LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Boicottaggio sportivo

La squadra spagnola vincitrice della Coppa Uefa 2015, il Siviglia, ha rifiutato un contratto di 5 milioni di euro per uno sponsor che avrebbe pubblicizzato il turismo in Israele.

I motivi per cui la società andalusa ha rifiutato l’offertà sono da ricercare nella “connotazione politica” nell’apparire sostenitori di Israele, per quello che ha rilevato la rivista sportiva “Mundo Deportivo”. Ma c’è dell’altro: secondo il sito web “ElDesmarque”, in base a fonti provenienti dal club, sembrerebbe che lo sponsor Israeliano “potrebbe essere dannoso per Siviglia, tenendo conto delle questioni politiche attuali relative al conflitto arabo – israeliano”. Ricordiamo che nel gennaio 2009, Frederic Kanoutè, allora importante giocatore del Siviglia, venne multato dalla federazione calcistica spagnola per aver indossato una maglietta con la scritta “Palestina”, durante un match contro il Deportivo La Coruna. Il gennaio 2009 era il periodo del massiccio bombardamento perpetuato da Israele in Palestina attraverso l'operazione denominata "Piombo Fuso". I soldi avrebbero di certo fatto comodo al Siviglia, dato che il ministero israeliano del turismo ha offerto più del doppio della somma di un accordo di sponsorizzazione stipulato in Malesia, che però ha preferito optare per un ragionamento più politico, sicuramente apprezzabile.

Fonte: Sport alla Rovescia

Israele griderà allo scandalo, ma la sua sospensione dalle gare internazionali di calcio potrebbe realmente portare ad un cambiamento del gioco.

di Gideon Levy 

Fin dall'inizio va detta la verità: spero che Israele sia sospesa dalla FIFA . Il 29 maggio, potrebbero fare una mossa che cambierebbe il gioco. Potrebbe iniziare una reazione a catena di cui sarebbe difficile prevedere l'esito. Se la Federazione internazionale mostrasse a Israele il cartellino rosso, come chiedono i palestinesi, vorrebbe dire che il calcio metterebbe in moto il processo del cambiamento.

Vorrebbe dire che è arrivato finalmente il momento  per Israele di pagare per i crimini della sua occupazione. Che gli israeliani comincino ad essere penalizzati per quello che è stato fatto in loro nome, con il loro coinvolgimento, con la loro approvazione e con il loro appoggio finanziario. Che  stracciare continuamente il diritto internazionale da parte di Israele – in modo arrogante e burlandosene volgarmente  – ha un prezzo. Quale migliore prezzo se non impedire ad Israele di partecipare alle competizioni internazionali di calcio fino a quando non cambierà la sua condotta? Ha funzionato benissimo nel passato con il Sud Africa, il mentore di Israele in parecchi ambiti  – il boicottaggio internazionale degli sport dell'apartheid è stato uno degli elementi decisivi che hanno portato alla caduta del regime – e può funzionare egualmente  con Israele.

La prima risposta alla decisione di sospendere Israele sarà ovviamente da parte sua gridare allo scandalo, assumendo il ruolo della vittima, serrando le fila e lanciando il contrattacco: vedete cosa ci stanno facendo, quegli antisemiti, quella gente che odia Israele; siamo una nazione rimasta sola,  tutto il mondo è contro di noi! Naturalmente useranno la memoria dell'olocausto. I politici e gli intrallazzatori proveranno a superarsi a vicenda con affermazioni indignate. Il capo dell'Unione Sionista on. Isaac Herzog proclamerà che in un simile caso, non vi sarà differenza tra l'opposizione e la coalizione [di governo] ma un solo popolo. Israele dichiarerà illegale con la forza il calcio palestinese con una direttiva generale dell'IDF [l'esercito israeliano n.d.t.]: ogni ragazzo con un pallone verrà arrestato; forse lo stadio di Gaza verrà bombardato in base al  fatto di essere un deposito di armi; l'ufficio a Ramallah di Jibril Rajoub presidente della federazione calcio palestinese verrà devastato  (non per la prima volta).

Il 29 maggio a Zurigo il Congresso FIFA voterà la richiesta palestinese di sospendere la Federazione Israeliana

L'estate scorsa le forze armate israeliane hanno ucciso più di 2200 persone a Gaza. L'esercito israeliano fa esercitazioni violente con gran dispiegamento di forze per la deportazione di centinaia di palestinesi che vivono nelle comunità rurali 1 nel nord della Valle del Giordano, costringendo intere famiglie a lasciare le proprie case ed a spostarsi, pena la distruzione delle loro abitazioni. Le forze "di sicurezza" israeliane chiudono la sede di una ONG che si occupa della salute dei Palestinesi a Shufat (Gerusalemme Est) 2 e si preannunciano ancora altre 900 abitazioni per coloni a Gerusalemme Est 3 Il nuovo governo Netanyahu per bocca di suoi ministri conferma e rafforza le ideologie razziste su cui si basa la politica israeliana. Il ministro della "difesa" Moshe Yaalon promette nuove uccisioni e più numerose a Gaza o in Libano 4 , il prossimo capo dell' 'Amministrazione Civile' dell'esercito rabbi Eli Ben Dahan dice che i Palestinesi sono sub-umani 5. Tutto ciò, mentre proseguono con rinnovato vigore le incursioni a Gaza con il ferimento di due agricoltori 6 nelle città e nei campi profughi della Cisgiordania di Ramallah, Al Khalil (dove ha subito angherie una delegazione. invitata dalla PFA, di un'organizzazione antirazzista sudafricana, Global Watch 7 , di cui fa parte un attivista sudafricano antiapartheid che fu imprigionato per 13 anni 8, Nablus, Jenin, e gli attacchi alle manifestazioni specifiche le venerdì nei diversi villaggi palestinesi di Bi'lin, Kfur Qaddum, Ni'lin …

Dichiarazione del Presidente Gen. Jibril Rajoub della Federazione Palestinese Calcio (PFA) per quanto riguarda il suo incontro con il presidente della FIFA Sepp Blatter il 10 maggio.

"Faremo uso di ogni luogo possibile al fine di tutelare i calciatori palestinesi e il loro diritto a beneficiare dei diritti e adempiere agli obblighi previsti nello statuto della FIFA."

La nostra richiesta di sospendere la Federcalcio israeliana dalla FIFA arriva dopo quasi tre anni di un meccanismo che non è riuscito a garantire un impegno significativo e sostanziale da parte israeliana, dove l'oppressione e la discriminazione nei confronti dello sport palestinese in generale, e del calcio in particolare, sono rimasti invariati. Nel frattempo, la Federazione del Calcio di Israele ha scelto di razionalizzare i crimini dell'occupazione. Siamo quindi determinati a continuare il nostro percorso di sospendere la Federcalcio israeliana durante il prossimo Congresso FIFA, il 29 maggio.

REUTERS – La Palestina cercherà di ottenere l’espulsione di Israele dall’organo di governo del calcio mondiale al prossimo Congresso FIFA di questo mese – così ha dichiarato a Reuters il Presidente FA Jibril Rajoub.

L’anno scorso Rajoub accettò di rinunciare ad una risoluzione che avrebbe invitato i delegati al Congresso FIFA tenutosi a San Paolo a stabilire delle sanzioni contro Israele; venerdì tuttavia ha dichiarato che porterà la stessa proposta a Zurigo il 29 maggio, aggiungendo che “ non avrebbe questa volta fatto concessioni”, a differenza di quando un anno fa  ritirò la stessa proposta, dal momento che nel frattempo nulla è cambiato nel modo in cui Israele “perseguita calciatori e atleti palestinesi”.

“Quando è troppo, è troppo” ha affermato Rajoub dopo aver partecipato alla cerimonia della firma di un memorandum d’intesa tra la Confederazione Calcistica Asiatica (AFC) e l’Unione delle Federazioni Calcistiche Arabe (UAFA), finalizzato ad incrementare la cooperazione tra le due organizzazioni.

“L’anno scorso abbiamo rinunciato alla risoluzione anche grazie al coinvolgimento dell’Europa e alla promessa di Israele di cooperare per migliorare la situazione” ha dichiarato il presidente della FA della Palestina nella capitale del Bahrain – Manama.

L’Associazione Cal­cio Pale­stina il 29 mag­gio si pre­sen­terà al cospetto della Fifa per chie­dere la sospen­sione di Israele dall’organizzazione fino a quando non garan­tirà liberta di movi­mento agli spor­tivi pale­sti­nesi e lo svi­luppo delle infra­strut­ture nei Ter­ri­tori occupati

di Chiara Crociati – Il Manifesto

Mah­moud Sar­sak che bacia sul velo la madre in lacrime è un’immagine impressa nella memo­ria di tanti in Pale­stina. Era l’ottobre 2012: il portiere gazawi, all’epoca 25enne, aveva rifiu­tato di man­giare die­tro le sbarre di un car­cere israe­liano per 90 giorni. Pro­te­stava con­tro la sfilza di ordini di deten­zione ammi­ni­stra­tiva che lo tene­vano pri­gio­niero da tre anni. Nes­suna accusa, nes­sun pro­cesso e il sogno di una car­riera spor­tiva fatto a pezzi.

Sar­sak era por­tiere della nazio­nale pale­sti­nese. Dopo il rila­scio ha appeso i guanti al chiodo, il suo fisico distrutto dallo scio­pero della fame. Stesso destino per due gio­vani pro­messe del cal­cio pale­sti­nese: Jawhar Nas­ser, 19 anni, e Adam Hala­biya, 17. Hanno detto addio al pal­lone quando a gen­naio 2014 sol­dati israe­liani gli hanno spa­rato men­tre tor­na­vano dall’allenamento a Al Ram, vicino Ramal­lah. Col­piti ai piedi e alle gambe, una, due, sei volte.

Que­ste e tante altre vio­la­zioni sono alla base della richie­sta dell’Associazione Cal­cio Pale­stina (Pfa) che il 29 mag­gio si pre­sen­terà al cospetto della Fifa per chie­dere la sospen­sione di Israele dall’organizzazione fino a quando non garan­tirà liberta di movi­mento agli spor­tivi pale­sti­nesi e lo svi­luppo delle infra­strut­ture nei Ter­ri­tori: dal 2007 alla nazio­nale pale­sti­nese è impe­dito di ritro­varsi tutta insieme per alle­na­menti e par­tite. La lista delle vio­la­zioni israe­liane è lunga: divieti di viag­giare impo­sti ai gio­ca­tori, a cui è impe­dito di muo­versi libe­ra­mente da Gaza e Cisgior­da­nia e all’esterno; divieto di dare vita a squa­dre pale­sti­nesi uffi­ciali a Geru­sa­lemme Est (per il diritto inter­na­zio­nale, ter­ri­to­rio occu­pato al pari della Stri­scia e della Cisgior­da­nia); visti di ingresso negati a dele­ga­zioni stra­niere in visita ai team pale­sti­nesi; divieto di impor­tare attrez­za­tura spor­tiva; raid dell’esercito nella sede della Pfa.

Secondo quanto riferisce la federcalcio israeliana, il presidente Uefa sostiene la campagna di Tel Aviv contro la risoluzione palestinese che chiede di bandire lo stato ebraico dalle competizioni calcistiche internazionali

di Roberto Prinzi

Il presidente della Uefa [Unione europea delle federazioni calcistiche, ndr] Michel Platin sosterrebbe la campagna di Tel Aviv contro la risoluzione palestinese che chiede di bandire lo stato ebraico dalle competizioni calcistiche internazionali. A sostenerlo è la federcalcio israeliana (Fci). “Platini ha ribadito che Israele è parte inseparabile della Uefa e che è un suo uguale membro. Pertanto è benvenuto nella sua famiglia” si legge in una nota ufficiale rilasciata ieri dalla lega calcio israeliana. La Fci ha detto, inoltre, che la Uefa farà tutto il possibile per aiutare lo stato ebraico e che lo sosterrà nel caso in cui la richiesta di Ramallah dovesse essere votata al congresso Fifa previsto per il prossimo mese.

Lo scorso 27 marzo il capo del calcio palestinese, Jibril Rajoub, ha depositato una richiesta ufficiale alla Fifa [Federazione internazionale di calcio, ndr] per espellere Israele dalle manifestazioni calcistiche mondiali. La proposta sarà discussa al congresso di Zurigo indetto per il 29 maggio. Ciò che ha spinto i palestinesi ad avanzare questa proposta sono principalmente le restrizioni di movimento imposte da Israele ai calciatori palestinesi. Limitazioni che lo stato ebraico giustifica per “motivi di sicurezza”. Le tensioni calcistiche tra Ramallah e Tel Aviv sono aumentate lo scorso novembre quando le forze armate israeliane hanno fatto irruzione nella sede della lega calcio palestinese. Rajoub definì quell’atto “un raid inaccettabile”. Lo stato ebraico, invece, parlò di “controllo di routine” delle carte d’identità di alcuni palestinesi.

L'Associazione del Calcio Israeliano discuterà l'appello palestinese per la sospensione con la FIFA e la UEFA

L'amministratore delegato della Federazione Israeliana di Calcio (IFA), Rotem Kamer, ha detto che all'IFA è stato detto che la proposta palestinese sarebbe all'ordine del giorno al Congresso FIFA a Zurigo il prossimo mese.

"Comprendiamo che (la sospensione di Israele) sarà messa ai voti e ci stiamo preparando per questo con tutti quelli di cui abbiamo bisogno," Israele FA (IFA) amministratore delegato Rotem Kamer ha detto alla radio dell'esercito israeliano domenica.

Ha detto che all'IFA è stato riferito che la proposta palestinese sarebbe all'ordine del giorno al Congresso FIFA a Zurigo il mese prossimo e lui ed il presidente dell'IFA, Ofer Eini, discuteranno la questione con l'organo di governo del calcio europeo della UEFA lunedì e con gli alti funzionari FIFA della sua controparte mondiale nell'arco di una settimana.

Il presidente della Fifa Sepp Blatter ha detto questo mese che avrebbe cercato di persuadere Jibril Rajoub, presidente dell'associazione della Palestina FA a di ritirare la proposta quando lo avrebbe incontrato al Cairo.

Secondo il tecnico del Beitar di Gerusalemme, Guy Levy, l’ingaggio di giocatori “arabi aumenterebbe le tensioni con i sostenitori della squadra e creerebbe danni”.

di Roberto Prinzi

Al Beitar di Gerusalemme i palestinesi proprio non piacciono. L’ultimo capitolo della crociata anti-araba del celebre club calcistico israeliano ha avuto per protagonista l’allenatore Guy Levy. Intervistato martedì dalla radio 102FM, Levy ha detto che non permetterebbe l’acquisto di un calciatore “arabo” (ovvero di un palestinese cittadino d’Israele, ndr) perché “aumenterebbe le tensioni” con i fan della squadra. “Non penso che sia arrivato il momento giusto [per farlo], creerebbe solo danni – ha dichiarato – anche se ci dovesse essere un giocatore [palestinese] adatto professionalmente, non lo prenderei per evitare inutili tensioni”.

Come se non bastasse, l’ex calciatore e in passato commissario tecnico dell’Under 21 israeliana ha poi lodato uno degli storici gruppi ultras del club, La Familia: “Li ho incontrati di recente, persone eccellenti, tifosi straordinari. Rispetto la gente che sostiene il mio team”. Forse Levy dimentica che sei di loro sono stati coinvolti la scorsa estate nel rapimento e uccisione del giovane palestinese di Gerusalemme est, Mohammed Abu Khdeir. Furono sempre sostenitori gialloneri (non solo quelli de La Familia) ad assaltare nel 2012 il centro commerciale di Malha e, al grido di “morte agli arabi”, ad aggredire i lavoratori palestinesi. E furono sempre loro ad andare su tutte le furie nel 2013 quando il club “osò” acquistare due giocatori musulmani, Zaur Sadayev and Dzhabrail Kadiyev. Non “arabi”, ma ceceni.

La Federazione araba è intenzionata a presentare una richiesta formale di espulsione per le ripetute violazioni dello Stato ebraico. Salvo (improbabili) ripensamenti, la mozione sarà sul tavolo del prossimo Congresso di fine maggio. E questa volta Israele e Blatter rischiano lo tracollo

di Lorenzo Vendemiale

Niente Europei, niente più competizioni internazionali per la nazionale di calcio di Israele: la Palestina vuole farla bandire dalla Fifa. La Federazione araba è intenzionata a presentare una richiesta formale di espulsione per le ripetute violazioni e violenze dello Stato ebraico nei confronti degli sportivi palestinesi. Salvo ripensamenti, la mozione sarà sul tavolo del prossimo Congresso di fine maggio, appuntamento che potrebbe essere storico per il mondo del pallone. Se si arrivasse alla conta, l'intera Fifa rischierebbe di spaccarsi sotto gli occhi di Joseph Blatter, vicino alla riconferma per il suo quinto mandato. E le conseguenze non sarebbero solo calcistiche.

Mercoledì il presidente della Fifa ha incontrato il numero uno della Palestine Football Association (Pfa), Jibril Rajoub, per discutere della mozione. Nessun commento alla fine del vertice, solo una stringata nota sul sito ufficiale della Fifa, in cui si ribadisce che "la sospensione di una federazione, per qualsiasi ragione, è sempre un danno per l'intera organizzazione". E che "il calcio dovrebbe unire, non dividere". Retorica spicciola che non nasconde la distanza fra le posizioni. Blatter si è schierato in maniera esplicita contro la richiesta della Palestina, a difesa degli interessi della sua Fifa più che di Israele. Stavolta, però, la Pfa non si accontenterà di semplici promesse.