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Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Lo scorso anno le esportazioni di ortaggi verso Israele hanno raggiunto un valore di 81,25 milioni di euro, pari al 68 % delle esportazioni complessive di ortaggi dalla Cisgiordania [Khalil Hamra / AP]

Le forze armate israeliane hanno bloccato le esportazioni agricole palestinesi attraverso la Giordania coll'ultima escalation di una guerra commerciale che dura da mesi e che arriva tra i timori di un riaccendersi della violenza nella regione per il controverso piano per il Medio Oriente sostenuto dagli Stati Uniti.

Seguendo le direttive del ministro della Difesa Naftali Bennett, l'esercito israeliano ha dichiarato che non avrebbe permesso ai palestinesi di trasferire i loro prodotti attraverso il loro valico di frontiera verso la Giordania, l'unica via di esportazione diretta della Cisgiordania occupata verso il mondo esterno.

L'Autorità Palestinese, appoggiata dall'Occidente, ha affermato che le forze israeliane ai posti di blocco hanno bloccato le spedizioni di ortaggi che stavano per essere esportate all'estero.

In una dichiarazione, il ministero dell'Agricoltura palestinese ha detto che le esportazioni di ortaggi verso Israele hanno raggiunto l'anno scorso il valore di 81,25 milioni di euro, che rappresenta il 68 percento delle esportazioni complessive di ortaggi da parte della Cisgiordania occupata.

Il ministro palestinese per l'agricoltura Riyal al-Attari ha dichiarato alla radio Voice of Palestine: "Ieri, il responsabile dei valichi israeliani ha informato tutti gli esportatori e tutte le parti interessate che a partire da domenica tutti i prodotti agricoli palestinesi sarebbero stati banditi dall'esportazione attraverso la Giordania verso i mercati mondiali".

Il vice ministro dell'economia palestinese Tariq Abu Laban ha dichiarato all'agenzia di stampa palestinese WAFA che la decisione di vietare l'esportazione di beni palestinesi costituisce la risposta alla decisione del governo palestinese di vietare l'importazione di vitelli israeliani.

La crisi è scoppiata a settembre quando i palestinesi hanno deciso di interrompere l'importazione di carne bovina da Israele.

L'Autorità Palestinese ha affermato che la maggior parte dei 120.000 capi di bestiame importati mensilmente da Israele risultavano capi d'importazione e che quindi si è preferito importare direttamente dall'estero.

La mossa sembrava rivolta a ridurre la dipendenza economica dei palestinesi da Israele.

Poco dopo l'annuncio di settembre, gli allevatori di bestiame israeliani hanno visto un calo del loro mercato e hanno fatto pressioni sulle autorità israeliane affinché prendessero provvedimenti.

Bennett ha reagito con un bando verso la carne bovina palestinese ed altri prodotti, inducendo i palestinesi ad espandere il loro boicottaggio e a smettere di importare verdure, frutta, bevande e acqua minerale israeliane.

I palestinesi affermano che le loro azioni sono rivolte a spingere Israele a revocare il suo divieto, mentre Israele afferma che il normale scambio commerciale sarà ripristinato nel momento in cui i palestinesi annulleranno il bando verso il bestiame che avrebbe scatenato in origine la crisi.

La crisi commerciale è arrivata nel mezzo di un'impennata di violenza a seguito della rivelazione del piano mediorientale del presidente americano Donald Trump, che i palestinesi hanno decisamente respinto.

Dieci giorni di proteste contro il piano di Trump hanno visto almeno cinque palestinesi uccisi dalle forze israeliane.

Fonte Al Jazeera

Traduzione di BDS Italia