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Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Notizie BDS

Notizie internazionali del movimento globale BDS.

Una commissione parlamentare scriverà al vice premier e Ministro degli Affari Esteri irlandese, Eamon Gilmore, per chiedere un divieto nazionale sulle importazioni provenienti dagli insediamenti illegali israeliani.

Tutti i membri della Commissione congiunta per gli Affari Esteri e il Commercio si sono espressi favorevolmente alla presentazione oggi da parte del Programma Ecumenico di Accompagnamento in Palestina e Israele (EAPPI), un organizzazione per i diritti umani, che ha chiesto un tale divieto.

Joe O'Brien, coordinatore per l’advocacy dell’EAPPI, ha detto che gli insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania sono "da tempo riconosciuti dalle Nazioni Unite, gli Stati Uniti e l'Unione europea come il più grande ostacolo alla pace" nella regione.

di Rafeef Ziadah

Il 18 settembre 2012, la Commissione per il commercio internazionale (INTA) del Parlamento europeo ha approvato il protocollo sulla valutazione della conformità e l'accettazione dei prodotti industriali (ACAA) con un margine di pochi voti.

L'ACAA è un annesso all'Accordo di Associazione UE-Israele e in pratica permette l’accesso dei prodotti industriali ai mercati UE-Israele senza ulteriori accertamenti e valutazioni sulla conformità. Con il voto favorevole della commissione la questione verrà ora discussa in seduta plenaria nel Parlamento europeo dove la decisione finale sarà presa.

Il 5 settembre, i servizi di ristorazione dell’Earlham College hanno deciso di rimuovere l’hummus di marchio Sabra dalla caffetteria dopo essere stati informati del coinvolgimento nelle violazioni dei diritti umani in Palestina da parte di Strauss Group Ltd., società di cui Sabra è una controllata. La decisione arriva dopo che un gruppo di studenti e docenti ha contattato i servizi di ristorazione all’Earlham per richiedere la rimozione del prodotto dalle strutture dell’università.

Lo Strauss Group Ltd. fornisce sostegno finanziario e forniture alle brigate dell'esercito israeliano Golani e Givati, le quali portano avanti l’occupazione militare israeliana e la colonizzazione delle terre palestinesi da 45 anni, nonché altre gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani.

di Michael Deas

Tra gli ultimi di una serie di segnali che alcuni governi europei cominciano a capire di dover andare oltre la semplice condanna della colonizzazione israeliana della terra palestinese, ci sono le osservazioni di un diplomatico greco e del ministro degli esteri norvegese, le quali suggeriscono che i governi europei stanno discutendo misure contro i prodotti provenienti dalle colonie.

I media israeliani affermano che un diplomatico greco ha detto ad alcuni giornalisti che l'Unione europea sta prendendo in considerazione di vietare l’importazione dei prodotti delle colonie. Un articolo del Jerusalem Post afferma:

L'Unione europea sta prendendo in considerazione l'istituzione di un divieto sulle importazioni di prodotti fabbricati negli insediamenti israeliani, secondo quanto detto da un funzionario del ministero degli Esteri greco a un gruppo di giornalisti israeliani e palestinesi ad Atene venerdì.

Secondo diversi servizi da parte dei media israeliani, il diplomatico greco, parlando con i giornalisti nel corso di un seminario sull’Accordo di Ginevra nella capitale greca, ha detto che gli stati membri dell'UE stanno attualmente discutendo sulla questione. Tra le misure al vaglio sono un divieto totale delle importazioni di beni degli insediamenti o l'applicazione di etichette speciali per i prodotti fabbricati negli insediamenti al di là della Linea Verde, politica adottata dal Sud Africa il mese scorso.

Il Canale 10 ha citato il funzionario dicendo che la Commissione esecutiva dell’UE avrebbe probabilmente presa una decisione sulla questione il prossimo mese.

Il governo sta fornendo agevolazioni alle multinazionali che trasferiscono gli stabilimenti fuori dalla Zona Industriale di Barkan, afferma il sindaco di Ariel.

Leader industriali e funzionari del governo, tra cui il vice primo ministro Silvan Shalom e il Ministro dell'Industria, del Commercio e del Lavoro Shalom Simchon, hanno partecipato questa settimana all'inaugurazione del nuovo stabilimento di Beigel & Beigel a Tzfat. Tutti hanno lodato l'apertura della fabbrica, dicendo che sarebbe di grande beneficio per l'economia locale e aiuterà l'azienda a crescere.

Assente alla manifestazione Ron Nachman, il sindaco della colonia di Ariel - che ha perso la battaglia per convincere i funzionari di Unilever a mantenere la fabbrica della controllata Beigel & Beigel che produce snack nella sua sede originale nella zona industriale di Barkan, nei pressi di Ariel.

(Vancouver, Coast Salish Territories). Attivist* queer e solidali si sono riuniti fuori dal Vancouver Queer Film Festival (VQFF) durante la proiezione di "The Invisible Men", portando cartelli glitter e distribuendo volantini rosa ai partecipanti del festival.

Si sono riuniti sotto il nome "Queer contro l'Apartheid israeliana" (QuAIA) per rispondere alla proiezione di due film al VQFF - "The Invisible Men" e "Joe + Belle" - che hanno entrambi ricevuto finanziamenti dal governo israeliano e il sostegno da parte di istituzioni culturali israeliane. In risposta alla proiezione di questi due film, QuAIA ha chiesto al VQFF di dimostrarsi solidali con i queer palestinesi e dichiararsi contro il regime di Apartheid israeliano.

"Il governo israeliano cerca di distrarre l'attenzione dalla sua brutale occupazione della Palestina attraverso campagne di pubbliche relazioni che presentano Israele come un amico dei queer ovunque", ha dichiarato Isabel Krupp.

L'agenzia di stampa sudafricana SAPA riferisce che il governo ha approvato in via definitiva la normativa che prevede che le merci provenienti da Israele portino l'etichetta "Israeli occupied territories" se prodotte nelle colonie israeliane costruite nei Territori arabi e palestinesi occupati nel 1967.

«E' stato deciso questo passo per impedire che i consumatori sudafricani possano credere che quei prodotti (delle colonie) provengano da Israele», ha spiegato oggi alla SAPA il portavoce governativo Jimmy Manyi, dopo la riunione di gabinetto.

«Si tratta di una decisione in linea con la posizione del Sudafrica che riconosce Israele nei confini del 1948 delineati dalle Nazioni Unite e non in quelli successivi all'occupazione dei Territori (nel 1967)», ha aggiunto Manyi.

Tra gli interessi del nostro paese collaborazioni nella ricerca, vendita di armi e la partecipazione all’Expo a Milano

Sui rapporti tra Italia e Israele ci mette la firma anche il Ministro Francesco Profumo. L’ultimo incontro tra rappresentanti dei due paesi è avvenuto ad aprile, quando il titolare dell’Istruzione ha incontrato il Ministro israeliano della Scienza e Tecnologia Daniel Hershkowitz. Un incontro che ha avuto come obiettivo quello di rafforzare la cooperazione nei settori della ricerca e dell’innovazione, attraverso una collaborazione tra le Università e gli Enti di Ricerca. 

L’incontro è servito anche a confermare le ottime relazioni tra i due Paesi, che avevano rafforzato la loro ’amicizia’ ai tempi del Governo Berlusconi. Dall’incontro tra Profumo e Hershkovitz, dunque, è emersa la volontà di vagliare nuove possibilità nel settore dello spazio e delle energie rinnovabili, nonché di facilitare la nascita di star-up dai progetti di ricerca comuni. Un programma che è in corso dal 2010, quando l’Agenzia spaziale italiana (ASI) e quella israeliana (ISA) hanno avviato il programma Shalom per la realizzazione di due Satelliti con tecnologia congiunta nell’osservazione della Terra iperspettrale, attualmente in fase di implementazione.

La mozione invita il governo canadese a garantire che tutti i prodotti fabbricati negli insediamenti siano 'etichettati in modo chiaro e in modo distinto dai prodotti di Israele.'

La più grande chiesa protestante del Canada ha approvato il boicottaggio dei prodotti fabbricati negli insediamenti israeliani.

All’incontro di Ottawa, il Consiglio generale della Chiesa Unita del Canada ha approvato venerdì una risoluzione che chiede il boicottaggio delle merci prodotte in Cisgiordania e a Gerusalemme est.

I dettagli su come il boicottaggio verrà implementato saranno decisi nelle prossime settimane e mesi, i funzionari hanno detto al National Post.

La risoluzione invita i membri della chiesa "ad evitare qualsiasi prodotto proveniente dagli insediamenti"; chiede che il governo canadese assicuri che "tutti i prodotti fabbricati negli insediamenti siano etichettati in modo chiaro e in modo distinto dai prodotti di Israele", e chiede che i prodotti fabbricati negli insediamenti non ricevano un trattamento preferenziale sotto l’accordo di libero scambio Canada-Israele.

Il dottor Angelo Stefanini, ricercatore dell'Università di Bologna, spiega i meccanismi con cui l'industria farmaceutica israeliana sfrutta il mercato palestinese

Roma, 16 agosto 2012, Nena News - Uno studio recente, dal titolo "Captive Economy - The Pharmaceutical Industy and the Israeli Occupation", descrive la complicità delle industrie farmaceutiche israeliane e multinazionali in un sistema perverso e rivela alcuni dei meccanismi con cui l'occupazione israeliana del territorio palestinese permette lo sfruttamento del suo mercato interno, in presenza di una fiorente industria locale che tuttavia stenta ad affermarsi. Per la stragrande maggioranza della popolazione palestinese questa situazione genera un aumento dei prezzi particolarmente preoccupante alla luce del fatto che la condizione economica del territorio palestinese occupato continua rapidamente a deteriorare.

Il Protocollo di Parigi e il "pacchetto doganale" 

Il Protocollo di Parigi (PP) costituisce una parte rilevante degli accordi di Oslo che hanno visto la nascita dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ed è il documento più significativo per comprendere alcuni dei meccanismi economici che hanno luogo nel contesto di una prolungata occupazione. Il PP regola i rapporti economici tra Israele e l'ANP e, almeno sulla carta, affida a quest'ultima "tutti i poteri e responsabilità in materia d'importazione, di politica e di procedure doganali" su determinati beni e limitatamente a determinati quantitativi. Il governo israeliano, tuttavia, ha pieni poteri su "tutto il resto", ossia sulla stragrande maggioranza dei prodotti. Il modo in cui le relazioni economiche tra il TPO e Israele sono state stabilite nel Protocollo di Parigi ha significato che i palestinesi continuano a dipendere, per l'importazione e l'esportazione di merci, dalle politiche, dalle leggi doganali e dai servizi israeliani.