeliani.
Ciò ha avuto un impatto devastante sul diritto dei palestinesi a un livello di vita adeguato, al lavoro, alla casa, alla salute e all’istruzione, e ha progressivamente paralizzato l'economia palestinese.
"Nessuna azienda dovrebbe essere coinvolta nelle violazioni dei diritti umani e fino a quando Airbnb non cesserà il suo rapporto commerciale con le colonie israeliane, sarà profondamente compromessa", ha detto Saleh Higazi.
Fonte: Amnesty International
Traduzione di BDS Italia
L'azienda basca CAF sta seriamente violando il diritto internazionale e i diritti umani palestinesi partecipando alla costruzione della nuova linea verde della metropolitana leggera di Gerusalemme (JLR), insieme alla società israeliana Shapir. La JLR collega le colonie illegali di Israele nei territori palestinesi occupati con Gerusalemme.
Otto i sindacati norvegesi hanno chiesto il boicottaggio dell’azienda CAF al Governo norvegese con l'esclusione dagli appalti pubblici e più di 15 organizzazioni per i diritti umani nello Stato spagnolo hanno chiesto l'esclusione della CAF e delle aziende incluse nella banca dati delle Nazioni Unite delle aziende che operano nelle colonie illegali israeliane. Anche gruppi in Gran Bretagna chiedono di escludere la CAF dagli appalti pubblici.
Il 25 novembre in Messico, più di 80 organizzazioni per i diritti umani, sindacati e più di una ventina di personalità del mondo culturale, accademico e politico, tra cui L'Associazione per i diritti umani dello Stato del Messico (ADMHEM), il sindacato messicano Electricistas (PMI) e il Centro de investigación Laboral y Asesoría sindacale (CILAS), hanno mandato una lettera chiedendo di non assegnare all’azienda CAF la trasformazione della metropolitana di Città del Messico.
La lettera chiede alla dott.ssa Claudia Sheinbaum, presidente del governo di Città del Messico e dott.ssa Florencia Serranía, direttrice della Metropolitana di Città del Messico, di non assegnare alla CAF il contratto di trasformazione della linea 1 della metropolitana CDMX fino a quando questa non avrà abbandonato il cantiere della metropolitana leggera di Gerusalemme.
Due giorni dopo, abbiamo appreso che la CAF si ritirava dalla gara per la linea 1 della metropolitana di Città del Messico, dichiarando che non poteva garantire i requisiti tecnici per via dell'ammontare economico offerto.
Fonte: BNC
Traduzione di BDS Italia
L'amministrazione Trump sta operando una repressione contro un movimento globale per il boicottaggio di Israele.
Lo stesso giorno in cui il Segretario di stato Mike Pompeo è diventato il primo diplomatico americano di alto rango a visitare un insediamento coloniale israeliano nella Cisgiordania occupata, egli ha anche raddoppiato l'impegno da parte dell'amministrazione Trump a contrastare un movimento globale pro-palestinese per il boicottaggio di Israele.
Il movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS) è fondato sulla realizzazione di una pressione politica ed economica nei confronti di Israele. L'obiettivo è quello di indurre Israele a riconoscere i diritti dei cittadini palestinesi che attualmente vivono in Israele, di permettere ai profughi palestinesi, che furono cacciati dal paese già nel 1948 quando Israele fu creato, di tornare alle loro case e di ritirarsi da tutta la terra che ha sequestrato dopo la guerra arabo-israeliana del 196, inclusa la Cisgiordania occupata, che è rivendicata dai palestinesi.
Il BDS è stato costituito formalmente nel 2005 da una coalizione di circa 170 gruppi palestinesi di base e della società civile. Quindici anni dopo è cresciuto in importanza. Sebbene abbia ottenuto solo poche vittorie economiche, ha acquisito una notevole visibilità, sostenitori e anche critici a livello internazionale, anche nei campus dei college statunitensi, nei parlamenti statali e nel Congresso.
Il 19 novembre Pompeo ha promesso di tagliare i fondi federali alle organizzazioni che supportano la campagna del BDS. "Prenderemo immediatamente provvedimenti per identificare le organizzazioni che aderiscono alle odiose azioni del BDS e per ritirare il sostegno del Governo degli Stati Uniti a tali gruppi", ha detto Pompeo. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che era lì vicino, ha risposto: "Mi sembra semplicemente meraviglioso".
Ecco cosa devi sapere sul BDS
Cos'è il BDS?
Il BDS si è costituito nel 2005, appena un anno dopo che la Corte internazionale di giustizia aveva emesso un parere consultivo secondo cui "la costruzione di una barriera da parte di Israele nel territorio palestinese occupato è illegale".
Le strategie del BDS traggono ispirazione dal movimento sudafricano anti-apartheid e, sebbene esteso, esso è coordinato in gran parte dal comitato nazionale palestinese del BDS (BNC) con sede nei territori palestinesi. Tali strategie invitano al boicottaggio delle "istituzioni sportive, culturali e accademiche israeliane" e delle "società israeliane e internazionali impegnate in violazioni dei diritti umani palestinesi". (HP, Puma e Caterpillar sono tra le organizzazioni prese di mira.)
Il movimento incoraggia anche il disinvestimento da Israele e le sanzioni da parte di governi stranieri che potrebbero includere "il divieto di fare affari con gli insediamenti illegali israeliani, la fine del commercio militare e degli accordi di libero scambio, nonché la sospensione dell'adesione di Israele a forum internazionali come gli organismi delle Nazioni Unite e la FIFA", l'organo di governo del calcio internazionale.
I boicottaggi, sebbene costituiscano una forma comune di protesta non violenta e un modo efficace per aumentare la consapevolezza su un problema, spesso non sono efficaci nel creare un impatto economico significativo o immediato o un cambiamento politico. Alla fine degli anni Cinquanta, l'African National Congress in Sud Africa chiese ai governi stranieri di ritirare gli investimenti, cessare il commercio e promulgare un ampio boicottaggio dei beni di consumo, del mondo accademico e dello sport sudafricani. Negli anni 1790, gli abolizionisti inglesi e americani boicottarono lo zucchero prodotto dagli schiavi. La Lega Araba - ora un insieme di quasi due dozzine di paesi del Medio Oriente e dell'Africa - ha mantenuto un boicottaggio economico delle società e dei beni israeliani sin dalla fondazione del paese nel 1948.
In un certo senso il BDS prosegue ed è nato dalla mancanza di modi alternativi per esprimere le vertenze palestinesi. "Ogni altra forma di resistenza palestinese è stata criminalizzata e resa inattuabile", dice Noura Erakat, difensore dei diritti umani e docente ricercatrice alla Rutgers University. "Non è che il BDS sia supplementare. Che cosa c'è di altro?" Il fatto che l'amministrazione Trump abbia attaccato anche il BDS implica come messaggio "la richiesta che i palestinesi si arrendano", aggiunge.
Il comitato nazionale palestinese del BDS afferma di non sostenere alcuna particolare soluzione al conflitto, nei termini di una soluzione "a uno stato" o "a due stati", ma che l’attenzione è sui diritti umani palestinesi e sul recupero del controllo sui territori occupati. "Secondo le leggi internazionali nessun regime politico, in particolare un regime coloniale e oppressivo, ha un intrinseco "diritto di esistere", ha detto Omar Barghouti, difensore dei diritti umani e co-fondatore del movimento BDS, in una e-mail a TIME. "Nessuno stato, che sia il Sudafrica dell'apartheid in passato o l'Israele dell'apartheid oggi, ha il diritto di essere razzista o suprematista, privilegiando una parte della sua popolazione sulla base dell'identità ed escludendo un'altra parte, che si dà il caso sia la nazione originaria”.
Il BDS è antisemita?
I leader e i sostenitori del BDS negano con forza che il movimento sia antisemita, affermando che "l'obiettivo è lo stato israeliano" per “le gravi violazioni del diritto internazionale" e non si persegue "alcun individuo o gruppo semplicemente in quanto israeliano". Quando Pompeo ha fuso il BDS con l'antisemitismo, i palestinesi, così come i difensori dei diritti civili nazionali e internazionali, hanno obiettato.
"Come abbiamo chiarito, l'antisionismo è antisemitismo", ha detto Pompeo in una dichiarazione del 19 novembre. (Il sionismo si riferisce al desiderio di istituire uno stato ebraico - Israele - e alla convinzione che gli ebrei costituiscano collettivamente una nazionalità e non solo una religione).
Il comitato nazionale palestinese del BDS ha risposto attraverso una dichiarazione, che afferma che "la fanatica alleanza Trump-Netanyahu sta intenzionalmente fondendo da un lato l'opposizione al regime di occupazione, colonizzazione e apartheid di Israele contro i palestinesi, che invita ad una pressione non violenta perché si ponga fine a questo regime, con il razzismo antiebraico dall'altro, al fine di sopprimere la difesa dei diritti dei palestinesi fondati sul diritto internazionale". Il comitato ha sottolineato la sua opposizione a tutte le forme di razzismo, compreso il razzismo antiebraico.
"Se si afferma che l'antisionismo è antisemitismo, in pratica si condannano tutti i palestinesi come antisemiti per la ragione che essi decidono di esistere", dice Erakat. Il motivo per cui il BDS ha incontrato una feroce opposizione è perché "sfida moralmente il sionismo come progetto politico", aggiunge.
Amnesty International, Human Rights Watch e ACLU hanno tutti denunciato le implicazioni per la libertà di parola e i pericoli di confondere il BDS con l'antisemitismo. "Sostenere boicottaggi, disinvestimenti e sanzioni è una forma di difesa non violenta e di libertà di espressione che deve essere protetta", ha affermato Bob Goodfellow, direttore esecutivo ad interim di Amnesty International USA, in una dichiarazione. "L'amministrazione statunitense sta seguendo l'approccio del governo israeliano utilizzando false accuse di antisemitismo determinate politicamente al fine di danneggiare gli attivisti pacifici". Human Rights Watch ha accusato Pompeo di "equiparare falsamente il sostegno pacifico al boicottaggio di Israele con l'antisemitismo". L'ACLU ha sottolineato che "minacciare di bloccare i fondi del governo a organizzazioni che criticano Israele è palesemente incostituzionale".
Ebrei e organizzazioni ebraiche non sono uniti sulla questione se il BDS sia antisemita. Mentre molti gruppi ebraici conservatori criticano il BDS per aver preso di mira Israele ingiustamente e temono che il suo scopo finale sia delegittimare qualsiasi nozione di stato ebraico, decine di organizzazioni ebraiche progressiste hanno contestato la caratterizzazione del BDS come antisemita, temendo che tale intervento metta in ombra "le legittime critiche alle politiche israeliane".
L'American Israel Public Affairs Committee (AIPAC) - un potente gruppo di pressione pro-Israele negli Stati Uniti - caratterizza il BDS come una "discriminazione anti-israeliana" perché "prende di mira il diritto di Israele di esistere ", "prende di mira lo stato ebraico" e "mira a tagliare fuori Israele dal resto del mondo".
Il rabbino David Wolpe, un rabbino del Tempio del Sinai a Los Angeles, dice che non dubita che ci siano sostenitori del BDS che hanno "intenzioni del tutto buone" ma teme che il grado di condanna a cui Israele è sottoposto sia "enormemente sproporzionato rispetto a qualsiasi presunto peccato che Israele abbia commesso." Crede che "molte espressioni del movimento BDS siano antisemite" e contesta anche l'antisionismo. "Affermare di essere antisionista significa dire che ci si oppone all'unico paese ebraico mai esistito nella storia (...) e sostenere che ciò non ha nulla a che fare con l'antisemitismo è una strana ingenuità", dice Wolpe.
Tuttavia, alcune organizzazioni ebraiche si considerano "orgogliosamente" anti-sioniste e a sostegno del BDS. Soffocare il BDS "non ha a che fare con la sicurezza degli ebrei", dice Stefanie Fox, direttrice esecutiva di Jewish Voice For Peace. "Un'opposizione al sionismo riguarda un'opposizione a un governo specifico che non ha nulla a che fare con il giudaismo", dice Fox. Per quanto riguarda le definizioni di Pompeo, afferma: "Non lasceremo che i suprematisti bianchi dettino ciò che è e non è antisemitismo".
Quasi un quarto degli ebrei americani sotto i 40 anni sostiene il boicottaggio dei prodotti fabbricati in Israele, sulla base di un sondaggio nazionale di 8000 elettori ebrei in occasione delle elezioni del 2020 da parte J Street, un'organizzazione "pro-Israele, pro-pace" che si identifica come progressista, si oppone all'occupazione israeliana ma è anche contro il movimento globale BDS.
Meno di un terzo degli americani che hanno risposto a un sondaggio del Washington Report on Middle East affairs del maggio 2020 afferma di essere in linea con l'insistenza dell'amministrazione Trump sull'idea che "l'antisionismo è antisemitismo”.
Che effetti ha avuto il BDS?
L'impatto economico generale dei boicottaggi è stato in buona parte trascurabile per Israele poiché l'economia del paese continua a crescere, sebbene i leader del movimento BDS affermino che la pressione del movimento su un pugno di aziende, tra cui la multinazionale telefonica Orange e la società di costruzioni francese Veolia, ha contribuito alla loro decisione di ritirarsi da Israele.
Sul suo sito web, il movimento BDS da istruzioni dettagliate su come partecipare ai boicottaggi accademici, culturali ed economici, nonché su come partecipare a campagne contro le aziende individuate. Vengono pubblicate sui social media petizioni e materiali, nonché "idee sulla tipologia delle azioni".
La portata relativamente limitata dell'impatto economico del BDS non ha impedito a una potente lobby filo-israeliana negli Stati Uniti di tentare di stroncare il movimento. La lotta sul BDS si svolge da anni nel Congresso, nei parlamenti statali e nei campus universitari degli Stati Uniti.
Un'indagine del maggio 2019 del Center for Public Integrity ha rilevato che nell'arco di quattro anni 27 stati hanno emanato politiche, "adottate con un linguaggio praticamente identico", per frenare gli sforzi del BDS. Nel 2017, i governatori di tutti i 50 stati degli Stati Uniti e il sindaco di Washington hanno affermato, in un'inserzione su un giornale formulata dall'AJC (American Jewish Committee), un'organizzazione internazionale di difesa ebraica, che nel emarginare Israele "gli obiettivi del movimento BDS sono antitetici ai nostri valori".
Secondo i National Students for Justice in Palestine, le cui rappresentanze hanno sostenuto il BDS, i corpi studenteschi di alcune decine di università statunitensi hanno scelto di disinvestire dalle società che traggono profitto dall'occupazione e dalle violazioni dei diritti umani da parte di Israele o di boicottarle.
Il movimento BDS ha fatto una cattiva pubblicità ad Israele mediante l'impedimento di eventi pubblici di alto profilo. Ad esempio, la cantante Lorde, in seguito la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, ha cancellato il suo concerto a Tel Aviv, che avrebbe dovuto svolgersi nel 2018, dopo che gli attivisti l'hanno invitata a sostenere il BDS. Molte influenti voci progressiste, tra cui Angela Davis e l'arcivescovo Desmond Tutu, sono sostenitori del BDS. Ne hanno sostenuto l'impegno anche alcune grandi comunità religiose degli Stati Uniti.
Nel luglio 2019 la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato a stragrande maggioranza una risoluzione che si oppone al movimento internazionale BDS. In risposta, le parlamentari Ilhan Omar e Rashida Tlaib hanno co-sponsorizzato una risoluzione che afferma il diritto degli americani di "partecipare ai boicottaggi nel perseguimento dei diritti civili e umani in patria e all'estero". Dopo che Tlaib e Omar, entrambi esplicite sui diritti umani palestinesi e critiche agguerrite di Israele, hanno espresso il loro sostegno al BDS, Israele ha vietato loro di entrare nel Paese. (Israele in seguito ha dichiarato che avrebbe permesso a Tlaib di visitare la sua anziana nonna in Cisgiordania come privata cittadina, ma lei ha rifiutato, affermando che "fare visita a mia nonna a condizioni tanto oppressive, intese a umiliarmi, spezzerebbe il cuore di mia nonna.")
Tlaib ha twittato il mese scorso che sperava che una futura amministrazione Biden avrebbe "cambiato rotta rispetto alla repressione del BDS da parte del Dipartimento di stato di Trump". La posizione del presidente eletto Joe Biden sul BDS è meno chiara ed egli non ha risposto alla richiesta da parte di TIME di chiarire la sua posizione. (Il portavoce di Biden, Andrew Bates, ha detto in precedenza che "Biden si oppone al BDS, alla stregua della piattaforma democratica")
Anche il sostegno al BDS segue in qualche modo delle linee settarie. Un sondaggio nazionale del settembre 2019 dell'Università del Maryland ha rilevato che poco meno della metà degli intervistati che avevano sentito parlare almeno "un po'" del BDS, il 47%, si è detto contrario al movimento, il 26% ha dichiarato di sostenerlo e il restante 26% non ha preso posizione sull’argomento. Tra i democratici, il 48% ha dichiarato di sostenere il movimento, mentre il 76% dei repubblicani si è dichiarato contrario.
Correzione, 7 dicembre
La versione originale di questo articolo riportava in modo inesatto la storia del boicottaggio. Molti paesi della Lega Araba hanno mantenuto un boicottaggio economico delle società e dei beni israeliani sin dalla fondazione del paese nel 1948.
Fonte : Sanya Mansour; Time Magazine
Traduzione di BDS Italia