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La discriminazione nell’accesso all’acqua è un altro mezzo utilizzato per logorare i palestinesi dal punto di vista sociale e politico.
di Amira Hass
Perché la classe politica israeliana e’ così impegnata a negare l’esistenza della discriminazione nell’accesso all’acqua? Poichè questa volta il gruppo di potere israeliano non può rifarsi alle solite scuse sulla sicurezza [ma] fa ricorso ad altri tipi di palese discriminazione.
Quando si arriva alla situazione relativa all’acqua, la macchina della propaganda di Israele ed i suoi sostenitori, le lobby sioniste della Diaspora, si trovano in gravi difficoltà, come si è chiaramente dimostrato quando il tedesco Martin Schulz ha avuto l’audacia di chiedere alla Knesset –quell’oasi di speculatori sull’Olocausto- se le voci che ha sentito siano vere [ha chiesto se agli israeliani fosse destinata una quantità di acqua quattro volte superiore a quella per i palestinesi].
La sistematica discriminazione nella distribuzione dell’acqua a danno dei palestinesi non è una voce falsa. L’ abbondanza idrica israeliana non dipende da ciò, ma senza quello tutto l’affare degli insediamenti sarebbe molto più costoso, e forse addirittura impossibile da mantenere in piedi per i suoi attuali e futuri scopi.
Leggi: La tortura dell’acqua per i palestinesi. La discriminazione nell’accesso all’acqua
Caro Ministro Bennett:
Il mio nome è Nasser Nawajah. Anche se non ci siamo mai incontrati, sono sicuro che siete passato molto vicino a casa mia . I miei vicini di insediamento di Susya le sono molto affezionati. Nell'ultima elezione, 270 dei suoi 381 elettori hanno votato per lei ed il suo partito.
Ho capito dalla sua risposta al discorso del Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che trova la questione dell'acqua - o , più precisamente, la scarsità d'acqua tra i palestinesi che vivono in Cisgiordania - una sorta di fastidio. Si può essere sorpresi di sentire che a differenza di lei e la maggior parte degli israeliani, l'acqua non è qualcosa che noi diamo per scontato. Invece, è una lotta esistenziale quotidiana. Non è una questione teorica, ma è la vita della mia famiglia. La guerra delle statistiche è già iniziata, ma voglio dirvi qualcosa su di me e il mio paese.
Leggi: Nasser Nawajah a Naftali Bennett: L'acqua per noi è una lotta esistenziale quotidiana
Israele ha adottato il sistema del contagocce nel fornire l’acqua ai palestinesi invece di permettergli il controllo diretto di questa risorsa naturale.
di Amira Hass
Rino Tzror è un giornalista che tende a polemizzare con i propri intervistati piuttosto che a lusingarli. Eppure giovedi scorso non ha fatto il suo dovere e ha permesso al ministro della Giustizia Tzipi Livni di gettare polvere negli occhi del pubblico in merito alla polemica sul tema dell’acqua con Martin Schulz, il presidente del Parlamento europeo.
Livni è stata invitata al suo programma della radio dell'esercito come una persona equilibrata che avrebbe criticato il comportamento verso Schulz del ministro dell'Economia Naftali Bennett e colleghi (il partito di Bennett, Habayit Hayehudi, si è precipitato fuori dalla Knesset durante il discorso di Schulz, quando questi si permise di chiedere come mai agli israeliani sia stata assegnata una quantità d’acqua quattro volte maggiore di quella dei palestinesi).
"Ho detto [al presidente del Parlamento UE], 'Ti sbagli, ti hanno volutamente tratto in inganno ", ha detto a Tzror. "L’ acqua non è distribuita così. Israele dà ai palestinesi più acqua di quello che ci siamo impegnati negli accordi provvisori.”
Lo stesso verbo «dà» avrebbe dovuto accendere il fusibile di Tzror. Ma Livni lo ha incantato con il suo fare da maestrina, con le sue lamentele contro la posizione palestinese sull’ acqua desalinizzata e sulla Commissione comune sull’acqua.
Così questi sono i fatti:
* Israele non dà l’acqua ai palestinesi; semmai gliela vende a prezzo non scontato.
Leggi: Lo scandalo del “watergate” israeliano: i fatti a proposito dell’ acqua palestinese
Quello che segue è un OdG presentato dal Capogruppo di RC di Pomarance al CC di Giovedì 9 Gennaio 2014 e approvato all’unanimità. I consiglieri presenti hanno devoluto la somma di € 280,00:
Solidarietà al Popolo Palestinese
Nel gennaio di cinque anni fa, mentre i bombardieri, le navi da guerra e l’artiglieria israeliana rovesciavano sulla povera gente di Gaza l’operazione “Piombo Fuso” con migliaia di tonnellate di bombe, missili e fosforo bianco, la cantante israeliana Noa fece pubblicare una sua “lettera aperta” ai Palestinesi in cui scriveva:
“Io so che nel profondo del vostro cuore desiderate la morte di questa bestia chiamata Hamas che vi ha terrorizzato e massacrato, che ha trasformato Gaza in un cumulo di spazzatura fatto di povertà, malattia e miseria”. Aggiungendo poi: “Posso soltanto augurarvi che Israele faccia il lavoro che tutti noi sappiamo deve esser fatto, e vi sbarazzi definitivamente da questo cancro, questo virus, questo mostro chiamato fanatismo, oggi chiamato Hamas. E che questi assassini scoprano quanta poca compassione possa esistere nei loro cuori e cessino di usare voi e i vostri bambini come scudi umani per la loro vigliaccheria e i loro crimini”.
E’ amaro constatare che l’augurio di Noa venne esaudito. L'esercito israeliano si è "sbarazzato" di 1500 palestinesi, fra cui 400 bambini, fra cui oltre 100 donne, provocando anche più di 5000 feriti e riducendo Gaza a un cumulo di macerie.
Cinque anni dopo i 1.500 morti e gli oltre 5.000 invalidi provocati dall’operazione Piombo Fuso, la Striscia di Gaza è ancora assediata, è ancora impedito l’ingresso degli aiuti umanitari, inclusa una delegazione italiana che proprio in questi giorni si sarebbe dovuta recare all’ospedale Al Awda e nei campi profughi palestinesi nella Striscia di Gaza.
Leggi: Pomarance (PI): Odg in solidarietà al Popolo Palestinese e sostegno al BDS
di Clemens Messerschmid e Muna Dajani
I media di tutto il mondo, hanno recentemente osannato un nuovo progetto, sostenuto dalla Banca mondiale che, presumibilmente, "salverebbe" il Mar morto e dimostrerebbe così che la pace è possibile attraverso la cooperazione per la gestione delle risorse naturali. Ma questo progetto rischia solo di peggiorare una situazione già disastrosa, oltre a derubare i palestinesi del loro diritto all'acqua.
Il Mar Morto, il leggendario lago salato delimitato dalla Giordania, dall’odierno Israele e dalla Cisgiordania occupata, si sta restringendo in maniera allarmante di circa 1,5 metri all'anno. Di conseguenza, alberghi che pochi anni fa erano stati costruiti proprio sul litorale distano ormai dozzine di metri dal bordo dell'acqua.
Studi di valutazione ambientale mostrano che alcuni dei danni prodotti — ad esempio al bacino acquifero orientale — sono ormai irreversibili. Per rallentare ed invertire questa catastrofe, Israele e Giordania proposero nel 2002 di costruire un canale lungi 180 chilometri per ricostituire il Mar morto con l'acqua del Mar Rosso. Essi sostenevano — falsamente — che il progetto avrebbe impedito la distruzione del Mar morto, ma il piano non ha mai affrontato la causa più ovvia e diretta: la diversione, soprattutto da parte di Israele, delle acque della parte settentrionale del fiume Giordano, che poi va ad alimentare il lago salato.
Leggi: Come lo "storico" accordo per l’acqua tra Israele e Giordania lascia a secco i palestinesi.
Stanca di spremere solo i cittadini del Lazio e di altre regioni e di fare affari con diversi regimi (Colombia, Honduras, Repubblica Dominicana), Acea ha pensato bene di espandere la propria attività stipulando accordi con la Mekorot, società idrica nazionale di Israele, nota per lo sfruttamento delle fonti idriche palestinesi e per i tagli alle forniture delle comunità palestinesi. Per chiedere ad Acea di non procedere ad alcun ulteriore accordo con la Mekorot è nata una campagna. Firmate la petizione
di Noemi Colombo
La Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese e il Comitato Romano per l’Acqua Pubblica stanno portando avanti, insieme, una campagna per chiedere che Acea garantisca l’accesso libero all’acqua, bene comune imprescindibile. Acea negli ultimi tempi sta marciando piuttosto male: in Italia rincara le tariffe sulla bolletta idrica mentre gli stipendi dei suoi dirigenti restano altissimi e i dividendi degli azionisti ammontano a ben 64 milioni (dati 2012). Tutti i Comuni della provincia di Roma, serviti da Acea, sono mobilitati per scongiurare questo nuovo aumento.
Sul piano internazionale Acea mira ad espandersi in direzione contraria al rispetto dei diritti fondamentali della persona: il 2 dicembre ha sottoscritto un memorandum di intesa con la Mekorot, società idrica nazionale di Israele. Niente di male nello scambiare tecnologie e modelli gestionali, soltanto che la Mekorot è responsabile di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani.La maggior parte dell’acqua che distribuisce attraverso le sue condotte idriche, la Mekorot la pompa infatti dalle falde palestinesi – cioè dalle sorgenti che sono all’interno del territorio dello Stato di Palestina -, provocandone l’esaurimento. La stessa società, inoltre, pesca in territorio palestinese anche dal fiume Giordano per irrigare le coltivazioni delle colonie israeliane insediate illegalmente nella Valle del Giordano, diminuendo la portata del fiume del 50 per cento. Questo drastico pescaggio ha ripercussioni anche sull’ecosistema del vicino Mar Morto, dove il Giordano defluisce. La Mekorot, infine, sfrutta le fonti idriche palestinesi, fornisce acqua agli insediamenti e trasferisce l’acqua palestinese al di là della linea verde.
Leggi: Chi ruba l’acqua ai palestinesi? Nata la campagna contro l'accordo Acea - Mekorot
ROMA: 29-30-31 GENNAIO 2014
TRE GIORNI PER L’ACQUA PUBBLICA
CONTRO L’ACCORDO ACEA-MEKOROT
MERCOLEDÌ 29 ORE 17 sotto la presidenza della Regione
via Rosa Raimondi Garibaldi, 7
Apertura presidio "Per l'acqua pubblica e i beni comuni"
ore 17.00 - Interventi di comitati e amministratori
ore 18.00 - Apertura punto ristoro
ore 19.00 - Musica con:
Rastablanco (Radici nel Cemento)
Samba Social Club
GIOVEDÌ 30 ORE 10 all’ACEA – p.le Ostiense, 2
ore 10.00 - Presidio sotto Acea
piazzale Ostiense, 2
NO ALL’ACCORDO ACEA-MEKOROT
NESSUN ACCORDO CON CHI RUBA L’ACQUA IN PALESTINA,
CON CHI NEGA IL DIRITTO FONDAMENTALE ALL’ACQUA.
di seguito l'appello per il presidio, firmate la petizione: http://tinyurl.com/no-acea-mekorot
Sotto la presidenza della Regione
via Rosa Raimondi Garibaldi, 7
ore 16.00 - Arrivo delle delegazioni territoriali
ore 17.00 - Presentazione e dibattito su vertenze territoriali (Arsenico, depurazione, etc...)
ore 16.00 - Arrivo delle delegazioni territoriali
ore 17.00 - Presentazione e dibattito su vertenze territoriali (Arsenico, depurazione, etc...)
VENERDÌ 31 dalle 10 alle 19 alla presidenza della Regione
via Rosa Raimondi Garibaldi, 7
ore 10.00 - Comunicazione (volantinaggi, striscionate, etc...)
ore 17.00 - Assemblea pubblica in difesa dei territori
INSIEME A CHI DIFENDE I BENI COMUNI PER DIRE
ACQUA PUBBLICA, SÌ
MA ANCHE LIBERA E PULITA
Firmate la petizione: http://chn.ge/1jmWN8X
Comitato NO Accordo Acea Mekorot
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Leggi: Roma: 29-30-31.01, Tre giorni per l'acqua pubblica, contro l'accordo Acea Mekorot
Interrogazione a risposta scritta 4-03123
presentato da DAGA Federica
testo di Lunedì 13 gennaio 2014, seduta n. 150
DAGA, BARONI, VIGNAROLI, TERZONI, ZOLEZZI, SEGONI, BUSTO, DE ROSA, BALDASSARRE, D'AMBROSIO, GAGNARLI, SPADONI e DE LORENZIS. —
Al Presidente del Consiglio dei ministri . — Per sapere – premesso che:
lo scorso 2 dicembre durante il Vertice Italia Israele è stato, tra gli altri, stipulato un accordo di collaborazione tra ACEA spa e la Mekorot Water Company ltd, ovvero la società idrica nazionale di Israele, nata nel 1937, che assicura il 70 per cento dei consumi israeliani, coinvolta direttamente nelle politiche israeliane di violazione dei diritti umani in questo settore;
l'accordo è stato firmato alla presenza del primo Ministro italiano, Enrico Letta, e dell'omologo israeliano, Benjamin Netanyahu, oltre che dall'amministratore delegato ACEA: Paolo Gallo e dal direttore generale, Shimon Ben Hamo;
Leggi: Interrogazione a risposta scritta del M5S alla Camera sull'accordo Acea Mekorot
Una minaccia ambientale, sanitaria ed economica per i villaggi palestinesi dell'area di Betlemme
Di Anna Clementi
A occhi poco attenti il piccolo fiume che scorre lungo Wadi An-Nar - una delle valli che separa Betlemme da Ramallah - potrebbe sembrare un normale corso d'acqua. Ma basta fermarsi un attimo a guardare le sue acque nere, che emanano un odore irrespirabile, per rendersi conto che quello che una volta era noto come il fiume Kidron, ora non è altro che un canale di scolo per le acque reflue provenienti dalle colonie israeliane dell'area.
Nel solo governatorato di Betlemme, una delle zone agricole più rigogliose e fertili della Cisgiordania, da molti considerata come il paniere dell'intera Palestina, si contano ben 23 insediamenti israeliani."Ovunque guardi, vedo una colonia. A destra, a sinistra, davanti a me. Siamo circondati", racconta Ahmed Najajreh, nato e cresciuto a Nahalin, un villaggio che sorge pochi chilometri a sud ovest della città di Betlemme. "Uno dei principali problemi dell'area sono le acque di scolo provenienti da Betar Illit, che inquinano i nostri campi, le nostre fonti idriche e i nostri pozzi".
E' ormai una guerra aperta quella tra il M5S di Roma e Acea. Dopo le polemiche sulla presunta privatizzazione dei giorni scorsi, i grillini capitolini stavolta puntano il dito contro un accordo - un "Memorandum of understanding", per essere precisi - sottoscritto lo scorso 2 dicembre da Acea con la società Mekorot, alla presenza del primo ministro italiano e dell'omologo israeliano che ha come oggetto la collaborazione nel settore delle risorse idriche.
"Acea farebbe bene a pensare ai beni comuni e all'acqua pubblica", attaccano i consiglieri comunali De Vito, Raggi, Frongia e Stefano, perché Mekorot è una società già in passato finita nell'occhio del ciclone. Come ricordano gli esponenti del M5S, "la società olandese di acqua potabile Vitens ha sciolto i rapporti con la società Mekorot in quanto quest'ultima vìola il diritto internazionale a causa del suo coinvolgimento attivo nell'impresa degli insediamenti israeliani abusivi ed è responsabile del saccheggio delle risorse idriche nei territori palestinesi occupati e dell'esclusione dei palestinesi dalla fornitura di acqua". Un'accusa molto pesante, proposta sotto forma d'interrogazione al sindaco Marino e alla sua giunta, un'interrogazione in cui citano anche un rapporto delle Nazioni Unite secondo il quale "nel 2016 le falde acquifere della striscia di Gaza saranno inutilizzabili, ed entro il 2020 il fenomeno raggiungerà dimensioni tali da rendere il danno creato irreversibile". E il motivo è semplice: Israele "ruba" di fatto l'acqua ai palestinesi. Per questo i grillini si domandano "perché sia stato sottoscritto l'accordo con Mekorot (principale compagnia idrica a partecipazione statale di Israele) che contribuisce a legittimare le violazioni del diritto internazionale umanitario e se alla luce di quanto posto in evidenza intendano risolvere tale accordo".
Leggi il testo dell'interrogazione.
Fonte: Il Post