Ultime notizie

di Tom Anderson and Therezia Cooper

Come abbiamo riportato in precedenza, alla Corporate Watch è stata recentemente negata una visita richiesta alla fabbrica SodaStream nell’insediamento illegale sulla Riva Occidentale di Mishor Adumim.

Nonostante l'affermazione insistente che chiunque visiti l’edificio troverà che esso rappresenta una forza del bene per l’area, l’azienda non era disposta a lasciare che delle voci critiche mettessero in discussione tale affermazione. Con una mossa che sembra andare contro la propria auto-proclamata eco-compatibilità, SodaStream ha recentemente pagato le spese del giornalista locale di Brighton, John Keenan, quando è venuto in volo dal Regno Unito per vedere la fabbrica, e tuttavia non avrebbe permesso ai ricercatori già presenti nella Riva Occidentale di entrare. Brighton è la località di Ecostream, il primo negozio di SodaStream nel Regno Unito, ed è stato oggetto di dimostrazioni settimanali di boicottaggio sin dalla sua apertura a metà del 2012. Come parte della sua strategia di Pubbliche Relazioni (PR), SodaStream ha inoltre invitato il deputato di Brighton Mike Weatherley alla fabbrica. Weatherley aveva già precedentemente rilasciato forti dichiarazioni scritte contro le proteste e a sostegno di SodaStream.

Sul popolare programma televisivo Up With Chris sulla MSNBC negli Stati Uniti, la complicità di Sodastream con l'Apartheid israeliana e la campagna di boicottaggio. 

L'Area E1 comprende la megacolonia Ma'aleh Adumim, sede di Sodastream

Costruire in E1 non evita uno scenario futuro di scontri, come dice Israele, ma al contrario crea un confronto immediato. Una colonia in quest’area separerà la Cisgiordania, erodendo la piattaforma geografica dello Stato palestinese dividendolo in tre blocchi: la Striscia di Gaza, il Sud della Cisgiordania e il Nord della Cisgiordania. L’impatto sulla popolazione palestinese che vive nell’area sarà disastroso: la crescita demografica naturale sarà impedita e le comunità palestinesi saranno isolate.

di Sergio Yahni

La rabbia internazionale per l’espansione coloniale israeliana è piovuta nei giorni scorsi sul piano di Tel Aviv di costruire tremila case in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, come vendetta per la decisione dell’Assemblea Generale dell’Onu di elevare lo status dell’OLP a Stato non membro. La comunità internazionale ha in particolare criticato la decisione di Israele di riprendere il progetto di costruzione in area E1, tra la Cisgiordania, la colonia di Ma’ale Adumim e Gerusalemme.

Nell'articolo sulle proteste contro Sodastream a Brighton, l'amministratore delegato afferma che non hanno nessuna intenzione chiudere la fabbrica nella colonia israeliana.

L’amministratore delegato della società controversa ha affermato che non cederà alle richieste di chiudere il loro punto vendita.

Daniel Birnbaum, AD di SodaStream, ha detto che l'impresa intraprenderà azioni legali per vietare i manifestanti di protestare davanti al proprio negozio Ecostream a Brighton (UK).

I manifestanti, e anche contro-manifestanti, si radunano fuori al negozio ogni sabato pomeriggio a causa della fabbrica SodaStream situata in una zona che i palestinesi sostengono sia occupata da Israele.

È passato un po' di tempo da quando gli investitori hanno avuto notizie da parte della direzione di SodaStream (SODA), per questo il team di Capital Ladder Advisory Group ha realizzato questo articolo, per informare meglio gli investitori di alcuni risultati trimestrali. SodaStream è una delle aziende meno comprese e con una cattiva fama presenti sul mercato, in parte per via delle origini di questo gruppo, in parte a causa dell’incorporazione israeliana. Molti individui, gruppi e anche i governi di tutto il mondo hanno avviato una ferma opposizione nei confronti di questa azienda, a causa dello stabilimento di produzione che Sodastream possiede nei territori occupati della Cisgiordania, denominato Mishor Adumim. Il movimento BDS (boicottaggio, disinvestimento, sanzioni) ha cercato di ridurre il consumo di beni prodotti in Cisgiordania e nei circostanti territori occupati. Gli investitori del gruppo in questione dovrebbero continuare a informarsi in merito alle iniziative in continua crescita del movimento BDS, come ad esempio è il caso dei manifestanti che recentemente hanno inscenato una dimostrazione davanti al negozio SodaStream aperto recentemente nel Regno Unito, tenendo proteste pacifiche fuori dal negozio. 

SodaStream, l’azienda israeliana produttrice del sistema per la gassatura delle bevande, punta ad una operazione di “green-washing”. La sua sponsorizzazione del London Design Festival ha portato ad un bell’ articolo sul quotidiano The Guardian riguardo la sostenibilità ecologica del design del suo nuovo apparecchio. Di recente ha aperto a Brighton  Ecostream, il primo negozio della catena SodaStream nel Regno Unito. Secondo le ricerche della cooperativa Corporate Watch, SodaStream ha scelto Brighton per la sua reputazione di città "verde"; è infatti il solo collegio elettorale  nel paese con un membro del Partito Verde in Parlamento.

Ciò che tuttavia sembra sia sfuggito a SodaStream nella sua ricerca di mercato è la lunga tradizione di Brighton nell’attivismo contro le ingiustizie e le violazioni dei diritti umani e non ci è voluto molto a che la comunità locale reagisse all'apertura di Ecostream. Picchetti rumorosi si sono svolti fuori del negozio nelle ultime due settimane e sono destinati a continuare almeno con frequenza settimanale. Perché?

SodaStream è tutt'altro che interessata alla protezione dell’ambiente, sebbene stia cercando di reinventarsi come azienda con vocazione etica. Con uno stabilimento di produzione in Cisgiordania, la società trae benefici dall’occupazione israeliana. Mentre i suoi prodotti aiutano i clienti nel Regno Unito e in tutto il mondo a creare una grande varietà di bevande gassate, il loro impianto di produzione su territorio occupato contribuisce direttamente al furto delle risorse idriche della Palestina.

Contrario a quanto sostenuto nelle recenti dichiarazioni di Sodastream, il principale impianto di produzione della società si trova ancora nella zona industriale Mishor Adumim in un insediamento.

"Il principale impianto di produzione di Sodastream si trova a Mishor Adumim ...", come indicato chiaramente dalla società a pagina 16 della propria relazione annuale 2011 presentato alla Borsa statunitense, pubblicata ad aprile 2012.

L'azienda fornisce ulteriori dettagli sul suo processo di produzione:

"La maggior parte dei nostri prodotti sono realizzati presso i nostri due impianti israeliani, a Mishor Adumim, a est di Gerusalemme, e ad Ashkelon, sulla costa mediterranea. A Mishor Adumim, abbiamo una fabbrica per lavorare il metallo, una fabbrica per lavorare la plastica e produrre bottiglie, una fabbrica attrezzata con macchine utensili, una fabbrica di assemblaggio, un impianto per la produzione di cilindri, un impianto per la ricarica di CO2 e un impianto per collaudare i cilindri. Ad Ashkelon produciamo i concentrati che vengono distribuiti in tutto il mondo .... Abbiamo anche una produzione esterna per alcuni componenti dei nostri prodotti presso due subappaltatori in Cina. Inoltre, conduciamo la ricarica per il CO2 ... in Australia, Germania, Israele, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Sud Africa, Svezia e Stati Uniti .... "(p. 36).

 

Sodastream, un produttore di bevande gassate, ha il suo stabilimento nella zona industriale del villaggio Mishor Adumim, collegato al nucleo abitativo di Ma'ale Adumim, a est di Gerusalemme, nella Cisgiordania occupata. La società israeliana Soda Club, che possiede il marchio della Sodastream, ha aperto un nuovo negozio chiamato Ecostream sulla strada occidentale di Brighton, in Inghilterra.

Tuttavia, ai palestinesi che vivono nei villaggi intorno a Mishor Adumim è impedita la costruzione di qualsiasi struttura permanente per un ordine militare israeliano. Le loro tende e capanne, e anche una scuola primaria a Khan-al-Ahmar, sono soggette alla demolizione da parte dell'esercito (per maggiori dettagli si visiti il sito http://www.scribd.com/doc/80963609/Amnesty-Briefing-Paper-on-Jahalin-Bedouin-forced-relocation). 

Venezia, 31 maggio 2012
nr. ordine 1242
n p.g. 140

All'Assessore Gianfranco Bettin

e per conoscenza

Al Presidente della X Commissione
Al Presidente del Consiglio comunale
Al Sindaco
Al Capo di Gabinetto del Sindaco
Ai Capigruppo Consiliari
Al Vicesegretario Vicario

Oggetto: Join the Stream: Il falso impegno per l’ambiente e le vere violazioni della legalità internazionale di Sodastream

Tipo di risposta richiesta: in Commissione

Premesso che
il Comune di Venezia ha dato il patrocinio all’evento promozionale "Join the Stream", organizzato domenica 27 maggio, che prevedeva la ripulitura della spiaggia degli Alberoni a Venezia. Questo evento è stato organizzato da Sodastream, un’azienda israeliana che produce gasatori per l'acqua di rubinetto, nel quadro di una imponente campagna pubblicitaria che prevede una serie di eventi simili in diverse città italiane.

Ci stupisce vedere il Comune di Venezia coinvolto in una strategia di marketing attraverso cui Sodastream punta ad accreditarsi come azienda impegnata per la sostenibilità ambientale. Infatti, dietro a questa facciata di impresa socialmente responsabile, Sodastream nasconde una brutta verità: Sodastream ha il suo principale impianto di produzione nei Territori palestinesi occupati nell’insediamento israeliano illegale di Ma'aleh Adumim. In questo modo si rende complice dell’occupazione e trae profitti dalla sistematica violazione dei diritti umani basilari del popolo palestinese e del diritto internazionale.[1]

di Stephanie Westbrook

L’estate del 2011 è stata lunga e calda per le aziende israeliane e internazionali che si sono rese complici di violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi occupati.

Il più grande esportatore israeliano di prodotti agricoli, Agrexco, che commercializza il 60-70 per cento della frutta e verdura coltivate su terreni rubati in Cisgiordania, ha dichiarato la bancarotta. Già obiettivo del movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) e un’intensa campagna europea, Agrexco ha visto allontanarsi anche i potenziali acquirenti internazionali, avvertiti dagli attivisti BDS che essi stessi sarebbero diventati obiettivi di boicottaggio, lasciando una sola società israeliana, Kislev, in gioco.

Anche la multinazionale francese Veolia, coinvolta in progetti di trasporti e gestione dei rifiuti nelle colonie illegali israeliane, ha annunciato perdite pesanti, tanto che l’azienda ha dovuto ridimensionare le sue operazioni all’estero. L’annuncio è arrivato pochi giorni dopo che la società aveva perso ancora un altro contratto a Londra. Veolia è stata presa di mira dagli attivisti BDS di tutto il mondo, con una campagna mirata a convincere i consigli comunali di escludere la società da contratti pubblici.