Comunicati

Caro Stefano Bollani,

sappiamo che in questo mese è programmato un suo concerto all’Opera House di Tel Aviv.

Alcuni di noi sono amanti della musica ed in particolare di jazz, insieme siamo attivisti italiani del movimento BDS (1) e siamo addolorati all’idea che la sua arte possa di fatto risultare un sostegno per un’occupazione ed una colonizzazione che si protraggono da quarantacinque anni.

Le scriviamo per chiederle di unirsi a tutti quegli artisti che hanno ritenuto di non recarsi più in Israele a suonare o cantare o partecipare a festival (2) finché Israele non si conformerà al diritto internazionale e rispetterà i diritti dei Palestinesi, cessando l'occupazione che mantiene dal 1967 e  ponendo fine all'apartheid al proprio interno che discrimina i Palestinesi cittadini israeliani e riconoscendo il diritto al ritorno dei profughi, come vuole la Risoluzione ONU 194.

Non permetta che la sua musica, la sua ironia ed il suo brio aiutino a nascondere la realtà di violazioni del diritto internazionale di cui si macchia Israele , che anche in questi ultimi giorni ha fatto 25 morti palestinesi a Gaza,  nel quasi totale silenzio in Italia.

Alla signora Lorenza Mazzetti

Gentilissima Signora,

Vogliamo dirLe innanzitutto che conosciamo le tragiche, dolorose esperienze della sua adolescenza, che la nostra generazione in parte ha condiviso e contribuito a far conoscere, essendo molti e molte di noi insegnanti. Ai nostri figli abbiamo trasmesso la memoria e il dolore di quanti le hanno vissute. Quelle vicende sono parte fondante della nostra memoria e ci hanno in ogni momento spinto a essere dalla parte degli oppressi.

Siamo venuti a conoscenza dell’invito a Lei fatto da parte del Festival degli scrittori di Gerusalemme. Vorremmo chiederle come aderenti dell’ICACBI (Italian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel), che si è costituita seguendo le richieste del PACBI (Palestinian Campaign for the Academic and Cultural  Boycott of Israel) e BDS Italia, di riflettere sulla sua adesione e sulle implicazioni etiche di accettare l’invito a prendere parte a questo festival.  Festival che ha stretti legami con l’establishment politico e culturale di Israele e che viene usato per cercare di dare di quello Stato una immagine di normalità, con una comunità artistica e culturale appassionata e dinamica.

Siamo a conoscenza che, secondo la tradizione dei precedenti  festival  sarà il Presidente dello stato di Israele a presiedere l’apertura del festival.  Festival finanziato dalla Fondazione Gerusalemme, dal Ministero degli Esteri e dalla Municipalità di Gerusalemme con l’obiettivo di “migliorare l’immagine di Gerusalemme”. 

Cara Oumou Sangare,

abbiamo appreso recentemente che lei intende tenere un concerto a Tel Aviv il 9 dicembre. Le scriviamo, quale artista che da tempo utilizza la sua musica e la sua fama per parlare in difesa dei diritti umani, per chiederle di cancellare il suo concerto in Israele, paese responsabile per l'oppressione del popolo palestinese, costretto da decenni a vivere sotto occupazione, in un regime d'apartheid e da rifugiati.

Per i diritti umani che sappiamo sono a lei cari, Israele non ha alcun riguardo. Ai palestinesi sono negati i più elementari di questi diritti, come la libertà di movimento e l'accesso all'abitazione, all'acqua, all'istruzione e all'assistenza sanitaria. Sono soggetti alle politiche israeliane descritte dall'organizzazione internazionale Human Rights Watch come "intrinsecamente discriminatorie e che violano il diritto internazionale[1]". A Gaza vivono sotto assedio e nel terrore costante di una ripetizione di Piombo Fuso, l'attacco israeliano che ha ucciso oltre 1400 palestinesi, 352 dei quali bambini[2]. Ai profughi palestinesi viene negato il diritto al ritorno come garantito dal diritto internazionale e riconosciuto nella risoluzione 194 dell'ONU.

Caro Moby,

abbiamo appena letto il tuo messaggio, nel quale ti scusi  per "aver turbato alcune persone" con la tua decisione di suonare in Israele. Infatti, siamo turbati. E visto che hai tirato in ballo anche Berlusconi in tutto questo, ti vogliamo rispondere. 

Siamo d'accordo quando dici che, visitare l'Italia, come farai questo fine settimana, non vuol dire sostenere Berlusconi. Certo, ma, e qui sta la differenza  importante non esiste un  appello che chiami al boicottaggio dell’Italia, come modalità  per esercitare pressioni su Berlusconi affinché cambi le sue politiche. Lo  stesso non si può dire  per Israele!

Caro Moby,

abbiamo recentemente saputo del tuo concerto in Israele il 12 luglio. Ti scriviamo per invitarti a cancellare il concerto a Tel Aviv.

Come tu ben sai, dal 2005, la società civile palestinese chiede agli artisti internazionali di rifiutare di suonare in Israele come parte della campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) nei confronti di Israele. La campagna BDS è una risposta nonviolenta alle politiche israeliane di colonialismo e apartheid e trae ispirazione dai boicottaggi che hanno contribuito a porre fine all'apartheid in Sud Africa. Oltre ai movimenti di solidarietà in tutto il mondo, sono anche tanti gli artisti che appoggiano la campagna e hanno disdetto i loro concerti in Israele, tra cui Elvis Costello, Roger Waters dei Pink Floyd, Carlos Santana, August Burns Red, Gil Scott Heron, Gorillaz Sound System, The Pixies, Vanessa Paradis e Devandra Banhart.