Secondo quanto riferisce la federcalcio israeliana, il presidente Uefa sostiene la campagna di Tel Aviv contro la risoluzione palestinese che chiede di bandire lo stato ebraico dalle competizioni calcistiche internazionali

di Roberto Prinzi

Il presidente della Uefa [Unione europea delle federazioni calcistiche, ndr] Michel Platin sosterrebbe la campagna di Tel Aviv contro la risoluzione palestinese che chiede di bandire lo stato ebraico dalle competizioni calcistiche internazionali. A sostenerlo è la federcalcio israeliana (Fci). “Platini ha ribadito che Israele è parte inseparabile della Uefa e che è un suo uguale membro. Pertanto è benvenuto nella sua famiglia” si legge in una nota ufficiale rilasciata ieri dalla lega calcio israeliana. La Fci ha detto, inoltre, che la Uefa farà tutto il possibile per aiutare lo stato ebraico e che lo sosterrà nel caso in cui la richiesta di Ramallah dovesse essere votata al congresso Fifa previsto per il prossimo mese.

Lo scorso 27 marzo il capo del calcio palestinese, Jibril Rajoub, ha depositato una richiesta ufficiale alla Fifa [Federazione internazionale di calcio, ndr] per espellere Israele dalle manifestazioni calcistiche mondiali. La proposta sarà discussa al congresso di Zurigo indetto per il 29 maggio. Ciò che ha spinto i palestinesi ad avanzare questa proposta sono principalmente le restrizioni di movimento imposte da Israele ai calciatori palestinesi. Limitazioni che lo stato ebraico giustifica per “motivi di sicurezza”. Le tensioni calcistiche tra Ramallah e Tel Aviv sono aumentate lo scorso novembre quando le forze armate israeliane hanno fatto irruzione nella sede della lega calcio palestinese. Rajoub definì quell’atto “un raid inaccettabile”. Lo stato ebraico, invece, parlò di “controllo di routine” delle carte d’identità di alcuni palestinesi.

Raid o controllo che fu, l’azione dei soldati è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Da due anni, infatti, Rajoub fa pressioni sul capo della Fifa Blatter affinché vengano presi provvedimenti punitivi contro la federazione israeliana. Una rabbia, quella dei palestinesi, covata per troppo tempo ed esplosa due settimane fa al congresso della Confederazione africana al Cairo, dove Rajoub ha annunciato di avanzare una risoluzione contro Tel Aviv. La proposta di Ramallah chiede la sospensione di Israele finché non verrà garantita dallo stato ebraico la libertà di movimento degli atleti e dei tesserati palestinesi, lo sviluppo delle infrastrutture sportive nei Territori occupati palestinesi e la fine delle discriminazioni nei confronti dei calciatori arabi da parte dei club e dei tifosi israeliani.

Di fronte alle denunce della lega calcio palestinese, Blatter ha più volte ribadito che la politica e lo sport non dovrebbero mischiarsi. Posizione che non tiene conto della particolare situazione politica nei Territori palestinesi: sono proprio le politiche israeliane di occupazione e blocco in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza ad impedire ai palestinesi un regolare svolgimento delle loro attività calcistiche. Senza poi dimenticare i calciatori palestinesi uccisi e feriti (nonché i gravi danni alle strutture sportive) dalle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza negli ultimi 6 anni e dai “controlli di routine” dei soldati di Tel Aviv in Cisgiordania.

La determinazione (tardiva) di Rajoub ha subito destato preoccupazione tra i vertici calcistici israeliani che guardano con apprensione al vertice della Fifa in programma a fine maggio. Ecco dunque perché Eini e Kamer si sono affrettati ad incontrare ieri Platini, l’uomo che promette il pugno di ferro contro il razzismo (come dimenticare il suo sdegno per l’elezione di Tavecchio ai vertici del calcio italiano?), ma che chiude gli occhi di fronte a ciò che accade in Israele e nei Territori occupati palestinesi.

In una nota rilasciata poche ore prima dell’incontro di ieri, la Federazione calcio d’Israele (Fci) ha detto che “la richiesta palestinese è un chiaro tentativo di mischiare sport e politica sebbene sia evidente che la Fci abbia fatto tutto il possibile per lo svolgimento di una regolare vita sportiva nei territori governati dall’Autorità Palestinese”. “Con il dovuto rispetto – si legge ancora nella dichiarazione – non determiniamo la politica internazionale né interferiamo con le considerazioni relative alla sicurezza. Tuttavia, crediamo che il calcio possa essere un ponte tra Israele e l’Autorità Palestinese e che debba contribuire a un riavvicinamento tra i popoli. Ma le proposte palestinesi di boicottaggi e sanzioni inaspriscono soltanto la situazione. La minaccia al nostro calcio è reale e immediata e, pertanto, proviamo a non far votare al congresso [quello di Zurigo della Fifa, ndr] una risoluzione ingiusta”.

Nella votazione del prossimo mese, la proposta dei palestinesi necessita una maggioranza di due terzi per essere approvata. Scenario, al momento, difficile da immaginare. Se passasse, la Fci sarebbe la seconda federazione calcistica ad essere bandita per motivi politici dalle manifestazioni sportive dopo il Sud Africa negli anni sessanta. Eini e Kamer dovrebbero incontrare prossimamente Blatter.

Fonte: Nena News