Boicottaggio sportivo
Ieri sera a Lille, in Francia, i calciatori Moussa Sow e Frédéric Kanouté hanno consegnato, tramite un'attivista della campagna francese Cartellino Rosso all’Apartheid Israeliana, le loro maglie firmate per esprimere il loro sostegno per il giocatore palestinese Mahmoud Sarsak.
Entrambi i calciatori avevano già dimostrato il loro sostegno firmando l'appello per la liberazione di Sarsak e l’appello in sostegno alla Palestina del novembre 2012.
Leggi: Foto: I calciatori Sow e Kanouté a sostegno di Mahmoud Sarsak e della Palestina
Undici giovani palestinesi, giocatori di calcio, del villaggio Bil'in nella Cisgiordania, hanno bruciato undici maglie del FC Barcelona vicino al Muro il 10 aprile 2013. L’azione era per protestare contro la proposta del Barcelona di giocare una partita nello stadio nazionale di Israele a Tel Aviv nel mese di luglio.
Leggi: VIDEO: Palestinesi protestano la partita del FC Barcelona in Israele
Il 26 marzo, in vista della prossima riunione del Comitato esecutivo UEFA del 28 marzo a Sofia in Bulgaria, la campagna Cartellino rosso all’Apartheid israeliana ha inviato la lettera di seguito alla Federcalcio per esigere che si faccia pressione sull’UEFA per rimuovere la coppa Under 21 da Israele.
Gentile Federazione Italiana Giuoco Calcio,
vi scriviamo per conto della campagna Cartellino rosso all’Apartheid israeliana in vista della riunione del Comitato esecutivo UEFA del 28 marzo a Sofia in Bulgaria. Dato che finora l’UEFA non ha dato ascolto al crescente numero di appelli, in Italia e in tutta l’Europa, per togliere ad Israele il privilegio di ospitare un campionato internazionale, chiediamo di nuovo alla Federcalcio di farsi portavoce di chi si oppone a questo riconoscimento che contrasta fortemente con i principi dello sport.
Israele occupa militarmente da decenni i territori palestinesi, ponendosi di fatto al di fuori dalla legalità internazionale. Ha bombardato stadi di calcio e sparato colpi di artiglieria su un parco uccidendo ragazzi che giocavano a pallone. Ha arbitrariamente detenuto figure dello sport palestinesi e nega costantemente la libertà di movimento agli atleti palestinesi in viaggio per l’addestramento o per gare, sia dentro i Territori Palestinesi Occupati che verso l’estero. Lo sport in Palestina rappresenta un microcosmo della realtà che tutto il popolo palestinese vive da decenni.
La stella palestinese del calcio Mahmoud Sarsak ha fatto appello alle associazioni internazionali del calcio UEFA e FIFA per annullare il campionato europeo under 21 programmato in Israele più avanti nell’anno, nel corso di una protesta, il 22 marzo, davanti all’ufficio della Commissione Internazionale della Croce Rossa a Parigi.
Israele ha detenuto in prigione il calciatore nazionale palestinese per tre anni, senza accusa né processo. E’ stato rilasciato dopo uno sciopero della fame di tre mesi per protesta contro la sua detenzione. Quando venne arrestato Sarsak aveva 22 anni.
FIRMA la petizion: FC Barcelona, non giocare in Israele!
FC Barcelona, una delle squadre di calcio più popolari in tutta la Palestina, ha proposto una "partita per la pace" in Israele il 31 luglio 2013, con l'obiettivo di costruire ponti tra palestinesi e israeliani. Per quanto potrebbe essere ben intenzionata, la proposta è priva di qualsiasi accenno a garanzie di uguali diritti per tutti, l'unico mezzo per arrivare ad una pace giusta.
Israele nega sistematicamente al popolo palestinese i loro diritti di libertà di movimento, acqua, terra, casa, istruzione. Senza esigere il rispetto dei diritti dei palestinesi, questa "partita per la pace" servirà i soli interessi di Israele, creando l'illusione di un paese "normale" apparentemente lavorando per la pace, consentendo così che le sue politiche illegali e ingiuste proseguano incontestate.
Chiedi a FC Barcelona di annullare qualsiasi programma di visite in Israele e di dedicare invece i propri sforzi per sostenere i palestinesi nella loro lotta per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza.
Leggi: FC Barcelona: Non giocare in Israele. Annulla la "partita per la pace"!
Questo mese l'ex ministro dello sport Marie-George Buffet ha alzato la propria voce per chiedere ai responsabili del calcio europeo di cancellare il piano di tenere il suo campionato Under ventuno in Israele.
La Buffet ha scritto al presidente della Uefa Platini, dicendogli che le restrizioni imposte da Israele alla libertà di movimento degli atleti palestinesi e le immotivate carcerazioni di giocatori della squadra nazionale palestinese "sono incompatibili con i valori dello sport che dovrebbero essere rispettati quando si organizza una delle più importanti competizioni internazionali".
In uno degli esempi più famosi, Israele ha tenuto in carcere il membro della nazionale palestinese Mahmoud Sarsak per tre anni senza alcuna accusa formale o processo e senza visite dei familiari.
Leggi: Come Israele fa deragliare le promettenti carriere delle star del calcio palestinese
Marie-George Buffet, già Ministro dello Sport francese, ha chiesto all’ente che governa il calcio europeo di cancellare il progetto di tenere i campionati 2013 per gli Under 21 in Israele.
In una lettera del 7 marzo al presidente dell’UEFA Michel Platini, la parlamentare francese ha sostenuto che le restrizioni israeliane alla libertà di movimento per gli atleti palestinesi, e l'incarcerazione senza accuse di giocatori di calcio della squadra nazionale palestinese "sono incompatibili con i valori dello sport che devono essere rispettati quando si organizza un campionato internazionale di grande rilievo".
Leggi: Ex Ministro dello Sport francese: L’UEFA dovrebbe annullare il torneo di calcio in Israele
Lunedì 25 febbraio, verso le 21,45 nell'atrio dell'Hotel Royal-Continental il Presidente della Comunità Palestinese della Campania, dottor Shafik Kurtam, con un gruppo di attivisti del Comitato BDS Campania, ha consegnato all'avvocatoPisani, avvocato di Diego Armando Maradona la lettera, sottoscritta da numerose realtà sociali di base e singoli tifosi, cittadini e peronalità pubbliche, in cui si chiede al Pibe de oro di pronunciarsi pubblicamente contro la scelta di Israele come sede per le finali del campionato UEFA Under 21, da tenersi il prossimo giugno.
La squadra della capitale israeliana è caratterizzata da un particolare: nella sua storia non aveva mai avuto giocatori non ebrei. Almeno fino all'acquisto del ceceno Kadiev, che ha provocato la reazione razzista degli ultras. Che, dopo la condanna per incitamento all'odio razziale, hanno incendiato la sede del club
di Luca Pisapia
Non c’è pace per il Beitar Gerusalemme, la squadra israeliana i cui tifosi negli anni sono stati protagonisti di manifestazioni razziste e di aggressioni violente nei confronti delle minoranze etniche e religiose. Domenica sera durante il match contro il Bnei Sakhnin, squadra israeliana a maggioranza araba, l’arresto preventivo di alcuni tifosi e la presenza di 400 poliziotti e 200 guardie di sicurezza private al Teddy Stadium hanno impedito che ci fossero incidenti tra le due tifoserie. Ma non ha potuto evitare che Gabriel Kadiev, nuovo acquisto ceceno di religione musulmana del Beitar, primo non ebreo nella storia del club, fosse oggetto di boati razzisti e insulti da parte dei propri tifosi da quando è entrato in campo. Tifoseria maledetta, quella del Beitar, che il mese scorso nel giorno della partita con il Bney Yeahuda, e per uno strano scherzo del destino alla vigilia dellaGiornata della Memoria, espose striscioni che inneggiavano alla purezza razziale della società.
Leggi: Gerusalemme, i tifosi contro il Beitar per l’acquisto di due giocatori musulmani