Notizie BDS
Notizie internazionali del movimento globale BDS.
Oltre 100 partiti politici, sindacati, organizzazioni per i diritti umani e gruppi della società civile europei hanno inviato una lettera a Josep Borrell, l'alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri, esprimendo la loro grave preoccupazione per la decisione di Israele di etichettare sei ONG palestinesi per i diritti umani come "entità terroristiche."
Bruxelles, 25 novembre 2021
Gentile Alto Rappresentante,
Come organizzazioni della società civile europea, vorremmo allertarla sulla gravissima situazione creata dalla criminalizzazione da parte Stato di Israele contro sei delle più importanti e riconosciute organizzazioni palestinesi per i diritti umani: Addameer (che sostiene i diritti dei prigionieri politici palestinesi), Al-Haq (membro della Federazione Internazionale per i Diritti Umani), DCI-P Defense for Children International – Palestine (che promuove e difende i diritti dei bambini palestinesi), UAWC (Unione dei comitati del lavoratori agricoli), UPWC (Unione dei comitati delle donne palestinesi) e Bisan (Centro per la ricerca e lo sviluppo).
Leggi: Oltre 100 sindacati, partiti politici e gruppi per i diritti umani inviano una lettera all'UE
Le lotte contro il colonialismo, il razzismo, la militarizzazione, per la giustizia climatica, economica e sociale sono profondamente interconnesse. Anche i palestinesi cercano giustizia climatica chiedendo conto ai governi e alle grandi aziende. La Palestina è una questione di giustizia climatica.
Cos'è la COP26?
Ogni anno, le Nazioni Unite tengono una conferenza globale sui cambiamenti climatici nota come "Conferenza delle parti". Dal 31 ottobre 2021 al 12 novembre 2021, i leader mondiali si incontreranno a Glasgow per la 26a sessione annuale, o COP26.
Mentre l'emergenza climatica peggiora in tutto il pianeta, scatenando il caos su tutti i continenti ma devastando in modo sproporzionato le nazioni più povere e le comunità oppresse, le decisioni prese alla COP26 avranno effetti di lunga portata su coloro che attualmente sono più colpiti dai cambiamenti climatici.
La Palestina è una questione di giustizia climatica!
La catastrofica crisi climatica è esacerbata dalla disuguaglianza e dall'oppressione globali create da governi e grandi aziende complici che mettono il profitto prima delle persone e del pianeta.
Ciò è particolarmente vero quando si tratta dell'apartheid di israeliana.
La crisi climatica colpisce in modo sproporzionato i palestinesi che vivono e resistono all'occupazione israeliana, all'apartheid e al colonialismo. I nativi palestinesi che vivono in queste condizioni, senza alcun controllo sulla loro terra o sulle risorse naturali, sono altamente vulnerabili alla crisi climatica. Con Israele che monopolizza le risorse, l'aumento delle temperature sta esacerbando la desertificazione e la scarsità di acqua e terra, rafforzando l'apartheid climatico.
Le aziende israeliane come Netafim, Mekorot e Haifa Chemicals, così come le organizzazioni coloniali come il Jewish National Fund (JNF) svolgono un ruolo chiave nella distruzione dell'agricoltura palestinese, nell’espropriazione dei contadini palestinesi e nell’accaparramento di terre per rafforzare l'illegalità israeliana di insediamento.
Mentre Israele distrugge l'agricoltura palestinese e i mezzi di sussistenza degli agricoltori, pratica l'apartheid e colonizza le terre palestinesi attraverso la sua agroindustria, presenta sé stesso e la sua industria agroalimentare nel sud del mondo come soluzioni per un'agricoltura sostenibile. Eppure queste pratiche sono spesso predatorie, insostenibili e aggravano i problemi esistenti in varie regioni.
Le multinazionali come AXA e HSBC sono anche complici dell'oppressione israeliana dei palestinesi. Investendo in aziende e banche che armano Israele e finanziano i suoi insediamenti illegali, saccheggiano terre e risorse naturali palestinesi.
Israele fa il greenwashing dell'apartheid!
L’apartheid israeliana presenta al mondo una falsa immagine rispettosa del clima mentre saccheggia le risorse naturali palestinesi e distrugge l'ambiente. Dall'occupazione del resto della Palestina, Cisgiordania e Striscia di Gaza, nel 1967, Israele ha sradicato più di 2,5 milioni di alberi, tra cui oltre 800.000 antichi ulivi palestinesi.
L'affermazione razzista e falsa di Israele, "far fiorire il deserto", ha lo scopo di nascondere la sua violenta distruzione della società palestinese e le sue insostenibili pratiche agricole e di utilizzo dell'acqua.
Ad esempio, il 97,7% della produzione di elettricità di Israele proviene da combustibili fossili, incluso il gas naturale estratto in parte dal saccheggio illegale delle risorse di gas palestinesi. Il gasdotto del Mediterraneo orientale, o EastMed, è un gasdotto pianificato offshore/onshore, che collega direttamente le risorse energetiche dell’apartheid Israeliano all'Europa. Israele non solo nega ai palestinesi l'accesso alle riserve di gas al largo della costa di Gaza, ma sfrutta anche illegalmente queste risorse a suo esclusivo vantaggio, privando i nativi palestinesi delle entrate. Nel frattempo, due milioni di palestinesi a Gaza continuano a soffrire di gravi carenze di elettricità aggravate dal rifiuto di Israele di adempiere ai suoi obblighi come potenza occupante.
Attraverso l’interconnettore EuroAsia, l’apartheid israeliana sta cercando di esportare energia in Europa per creare dipendenza dalle sue fonti energetiche a base di combustibili fossili e risorse energetiche generate illecitamente. Fondamentalmente, l’interconnettore collegherebbe la rete elettrica europea con la rete israeliana che incorpora gli insediamenti illegali nei Territori palestinesi occupati (OPT), compresa l’est di Gerusalemme, implicando l'Europa nei crimini di guerra di Israele.
Denunciamo il JNF!
Le politiche israeliane di greenwashing e apartheid sono rese possibili da governi complici, aziende e istituzioni che supportano e abilitano il suo regime di oppressione. Una di queste importanti istituzioni è il Fondo nazionale ebraico (JNF). Per 120 anni, il JNF è stato responsabile della pulizia etnica dei nativi palestinesi. Più di recente il JNF è stato dietro alla demolizione e all'espulsione di famiglie palestinesi nei quartieri di Gerusalemme-Est come Silwan, come parte del suo coinvolgimento nel sostenere l'espansione degli insediamenti illegali in Cisgiordania, compresa Gerusalemme-Est. Ora il JNF cerca di dipingere di verde i suoi crimini come partecipante al vertice sul clima COP26. Unisciti al movimento BDS alla COP26 per denunciare il JNF!
Agisci ora!
Unisciti al Palestine Solidarity Bloc durante le manifestazioni globali per la giustizia climatica il 6 novembre.
Twitta:
Il JNF dipinge di verde l’apartheid israeliana, è un’organizzazione razzista, responsabile della pulizia etnica dei palestinesi autoctoni e della distruzione dell'ambiente. Non ha posto alla #COP26. #ExposeJNF e il greenwashing israeliano. pic.twitter.com/kzXwf1LJ0s
Le multinazionali e le società israeliane come @AXA, @HSBC, @Netafimcorp, @mekorot_il e @Haifagroup, svolgono un ruolo chiave nel greenwashing israeliano e nella distruzione dell'agricoltura palestinese, nelle espropriazioni e nell’appropriazione di terreni. https://bit.ly/3CuOxj3
Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC)
Traduzione di BDS Italia
Dieci sindacati britannici hanno rilasciato una dichiarazione che condanna la criminalizzazione di sei organizzazioni della società civile da parte di Israele, che secondo i sindacati rientra nella definizione giuridica internazionale di apartheid e dovrebbe essere vista in tali termini.
Condanniamo fermamente l'oltraggiosa decisione del governo israeliano di criminalizzare sei organizzazioni palestinesi per i diritti umani e la società civile designandoli come "terroristi". Facciamo nostra la ferma condanna di questa decisione da parte degli esperti sui diritti umani delle Nazioni Unite, delle organizzazioni internazionali per i diritti umani e dei difensori dei diritti umani in Israele e gli inviti rivolti alla comunità internazionale a contestare questa mossa repressiva.
Questo attacco è un tentativo sfrontato di limitare ulteriormente i diritti dei palestinesi e di mettere a tacere e punire i difensori palestinesi dei diritti umani che già si scontrano nel loro lavoro contro incredibili avversità. Notiamo che le sei organizzazioni prese di mira sono tra quelle che documentano in modo più efficace le sistematiche violazioni dei diritti dei palestinesi da parte di Israele, compresa la costruzione di insediamenti illegali su terre palestinesi rubate, gli attacchi al diritto dei palestinesi alla sovranità alimentare e l'arresto e la detenzione illegali di palestinesi, compresi i minori. Queste organizzazioni hanno fatto sentire la loro voce a livello internazionale, anche presso la Corte Penale Internazionale e nei forum delle Nazioni Unite, e sono senza dubbio prese di mira per questo motivo. Diffamare, attaccare e bandire i più accesi sostenitori della responsabilizzazione e della giustizia è una mossa classica da parte dei regimi repressivi. È una minaccia per il popolo palestinese e per i difensori dei diritti umani ovunque.
Nell'ultimo anno esperti di diritti umani tra cui Human Rights Watch e B'tselem hanno fatto eco a ciò che i palestinesi affermano da decenni: che il controllo di Israele sui palestinesi include elementi del crimine dell'apartheid. La definizione giuridica internazionale di apartheid comprende specificatamente la "persecuzione di organizzazioni e persone, attraverso la sottrazione dei loro diritti e libertà fondamentali, in quanto esse si oppongono all’apartheid". Tale designazione complessiva e il divieto imposto ad alcune delle maggiori organizzazioni palestinesi per i diritti umani e la società civile dovrebbero essere visti in questo contesto.
Questa mossa è un tentativo di spezzare la solidarietà internazionale isolando i palestinesi e delegittimando il loro fondamentale lavoro. Come sindacalisti e attivisti per la giustizia sappiamo fin troppo bene come funzionano la repressione e il silenzio, e sappiamo anche come contrastarli: raddoppiando il nostro impegno nel porci al fianco del popolo palestinese, e in particolare, dei coraggiosi difensori dei diritti umani criminalizzati per aver invocato libertà, giustizia e uguaglianza.
Chiediamo al governo del Regno Unito di opporsi pubblicamente a questa misura draconiana, di chiedere che Israele la annulli e inoltre di iniziare ad adempiere ai propri obblighi di sostenere il diritto internazionale e i diritti dei palestinesi, compreso il diritto all'autodeterminazione e il diritto di opporsi all’apartheid.
Organizzazioni firmatarie:
TUC
ASLEF
BFAWU
NEU
PC
RMT
TSSA
UCU
UNISON
Unite the Union
Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC)
Traduzione di BDS Italia
Amnesty International e Human Rights Watch affermano che "la decisione (di dichiarare 6 organizzazioni della società civile palestinese come terroristiche, N.d.T) è un'escalation allarmante che minaccia di porre fine al lavoro delle più importanti organizzazioni della società civile palestinese."
Il 19 ottobre 2021 il ministero della Difesa israeliano ha emesso un'ordinanza militare che dichiara "organizzazioni terroristiche" sei organizzazioni della società civile palestinese nei Territori palestinesi occupati. Le organizzazioni sono Addameer, al-Haq, Defense for Children Palestine, Union of Agricultural Work Committees, Bisan Center for Research and Development e Union of Palestine Women Committees. La designazione, effettuata ai sensi di uno statuto israeliano del 2016, mette di fatto al bando le attività di queste organizzazioni della società civile. Autorizza le autorità israeliane a chiudere i loro uffici, sequestrare i loro beni e arrestare e incarcerare i loro membri del personale, e proibisce il finanziamento o anche la pubblica dichiarazione di sostegno alle loro attività.
Human Rights Watch e Amnesty International, che lavorano a stretto contatto con molte di queste organizzazioni, hanno affermato in una dichiarazione congiunta:
“Questa decisione spaventosa e ingiusta è un attacco del governo israeliano al movimento internazionale per i diritti umani. Per decenni le autorità israeliane hanno sistematicamente cercato di mettere a tacere la vigilanza sui diritti umani e di punire coloro che criticano il suo dominio oppressivo sui palestinesi. Mentre i membri del personale delle nostre organizzazioni hanno affrontato l'espulsione e il divieto di ingresso, i difensori dei diritti umani palestinesi hanno sempre sopportato il peso della repressione. Questa decisione è un'escalation allarmante che minaccia di porre fine al lavoro delle più importanti organizzazioni della società civile palestinese. Il fallimento pluridecennale della comunità internazionale nel contestare le gravi violazioni dei diritti umani israeliane e nell'attuare nei loro confronti delle risposte efficaci ha incoraggiato le autorità israeliane ad agire in modo così sfrontato.
La risposta della comunità internazionale sarà un vero banco di prova della sua determinazione a proteggere i difensori dei diritti umani. Siamo orgogliosi di lavorare con i nostri partner palestinesi e lo facciamo da decenni. Rappresentano il meglio della società civile globale. Siamo con loro nella sfida a questa decisione oltraggiosa”.
Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC)
Traduzione di BDS Italia
Pubblichiamo un recente articolo di Richard Falk* che denuncia come Israele e i suoi sostenitori, tra cui l'Italia, hanno tentato in ogni modo di bloccare le iniziative che mettevano sotto accusa il sionismo come ideologia razzista, travisando le conclusioni delle conferenze internazionali, per evitare che le discriminazioni di Israele nei confronti dei Palestinesi siano qualificate come apartheid.
Demonizzare Durban
[Nota introduttiva: il post seguente descrive la campagna portata avanti negli ultimi 20 anni dalla propaganda filo-israeliana, sia del governo che delle ONG, per diffamare gli sforzi antirazzisti delle Nazioni Unite come una nuova specie di antisemitismo. È uno sforzo perverso che protegge le politiche e le pratiche razziste di Israele nei confronti del popolo palestinese dietro una perversa tesi secondo cui le critiche a queste politiche dovrebbero essere viste come antisemitismo. Il pezzo è stato originariamente pubblicato su Transcend Media Service e appare qui nella sua forma originale. Per il link all'originale]
EDITORIALE 16 ago 2021
Richard Falk – TRANSCEND Media Service
Contesto
16 agosto 2021 – È stata avviata un'insidiosa campagna per demonizzare la sponsorizzazione delle Nazioni Unite di un'iniziativa antirazzista per tenere una conferenza di un giorno alle Nazioni Unite il 22 settembre 2021, continuazione di quello che è diventato noto come il "Processo di Durban". Esso identifica lo sforzo in corso negli ultimi vent'anni di attuare la Dichiarazione di Durban e il relativo Programma d'Azione adottato alla “Conferenza Mondiale sul Razzismo, Discriminazione Razziale, Xenofobia and Intolleranza correlata” tenutasi a Durban, in Sudafrica 20 anni fa.
La Conferenza di Durban fu controversa ancor prima che i delegati si riunissero, anticipata come un forum in cui Israele, il colonialismo, l'eredità della schiavitù e la vittimizzazione di etnie vulnerabili sarebbero stati illustrati e condannati. Era formalmente sotto gli auspici del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, il cui Alto Commissario, Mary Robinson, fu sottoposta a pressione dall'Occidente per annullare l'evento. Essa rifiutò, e invece di essere elogiata per la sua indipendenza, questa ex presidentessa di alti princìpi dell'Irlanda fu privata del sostegno di Washington per la riconferma a un secondo mandato come Alto Commissario. Israele e gli Stati Uniti si ritirarono dalla conferenza e boicottarono gli eventi di follow-up minori nel 2009 e nel 2011, il che spiega perché il prossimo raduno è indicato come Durban IV.
Alla conferenza del 2001, messa in ombra dagli attacchi dell'11 settembre agli Stati Uniti, avvenuti pochi giorni dopo la chiusura di Durban, molti discorsi furono pronunciati da rappresentanti di vari governi, inclusi molti che criticarono Israele per le politiche e le pratiche razziste perpetrate contro il popolo palestinese, inclusa l'accusa che il sionismo fosse una forma di razzismo, che era stata precedentemente affermata nella Delibera della Assemblea Generale (vedi GA Res. 3379 approvata con 72-35 voti e 32 astenuti, A/RES/3379, 10 novembre 1975; revocata nel 1991 senza spiegazione nella GA Res. 46/96). Oltre alla Conferenza intergovernativa di Durban si teneva un Forum parallelo delle ONG dedicato alla stessa agenda in cui furono pronunciati accesi discorsi e dichiarazioni. Eppure il tema di maggiore stimolo fu fornito dalla vittoriosa lotta contro l'apartheid in Sud Africa che veniva a legittimare sia l'evento sia l'attuale necessità di affrontare la lunga incompiuta agenda antirazzista.
Il risultato a Durban
I principali risultati formali della Conferenza di Durban furono due significativi e comprensivi testi conosciuti come la Dichiarazione di Durban e il Programma d'Azione di Durban. Il processo di Durban successivo al 2001 ha riguardato più o meno esclusivamente l'attuazione di questi due documenti formali delle Nazioni Unite, che sono la rappresentazione ad ampio spettro di tutta una serie di rimostranze derivanti dal maltrattamento di varie categorie di persone vulnerabili dovuto alla guerra all'applicazione della legge sui diritti umani e attraverso una varietà di mezzi, tra cui l'istruzione e l'attivismo della società civile, delle ONG e persino del settore privato. Non c'è assolutamente alcuna base per lamentarsi del fatto che Israele sia stato criticato o che le disposizioni dei documenti della conferenza possano essere correttamente interpretate come antisemite o addirittura anti-israeliane, eppure, come sarà mostrato di seguito, una tale campagna è stata incessantemente condotta per screditare tutto ciò che Durban significa, quasi esclusivamente a causa del suo presunto pregiudizio estremo nei confronti di Israele.
Una lettura corretta di entrambi i documenti porterebbe a concludere che a Israele sono state effettivamente risparmiate critiche giustificabili, molto probabilmente a causa delle pressioni esercitate sia sull'ONU che sui media prima e durante la conferenza. Se osserviamo i testi, abbiamo l'impressione che le sensibilità israeliane siano state comprese e rispettate. L'apartheid e il genocidio sono stati condannati in termini generali, ma senza alcun riferimento negativo a Israele, e di fatto un'inclusione che ha individuato Israele in un modo che avrebbe dovuto accogliere favorevolmente. Nel par. 58 della Dichiarazione troviamo la seguente affermazione: “...ricordiamo che l'Olocausto non deve mai essere dimenticato”. E par. 61 prende atto con “profonda preoccupazione dell'aumento dell'antisemitismo e dell'islamofobia in varie parti del mondo, nonché l'emergere di movimenti razziali e violenti basati sul razzismo e su idee discriminatorie nei confronti delle comunità ebraiche, musulmane e arabe”. Sembra assolutamente perverso screditare la Dichiarazione di Durban come un’invettiva contro gli ebrei.
Nel corso dei 122 paragrafi della Dichiarazione la situazione Israele/Palestina è menzionata solo nel paragrafo 63, e poi in maniera neutrale che sembra trascurare la deliberata vittimizzazione del popolo palestinese. Si legge come segue: “Siamo preoccupati per la difficile situazione del popolo palestinese sotto occupazione straniera. Riconosciamo il diritto inalienabile del popolo palestinese all'autodeterminazione e alla creazione di uno Stato indipendente e riconosciamo il diritto alla sicurezza per tutti gli Stati della regione, compreso Israele, e invitiamo tutti gli Stati a sostenere il processo di pace e a portarlo a una rapida conclusione.” Cosa può essere offensivo anche per il più ardente sostenitore israeliano di una tale disposizione, che è sepolta in profondità in una dichiarazione di trenta pagine in un linguaggio che non punta il dito contro Israele.
La campagna anti-Durban di Israele
Eppure la realtà di Durban, la violenza della lingua usata per denunciare questi documenti e il Processo di Durban sembra estremo, e provenire da fonti note per seguire da vicino la linea ufficiale diffusa da Tel Aviv. Il colonnello britannico Richard Kemp, che scrive sul sito web notoriamente di destra del Gladstone Institute, è raramente da meno nel suo sostegno all'uso della forza da parte di Israele contro l'indifesa Gaza. Kemp definisce il Processo di Durban "come la famigerata vendetta ventennale delle Nazioni Unite contro Israele" e pronuncia il suo giudizio che "Durban IV darà nuova energia a questo vergognoso processo". ["Fighting the Blight of Durban", 29 luglio 2021] Kemp è a suo agio nell'invocare il linguaggio iperbolico di UN Watch che etichetta assurdamente Durban come "...la peggiore manifestazione internazionale di antisemitismo nel dopoguerra".
UN Watch aveva espresso separatamente il suo velenoso punto di vista del processo di Durban un mese prima in un comunicato stampa dal titolo grossolanamente fuorviante, "Durban IV: Key Facts", 24 maggio 2021, riassunto dalla frase una "perversione dei principi dell'antirazzismo". Questa caratterizzazione di Durban è resa più concreta affermando che fa "... affermazioni infondate contro il popolo ebraico", è usata "per promuovere il razzismo, l'intolleranza, l'antisemitismo e la negazione dell'Olocausto... e per erodere il diritto di Israele a esistere". Questo linguaggio diffamatorio di UN Watch dovrebbe essere confrontato con i testi della Dichiarazione di Durban e del Programma d'azione, la cui attuazione è l'obiettivo principale del Processo di Durban, per avere una visione delle oscure motivazioni di questi critici di orientamento israeliano.
2021 - Israele e Apartheid
È vero che nel 2021 non ci sarebbe modo di evitare di supporre che "la difficile situazione del popolo palestinese" sia un risultato diretto dell'apartheid israeliano, che non solo è condannato dal processo di Durban, ma è fermamente stabilito come crimine contro l'umanità in entrambi la Convenzione internazionale del 1974 sulla repressione e la repressione del crimine di apartheid e l'articolo 7 dello Statuto di Roma che disciplina le operazioni della Corte penale internazionale. Non è più ragionevole respingere le accuse di apartheid israeliana come estremiste, tanto meno come manifestazioni di antisemitismo. Tuttavia, poiché Israele, con il sostegno degli Stati Uniti, controlla ancora il discorso principale in Occidente, i media fissano tali risultati in un silenzio di pietra nonostante la prolungata sofferenza del popolo palestinese, un promemoria convincente che dove la geopolitica e la moralità/legalità si scontrano, la geopolitica prevale.
Riscattare il processo di Durban
Ci sono due serie di osservazioni che rendono vergognosi e spudorati questi attacchi al lodevole sforzo delle Nazioni Unite attraverso Durban di evidenziare le molte sfaccettature del razzismo e della discriminazione razziale. Il Processo di Durban è diventato il fulcro di una campagna mondiale sui diritti umani per aumentare la consapevolezza pubblica e sollevare preoccupazioni all'interno delle Nazioni Unite per quanto riguarda le molte varietà di criminalità razzista, nonché per sottolineare la responsabilità dei governi e i potenziali contributi dell'attivismo della società civile.
E’ degno di nota che Israele e il suo comportamento nella Dichiarazione di Durban e nel Programma d'Azione non ricevono neanche lontanamente l'attenzione di altre questioni come l'abuso delle popolazioni indigene, dei Rom, dei migranti e dei rifugiati. In effetti, alla luce degli sviluppi più recenti che hanno confermato le precedenti preoccupazioni sulla vittimizzazione palestinese, il Processo di Durban, semmai, può essere accusato di aver messo in secondo piano il razzismo di Israele e di essere caduto nella trappola dell'hasbara di imporre una responsabilità simmetrica all'oppressore e alla vittima, incolpando entrambe le parti, proprio per sventare la crescente tendenza del sostegno organizzato di Israele a giocare la carta antisemita come una tattica crescente per distogliere l'attenzione pubblica dal crescente consenso sul fatto che Israele operi come uno stato di apartheid.
Forse, nell'atmosfera del 2001, era politicamente provocatorio accusare Israele di razzismo e apartheid, sebbene, come ho cercato di dimostrare, queste accuse rivolte a Israele nel dibattito aperto a Durban non hanno mai avuto seguito nell'esito formale della Conferenza di Durban. E come è stato chiarito dai suoi sostenitori, il Processo di Durban si occupa principalmente dell'attuazione della Dichiarazione di Durban e del Programma d'azione. Nel 2021, ciò che era provocatorio vent'anni fa è stato ripetutamente confermato da valutazioni dettagliate affidabili e attendibili e indirettamente approvato dalla Legge fondamentale israeliana emanata dalla Knesset nel 2018. I punti salienti di questa dinamica si sono verificati nel corso degli ultimi cinque anni:
– la pubblicazione nel marzo 2017 di uno studio accademico indipendente sponsorizzato dalla Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l'Asia occidentale (ESCWA) che ha concluso che le politiche e le pratiche israeliane costituivano una schiacciante conferma delle accuse di apartheid [“Le pratiche di Israele verso il popolo palestinese e la questione dell'apartheid”]
-il rapporto dell'ONG israeliana per i diritti umani, B'Tselem, “Un regime di supremazia ebraica da The Dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo: questo è Apartheid”, 12 gennaio 2021,
-il rapporto di Human Rights Watch, "Una soglia oltrepassata: le autorità israeliane e i crimini di apartheid e persecuzione”, 27 aprile 2021.
Non è più plausibile sostenere che associare il trattamento israeliano del popolo palestinese all’apartheid sia antisemita. In quanto ebreo, considero le giustificazioni israeliane per il suo comportamento nei confronti della Palestina come l'incarnazione del comportamento antisemita, che porta discredito al popolo ebraico.
*Richard Falk è professore emerito di Diritto Internazionale, ed è stato Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967
Traduzione di Angelo Stefanini
In un anno segnato dalla brutalità e dai massacri dell'apartheid israeliana, la speranza e l'unità palestinesi traspaiono. Lo stesso vale per l'effusione di sostegno globale da parte di sindacati, accademici, gruppi di base e della società civile, artisti e individui. La parola sulla lingua di tutti è "senza precedenti!" Mai prima d'ora il sostegno alla libertà, alla giustizia e all'uguaglianza dei palestinesi è stato più popolare ed efficace, dimostrando che questa volta, è differente #ItsDifferent!
Mentre il movimento BDS globale a guida palestinese celebra il suo 16° anniversario, diamo uno sguardo a 16 vittorie per i diritti dei palestinesi da inizio anno su cui il movimento ha avuto un impatto:
1. Dopo anni di campagna #BDS, Ben & Jerry's ha annunciato che non rinnoverà il suo accordo di licenza con il suo licenziatario israeliano e porrà fine alle vendite del suo gelato negli insediamenti illegali israeliani su terra palestinese rubata.
2. Il più grande fondo pensione norvegese KLP ha escluso 16 società a causa dei loro legami con gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata. In una dichiarazione, KLP ha citato un "rischio inaccettabile che le società escluse contribuiscano all'abuso dei diritti umani in situazioni di guerra e conflitto attraverso i loro legami con gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata".
3. Un rapporto innovativo di Human Rights Watch, intitolato "A Threshold Crossed" , ha descritto in dettaglio come le politiche di Israele contro milioni di palestinesi equivalgano a persecuzione e apartheid!
4. Dieci ex presidenti e più di 700 membri del parlamento, sindaci, personalità della cultura e accademici dell'America Latina, dell'Asia e dell'Africa, hanno invitato le Nazioni Unite a riconoscere Israele come stato di apartheid e ad imporre sanzioni nei suoi confronti.
Sostieni il nostro movimento per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza affinché cresca ulteriormente.
5. La partita di calcio "amichevole" tra l'FC Barcelona e il club razzista israeliano Beitar Jerusalem, noto per i cori "morte agli arabi" dei suoi fan, è stata annullata. La Premier League Qatar Sports Club si impegna a non rinnovare con PUMA tra le richieste locali e internazionali di boicottaggio a causa della sua conformità con l'occupazione israeliana.
6. Lothian Pension Fund, il secondo più grande fondo pensione delle autorità locali della Scozia, con 84.000 membri e 8 miliardi di sterline di attività, ha disinvestito dalla banca israeliana Hapoalim.
7. Il governo irlandese è diventato il primo paese dell'UE a dichiarare "un'annessione di fatto" la costruzione da parte di Israele di insediamenti illegali in terra palestinese.
8. Oltre 350 dipartimenti, centri, sindacati e società delle università, insieme a 23.000 accademici, studenti e personale universitario, hanno firmato dichiarazioni a sostegno dei diritti dei palestinesi con molti che chiedono il BDS!
Sostieni l'unità, la dignità e la giustizia palestinesi. Dona ora al movimento BDS!
9. Il parlamento cileno presenta un disegno di legge per vietare l'importazione di merci israeliane da insediamenti illegali.
10. 39 organizzazioni sindacali, che rappresentano centinaia di migliaia di lavoratori in tutto il Canada, hanno firmato una lettera aperta al primo ministro Justin Trudeau, esortando il suo governo a sospendere immediatamente il commercio militare bilaterale con Israele.
11. Il Canadian Labour Congress ha sostenuto un divieto per i beni degli insediamenti, promuovendo il disinvestimento dalle società militari e di sicurezza israeliane e invitando il Canada a imporre un #EmbargoMilitare su Israele.
12. L' Università di Brasilia e l' Università del Costa Rica hanno approvato risoluzioni storiche dichiarando che non avranno legami con aziende complici del regime israeliano di occupazione militare, colonialismo e apartheid.
Twitta i nostri 16 impatti BDS dal 2021 fino ad ora!
13. L'Associazione studentesca del Graduate Institute of International and Development Studies di Ginevra è diventata la prima associazione studentesca in Svizzera ad approvare il BDS e ad autodichiararsi Zona Franca dall'Apartheid (AFZ).
14. Il congresso del personale della City University of New York (CUNY), che rappresenta 30.000 membri, ha approvato una risoluzione che condanna Israele come stato coloniale e di apartheid.
15. Più di 130 organizzazioni messicane per i diritti civili chiedono a CEMEX di porre fine alla complicità con l'apartheid israeliano.
16. L’East Sussex Pension Fund ha disinvestito da Elbit Systems, il più grande produttore privato di armi di Israele.
Questi 16 risultati sono solo un'istantanea di dove siamo oggi. Il supporto globale per il nostro movimento BDS è ai massimi storici, e questo grazie a sostenitori come te! Grazie per aver agito e per essere solidale con i palestinesi ovunque. Il nostro obiettivo di libertà, giustizia e uguaglianza è più vicino che mai!
Fonte: BNC
Traduzione di BDS Italia
Canadians for Justice and Peace in the Middle East (CJPME) si congratula con il Canadian Labour Congress (CLC) per aver deciso di svolgere una campagna a favore dei diritti umani dei palestinesi e aver approvato l'uso delle sanzioni e del disinvestimento contro Israele.
Montreal, 18 giugno 2021 — Una mozione di emergenza adottata dal Comitato canadese della CLC si impegna a sostenere il divieto nei confronti delle merci provenienti dalle colonie, promuovendo il disinvestimento dalle società militari e di sicurezza israeliane e invitando il Canada, tra le altre misure, a cessare la vendita di armi a Israele. Il CLC rappresenta in Canada più di tre milioni di lavoratori.
“Il movimento sindacale canadese è sempre stato in prima linea nella lotta per i diritti dei palestinesi e siamo entusiasti di vedere la più grande organizzazione sindacale canadese appoggiare strumenti politici concreti per contrastare la violenza e la pulizia etnica israeliane”, ha affermato Michael Bueckert, vicepresidente del CJPME. “Il sostegno del CLC darà un grande spinta all'impegno di solidarietà dei sindacati locali e rafforzerà lo slancio di coloro che spingono per sanzioni contro Israele”.
Il CJPME rileva che molti sindacati canadesi hanno già adottato misure per sostenere i diritti dei palestinesi, compreso l'uso di sanzioni. Le mozioni per il sostegno del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), che sotto la guida palestinese invita ad esercitare pressioni economiche su Israele fino a quando non rispetterà il diritto internazionale, sono state adottate, tra gli altri organismi sindacali, dall'Unione canadese dei dipendenti pubblici dell'Ontario (2006), l'Unione canadese dei lavoratori delle poste (2008), la Confédération des syndicats nationaux (2015) e l’Unifor (2017). La risoluzione di emergenza adottata dal Comitato canadese della CLC segue la recente adozione da parte del New Democratic Party (NDP), di ispirazione laburista, di una politica a sostegno del divieto di commercio con le colonie e di un embargo sulle armi nei confronti di Israele.
Fonte: BNC
Traduzione di BDS Italia
Questo articolo è ripubblicato da Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC), qui l'articolo originale.
Come diretta conseguenza dell'azione intrapresa dal BDS Japan Bulletin (BJB), il gruppo ha confermato che Shimokitazawa, una filiale di Ozeki, famosa catena di supermercati di Tokyo, ha deciso di interrompere la vendita di vino prodotto negli insediamenti illegali israeliani.
BJB ha inviato una lettera chiedendo al supermercato di non trarre profitto dai crimini di guerra contro i palestinesi attraverso la vendita di prodotti degli insediamenti coloniali illegali.
Di seguito alcuni estratti della lettera:
Ci auguriamo che non continuiate a svolgere un ruolo attivo nella vendita di vini degli insediamenti coloniali israeliani. BDS Giappone è un'organizzazione della società civile che opera in Giappone come parte di un movimento internazionale che chiede che i prodotti israeliani vengano respinti, ritirati e sanzionati al fine di esprimere disapprovazione verso l'occupazione israeliana della Palestina e i crimini di guerra di Israele e di chiedere al questo paese il rispetto del diritto internazionale.
Il fatto di trarre profitto da quanto viene prodotto negli insediamenti israeliani va a scapito della vita delle popolazioni native, e non possono essere trascurate le questioni umanitarie ed etiche. Il Ministero degli Affari Esteri giapponese ha anche ufficialmente avvertito che le attività economiche legate agli insediamenti coloniali israeliani comportano rischi finanziari, di reputazione e legali e che tali attività possono essere considerate violazioni dei diritti umani.
In effetti, i vini degli insediamenti coloniali israeliani sono già stati rimossi da grandi magazzini come Ginza Mitsukoshi e Daimaru Tokyo in risposta agli inviti dei cittadini impegnati col movimento BDS. Inoltre, poiché i consumatori giapponesi sono diventati più consapevoli dei diritti umani, le imprese legate alle violazioni dei diritti umani, come il governo militare in Myanmar e la repressione nella regione autonoma dello Xinjiang Uighur da parte del governo cinese, sono state condannate.
Inoltre, quando nel 2013 le Nazioni Unite hanno pubblicato un rapporto che invitava le società private a "porre fine ai loro interessi aziendali negli insediamenti", anche il governo giapponese ha votato a favore della decisione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sostenendola. Lo vogliamo rimarcare.
Pertanto, vi preghiamo di prendere in considerazione la cessazione della vendita di prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani in tutti i vostri supermercati Ozeki.
Guardare la sanguinosa repressione delle proteste popolari palestinesi a Sheikh Jarrah da parte di Israele dell'apartheid ci chiama all'azione. Abbiamo già dimostrato il nostro potere collettivo sotto forma di #BDS. Ecco 8 azioni che puoi intraprendere per combattere l'impunità israeliana e salvare Sheikh Jarrah. #SaveSheikhJarrah
Negli ultimi giorni e settimane le proteste palestinesi per salvare Sheikh Jarrah, nella Gerusalemme est occupata, sono aumentate di dimensioni. Hanno subito una brutale repressione da parte delle forze di sicurezza israeliane dell'apartheid, compresi gli agenti di polizia formati nell'accademia israeliana di addestramento della polizia, parzialmente di proprietà di G4S e Allied Universal.
I residenti palestinesi autoctoni di Sheikh Jarrah hanno combattuto lunghe battaglie legali nei tribunali israeliani contro gli ordini di sfratto che li vedrebbero oggetto di pulizia etnica, espulsi con la forza dalle loro case e sostituiti con coloni israeliani illegali.
La scorsa settimana, il 7 maggio 2021, i coloni israeliani hanno presentato la loro risposta alle legittime richieste dei residenti di Sheikh Jarrah alla corte israeliana, un apparato del regime di apartheid israeliano.
Alle famiglie palestinesi è stato poi fissata la data di domani, lunedì 10 maggio 2021, per raggiungere un “accordo” con i coloni in merito al diritto alle loro case. Sheikh Jarrah appartiene alle famiglie palestinesi. Fa parte del territorio palestinese occupato, e quindi qualsiasi presenza di coloni israeliani in esso costituisce un crimine di guerra ai sensi del diritto internazionale. L'impresa di colonizzazione israeliana è parte integrante del suo sistema di apartheid contro tutti i palestinesi.
La decisione del tribunale israeliano di concedere un periodo di tempo a "entrambe le parti" per cercare un compromesso e raggiungere un accordo è una manipolazione coloniale. È anche una tattica utilizzata per esaurire le proteste in corso e la pressione pubblica per salvare Sheikh Jarrah. Sono previste altre proteste nei prossimi giorni e i residenti promettono di rimanere determinati.
Guardare da lontano la brutale violenza di Israele contro i manifestanti palestinesi disarmati che difendono le loro case e la loro dignità può suscitare sentimenti di rabbia mescolati con impotenza. Abbiamo già dimostrato che l'azione collettiva sotto forma di #BDS funziona meglio per esprimere una solidarietà vera ed efficace. Ecco 8 azioni che puoi intraprendere per combattere l'impunità israeliana e salvare Sheikh Jarrah.
AGISCI
1. Innanzitutto, usa il potere dei social media per evidenziare ciò che sta accadendo. Usa #SaveSheikhJarrah in tutti i tuoi post sui social media. Condividi immagini e video di attivisti di Sheikh Jarrah che stanno affrontando la censura dei social media. Amplifica le voci dei residenti palestinesi di Sheikh Jarrah.
2. La scorsa settimana Human Rights Watch ha dichiarato nel suo clamoroso rapporto ciò che i palestinesi dicono da decenni. Israele è uno stato di apartheid. Ora il consenso globale sta crescendo. Il regime di oppressione israeliano, comprese le sue azioni a Sheikh Jarrah, corrisponde alla definizione di apartheid delle Nazioni Unite. Possiamo lavorare insieme per smantellare l'apartheid israeliana, poiché la solidarietà globale e il boicottaggio hanno contribuito a porre fine all'apartheid sudafricana.
Sostieni la nostra campagna e usa #UNInvestigateApartheid sui social media per aggiungere la tua voce all’appello globale.
3. Le società di sicurezza israeliane guadagnano milioni di dollari in esportazioni in tutto il mondo ogni anno vendendo beni e servizi testati su palestinesi autoctoni, compresi quelli che lottano contro la pulizia etnica a Sheikh Jarrah. Il sistema di riconoscimento facciale di AnyVision e la tecnologia di spionaggio di NSO sono tra gli esempi più evidenti degli strumenti di sorveglianza di massa e repressione dell’Israele dell'apartheid. Israele li prova contro i palestinesi e li esporta a dittature e governi di estrema destra in tutto il mondo per sostenere i loro crimini e le loro violazioni dei diritti umani.
Fai pressione sul tuo parlamento / governo per imporre un #EmbargoMilitare contro Israele. #MilitaryEmbargo
4. G4S e ora Allied Universal possiedono una partecipazione del 25% nell'accademia nazionale di polizia di Israele, dove la polizia israeliana impara la repressione brutale e violenta che viene usata contro residenti e attivisti a Sheikh Jarrah. Alcune di queste tattiche militarizzate finiscono per essere condivise con gli Stati Uniti e altre forze di polizia durante addestramenti congiunti.
Unisciti alla nostra campagna di invio di lettere e esorta i dirigenti di Allied Universal a disinvestire dall'apartheid israeliana.
Sui social media usa #StopG4S per chiedere che disinvestano dall'apartheid israeliana.
5. Hewlett Packard Enterprise e Hewlett Packard (HPE e HP) svolgono un ruolo chiave nel regime israeliano di occupazione militare, colonialismo di insediamento e apartheid contro i palestinesi autoctoni. Forniscono sistemi informatici all'esercito israeliano e mantengono data center attraverso i loro server per la polizia israeliana che sta reprimendo violentemente i manifestanti pacifici che difendono le loro case a Sheikh Jarrah.
Firma la petizione internazionale e usa #BoycottHP sui social media.
6. L'azienda basca CAF ha un contratto per estendere il servizio tramviario israeliano della Jerusalem Light Rail (JLR) agli insediamenti illegali. Gli insediamenti sono definiti crimini di guerra ai sensi dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale. La JLR attraversa Sheikh Jarrah dove i coloni illegali sostenuti dallo stato israeliano, dai loro militari e dalle forze di polizia, stanno tentando di ripulire etnicamente la Sheikh Jarrah palestinese.
Usa i social media per richiedere a CAF di scendere dal treno dell’apartheid #CAFGetOffIsraelsApartheidTrain.
7. Boicotta tutti i prodotti degli insediamenti coloniali israeliani! Prodotti israeliani come datteri e avocado, molti dei quali sono prodotti da aziende che operano negli insediamenti, si possono trovare nei supermercati. Chiedi al tuo supermercato di smetterla di rifornirli.
8. L'azione internazionale può aiutare a fermare Israele immediatamente. Invia una e-mail o chiama parlamentari nel tuo paese e sollecitali ad adottare le conclusioni di Human Rights Watch sull'apartheid israeliano e, soprattutto, le sue raccomandazioni per condizionare tutte le relazioni con Israele allo smantellamento del suo regime di apartheid.
Fonte: BNC
Traduzione di BDS Italia
Per commemorare la Giornata della Terra Palestinese e denunciare il coinvolgimento della CAF nell'apartheid israeliano, si sono svolti numerosi eventi in tutta Europa.
La Federazione generale dei sindacati indipendenti - Palestina e la Nuova Federazione sindacale palestinese hanno scritto una lettera alle istituzioni pubbliche in Europa in cui si legge:
"Le istituzioni pubbliche europee, i principali clienti della CAF, possono e devono escludere la CAF da appalti e contratti in ragione del suo coinvolgimento in gravi violazioni dei diritti umani attraverso la sua attività commerciale nel progetto illegale israeliano del JLR".
Organizzazioni di tutta Europa hanno consegnato questa lettera ai loro rappresentanti eletti chiedendo loro di non aggiudicare appalti pubblici alla CAF, alla società francese Alstom, che si trova nel database delle Nazioni Unite sulle imprese complici dell’insediamento coloniale illegale israeliano, o a qualsiasi altra società che tragga profitto dalle violazioni dei diritti dei palestinesi.
In Spagna il Comité de Solidaridad con la Causa Árabe ha consegnato la lettera al presidente della RENFE, la compagnia ferroviaria nazionale spagnola. Quasi 600 persone hanno inviato e-mail al Ministero dei Trasporti spagnolo e alla RENFE.
La mattina presto, a Saragozza, dove la CAF possiede la fabbrica che produrrà la maggior parte dei componenti per la Jerusalem Light Rail, oltre 20 organizzazioni per i diritti umani e sindacati hanno consegnato una lettera al Presidente e a tutti gli azionisti della CAF.
In Francia, dei gruppi si sono mobilitati a Parigi e St Etienne. A Parigi un gruppo ha consegnato la lettera presso gli uffici della CAF, dove i lavoratori hanno confermato di essere ben consapevoli della campagna di boicottaggio e delle sue richieste.
Gli attivisti a Parigi consegnano una lettera agli uffici locali della CAF
A St Etienne, si è tenuta una protesta simbolica in vicinanza della linea tranviaria costruita dalla CAF. In precedenza a Lione delle organizzazioni avevano distribuito volantini informativi sulla complicità della CAF nell'annessione illegale da parte di Israele della Gerusalemme Est palestinese.
A Oslo, capitale norvegese, i membri del Palestinakomiteen hanno consegnato a mano la lettera presso le sedi governative e hanno scritto una lettera aperta al ministro dei Trasporti chiedendo a lui di rispettare i diritti umani internazionali e alla Norvegia di utilizzare attivamente la sua posizione nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per impedire un ulteriore accaparramento di territori da parte dello Stato israeliano. Quasi 6.000 persone hanno inviato delle lettere alla compagnia ferroviaria norvegese Norske Tog e al ministero dei trasporti norvegese chiedendo l'esclusione della CAF dagli appalti pubblici.
Attivisti in Norvegia consegnano una lettera al ministro dei Trasporti
Nel Regno Unito, centinaia di persone hanno partecipato a una campagna su Twitter chiedendo a HS2 e al Dipartimento dei trasporti di ascoltare le organizzazioni per i diritti umani e gli esperti di studi giuridici sul dovere di escludere la CAF dall'HS2 fino a quando questa non cesserà la sua partecipazione nella costruzione della metropolitana leggera israeliana (JLR) di Gerusalemme.
Allo stesso modo, oltre 1.000 persone hanno contattato le autorità olandesi. La lettera è stata inviata a tre autorità dei trasporti pubblici olandesi (NS, GVB e OV-Utrecht). Dal 2018 la CAF ha vinto almeno tre importanti contratti nei Paesi Bassi, inducendo gli attivisti a fare pressione sulle autorità olandesi perché non li rinnovino ed escludano la CAF da future gare d'appalto.
Nel corso della Giornata della Terra Palestinese nei Paesi Baschi, ci sono state grandi mobilitazioni, sostenute dai principali sindacati che protestavano contro la complicità della CAF e delle istituzioni basche nell'apartheid israeliano. Queste mobilitazioni hanno avuto luogo a Iruña, Donostia, Bilbao e Gasteiz.
Protesta a Bilbao
La società francese Veolia ha perso miliardi di euro di contratti per il suo coinvolgimento nella costruzione della JLR a seguito delle campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro di essa. Queste grandi perdite alla fine hanno costretto la società a disinvestire completamente dalle sue attività illegali in Israele.
Fonte: BNC
Traduzione di BDS Italia