Comunicati

Comunicato stampa di Studenti contro il Technion

In data primo Marzo 2017 il Consiglio degli Studenti dell'Università degli Studi di Torino si è detto favorevole in netta maggioranza a una mozione (di seguito il testo) che sostiene il boicottaggio accademico d'Israele, chiedendo la revoca degli accordi tra UniTo e il Technion di Haifa.

Per la prima volta un organo accademico italiano appoggia a maggioranza, in una delle più grandi università italiane, il movimento BDS e il boicottaggio come mezzo di lotta non violento per porre fine alle costanti violazioni del diritto internazionale da parte dello Stato di Israele.

La decisione del Consiglio degli Studenti rientra in una campagna studentesca lanciata a livello nazionale nel 2016 da diverse università italiane in risposta all'appello di docenti e ricercatori/trici. Ad oggi, oltre 350 firmatarie e firmatari chiedono la fine delle collaborazioni tra le università italiane e il Technion, istituto con ampio e documentato coinvolgimento nel complesso militare-industriale israeliano. Si tratta di una netta presa di posizione a livello accademico importante che chiede la fine delle collaborazioni con le istituzioni israeliane che contribuiscono o che traggono benefici dalle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele e dai loro rapporti e dalle loro complicità con le forze armate israeliane.

Studenti contro il Technion

Attenzione! Ieri in gran segreto in RettoratoIncontro tra l’ambasciatore israeliano e i vertici dell’Università di Cagliari “sulle collaborazioni scientifiche dell’ateneo cagliaritano con le università di Tel Aviv, Gerusalemme, Ben-Gurion del Negev, Technion e altri istituti di ricerca israeliani”.

Comunicato Stampa

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QUAL È IL CONFINE ETICO DELLA RICERCA ACCADEMICA?

Dibattito aperto sulla cooperazione tra l’Università di Cagliari e il Technion Israel Institute of Technology

 

Venerdì 21 ottobre 2016 alle ore 10:00 a Cagliari in Via Nicolodi n. 104 - Aula Teatro presso la Facoltà di Scienze Economiche Giuridiche e Politiche dell’Università degli Studi di Cagliari, si terrà un dibattito sulla collaborazione tra l’Ateneo di Cagliari e il Technion di Haifa.

Attraverso un contradditorio si vuole proporre una riflessione sul confine tra etica e scienza: collaborare con il Technion significa rendersi complici delle violazioni israeliane del diritto internazionale e dei diritti umani?

Ne discutono:

  • Pietro CIARLO - ProRettore e Delegato del Rettore - Dipartimento di Giurisprudenza
  • Enrico BARTOLOMEI - Campagna nazionale per la revoca degli accordi con il Technion Institute
  • Fausto GIANELLI - Associazione Nazionale Giuristi Democratici

Coordina: Andrea PUBUSA - Dipartimento di Giurisprudenza

Evento Facebook

 

Collettivo Universitario Autonomo Casteddu

Collettivo Autonomo Studenti Casteddu

Scida – Giovunus Indipendentistas

Studentato occupato Sa Domu

UniCa 2.0

Associazione Amicizia Sardegna Palestina

Cagliari Social Forum

SCI – Servizio Civile Internazionale

 locandina 21 ottobre 2016 650

Fonte: Associazione Amicizia Sardegna Palestina

Comunicato della Campagna Stop Technion in risposta alla recente visita in Israele della Ministra Giannini, di alcuni esponenti della Conferenza dei Rettori e di alcune accademiche/i italiane/i

Mentre il movimento BDS continua a crescere, anche in campo culturale e accademico (PACBI), aumentano gli sforzi diplomatici di alto livello per contrastarlo. Questo dimostra come il movimento BDS sia ormai divenuto una delle principali minacce internazionali alle politiche di occupazione, colonialismo e apartheid di Israele, e alla normalizzazione delle relazioni con Israele, invitando a non collaborare ad attività che presentino il rapporto tra palestinesi e israeliani come simmetrico e che occultino le relazioni di potere e le violazioni israeliane del diritto internazionale e dei diritti dei palestinesi.

A sua Eccellenza la Ministra dell'Educazione, dell'Università e della Ricerca
Prof.ssa Stefania Giannini
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Gentile prof.ssa Giannini,

Le scriviamo a nome dell'"Associazione per gli Studi sul Medio Oriente del Nord America" (MESA) e del suo "Comitato per la Libertà Accademica" per esprimerLe la nostra profonda preoccupazione riguardo ad una serie di recenti episodi, nei quali rettori universitari sono intervenuti per impedire una discussione della campagna per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS), e in particolare per il boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane, all'interno dell'università. Pur consci del fatto che il boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane è una questione molto controversa, mettere a tacere una discussione libera ed aperta su questo argomento nelle università costituisce una grave violazione della libertà accademica.

La MESA è stata fondata nel 1966 per promuovere lo studio e l'insegnamento sul Medio Oriente e il Nord Africa. Essendo la più importante organizzazione in materia, l'associazione pubblica la "Rivista Internazionale di Studi sul Medio Oriente" e ha circa 3.000 iscritti in tutto il mondo. La MESA è impegnata a garantire la libertà accademica e la libertà di espressione, sia all'interno della regione che in relazione con gli studi sulla regione in Nord America e altrove. Nella sua funzione di organizzazione professionale, la MESA non prende posizione a favore o contro il BDS, ma difende il principio della libertà accademica di esprimersi a favore o contro di esso e di discuterne.

In quanto membri di "Docenti universitari per la Palestina" in Irlanda, scriviamo per esprimere la nostra preoccupazione in merito ai recenti avvenimenti nelle università italiane relativi alle campagne del BDS e del PACBI. Abbiamo appreso che dopo l'avvio della campagna "Stop al Technion", che chiede di interrompere la collaborazione nella ricerca tra le università italiane e il centro di ricerca israeliano Technion in seguito alla complicità di quest'ultimo con le industrie belliche israeliane [1], alcuni tentativi di discutere della campagna nei campus universitari sono stati censurati da alcuni rettori. Sappiamo che la discussione in corso sul boicottaggio accademico delle università israeliane è stata pesantemente messa sotto controllo, con le autorità universitarie che hanno impedito lo svolgimento di dibattiti.

Purtroppo non si tratta di una novità. I rettori delle università italiane hanno agito in modo censorio in svariate occasioni. Lo scorso anno una conferenza che doveva ospitare il prof. Ilan Pappe, storico israeliano, è stata annullata in seguito a pressioni politiche sul rettore dell'università di "Roma Tre", come ampiamente riportato [2], portando alla decisione del rettore di non consentire agli organizzatori della conferenza di utilizzare i locali dell'università. A ciò si aggiunge un più generale contesto ostile, che va ben al di là delle università. Recentemente a Trieste il consiglio comunale ha ritirato il patrocinio a una conferenza sulla Palestina dopo che l'ambasciatore israeliano Naor Gilon ha fatto pressione sul sindaco, come riportato dalla stampa nazionale [3].

La risposta degli studenti di Torino alla decisione di revocare l'aula inizialmente concessa per l'assemblea studentesca del 3 marzo:

“Se siete neutrali in situazioni di ingiustizia, avete scelto la parte dell'oppressore.” – Desmond Tutu.

In data 1 Marzo l'Università di Torino ha revocato l'aula concessa ai gruppi studenteschi partecipanti all'assemblea contro il Technion. Le affermazioni del Rettore e di alcuni esponenti dell'Università italiana – comparse oggi su La Stampa – rispecchiano la retorica superficiale adottata nel discorso politico ogni qualvolta si tenti di accogliere e sostenere l'appello della società civile palestinese del BDS.

L'assemblea contro il Technion è stata pensata come un momento volto principalmente a dar spazio alla riflessione sul rapporto tra scienza ed etica declinata nel caso palestinese. Allo stesso tempo, questa vuole essere un'occasione per invitare gli studenti a riflettere sulla propria responsabilità e rapporto con situazioni d'ingiustizia e di oppressione. Per questo motivo la prima parte dell'incontro prevede gli interventi di Ronnie Barkan, “attivista israeliano per i diritti umani […] che [avrebbe raccontato] la sua esperienza di attivista per i diritti dei palestinesi” (dicitura che abbiamo espressamente utilizzato nella nostra richiesta di un'aula all'Università). In nessun momento abbiamo tentato di far passare quest'assemblea come un “seminario scientifico [con] la presenza di una controparte”, come affermato su La Stampa dal Professor Ferrara, direttore della scuola di scienze giuridiche, politiche ed economiche.

Il nostro non è un “pregiudizio ideologico”, né intendiamo dare una lettura univoca della questione, ma riteniamo anche di non poter essere neutrali parlando dell'oppressione di questo popolo e di questa situazione d'ingiustizia. Questo perché, come nel caso dell'apartheid in Sud Africa e delle discriminazioni razziali contro gli ebrei durante i regimi nazista e fascista, dichiararsi neutrali significa aver scelto la parte dell'oppressore (D. Tutu). In questo momento iniziale dei nostri sforzi per rispondere alla chiamata BDS e per sostenere l'appello degli accademici italiani StopTechnion, intendiamo focalizzarci prima di tutto sui soggetti oppressi, sulla loro privazione di giustizia e libertà, sulla violazione dei loro diritti, piuttosto che sulle affermazioni di una controparte che distoglierebbero l'attenzione e il discorso da questo nucleo di riflessione.

Aggiornamento: Al 13 febbraio i firmatari dell'appello sono 312

Invita accademici, ricercatori e dottorandi a firmare l'appello

COMUNICATO STAMPA

  • Il lancio della Campagna Stop Technion chiede la sospensione di ogni collaborazione accademica con l'Istituto Technion con sede a Haifa
  • L’iniziativa italiana riflette una tendenza globale in costante crescita tra gli studiosi a prendere apertamente posizione in favore dei diritti dei palestinesi
  • L'Italia è uno dei principali partner militari e accademici d’Israele in Europa
  • Per la prima volta un’associazione accademica italiana discuterà l'appello palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni

170 accademici e accademiche provenienti da più di 50 università e istituti di ricerca italiani hanno firmato un appello nel quale si impegnano a boicottare le istituzioni accademiche israeliane. L’appello è stato lanciato in solidarietà con la campagna della società civile palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro Israele fino a quando non si conformerà al diritto internazionale e ai principi dei diritti umani, e si ispira all'analogo movimento di boicottaggio contro l'apartheid in Sudafrica.

Si tratta della prima iniziativa italiana di boicottaggio accademico e rivela l'esistenza di una solida corrente critica di studiose e studiosi all'interno delle istituzioni italiane che non sono più disposti a tollerare alcuna complicità con le violazioni israeliane del diritto internazionale e dei diritti umani. L’iniziativa nasce in risposta alle ormai note e ben documentate complicità delle istituzioni accademiche israeliane con la violenza di stato israeliana e alla totale mancanza di qualsiasi seria condanna da parte loro sin dalla fondazione dello Stato di Israele.

Con più di 10.000 membri, l'Associazione Antropologica Americana (AAA) è diventata la più grande istituzione accademica degli Stati Uniti ad approvare il boicottaggio accademico di Israele allorché la sua conferenza generale ha votato in massa la scorsa notte la risoluzione per un Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni(BDS).

Lo storico voto ha raccolto il numero senza precedenti di 1176 votanti, con 1040 voti (88,5%) a favore della mozione di boicottare le istituzioni accademiche israeliane, e 136 voti (11,5%) contro. Questo spiana la strada al voto sulla risoluzione di tutti i membri dell’AAA nei prossimi mesi. Una risoluzione anti-BDS era stata clamorosamente sconfitta in occasione della conferenza poco prima del voto su quella pro-BDS.

La risoluzione dell’AAA sul BDS recita:

"Sia deliberato che la AAA come Associazione sostiene e onorerà questo appello [PACBI - Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel] della società civile palestinese di boicottare le istituzioni accademiche israeliane fino al momento in cui queste istituzioni termineranno la loro complicità nella violazione dei diritti dei palestinesi, come previsto dal diritto internazionale."

Gli Antropologi per il Boicottaggio delle Istituzioni Accademiche Israeliane, il gruppo che ha portato avanti questa lotta all’interno della AAA, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"Come eredi di una lunga tradizione di studi e ricerche sul colonialismo, gli antropologi affermano, con questa risoluzione, che il problema principale è il mantenimento da parte di Israele di un regime coloniale basato sulla supremazia ebraica e l’espropriazione dei palestinesi. Sostenendo il boicottaggio, gli antropologi prendono posizione a favore della giustizia, attraverso l'azione in solidarietà con i palestinesi."

Il 18 novembre il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia ha ospitato un dibattito sul movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele. Erano previsti gli interventi di Stephanie Westbrook (BDS Italia), favorevole, e di Giorgio Gomel (JCall Italia), contrario alla campagna BDS.

Nell’aprire i lavori, il Prof. Federico Zanettin, che ha organizzato l’incontro (su sollecitazione di alcuni studenti del Dipartimento di Scienze Politiche appartenenti all’associazione Un ponte per… di Perugia), ha comunicato che Giorgio Gomel nei giorni immediatamente precedenti aveva rinunciato a partecipare, in quanto riteneva che l'iniziativa potesse apparire un'emanazione unilaterale del movimento BDS. Nonostante l’assenza di Gomel, l’incontro ha avuto comunque luogo, con un’ampia e attiva partecipazione.

È stata presentata la campagna BDS, sia a livello internazionale che in Italia, sottolineando il largo consenso ricevuto da parte di grandi organizzazioni mainstream come sindacati e chiese, e a seguito degli ultimi attacchi a Gaza, anche del presidente della Bolivia Evo Morales e di star di Hollywood come Danny Glover. È stato evidenziato il lavoro nei campus universitari negli Stati Uniti, dove si moltiplicano le risoluzioni approvate per il disinvestimento da Israele.