LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

CAF amplierà e gestirà la Jerusalem Light Rail che collega le colonie illegali all'interno dei territori palestinesi occupati.

DATA: 18 DICEMBRE 2020

31 importanti organizzazioni, reti e sindacati palestinesi e europei, attivi nell’ambito dei diritti umani hanno presentato un rapporto all'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) a Ginevra, chiedendo che Construcciones y Auxiliar de Ferrocarriles (CAF) sia inclusa nel database delle Nazioni Unite delle imprese coinvolte in attività nelle colonie illegali di Israele per il suo ruolo nell'estensione e messa in opera della Jerusalem Light Rail (JLR) israeliana (metropolitana leggera di Gerusalemme, N.d.T.), rafforzando le colonie israeliane illegali nella Gerusalemme occupata e annessa. Tra le organizzazioni che hanno presentato il rapporto sono presenti Amnesty International Spagna, Al-Haq, Cairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS), Center for Research on Multinational Corporations (SOMO), 11.11.11, CNCD-11.11.11, European Legal Support Center (ELSC), NOVACT - International Institute for Nonviolent Action, The Rights Forum, Transnational Institute (TNI) e War on Want.

Il database delle Nazioni Unite delle società coinvolte in attività negli insediamenti coloniali illegali di Israele è stato pubblicato nel febbraio 2020, con un elenco di 112 società israeliane e multinazionali, tra cui il partner israeliano della CAF nel JLR, Shapir. L'OHCHR ha il compito di aggiornare annualmente il database. Nel 2016 e 2017 il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha ritenuto illegale il JLR, affermando che è "in chiara violazione del diritto internazionale e delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite".

Il rapporto congiunto presentato all'OHCHR spiega che, "Collegando e facilitando la mobilità tra le colonie, Gerusalemme ovest e Israele, il JLR contribuisce sostanzialmente al mantenimento e all'espansione degli insediamenti illegali di Israele nella Gerusalemme Est occupata e al rafforzamento dell'annessione illegale israeliana della città, consolidando infine l'annessione da parte di Israele dei territori palestinesi occupati in contrasto con il diritto internazionale".

Maha Abdallah dell'Istituto del Cairo per gli studi sui diritti umani (CIHRS) ha dichiarato: "Nella realizzazione del progetto nella Gerusalemme Est occupata e annessa, la CAF è coinvolta in violazioni grossolane e sistematiche dei diritti umani fondamentali contro i palestinesi". Abdallah ha aggiunto: "La realizzazione dell'attuale “Linea Rossa” ha già portato ad un significativo esproprio di proprietà palestinesi, mentre la nuova “Linea Verde” collegherà la colonia di Gilo agli altri insediamenti illegali, la cui esistenza e crescita priva i palestinesi dell'accesso e uso della loro terra e delle loro risorse."

A tal fine, l'OHCHR deve adempiere al suo mandato nella sua interezza aggiornando annualmente il database delle Nazioni Unite per includere le società coinvolte in attività nelle colonie illegali di Israele - come originariamente richiesto dal Consiglio dei diritti umani nella risoluzione 31/36 del 2016. Wesam Ahmad, coordinatore di Al-Haq Business and Human Rights, ha dichiarato: "Il database è uno strumento importante per mettere allo scoperto il sistema di incentivi economici che ha permesso a un'occupazione militare di trasformarsi in una condizione di colonialismo contemporaneo e il ruolo di aziende come la CAF deve essere sottolineato nell'aggiornamento annuale”.

Giovanni Fassina, Direttore del programma dell'ELSC, ha dichiarato: "Le attività in corso della CAF nei Territori Palestinesi Occupati sono illegali secondo il diritto internazionale. Mettendo gli interessi economici al di sopra dei diritti dei palestinesi che vivono sotto un'occupazione prolungata e illegale, la CAF ha scelto di porre il profitto prima dell'umanità. Speriamo che con la loro inclusione nel database delle Nazioni Unite, la CAF ascolterà l'appello della società civile e si ritirerà dal progetto JLR".

Nel febbraio 2020 70 organizzazioni basche hanno lanciato una campagna chiedendo alla CAF di ritirarsi dalla JLR. Due settimane fa diverse persone in tutto il Paese Basco - a Iruña, Bilbao, Gasteiz e Oñati - hanno protestato per chiedere che la CAF smettesse di costruire la JLR. Kepa Torrijos di Sodepaz, una delle organizzazioni firmatarie dei Paesi Baschi, ha dichiarato: "Nei Paesi Baschi le organizzazioni stanno lavorando instancabilmente per porre fine alla complicità basca con l'apartheid israeliano. Stiamo lavorando a stretto contatto con i sindacati interni alla CAF che sin dall'inizio hanno anche chiesto che l'azienda non partecipasse alla gara. Il consiglio dei lavoratori chiave presso la sede della CAF a Beasain ha chiesto alla CAF di ritirarsi dal progetto. Siamo anche collegati con organizzazioni in tutta Europa che stanno cercando di escludere la CAF dalle gare pubbliche fino a quando la CAF non porrà fine al suo coinvolgimento nell'apartheid israeliano".

Inoltre, organizzazioni spagnole per i diritti umani, sindacati norvegesi e gruppi della società civile del Regno Unito chiedono che nei loro paesi la CAF venga esclusa dagli appalti pubblici per via del suo coinvolgimento nella realizzazione della JLR.

Martedì 15 dicembre 2020 gli attivisti israeliani hanno bloccato la costruzione della metropolitana leggera di Gerusalemme nell'insediamento coloniale di Gilo. Hanno esposto uno striscione con la scritta "CAF scendi dal treno dell'apartheid israeliano" e hanno chiesto alla CAF di ritirarsi dal progetto JLR.

Elenco completo dei firmatari:

1. 11.11.11

2. Al-Haq

3. Amnesty International Spagna

4. Associazione France Palestine Solidarité (AFPS)

5. Belfast Trades Union Council

6. Cairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS)

7. CNCD-11.11.11

8. Comité Solidaridad con la Causa Árabe

9. Craigavon Trades Council

10. Coordinamento europeo dei comitati e delle associazioni per la Palestina (ECCP)

11. Centro europeo di supporto legale (ELSC)

12. Rete sindacale europea per la giustizia in Palestina

13. Fagforbundet - Unione norvegese dei dipendenti municipali e generali

14. ICAHD Finlandia

15. Mundubat

16. Northern Ireland Public Service Alliance (NIPSA)

17. Norwegian People’s Aid

18. Unione norvegese dei lavoratori ferroviari

19. NOVACT - Istituto Internazionale per l'Azione Nonviolenta.

20. Centro palestinese per i diritti umani (PCHR)

21. Palestinian Human Rights Organizations Council (PHROC) e i suoi membri:

- Al-Haq, Diritto al servizio dell’umanità.

- Centro Al Mezan per i diritti umani

- Addameer Prisoner Support e Human Rights Association

- Centro palestinese per i diritti umani

- DCI - Defense for Children International - Palestina

- Gerusalemme Legal Aid and Human Rights Center

- Associazione Aldameer per i diritti umani

- Centro di Ramallah per la difesa delle libertà e dei diritti civili

- The Independent Commission for Human Rights (Ombudsman Office) - Observer Member

- Muwatin Institute for Democracy and Human Rights - Observer Member

22. Paz con Dignidad

23. Plateforme des ONG françaises pour la Palestine

24. Sodepaz

25. SUDS

26. Il Centro di ricerca sulle imprese multinazionali (SOMO)

27. Forum sui diritti

28. Istituto Transnazionale (TNI)

29. Union syndicale Solidaires

30. War on Want

31. Women in Black (Vienna)

Per un riepilogo del report fare clic qui.

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1 Per l'elenco completo dei firmatari vedere l'elenco di seguito.

2 Risoluzioni del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite A/HRC/31/L.39, 22 marzo 2016, pag. 7 (a) e A/HRC/34/L.41 Rev.1, 22 marzo 2017, pag. 8

Fonte: BNC

Traduzione BDS Italia