Comunicati

Sospendiamo le trasmissioni: il massacro di Gaza parte da qui

Domenica 27 luglio, nelle Gallerie di Piedicastello a Trento, si stava svolgendo un dibattito sulla Grande Guerra trasmesso in diretta da Radio Tre. L’incontro faceva parte di una serie di serate dal titolo “Sentiero di Pace” organizzate dalla Provincia di Trento. In vista del centenario della Prima Guerra Mondiale, giornalisti e storici stavano discutendo, tra una battuta e l’altra, di battaglie, generali, memorialistica, in un misto di denuncia della brutalità della guerra e di esaltazione di episodi di eroismo e onore patrio. Centrale in questa retorica, che nei mesi a venire si abbatterà come un fiume in piena sulle terre di confine, il ruolo dell’irredentismo, con l’annosa questione se Cesare Battisti fosse un eroe trentino oppure un traditore dell’Austria. Mai nessuno di questi storici pagati per esserlo che ricordi una semplice verità: e cioè che tutti i “socialisti” che propagandarono la partecipazione italiana alla guerra furono prima di tutto traditori della classe proletaria, che da quell’immane carneficina ricavò centinaia di migliaia di morti e feriti, nonché una disfatta sociale da cui emergerà, anni più tardi, il fascismo.

Lo chiedono le reti europee riunite in ENAAT. Continua l’impegno della Rete Italiana per il Disarmo, anche in accordo con i partner europei di ENAAT, per richiedere lo stop di forniture militari verso il conflitto in corso a Gaza.

Mentre il conflitto nella Striscia di Gaza si fa sempre più intenso e il conteggio dei morti aumenta di ora in ora, le organizzazioni della principale rete europea contro il commercio di armamenti, l’European Network Against Arms Trade” (ENAAT), domandano la fine immediata di ogni forma di sostegno militare europeo a Israele e chiedono all’Unione europea di dichiarare un embargo totale sulle armi verso tutte le parti in conflitto. In attesa di un tale embargo, tutti gli Stati membri devono immediatamente sospendere tutti i trasferimenti di equipaggiamenti militari, assistenza e munizioni verso tutte le parti in conflitto.

La Rete Italiana per il Disarmo, nel sottoscrivere l’appello delle reti europee, ricorda che fin dall’inizio dei raid israeliani sulla Striscia di Gaza con un comunicato ha chiesto al governo italiano di sospendere immediatamente l’invio di sistemi militari a Israele e di promuovere presso l’Unione europea l’embargo sulle armi verso tutte le parti in conflitto. La scorsa settimana inoltre Rete Disarmo ha promosso insieme con altre reti manifestazioni in tutte le città italiane e ha chiesto a tutti i parlamentari di aderire e promuovere l’appello al governo per l’immediata sospensione dell’invio di sistemi militari a tutte le parti in conflitto.

"Si moltiplicano gli appelli internazionali per chiedere l'embargo delle forniture di armi ad Israele. Il blocco della fornitura delle armi sarebbe previsto dalle normative di molti paesi, in l'Italia la legge 185/90. Infatti non si possono vendere armi a paesi in guerra. E Israele in guerra lo e', nonostante si continui a parlare di 'autodifesa'. L'Italia nel 2005 ha stipulato un accordo di cooperazione militare con Israele. A che serve questo accordo: per fare le stragi di civili e occupare la striscia di Gaza?".

Lo afferma in una nota il deputato di Sel Giulio Marcon, firmatario dell'appello pubblicato nei giorni scorsi dal Guardian e sottoscritto da intellettuali, artisti, attivisti e premi Nobel per la pace. '

"Le stragi di questi giorni non hanno niente a che vedere con l'autodifesa - aggiunge - , non sono mirati, ma volutamente indiscriminati e violano i principi del diritto internazionale umanitario. Israele questa guerra la fa con armi comprate negli Stati Uniti e da molti altri paesi, tra cui l'Italia, che ha appena rifornito Israele di due caccia M-346 (su un totale di 30), prodotti dalla Alenia Aermacchi".

Quindi Marcon conclude: "L'Italia deve al piu' presto revocare quell'accordo di cooperazione militare e bloccare immediatamente le forniture di armi ad Israele. Se si vuole essere credibili come attori impegnati per un negoziato possibile non si puo' essere complici della guerra e della violazione dei diritti umani".

Fonte: Asca

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Quasi 100 artisti e personalità di tutto il mondo, anche italiani, hanno pubblicato una lettera aperta per esigere che l’ONU e i governi del mondo impongano un embargo militare totale e giuridicamente vincolante verso Israele, simile a quello imposto al Sud Africa durante l'apartheid”. [1] 

La lettera porta la firma dei Premi Nobel Desmond Tutu, Mairead Maguire, Jody Williams and Rigoberta Menchú. Tra le firme italiane Ascanio Celestini, il deputato Giulio Marcon e Luisa Morgantini, già vice presidente del Parlamento europeo. I firmatari affermano che “[l]a capacità di Israele di lanciare impunemente attacchi così devastanti”, come quelli in corso contro la popolazione palestinese a Gaza, “deriva in gran parte dalla vasta cooperazione militare e dalla compravendita internazionale di armi che Israele intrattiene con governi complici di tutto il mondo”.

L’appello per l’embargo ad Israele viene pubblicato dopo l’invasione di terra a Gaza, colpita duramente dall’aviazione, dalla marina e dalla fanteria israeliane, con 28 morti solo nelle prime ore, tra cui tanti bambini. Mercoledì quattro bambini sono stati uccisi dai missili lanciati da una nave di guerra israeliana mentre giocavano a calcio sulla spiaggia di Gaza City, come testimoniato dalla stampa internazionale presente sulla scena. Al dodicesimo giorno di attacchi da cielo, mare e terra, sono almeno 314 i palestinesi uccisi, l’80% civili secondo l’ONU.[2]

firma

La lettera sottolinea il ruolo dell’Europa nell’armare Israele. Non solo i paesi europei “hanno esportato in Israele miliardi di euro in armi” ma l'Unione europea ha anche “concesso alle imprese militari e alle università israeliane fondi per la ricerca militare del valore di centinaia di milioni di euro” sostenendo così lo sviluppo della tecnologia militare israeliana che viene “commercializzata quale ‘collaudata sul campo’ ed esportata in tutto il mondo”.

L’Italia ha il triste primato in Europa per forniture di armamenti ad Israele. Mentre Israele avviava gli attacchi a Gaza, i primi due dei 30 caccia addestratori M-346 della Alenia Aermacchi, gruppo Finmeccanica, sono stati consegnati all'aeronautica israeliana. [3]

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"All’instaurarsi di un rapporto di oppressione, la violenza ha già avuto inizio. Mai nella storia la violenza è partita dagli oppressi. ... Non ci sarebbero gli oppressi se non ci fosse stata prima una violenza per stabilire la loro sottomissione." Paulo Freire

Israele ha ancora una volta scatenato tutta la forza del suo esercito contro la popolazione palestinese imprigionata, in particolare nella Striscia di Gaza assediata, in un disumano e illegale atto di aggressione militare. L’assalto in corso di Israele su Gaza ha finora ucciso decine di civili palestinesi, ne ha ferito centinaia e ha devastato le infrastrutture civili, compreso quelle del settore sanitario che sta affrontando gravi carenze.

La capacità di Israele di lanciare impunemente attacchi così devastanti deriva in gran parte dalla vasta cooperazione militare e compravendita internazionale di armi che Israele intrattiene con governi complici di tutto il mondo.

Nel periodo 2008-2019, gli Stati Uniti forniranno ad Israele aiuti militari per un totale di 30 miliardi di dollari, mentre le esportazioni militari israeliane verso il mondo hanno raggiunto la somma di miliardi di dollari all’anno. Negli ultimi anni, i paesi europei hanno esportato in Israele miliardi di euro in armi e l'Unione europea ha concesso alle imprese militari e alle università israeliane fondi per la ricerca militare del valore di centinaia di milioni di euro.

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L’Italia è oggi il maggiore fornitore di sistemi militari dell’Unione europea verso Israele e proprio nei giorni scorsi, durante i raid aerei israeliani su Gaza, Alenia Aermacchi del gruppo Finmeccanica, ha inviato i primi due aerei addestratori M-346 alla Forza Aerea israeliana

“Il governo italiano sospenda immediatamente l’invio di armi e sistemi militari a Israele e si faccia promotore di una simile misura presso l’Unione europea”. Lo chiede la Rete Italiana per il Disarmo, che raggruppa le principali organizzazioni italiane impegnate sui temi del disarmo e del controllo degli armamenti, a fronte dell’escalation delle ostilità nella Striscia di Gaza che – come ha affermato il Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon – stanno portando ad una spirale fuori controllo.

L’Italia è oggi il maggiore esportatore dell’Unione europea di sistemi militari e di armi leggere verso Israele e proprio nei giorni scorsi, durante i raid aerei israeliani su Gaza l'azienda Alenia Aermacchi del gruppo Finmeccanica ha inviato i primi due aerei addestratori M-346 alla Forza Aerea israeliana.

Nessun M346 a Israele
Dedicato a Stefano Ferrario* 

Fin dal 2005 è operativo uno scellerato accordo di “cooperazione militare”, economica e scientifica tra il nostro Paese ed Israele. Un accordo che non è stato scalfito neppure dall’ “Operazione piombo fuso” del dicembre 2008 - gennaio 2009, che ha visto Israele colpire con il suo “potere aereo” la popolazione palestinese civile inerme (1400 uccisi, di cui ca 400 bambini).  Un’ azione militare brutale, senza giustificazioni, nella quale sono state usate anche armi sconosciute o già vietate dalle Convenzioni internazionali (fosforo bianco, bombe D.I.M.E., uranio impoverito) e nella quale Israele ha commesso crimini di guerra e contro l’umanità (come documentato dall’ ONU nel “Rapporto Goldstone”). Un’operazione condannata dalle principali organizzazioni internazionali per la promozione e la difesa dei diritti umani.

L’Italia, almeno di fronte a ciò, avrebbe dovuto condannare Israele e recedere da quegli accordi di cooperazione militare. Ma come avrebbe potuto quando anch’essa, dopo l’introduzione del “Nuovo Modello di Difesa” nel 1991 - che ammette interventi militari “ovunque i propri interessi siano minacciati” - viola sistematicamente l’articolo 11 della nostra Costituzione, che invece “ ripudia la guerra”?  Quando partecipa alle iniziative militari USA e NATO e fa “carta straccia” dello Statuto dell’ONU che voleva “risparmiare la guerra alle generazioni future”, vietandola esplicitamente?

A sostegno alla manifestazione del 13 ottobe a Varese: Nessun M-346 o altra arma a Israele

A chi può interessare,

Siamo un gruppo di cittadini israeliani, attivi contro le politiche di razzismo, di apartheid e di occupazione del nostro governo. Molti di noi sono attivisti veterani, e abbiamo testimoniato o studiato la portata della devastazione lasciata dall'esercito israeliano nei territori occupati palestinesi e in Libano. Migliaia di civili, bambini compresi, sono stati uccisi da Israele negli ultimi dieci anni, usando armi ad alta tecnologia. Migliaia di abitazioni civili sono state demolite. Gran parte di questa distruzione è stata portata a termine dall'aviazione israeliana.

Se il governo italiano e le aziende italiane vendono jet M-346 e altri tipi di attrezzature militari a Israele, stanno tollerando i crimini di guerra commessi dall'esercito israeliano durante l'assalto del 2006 al Libano. Nessuna azione per conto di una qualsiasi parte libanese potrebbe giustificare la distruzione di interi quartieri di Beirut e il bombardamento di massa dei villaggi del sud del Libano o l'uso di bombe a grappolo, che sono costati la vita, o causato terribili ferite, a numerosi civili, tra cui bambini. 

Vi inviamo questo appello all'interno della campagna BDS italiana per coinvolgervi in una campagna che vuole mettere in comune pratiche e conoscenze di gruppi, collettivi e singol@ attiv@ nella campagna BDS e in campagne antimilitariste o per il disarmo. Il fine è quello di agire sotto un'alleanza comune per combattere quello che secondo noi è lo stesso abominio che si mostra con facce diverse in occasioni diverse. Quest'iniziativa si situa all'interno della campagna internazionale che chiede il completo embargo militare nei confronti di Israele(http://www.bdsmovement.net/activecamps/military-embargo).

La campagna BDS chiede boicottaggio, disinvestimento e sanzioni nei confronti di Israele fino a che esso:

  • porrà termine all'occupazione e alla colonizzazione di tutte le terre arabe e smantellerà il Muro;
  • riconoscerà i diritti fondamentali dei cittadini Arabo-Palestinesi di Israele alla piena uguaglianza;
  • rispetterà, proteggerà e i diritti dei profughi palestinesi al ritorno nelle loro case e nelle loro proprietà come stabilito nella risoluzione 194 dell'ONU.

Si tratta di una campagna partita da un appello firmato da 170 associazioni ed organizzazioni palestinesi nel 2005 e che ad oggi ha portata mondiale ed è in continua crescita. Per ulteriori informazioni: www.bdsmovement.net

Le telecamere che ci spiano tutti i giorni nelle nostre città e che si occupano della "sicurezza urbana" sono provviste di un software che è in grado di identificare persone in movimento o "sospette" senza che necessariamente ci sia un operatore dall'altro lato dello schermo [1]. Questo software è di fabbricazione israeliana.

In Sicilia c'è stata l'installazione, prevista anche in Sardegna, Calabria e Puglia, di radar che monitorano le barche di migranti che approdano alle nostre coste in cerca di una vita dignitosa, e questi radar sono pure di fabbricazione israeliana [2]. È israeliano il filo spinato impiegato per delimitare il fortino militare del cantiere che non c'è del TAV in Val di Susa [3], con Israele si commerciano aerei da guerra [4] e si fanno accordi per utilizzare basi militari come quella di Decimomannu in Sardegna per esercitazioni militari congiunte [5].