Lo scorso febbraio il Barcellona aveva annunciato l'intenzione di essere la prima squadra a giocare una partita a Tel Aviv contro una squadra mista di giocatori israeliani e palestinesi per aiutare "a costruire ponti di dialogo tra i due popoli". Avrebbe dovuto chiamarsi "la partita della pace", prevista per il 31 luglio 2013.

Appena annunciata tale intenzione, tuttavia, si è subito sollevata l'opposizione del popolo palestinese e delle organizzazioni internazionali solidali con la Palestina. Il presidente della Federazione Calcio Palestinese, Jibril Rajoub, ha accolto freddamente la proposta, affermando che era "troppo presto" per un'iniziativa di questo tipo e che "Israele non riconosce la Palestina nemmeno come entità sportiva".

Sotto la bandiera della "pace", il club poneva sullo stesso piano il potere occupante e il popolo occupato. Il Barcellona, in collaborazione con il presidente israeliano e criminale di guerra, Shimon Perese, voleva che il mondo credesse che il conflitto israelo-palestinese fosse frutto di un'incomprensione tra due parti uguali che potrebbe essere risolto con il "dialogo" e costruendo "ponti di pace".

Ma in realtà, l'origine di tale situazione è nelle politiche di occupazione, apartheid e colonizzazione che Israele porta avanti in Palestina dal 1948. E la via per porre fine al conflitto è l'applicazione del diritto internazionale e il rispetto dei diritti umani del popolo palestinese.

Il RESCOP (la rete di solidarietà spagnola contro l'occupazione della Palestina), formata da 38 organizzazioni incluso BDS Catalogna, ha lanciato una petizione su Change.org chiedendo al Barcellona di non giocare in Israele. La petizione, pubblicata in sei lingue, è stata firmata da 2.400 persone in tutto il mondo.

Di fronte alla valanga di critiche internazionali e alla mancanza di volontà dell'Autorità Palestinese a partecipare all'iniziativa del club catalano, il Barcellona ha deciso di cancellare "la partita della pace". Poche settimane dopo il club ha annunciato che, invece della partita, avrebbe organizzato "cliniche" sportive in Palestina e in Israele il 3 e il 4 agosto, nelle quali tutti i giocatori del Barcellona sarebbero stati presenti e a cui avrebbero partecipato bambini di entrambe le comunità.

BDS Catalogna, membro della campagna globale di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele, dichiara la propria opposizione a tali "cliniche" promosse in Palestina e Israele perché sono ispirate dalla stessa logica della "partita della pace": mettere sullo stesso piano occupante e occupato nel nome della pace e normalizzare l'occupazione della Palestina. Se il Barcellona decide di organizzare una "clinica" sportiva solo per ragazzi e ragazze dei Territori Occupati, il club – appassionatamente sostenuto dai giovani palestinesi – farebbe qualcosa di lodevole.

Ma organizzarla anche in Israele il giorno dopo che nei Territori eguaglia occupante e occupato e normalizza un'occupazione illegale. Israele usa politicamente questo tipo di iniziative per darsi a livello internazionale l'immagine di uno Stato "normale" che cerca la pace, mentre ogni giorno porta avanti politiche che violano sistematicamente il diritto internazionale e i diritti umani del popolo palestinese.

Come detto in precedenti occasioni, il miglior contributo che il Barcellona potrebbe dare alla causa di una pace giusta in Palestinese sarebbe quello di rispondere all'appello del 2005 della società civile palestinese: boicottare lo sport israeliano, come fu fatto con successo contro il regime di apartheid in Sud Africa.

Fonte: BDS Catalunya

Traduzione di Palestina Rossa