Lettera dell'ECCP ai Ministri degli Affari Esteri UE
Le aziende private europee contribuiscono alla violazione dei diritti umani connessa alle colonie illegali di Israele, fornendo attrezzature usate nella demolizione delle case e partecipando alla costruzione e operatività delle infrastrutture per gli insediamenti illegali di Israele.
In seguito alla preoccupazioni espresse da numerosi parlamentari europei e nazionali, società civile e migliaia di cittadini/e europei/e, un numero crescente di Governi e di aziende hanno di recente dichiarato la cessazione di rapporti commerciali con aziende israeliane che operano negli insediamenti illegali di Israele.
- Il Ministro dei trasporti tedesco ha scritto alle Ferrovie tedesche (Deutsche Bahn) di esprimere la propria opposizione al suo coinvolgimento in un progetto di treno israeliano che taglia attraversandola la Cisgiordania. Le Ferrovie Tedesche hanno messo fine al loro coinvolgimento in questo progetto poco dopo.
- L’azienda ingegneristica con sede nei Paesi Bassi Royal Haskoning ha annunciato la sua decisione di ritirarsi da un progetto di trattamento delle acque reflue nella occupata Gerusalemme est.
- L’azienda idrica olandese – Vitens – il maggior fornitore di acqua potabile nei Paesi Bassi ha messo fine al suo rapporto con la società nazionale israeliana Mekorot che sostiene la fornitura di acqua agli insediamenti israeliani illegali nei Territori palestinesi occupati e alle comunità in Israele.
- In Romania il Governo ha detto che cesserà di inviare lavoratori edili in Israele se Israele non assume l’impegno che non lavoreranno in Cisgiordania.
- PGGM – la più grande società di gestione di fondi pensione nei Paesi Bassi ha deciso di ritirare tutti i suoi investimenti dalle cinque più importanti banche di Israele in quanto hanno filiali in Cisgiordania e/o sono coinvolte nel finanziamento per la costruzione di colonie.
- La Svedese Nordea Bank, la banca più grande in Scandinavia, ha già contattato cinque aziende (senza farne il nome) per informarsi sulle loro connessioni con le colonie, e altre due aziende vengono monitorate. L’impresa di costruzioni Cemex è stata già rimossa dagli investimenti di Nordea, poiché “viola i diriti umani e sfrutta risorse naturali non rinnovabili in un territorio occupato « .
- La Danese Danske Bank – la più grande banca in Danimarca – ha deciso di mettere nella lista nera la Bank Hapoalim, in quanto coinvoltea nel finanziamento della costruzione di insediamenti.
- In Norvegia, il Ministro delle Finanze ha escluso le aziende israeliane Africa Israel Investments e Danya Cebus dal Fondo Pensione globale del Governo, uno dei più grandi fondi a livello mondiale. Il Ministro delle Finanze ha ricevuto una raccomandazione dal Consiglio sull’Etica il 1° novembre 2013 che esclude le due società “a causa del loro contributo a serie violazioni dei diritti individuali in guerra o conflitto attraverso la costruzione di colonie a Gerusalemme Est”
In seguito alle preoccupazioni espresse da organizzazioni della società civile, il Governo Britannico ha emanato una guida relativa al coinvolgimento di imprese con le colonie illegali israeliane, mettendo in guardia i cittadini dal fare affari con singoli o entità nelle colonie israeliane.
Le scriviamo per sollecitarLa ad assumere una iniziativa che garantisca che il Governo Italiano avverta il mondo imprenditoriale circa i problemi e i rischi legati al fare affari con le illegali colonie israeliane e le attività connesse nei territori palestinesi occupati compresa Gerusalemme est.
Le attività di Israele con le colonie, violano regole fondamentali del diritto umanitario internazionale (IHL) e possono arrivare ad essere crimini di guerra secondo lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, di cui l’ Italia è uno Stato Parte.
Nel marzo 2013, Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha assunto la relazione della Missione indipendente per l’accertamento dei fatti, nelle colonie illegali israeliane, concludendo che le imprese hanno “reso possibili, facilitato e profittato dalla costruzione e dalla crescita delle colonie”. La Missione ha sollecitato i Governi a “prendere misure appropriate” per garantire che le imprese non contribuiscano agli abusi dei diritti umani collegati alle illegali colonie di Israele.
I Principi Guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani, sollecitano gli Stati a fornire informazioni per aiutare le imprese ad evitare di contribuire alle violazioni dei diritti umani derivanti dal conflitto e a fornire “adeguata assistenza alle imprese per considerare e occuparsi dei crescenti rischi di abusi” nelle aree di conflitto.
Il Servizio Europeo per l’azione esterna ha anche affermato che “i Principi guida su imprese e diritti umani” devono esserre applicati su scala globale e richiama le imprese europeee a mettere in opera i Principi in tutte le situazioni, incluso Israele e i territori palestinesi occupati”
Siamo fortemente preoccupati che il coinvolgimento delle imprese italiane nel mantenimento di una situazione illegale non serva solo ad incoraggiare Isrele a continuare nelle sue pratiche illegali impunemente, ma che renda l’Italia complice essa stessa delle violazioni israeliane del diritto internazionale!
L’Italia è giuridicamente obbligata a non fornire assistenza o riconoscimento alle violazioni da parte di Israele del diritto internazionale.
Pertanto, La preghiamo di assumere con urgenza una iniziativa per il rispetto del diritto internazionale e per opporsi alle violazioni dei diritti umani dei Palestinesi da parte di Israele, avvisando pubblicamente le imprese circa i problemi e i rischi legati al fare affari con le colonie illegali israeliane.
Note:
1 http://www.bdsmovement.net/2011/ramsauer-6986
2 http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/.premium-1.571505
3 http://opentoexport.com/article/overseas-business-risk-israel/
4 http://www.ohchr.org/Documents/HRBodies/HRCouncil/RegularSession/Session19/FFM/FFMSettlements.pdf
5 http://www.ohchr.org/Documents/Publications/GuidingPrinciplesBusinessHR_EN.pdf
6 http://eeas.europa.eu/delegations/un_geneva/documents/eu_statments/human_right/20130611_id_sr_opt.pdf
Fonte: ECCP