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Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Comunicato del Comitato Nazionale Palestinese per il BDS

L’etichettatura dell’UE sui prodotti delle colonie israeliane difficilmente sarà sufficiente ad assicurare la conformità dell’Europa al diritto internazionale.

Palestina Occupata  – Il Comitato Nazionale Palestinese del Movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BNC), la più ampia coalizione nella società palestinese alla guida del movimento globale BDS, ha ritenuto che l’intenzione dell’Unione Europea di etichettare i prodotti delle colonie israeliane, annunciata in una recente conferenza stampa dell’UE, sia insufficiente per adempiere agli obblighi legali degli Stati previsti dal diritto internazionale.

Le dichiarazioni alla stampa del capo della politica estera dell’UE Federica Mogherini hanno fatto seguito all’incontro dei ministri degli esteri dei 28 stati membri dell’UE  a Lussemburgo. Il crescente consenso europeo sull’etichettatura dei prodotti delle colonie israeliane è conseguenza della sempre più forte pressione pubblica esercitata in Europa sui politici perché pongano fine alla stretta complicità europea con le violazioni da parte di Israele  del diritto internazionale e dei diritti umani palestinesi.

Il dott. Rafeef Ziadah, membro della segreteria del  BNC, ha commentato: “Se l’UE fa sul serio nel praticare una politica di non riconoscimento della sovranità israeliana sui territori arabi occupati nel 1967, perché non vieta l’importazione dei prodotti delle imprese israeliane che operano illegalmente nei territori occupati? La sola etichettatura, invece del divieto, dei prodotti delle colonie illegali, indica una linea politica ipocrita per eccellenza.”

Ziadah ha aggiunto: “La pressione del movimento BDS deve continuare a livello di base in tutta Europa per costringere i politici degli Stati europei  ad adempiere totalmente gli obblighi [sanciti dal] diritto internazionale.”

“Come minimo, devono imporre un embargo militare bilaterale ad Israele, come è stato fatto contro il Sudafrica dell’apartheid, ed applicare la raccomandazione del Consiglio Europeo per le Relazioni Estere di bloccare tutte le transazioni finanziarie con le banche israeliane che finanziano l’occupazione, incluso il muro e le colonie.”

I proprietari di Ahava, ditta produttrice dei cosmetici del Mar Morto oggetto di boicottaggio hanno annunciato un accordo per vendere una quota di maggioranza della società israeliana.

Gli attivisti per i diritti palestinesi stanno dando la notizia con un cauto ottimismo, come un segnale che il marchio di Ahava è stato danneggiato per la sua complicità nella occupazione israeliana del territorio palestinese.

Secondo il gruppo di ricerca e di monitoraggio “Who Profits” Ahava estrae il fango del Mar Morto dalla Cisgiordania, sfruttando le risorse naturali palestinesi in violazione del diritto internazionale.

La sua fabbrica e il centro visitatori si trovano a Mitzpe Shalem, un insediamento costruito illegalmente in Cisgiordania. Una grande percentuale di azioni Ahava è detenuta da due insediamenti in Cisgiordania.

Comunicato del Comitato Nazionale Palestinese per il BDS

  • La campagna del BDS è costata a Veolia miliardi di dollari per contratti persi
  • La vendita della partecipazione nella metropolitana leggera di Gerusalemme significa che Veolia ha del tutto abbandonato il mercato israeliano

Palestina occupata – Il movimento Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) ed i suoi partner mondiali festeggiano il ritiro della grande azienda francese Veolia dalla Metropolitana leggera di Gerusalemme (JLR), un sistema illegale di trasporto costruito per agevolare la crescita e l’espansione delle colonie israeliane sul territorio occupato della Palestina.

La vendita della sua partecipazione nel progetto JLR mette fine ad ogni coinvolgimento di Veolia nel mercato israeliano, compresi tutti i progetti che violano il diritto internazionale e i diritti umani del popolo palestinese.

La vendita è conseguenza di una vasta campagna di boicottaggio durata 7 anni contro Veolia, a causa della sua complicità nell’occupazione israeliana, che le costa per appalti in tutto il mondo una cifra stimata in oltre 20 miliardi di dollari.

Veolia ha venduto quasi tutte le sue attività in Israele nell’aprile 2015, ma era rimasta finora in possesso di una quota del 5% del progetto JLR. Giovedì sera il gruppo di ricerca sui diritti umani ‘Who Profits’ ha riferito che Veolia ha liquidato la sua quota del 5% del progetto JLR.

Cactus, la maggiore catena di generi alimentari del Lussemburgo, ha deciso di interrompere la commercializzazione di frutta e verdura importati da Israele fin quando non venga accertato che non provengono da colonie israeliane costruite su territori palestinesi occupati.

Il giornale israeliano Yediot Ahronot ha affermato che il leader della distribuzione di generi alimentari in Lussemburgo si è piegato alle pressioni pro-Palestina, provenienti soprattutto dall’organizzazione Just Peace in the Middle East, che per mesi ha portato avanti proteste facendo pressione sulla Cactus per interrompere la commercializzazione di prodotti israeliani.

Il giornale ha riferito che la rete di distribuzione alimentare avrebbe detto che i prodotti israeliani quali frutta e verdure generano un guadagno marginale; per evitare proteste fuori dalle proprie filiali avrebbe quindi deciso di interromperne la commercializzazione.

Il giornale ha segnalato che il console onorario israeliano in Lussemburgo, Daniel Schneider, ha interpellato la direzione dell’azienda per convincerla a rivedere la propria decisione di interrompere la commercializzazione di frutta e verdura israeliane.

Fonte: Middle East Monitor

Traduzione di BDS Italia

Il sindacato United Electrical, Radio and Machine Workers [sindacato unitario dei lavoratori del settore elettrico, della radio e metalmeccanico] vota in favore del boicottaggio di Israele, sostenendo l'accordo con l'Iran.

Uno dei più importanti sindacati dell'industria degli Stati Uniti ha votato a favore del sostegno agli obiettivi del movimento internazionale per il boicottaggio, disinvestimento, sanzioni (BDS) contro Israele, facendo riferimento alla “ sua lunga storia di violazioni dei diritti umani dei palestinesi” ed è così diventato presumibilmente il primo sindacato a livello nazionale a fare ciò. 

Il congresso nazionale di "United Electrical" si è svolto a Baltimora la settimana scorsa e ha votato una serie di mozioni riguardanti temi di politica interna e di politica estera, compreso l'appello al boicottaggio di Israele e il sostegno al trattato nucleare con l'Iran.

Secondo quanto riportato dal suo sito, il sindacato ha votato a favore “della giustizia e della pace per i popoli di Palestina e Israele” citando l'indecente record israeliano in termini di [violazione] dei diritti umani “ ad iniziare dalla pulizia etnica di 750.000 palestinesi nel 1947-1948, che ha trasformato gran parte della Palestina nello Stato di Israele”.

Presidio in Piazza de'Ciompi
Venerdì 28 agosto, ore 18

A poco più di un anno dall’ultimo massacro israeliano a Gaza, quando le strade di Firenze si riempirono di manifestanti per chiedere la fine dell’aggressione sionista contro la popolazione della Striscia, quella stessa città che ha a cuore la pace, i diritti umani e il rispetto del Diritto Internazionale, dichiara ospite non gradito il criminale Netanyahu, che nell’estate del 2014 ordinò l’operazione “Margine Protettivo” contro Gaza, costata la vita a più di 2000 civili palestinesi e un numero incalcolabile di feriti.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu visiterà Firenze su invito del premier Renzi, che nel suo recente viaggio in Israele ha ribadito i legami eccellenti tra i due paese in materia di sicurezza e cooperazione scientifico-militare. Nel suo tentativo di revisionismo del conflitto israeliano- palestinese Renzi non ha mancato di sottolineare come Israele, nato nel 1948, rappresenti addirittura le nostre radici e il nostro futuro. La Firenze antifascista, antirazzista e antisionista ritiene di non aver niente in comune con chi ha fatto delle aggressioni militari, dell’apartheid, della pulizia etnica e dell’occupazione la cifra della propria azione politica.

Lo scorso anno c'è stato un notevole aumento della solidarietà tra afroamericani e palestinesi. Dal terrorismo nei nostri confronti - dai numerosi attacchi contro la vita di afroamericani fino alla brutale guerra di Israele contro Gaza e la repressione in Cisgiordania –sono emerse una maggiore resilienza e una lotta comune tra i nostri due movimenti. Su Twitter i palestinesi sono stati tra i primi a fornire un appoggio internazionale a chi protestava a Ferguson, dove i palestinesi residenti a St. Louis si sono mobilitati sul posto. Lo scorso novembre una delegazione di studenti palestinesi ha visitato attivisti afroamericani a St. Louis, Atlanta, Detroit e in altre città, pochi mesi prima che i "Dream Defenders" [gruppo anticapitalista statunitense. N.d.tr.] hanno organizzato una delegazione in Palestina di rappresentanti del movimento "Black Lives Matter" [movimento contro la violenza della polizia nei confronti degli afroamericani], di Ferguson e di altri gruppi per la giustizia razziale. Durante tutto l'anno i palestinesi ci hanno inviato molte lettere di solidarietà durante le proteste a Ferguson, New York e Baltimora. Noi proponiamo i seguenti punti per proseguire il dialogo tra i nostri movimenti:

Nell'anniversario del massacro di Gaza della scorsa estate, nel 48esimo anno dell'occupazione israeliana, nel 67esimo anno della Nakba (il nome arabo che designa la pulizia etnica da parte di Israele) palestinese, che continua tuttora, e nel quarto secolo dell'oppressione dei neri negli Stati Uniti contemporanei, noi, i sottoscritti attivisti, artisti, studiosi, scrittori e prigionieri politici afroamericani, vi inviamo questa lettera per riconfermare la nostra solidarietà con la lotta e l'impegno palestinese per la liberazione della terra e del popolo palestinesi.

Non possiamo perdonare né dimenticare la violenza della scorsa estate. Siamo ancora indignati per la brutalità che Israele ha scatenato su Gaza con l'assedio per terra, cielo e mare e con tre offensive militari in sei anni. Siamo ancora disgustati dal fatto che Israele abbia preso di mira case, scuole, rifugi dell'ONU, moschee, ambulanze ed ospedali. Siamo ancora affranti e indignati per il numero di bambini che Israele ha ucciso in un'operazione che ha definito "difensiva". Rifiutiamo che Israele si dipinga come "vittima". Chiunque guardi onestamente alla distruzione di vite e proprietà a Gaza può vedere che Israele ha commesso un massacro unilaterale. Con 100.000 persone ancora senza casa a Gaza, gli effetti del massacro continuano per Gaza devastata tuttora e continueranno nei prossimi anni.

Le Forze di Difesa Israeliana si occupa di controllare i gruppi stranieri, mentre i gruppi locali che supportano BDS vengono monitorati dallo Shin Bet.

L’IDF raccoglie quotidianamente informazioni sulle organizzazioni straniere e di sinistra ritenute attive nel lavoro di delegittimazione dello stato d’Israele, si apprende da Haaretz.

Il Dipartimento Delegittimazione della Divisione di Ricerca Militare dei servizi segreti è stato istituito per scongiurare l’incidente della Freedom Flotilla, nel 2010. Come Haaretz ha rivelato nel 2011, questo dipartimento si concentra sullo studio e il monitoraggio delle attività di gruppi anti-israeliani che operano all'estero, tra i quali i promotori delle sanzioni su Israele. Nel 2010, nove cittadini stranieri vennero uccisi quando un commando IDF salì a bordo della Mavi Marmara, parte di una flottiglia che cercava di rompere l'embargo su Gaza. In seguito, nel 2014, un decimo attivista morì dopo essere stato in coma per quattro anni.

Nell'ambito delle sue attività, il Dipartimento Delegittimazione ha raccolto prove di violazioni di Hamas del diritto internazionale nel corso dell’Operazione Margine di Protezione a Gaza, nel 2014.

Il movimento BDS conduce campagne intese a promuovere il boicottaggio di Israele e ad azioni di persuasione alle aziende per il ritiro degli investimenti dal paese.

di Enrico Bartolomei

«Ed è la falsa accusa di antisemitismo spesso rivolta da Israele e dai suoi sostenitori come tattica di intimidazione contro chiunque critichi le politiche israeliane o il sionismo che ci spinge ad alzare la nostra voce di dissenso, identificandoci come ebrei»
Rete italiana degli ebrei contro l’occupazione

Lunedì 27 luglio Il Fatto Quotidiano ospita il “commento” di Furio Colombo a Gaza e l’industria israeliana della violenza, edito da DeriveApprodi (2015), e di cui sono co-autore insieme a A. D. Arcostanzo, D. Carminati e A. Tradardi. La sfuriata del Colombo, che quando non tratta di Israele è conosciuto per la mitezza del suo ragionare, non poggia su argomentazioni di merito, ma ripete uno schema ormai consolidato di propaganda filo-israeliana che implica l'uso dell'antisemitismo come arma ideologica per delegittimare ogni critica a Israele e al sionismo.

Visto il peso dell’accusa, e una certa ricorrenza dello schema della propaganda nei mezzi d’informazione italiani, prima replichiamo alle ingiurie e poi sveliamo il funzionamento della macchina propagandistica attraverso l’esempio di Furio Colombo.

I media locali israeliani hanno riferito che il settore bancario israeliano è profondamente preoccupato in merito alla raccomandazione di una commissione consultiva dell'Unione Europea, che richiamerebbe al boicottaggio delle banche coinvolte nelle politiche di insediamento.

Il quotidiano israeliano Maariv ha riportato le seguenti parole di un funzionario israeliano del settore bancario : "Ci sono forti preoccupazioni nel settore bancario israeliano a seguito della notizia che l'UE potrebbe adottare raccomandazioni concernenti il boicottaggio delle banche israeliane coinvolte in attività di insediamento e nella concessione di prestiti per l'acquisto di case negli insediamenti".

Il funzionario ha avvertito che questo potrebbe causare un grave problema, in quanto tutte le banche israeliane sono legate agli insediamenti. "Questo non è un boicottaggio di qualche prodotto, ma di tutto il settore bancario, che è in gran parte e direttamente collegato all'Unione europea."

Secondo il funzionario, le autorità israeliane devono rendersi conto dell'impatto che un boicottaggio europeo causerebbe alle banche israeliane.

"Questo significa congelare le proprietà delle banche israeliane all'estero", ha detto il funzionario. "Qualsiasi banca che concede prestiti per l'acquisto di case a Gerusalemme Est verrebbe messa su una lista nera."

Fonte: Middle East Monitor

Traduzione BDS Italia