Aggiornamento: Al 13 febbraio i firmatari dell'appello sono 312.
Invita accademici, ricercatori e dottorandi a firmare l'appello
COMUNICATO STAMPA
- Il lancio della Campagna Stop Technion chiede la sospensione di ogni collaborazione accademica con l'Istituto Technion con sede a Haifa
- L’iniziativa italiana riflette una tendenza globale in costante crescita tra gli studiosi a prendere apertamente posizione in favore dei diritti dei palestinesi
- L'Italia è uno dei principali partner militari e accademici d’Israele in Europa
- Per la prima volta un’associazione accademica italiana discuterà l'appello palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni
170 accademici e accademiche provenienti da più di 50 università e istituti di ricerca italiani hanno firmato un appello nel quale si impegnano a boicottare le istituzioni accademiche israeliane. L’appello è stato lanciato in solidarietà con la campagna della società civile palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro Israele fino a quando non si conformerà al diritto internazionale e ai principi dei diritti umani, e si ispira all'analogo movimento di boicottaggio contro l'apartheid in Sudafrica.
Si tratta della prima iniziativa italiana di boicottaggio accademico e rivela l'esistenza di una solida corrente critica di studiose e studiosi all'interno delle istituzioni italiane che non sono più disposti a tollerare alcuna complicità con le violazioni israeliane del diritto internazionale e dei diritti umani. L’iniziativa nasce in risposta alle ormai note e ben documentate complicità delle istituzioni accademiche israeliane con la violenza di stato israeliana e alla totale mancanza di qualsiasi seria condanna da parte loro sin dalla fondazione dello Stato di Israele.
Gli studiosi e le studiose hanno anche voluto mostrare solidarietà ai loro colleghi palestinesi che continuano a sopportare gravi violazioni dei loro diritti umani fondamentali e ad essere privati delle loro fondamentali libertà accademica. L'iniziativa di boicottaggio ha esclusivamente come obiettivo le istituzioni israeliane, senza precludere collaborazioni individuali con colleghe e colleghi israeliani.
Israele persegue la sua politica di espropriazione e di discriminazione sistematica contro la popolazione palestinese che vive nei territori occupati, dentro l’attuale Israele e in diaspora. Dopo quasi cinque decenni di occupazione militare e quasi settant’anni dopo la creazione dello Stato d’Israele, avvenuta in gran parte in seguito alla pulizia etnica della popolazione indigena palestinese (comprese le terre su cui sono state costruite istituzioni accademiche israeliane), la maggioranza dei palestinesi restano profughi, molti dei quali apolidi.
L'appello firmato dalle studiose e dagli studiosi italiani si rivolge in particolare al Technion di Haifa per via del ruolo che l’Istituto riveste nel supportare e riprodurre le politiche israeliane di espropriazione e di violenza militare ai danni della popolazione palestinese. Un certo numero di atenei italiani ha stretto accordi di cooperazione con il Technion, tra cui il Politecnico di Milano e di Torino e l’Università di Cagliari, Firenze, Perugia, Roma e Torino. Gli studiosi e le studiose invitano le istituzioni italiane ei loro colleghi a sospendere ogni forma di collaborazione istituzionale con Technion, poiché è profondamente coinvolto nel complesso militare-industriale di Israele e direttamente complice delle violazioni del diritto internazionale e dei diritti dei palestinesi.
L'iniziativa italiana assume particolare importanza alla luce degli stretti legami che rendono l'Italia uno dei principali partner militari e accademici di Israele in Europa. L'accordo di cooperazione militare tra i due Paesi prevede ricerca militare congiunta, esercitazioni e sviluppo di sistemi d'arma. Nel 2012, l'Italia figurava come il principale esportatore europeo di armi verso Israele. La speranza è che altri studiosi italiani, europei e internazionali si impegnino in uno sforzo comune per garantire i diritti umani e la giustizia al popolo palestinese.
L’appello italiano è solo l'ultima tappa di una serie di iniziative di studiose e studiosi che si sono pronunciati a favore dei diritti dei palestinesi. Negli ultimi mesi hanno firmato appelli simili oltre 500 accademici nel Regno Unito, 450 in Belgio, 200 in Sud Africa e 120 in Irlanda. Il numero di associazioni accademiche che sostengono l'appello palestinese per il boicottaggio continua a crescere e annovera già l’American Anthropological Association, la National Women's Studies Association, l’American Studies Association, l’African Literature Association, l’Association for Asian American Studies, l’Association for Humanist Sociology, la Critical Ethnic Studies Association, la National Association for Chicana and Chicano Studies, la Native American and Indigenous Studies Association e la Peace and Justice Studies Association.
A metà marzo, la Società Italiana di Studi sul Medio Oriente (SeSaMO) terrà una tavola rotonda sulla Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale d’Israele (PACBI) durante la sua conferenza annuale a Catania. Sarà la prima volta che un'associazione accademica in Italia discuterà pubblicamente delle campagne BDS/PACBI .
Fonte: Campagna italiana per la revoca degli accordi con il Technion