Comunicato della Campagna Stop Technion in risposta alla recente visita in Israele della Ministra Giannini, di alcuni esponenti della Conferenza dei Rettori e di alcune accademiche/i italiane/i
Mentre il movimento BDS continua a crescere, anche in campo culturale e accademico (PACBI), aumentano gli sforzi diplomatici di alto livello per contrastarlo. Questo dimostra come il movimento BDS sia ormai divenuto una delle principali minacce internazionali alle politiche di occupazione, colonialismo e apartheid di Israele, e alla normalizzazione delle relazioni con Israele, invitando a non collaborare ad attività che presentino il rapporto tra palestinesi e israeliani come simmetrico e che occultino le relazioni di potere e le violazioni israeliane del diritto internazionale e dei diritti dei palestinesi.
L’Italia sembra voler schiacciarsi completamente sulle richieste del governo Netanyahu e dunque voler assumere un ruolo di primo piano in Europa negli sforzi anti-BDS, anche in risposta alla Campagna Stop Technion, che si è dimostrata—in termini di adesioni—tra le più partecipate in Europa. Molto resta ancora da fare, ma è indicativo che il 2 giugno la Ministra dell’Educazione Giannini, alcuni membri della Conferenza dei Rettori e una delegazione di docenti italiani abbiano deciso di celebrare la Festa della Repubblica in Israele per commemorare i quindici anni dalla sigla dell’accordo di collaborazione scientifica, tecnologica e industriale tra Italia e Israele, e con il preciso intento di contrastare il crescente numero di adesioni alla Campagna Stop Technion e al BDS/PACBI.
Dopo aver incontrato il Ministro dell’Educazione israeliano di estrema destra Naftali Bennett—uno che non riconosce la legittimità della richiesta palestinese di uno stato indipendente, che si vanta di “aver ucciso molti arabi” e che in un discorso ufficiale all’Università di Tel Aviv ha descritto i palestinesi come “ladri di macchine e case” — e altri esponenti politici israeliani, Giannini ha spiegato che l’Italia è l’unico paese che ha “dichiarato ufficialmente la sua posizione [contro il boicottaggio…]”. In riferimento a Stop Technion, Giannini ha aggiunto: “Quando 300 studiosi hanno firmato una petizione per boicottare Israele, la Conferenza dei Rettori e la comunità scientifica ha reagito fortemente e chiaramente, diversamente da quello che avviene in altri paesi”.
Effettivamente Giannini e i Rettori—anche su pressioni e ingerenze dell’ambasciata israeliana negli affari accademici italiani—nei primi mesi del 2016 hanno reagito fortemente alla Campagna, tanto da violare i più basilari principi di libertà accademica e di espressione, e cercando ripetutamente, ma invano, di soffocare il dibattito sul tema. Le azioni di censura sono state molteplici (si veda qui e qui), tanto che importanti organizzazioni accademiche internazionali, tra cui la Middle East Studies Association degli Stati Uniti, hanno condannato le iniziative repressive e di censura del Ministro e di alcuni Rettori.
La Campagna Stop Technion, forte di 340 adesioni tra accademici/che, continuerà a denunciare il clima intimidatorio che Ministra, Rettori e altre componenti del mondo accademico e politico italiano stanno costruendo in risposta al diritto fondamentale di boicottare e astenersi da rapporti con stati che, come Israele, da decenni commettono gravissime, ripetute e sistematiche violazioni di diritti umani e negano un diritto fondamentale internazionalmente riconosciuto come il diritto all’autodeterminazione. Il diritto al boicottaggio comprende anche il diritto all’astensione dall’intrattenere rapporti normali con istituzioni che, come le istituzioni accademiche israeliane, in decenni di sistematiche violazioni della libertà accademica e dei più fondamentali diritti umani dei/delle loro colleghi/e palestinesi, non hanno preso alcuna posizione ufficiale di condanna, ma anzi sono andate a saldarsi organicamente con esse, fornendo gli strumenti ideologici e tecnologici per la continuazione dell’oppressione.
Le principali organizzazioni per i diritti umani, tra cui l’International Federation of Human Rights (FIDH), Human Rights Watch e Amnesty International, hanno ribadito che il movimento BDS è un movimento che lotta per i diritti umani, condannando le intimidazioni contro gli attivisti, mentre crescono le voci, anche tra i governi europei e le organizzazioni della società civile, che difendono il diritto al boicottaggio in quanto tutelato dalle leggi sulla libertà di espressione. Continueremo, insieme ai nostri colleghi e alle nostre colleghe palestinesi, israeliane e di altre nazionalità, a riaffermare il diritto al boicottaggio e continueremo ad adoperarci perché esso continui ad essere discusso e a crescere in Italia, dentro e fuori dall’accademia.
Il 2 Giugno il Ministro Giannini, i Rettori e la delegazione di docenti recatisi a Tel Aviv hanno ribadito le loro contraddizioni interne. Hanno fatto un uso alquanto singolare del concetto di libertà accademica. Da un lato hanno (ri)promesso al governo israeliano di più estrema destra della storia di Israele di continuare la repressione della libertà accademica e la censura dei docenti italiani che a casa intendono contestare le politiche israeliane; dall’altro hanno fatto un voto di fedeltà incondizionato all’accademia israeliana e promesso di rafforzare i rapporti con un mondo che è ampiamente complice delle gravi e sistematiche violazioni dei diritti del popolo palestinese. Sì perché quando la Ministra Giannini, citando Renzi, ha affermato che “Israele è una parte di noi” e dunque non può essere boicottato, in realtà ha ribadito che a Israele non possono essere poste condizioni, ma solo fedeltà. Se Giannini e Renzi intendono dire che gli espropri di terre, le espulsioni, le violazioni delle libertà di movimento, gli omicidi quotidiani, le migliaia di morti delle ultime guerre su Gaza, il furto d’acqua, i muri, le misure di colonizzazione e apartheid e le sistematiche violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani da parte di Israele sono una parte di noi, allora noi ribadiamo il nostro “No! L’oppressione israeliana non è parte di noi!”
Fonte: Campagna italiana per la revoca degli accordi con il Technion