Comunicati

In preparazione del bilancio UE post-2020, avete avviato una consultazione pubblica sull'uso dei fondi UE nel settore degli investimenti, della ricerca e dell'innovazione [1]. Cliccando sul link si accede a un questionario, con un'introduzione dettagliata che afferma "Sebbene sia un budget modesto, pari a circa l'1% del reddito nazionale lordo dell'UE o al 2% di tutta la spesa pubblica dell'UE, esso promuove gli obiettivi condivisi dell'UE fornendo beni pubblici essenziali e risultati tangibili per i cittadini dell'UE ".

Noi, come accademici, siamo estremamente preoccupati che tra i molti obiettivi elencati non vi siano quelli che riguardano il progresso della democrazia, dei diritti umani e della libertà di parola nell'UE e all'estero. Indubbiamente, troviamo un obiettivo per il "finanziamento di attività condivise nel campo della migrazione e della sicurezza e per sostenere lo sviluppo e l'aiuto umanitario ", ma non si dice nulla su quali dovrebbero essere queste attività e quale tipo di sviluppo sia previsto. Ci opponiamo a sostenere attività di sorveglianza o controllo, ad esempio, o a sviluppare strumenti a tale scopo, a meno che non siamo certi che siano in atto robuste politiche per proteggere i diritti fondamentali dei cittadini e dei non cittadini. Finora non sono state fornite tali garanzie dalla Commissione.

La leadership palestinese del BDS accoglie l’adesione dei movimenti colombiani al BDS e invita ad incrementare la solidarietà tra i due popoli e a raddoppiare i nostri sforzi per la realizzazione ora di un embargo di Israele.

Il Comitato Nazionale Palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BNC), la più grande coalizione della società civile palestinese a guida del movimento globale BDS, accoglie la decisione dei maggiori movimenti sociali, organizzazioni e sindacati in Colombia di aderire al movimento BDS. Esprimiamo anche la nostra solidarietà al popolo colombiano e chiediamo ai sostenitori di tutto il mondo di intensificare la solidarietà internazionale con la lotta per i diritti umani e la giustizia sociale in Colombia. Oggi più che mai, la solidarietà reciproca tra i nostri popoli è essenziale.

L’antropologo israeliano Jeff Halper è in tour in Italia per la presentazione del suo ultimo saggio:

La guerra contro il popolo. Israele, i palestinesi e la pacificazione globale (Edizioni Epoké, 2017)

Il libro di Halper rappresenta un’esplicita denuncia contro la cosiddetta “industria della pacificazione globale” e costituisce una preziosa occasione per riflettere sulla politiche israeliane di sicurezza e sulle loro implicazioni nella nostra vita quotidiana.

L’Associazione Amicizia Sardegna Palestina e BDS Sardegna aderiscono alla Manifestazione contro l’occupazione militare che si svolgerà il 23 novembre 2016 presso il poligono di Capo Frasca.

Ribadiamo il nostro NO a colonialismo e imperialismo, NO a qualsiasi attività legata alla filiera bellica in Sardegna, NO allo sfruttamento e alla devastazione del territorio sardo per attività finalizzate all’aggressione di altri popoli.

Lettera aperta al ministro della difesa Jean Yves Le Drian

Signor Ministro della Difesa,

le forze di terra sono in procinto di rinnovare il parco droni da ricognizione (*).

Di qui la procedura di acquisizione in corso, che si aggira, secondo la stampa, su 210 apparecchi (suddivisi in tre lotti) per una spesa di più di 100 milioni d’euro.

Tra le possibili opzioni figura una versione rinnovata dello Skylark 1LE della società israeliana Elbit Systems.

Come Lei sa, l’azienda israeliana Elbit Systems fornisce equipaggiamenti elettronici per il muro dichiarato illegale dalla Corte Internazionale di Giustizia, che imprigiona la popolazione palestinese della Cisgiordania, isola i villaggi e ostacola l’accesso ai terreni da coltivare.

In più, come esplicitamente rivendicato dagli operatori militari del complesso industriale israeliano, di cui Elbit Systems fa parte, la popolazione palestinese è la cavia per sperimentare le loro armi, in palese violazione della quarta convenzione di Ginevra (come già accaduto durante l’ultima aggressione a Gaza).

Comunicato della US Campaign to End the Israeli Occupation e di Jewish Voice for Peace sull'annuncio della G4S riguardante la vendita della sua sussidiaria israeliana

I sostenitori dei diritti dei palestinesi accolgono con piacere la decisione della società di sicurezza britannica G4S di vendere la sua sussidiaria israeliana in seguito ad anni di campagne che sono costati alla società milioni in contratti. Secondo il Financial Times "la società si sta tirando fuori da un lavoro che ne danneggia la reputazione, compresa l'intera attività israeliana, che dà lavoro a 8.000 persone e ha un fatturato di 100 milioni di sterline." La G4S è stata un bersaglio del movimento Boicottaggio, Disinvestimento e sanzioni (BDS) in appoggio dei diritti palestinesi per via del suo ruolo nelle carceri israeliane dove i Palestinesi vengono torturati e detenuti senza processo, come anche per il suo ruolo nei checkpoint israeliani e in un centro di addestramento per la polizia. 

In tutti gli Stati Uniti le campagne che incoraggiano le istituzioni a disinvestire dalla G4S hanno contribuito alle pressioni sulla società. L'anno scorso la Columbia University è diventata la prima università americana a disinvestire dalle carceri private, comprese la G4S, in seguito a una campagna guidata dagli studenti. Nel 2014 la Bill and Melinda Gates Foundation ha venduto la totalità della sua quota di 170 milioni di dollari nella G4S in seguito a una campagna internazionale, e la Chiesa metodista unita ha disinvestito dalla G4S "in parte per via di preoccupazioni sul coinvolgimento della società in violazioni dei diritti umani nel sistema carcerario israeliano e nell'occupazione militare dei territori palestinesi." A Durham, in North Carolina, degli attivisti hanno incoraggiato con successo il consiglio della contea a porre termine a un contratto di vigilanza privata con la G4S.

Mobilitazioni anche a Bruxelles, Londra, New York e Amman per la Giornata ONU di Solidarietà con il Popolo Palestinese e #UndropG4S

Manda un tuo messaggio a Ban Ki Moon

Lunedì 30 novembre, attivisti per i diritti umani hanno protestato davanti a due sedi delle Nazioni Unite a Roma, UNICEF e FAO, per chiedere all’ONU di annullare i contratti con la G4S, società coinvolta nell’occupazione israeliana e nella violazione dei diritti dei Palestinesi.

La G4S fornisce servizi alle carceri israeliane, dove sono detenuti illegalmente i prigionieri politici palestinesi, anche minori, senza processo e sottoposti a trattamenti disumanti e degradanti e alla tortura. Dall’inizio di ottobre, Israele ha arrestato oltre 1.800 palestinesi per reprimere la resistenza popolare palestinese di cui oltre 400 minori. Inoltre, la G4S fornisce attrezzature e servizi ai checkpoint, lungo il Muro, nelle colonie illegali e alle autorità israeliane presenti nella Cisgiordania, rafforzando così l’occupazione israeliana dei territori palestinesi.[1]

Alla sede di UNICEF ITALIA, gli attivisti hanno ricordato come la stessa UNICEF abbia documentato “maltrattamenti diffusi, sistematici ed istituzionalizzati” dei minori palestinesi nelle carceri israeliane,[2] e hanno chiesto quindi all’agenzia italiana di farsi portavoce presso l’ONU della richiesta di annullamento dei contratti con la G4S. Rappresentanti di UNICEF ITALIA hanno assicurato che avrebbero fatto degli accertamenti sui contratti. È stata consegnata inoltre la lettera già inviata all’ONU a settembre e firmata da oltre 220 organizzazioni in tutto il mondo alla quale non è pervenuta nessuna risposta.[3]

Comunicato del Comitato Nazionale Palestinese BDS 

  • Le esportazioni militari scendono da 7,5 miliardi di dollari a 5,5 miliardi di dollari.
  • I leader del settore riportano un calo della disponibilità ad acquistare prodotti militari da Israele.
  • Nuove informative evidenziano come la cooperazione e il commercio militare con Israele agevola la brutale repressione israeliana delle proteste palestinesi.

Secondo una lettera delle quattro maggiori compagnie militari israeliane, le esportazioni militari israeliane quest'anno potrebbero scendere fino al 53% del loro livello nel 2012 e "una minor voglia di prodotti fatti in Israele" è un fattore chiave di questo crollo.

I leader del settore avvertono che le esportazioni militari sono costantemente in calo dopo che hanno raggiunto 7,5 miliardi di dollari nel 2012. Le vendite nel 2014 sono scese a 5,5 miliardi di dollari e potrebbero calare a 4 miliardi di dollari quest'anno, secondo quanto riportato dai mezzi di informazione a proposito della lettera.

Il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) ha messo in atto campagne altamente visibili contro il commercio militare con Israele, che hanno visto 12 banche e fondi pensione aziendali escludere la compagnia israeliana Elbit Systems dal proprio portafoglio di investimenti. Le industrie di armi di proprietà israeliana sono state bloccate, e un numero crescente di partiti politici e sindacati hanno chiesto la fine di legami militari con Israele.

I governi di Norvegia e Turchia hanno entrambi annunciato politiche di embargo militare contro Israele negli ultimi anni.

"Condivido questo appello all'embargo sulle armi perché desideriamo la pace e la giustizia per palestinesi e israeliani con metodi non violenti."
- L'Arcivescovo Desmond Tutu.

"Questo embargo militare assai dovuto è un passo fondamentale verso la fine dell'impunità di Israele."
- Naomi Klein, best-seller autore e giornalista

Decine di migliaia di palestinesi in gran parte giovani hanno partecipato dall'inizio di ottobre a proteste contro la crescente repressione di Israele, il trasferimento forzato di comunità, in particolare a Gerusalemme, nella Valle del Giordano e nel Naqab (Negev), e tentativi in corso di colonizzare Gerusalemme est occupata, in particolare la Città Vecchia. Gli strumenti di repressione, come droni, veicoli, sistemi di sorveglianza, gas lacrimogeni, sistemi informatici, pallottole, getti di "acqua putrida" o altre strumenti sono tutti prodotti o importati da altri paesi da un vasto complesso militare-industriale israeliano che è al centro del regime di occupazione, colonialismo e apartheid di Israele.

Il funzionamento di questo sistema dipende dalla volontà dei governi e delle aziende di tutto il mondo di collaborare con l'apparato militare, l'industria delle armi e le istituzioni di ricerca militare di Israele.

Le campagne volte a far cessare tutti i legami militari con Israele sono di vitale importanza per porre fine alla violenza e sono una componente chiave del movimento internazionale di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) a guida palestinese. Un embargo militare di Israele, simile a quello imposto al Sudafrica dell'apartheid, non è solo una forma vitale di solidarietà con la resistenza popolare palestinese; si tratta di un obbligo di legge. Tutti gli Stati e le Nazioni Unite sono obbligati a chiedere conto a Israele del suo comportamento, adottande misure che pongano termine alle sue gravi violazioni del diritto internazionale e contrastando gli effetti di tali violazioni.

La campagna di embargo militare sta gradualmente iniziando a decollare. Aziende militari leader israeliane hanno recentemente lamentato un peggioramento dei dati relativi alle esportazioni in quello che un addetto del settore ha chiamato "un minore desiderio di prodotti israeliani ".

Oltre 60.000 firmatari, tra cui Premi Nobel, celebrità e organizzazioni religiose chiedono l’embargo militare per Israele in vista della Conferenza dei donatori per Gaza

Mentre i donatori internazionali si preparano a riunirsi al Cairo il 12 ottobre in occasione della conferenza per la ricostruzione di Gaza, a seguito delle devastazioni arrecate da Israele durante i 51 giorni di aggressione della scorsa estate, il Comitato Nazionale  Palestinese per il Disinvestimento, Sanzioni e  Boicottaggio (BNC) ha consegnato una petizione, firmata da oltre 60.000 persone, tra cui premi Nobel, artisti e intellettuali, al Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon. La petizione invita le Nazioni Unite e i governi di tutto il mondo ad adottare misure immediate per attuare un embargo militare globale e giuridicamente vincolante per Israele, misura simile a quella imposta al Sudafrica durante il periodo dell'apartheid.