LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Comunicati

Comunicati di BDS Italia, del Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC) e della Campagna palestinese per il boicottaggio accademic e culturale di Israele (PACBI)

Due giorni di iniziative sulla Palestina al Cinema Aquila di Roma hanno dato grande dimostrazione della determinazione di rivendicare e tutelare la libertà di espressione in questa città.

Rifiutando di subire la censura messa in atto dal Municipio V e dal Comune di Roma, lo Spazio Comune Cinema Aquila e BDS Roma, insieme a tante associazioni e comitati, abitanti del quartiere, amanti del cinema indipendente e solidali con il popolo palestinese, si sono mobilitati per affermare che, sì, si può e si deve far conoscere la realtà del popolo palestinese.

Il 14 marzo, di fronte alla sala chiusa, è stato allestito un grande cinema all'aperto sul marciapiede in via l'Aquila, per la proiezione di "The Wanted 18", film che combina, in modo geniale, l'animazione con le riprese per raccontare l'inventività del popolo palestinese nel resistere all'occupazione israeliana attraverso la storia di 18 mucche acquistate per l'autoproduzione di latticini per permettere il boicottaggio dei prodotti israeliani.

A seguire, sempre all'esterno del cinema, è andato in scena un estratto dello spettacolo teatrale "Mi chiamo Rachel Corrie". L'attrice Maria Laura Caselli, interpretando le parole scritte nel diario dell'attivista statunitense 23enne uccisa il 16 marzo 2003 da una ruspa dell'esercito israeliano mentre cercava di difendere la casa di un medico palestinese dalla demolizione, ha catturato ed emozionato il pubblico presente.

È stata poi la volta di un contributo audio di Moni Ovadia. Interrotto più volte dagli applausi, il noto uomo di cultura ha denunciato "l'inaccettabile censura nei confronti delle iniziative pacifiche e democratiche del movimento BDS" e ha stigmatizzato le accuse ignobili di antisemitismo, spiegando che "antisemita è chi ha ridotto l'ebraismo ad essere un pensiero nazionalista, furioso, fanatico mescolato al fanatismo religioso che pretende di rappresentare i valori del ebraismo che sono ben altra cosa".

Dichiarazione del Comitato Nazionale Palestinese per il BDS (BNC) che ribadisce la posizione del Movimento BDS contro ogni forma di razzismo e di discriminazione razziale

Il movimento globale per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), a favore della libertà, la giustizia e l'uguaglianza del popolo palestinese è un'organizzazione per i diritti umani inclusiva, non violenta, che rifiuta ogni forma di razzismo e di discriminazione razziale. Il movimento è guidato dal Comitato Nazionale Palestinese per il BDS (BNC), la più grande coalizione di partiti politici, associazioni lavorative e di categoria, reti di rifugiati, comitati e organizzazioni popolari palestinesi.

La società civile palestinese del 2005 si affidò al BDS, che sostiene la fine delle flagranti violazioni israeliane del diritto internazionale e la salvaguardia dei diritti umani del popolo palestinese ed è ancorata ai principi enunciati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Come sancisce la Dichiarazione, "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti", e ogni persona ha accesso a tutti i diritti e libertà fondamentali "senza distinzione di alcun genere, quali razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica o altro, origine nazionale o sociale, ricchezza, nascita o altra condizione."

Ieri pomeriggio al Campidoglio di Roma si è rivendicato il diritto e la necessità di parlare della Palestina e delle iniziative della società civile per sostenere i diritti dei palestinesi.

Nonostante il rifiuto del Campidoglio di mettere a disposizione la sala della Piccola Protomoteca, l’incontro “Gaza: Rompiamo l’assedio” con Ann Wright, ex. colonnella e diplomatica statunitense, ora attivista per i diritti umani, si è tenuto nella Piazza del Campidoglio.

La sala richiesta dal movimento BDS tramite il consigliere Stefano Fassina, era stata concessa in un primo momento ma poi revocata a seguito delle pressioni dei rappresentanti della comunità ebraica e dell’ambasciata israeliana.  Questo episodio è solo l’ultimo dei diktat che l’Ambasciata israeliana esercita sistematicamente, e non solo in Italia, ogni qualvolta si cerca di organizzare un’iniziativa di solidarietà e di appoggio alla lotta del popolo palestinese in un luogo istituzionale.

Dopo aver stigmatizzato la gravità delle ingerenze che hanno portato alla revoca della sala, Wright ha parlato delle terribili condizioni di vita della popolazione di Gaza, priva di energia, acqua potabile e farmaci essenziali al punto che l’ONU stima che nel 2020, tra solo 3 anni, Gaza sarà invivibile. Wright ha inoltre parlato dell’occupazione israeliana, della continua ed illegale estensione delle colonie e della repressione sempre più feroce da parte dell’esercito israeliano nei confronti dei palestinesi che protestano per vedere riconosciuti i propri diritti. Wright ha infine sottolineato la necessità di iniziative della società civile, come le barche per Gaza e le campagne BDS.

BDS Roma, infatti, ha ricordato come questi argomenti non siano lontani dal Campidoglio, considerando che il Comune di Roma è proprietario per il 51% dell’Acea che mantiene un accordo di collaborazione con la società idrica Israeliana Mekorot, responsabile per il furto di acqua in Palestina.

L’incontro è stato preceduto da una conferenza stampa con i numerosi giornalisti presenti. (di seguito la rassegna stampa)

Al termine una delegazione del movimento BDS, insieme ad Ann Wright, è stata ricevuta dal Presidente del Consiglio Comunale Marcello De Vito e il Capogruppo M5S Paolo Ferrara nella Sala delle Bandiere del Campidoglio. Durante l’incontro, durato circa un’ora, sono state presentate le condizioni in cui vivono milioni di palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, i numerosi tentativi della società civile di raggiungere Gaza con le barche, e le ragioni e i sostenitori del BDS, evidenziando la natura inclusiva e anti-razzista del movimento che è contrario ad ogni forma di discriminazione, compresi l’islamofobia e l’antisemitismo.

Alla fine dell’incontro, in risposta alla domanda di Ann Wright, “Ora che ci conosciamo, possiamo contare sul vostro sostegno per iniziative future?”, De Vito e Ferrara si sono detti aperti.

BDS Roma intende far valere il diritto, costituzionalmente garantito, della libertà di parola ed espressione per garantire l’agibilità democratica della capitale, sempre più difficile da praticare.

BDS Roma

Foto:

http://www.eidonpress.com/shoot/show/id/47068

Rassegna stampa:

https://ilmanifesto.it/il-campidoglio-non-rompe-lassedio-illegale-di-gaza/

http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/bds_campidoglio_anti_israeliani-2288054.html

http://roma.corriere.it/notizie/politica/17_febbraio_28/anti-israele-piazza-20-denunce-il-mancato-preavviso-9954fef2-fde9-11e6-8934-cbc72457550a.shtml

http://www.secoloditalia.it/2017/02/gli-attivisti-pro-gaza-vanno-lo-stesso-in-campidoglio-ma-senza-fassina/

http://video.repubblica.it/edizione/roma/campidoglio-convegno-pro-palestina-improvvisato-in-piazza-identificati-i-manifestanti/269105/269538

http://comune-info.net/2017/02/paura-far-parlare-ann-wright/

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/27/roma-no-al-convegno-anti-israele-sospeso-levento-su-gaza-in-campidoglio/3420528/

http://www.ansa.it/lazio/notizie/2017/02/28/convegno-bdslo-faremosala-disdetta_0b606c76-4222-4da6-a026-2e750bd14839.html

https://it.notizie.yahoo.com/roma-sala-disdetta-ma-campagna-boicot-israele-conferma-121121245.html

 

Confermato l’incontro “Gaza: Rompiamo l’assedio” con Ann Wright nella Sala della Piccola Protomoteca

Per domani 28 febbraio, il movimento BDS Roma ha organizzato alle ore 17 nella Sala della Piccola Protomoteca in Campidoglio l’incontro “Gaza: Rompiamo l’Assedio”, con la partecipazione di Ann Wright, già colonnella nell’esercito e membro del corpo diplomatico degli Stati Uniti, per testimoniare le condizioni della popolazione di Gaza che vive sotto assedio da 10 anni.

Ciò è bastato per provocare l’astiosa reazione dell’ambasciata israeliana e di una parte della Comunità Ebraica italiana e romana, che sono riuscite a far sospendere l’incontro lanciando accuse infamanti e calunniose nei confronti del movimento, addirittura di sostegno al terrorismo.

Siamo fortemente indignati per le accuse infondate che ci sono state mosse, soprattutto quelle di razzismo e antisemitismo, visto che il nostro è un movimento inclusivo e tra le nostre file ci sono molti ebrei, ma siamo ancora più delusi dall’accondiscendenza di una certa Sinistra Italiana.

È ormai prassi che in Italia, e non solo, si facciano sistematicamente tacere le voci critiche nei confronti di Israele e questo sta creando un gravissimo vulnus alla libertà di espressione e di parola.

Poiché non intendiamo rinunciare all'opportunità di ascoltare Ann Wright su quanto succede a Gaza, confermiamo l’appuntamento alla Sala della Piccola Protomoteca, e invitiamo a parteciparvi tutti coloro che sostengono i diritti umani, i consiglieri che non ci conoscono e la stampa.

BDS Roma

Comunicato stampa

Il 28 febbraio prende avvio a Roma la 13esima edizione della Settimana internazionale contro l’Apartheid israeliana, iniziativa che si svolge in centinaia di città in tutto il mondo per sensibilizzare il pubblico sulle politiche israeliane di occupazione e di colonialismo di insediamento.

La settimana comincia con un’iniziativa di rilievo, “Gaza: Rompiamo l’Assedio”, che vede la partecipazione di Ann Wright, già colonnella nell’esercito degli Stati Uniti e diplomatica presso varie ambasciate statunitensi (biografia di seguito). L’incontro avrà luogo nella Sala della Piccola Protomoteca in Piazza del Campidoglio, martedì 28 febbraio, ore 17. Porterà un saluto il consigliere comunale di SI Stefano Fassina.

L’iniziativa del 28 febbraio rappresenta una straordinaria occasione per sentire le testimonianze di Ann Wright, che è stata a Gaza sette volte e ha partecipato alla Gaza Freedom Flotilla nel 2010 quando nove attivisti furono uccisi dalle forze militari israeliane, e per conoscere le condizioni della popolazione che a Gaza vive sotto assedio da dieci anni ed è soggetta a ripetuti attacchi militari.

Anche questa volta, come da copione, da ieri girano appelli rivolti alla Sindaca Virginia Raggi e alla Giunta capitolina affinché siano negati gli spazi per l’iniziativa. Ormai da anni, e non solo in Italia, l’ambasciata israeliana tenta di bloccare le iniziative volte a far conoscere la realtà del popolo palestinese e le azioni della società civile internazionale a sostegno dei suoi diritti. Non avendo argomenti per giustificare decenni di occupazione militare e le numerose e ampiamente documentate violazioni dei diritti del popolo palestinese, ricorre a false e calunniose accuse come quella dell’antisemitismo.

100 anni di colonialismo d’insediamento.
100 anni di lotta popolare per la giustizia.

Ogni anno l’Israeli Apartheid Week (IAW) si svolge in tutto il mondo in oltre 200 università e città. L’obiettivo è accrescere la consapevolezza circa il perdurante progetto coloniale israeliano e le politiche di apartheid attuate nei confronti del popolo palestinese. Dibattiti, proiezioni e azioni dirette creative aumentano il sostegno al movimento a guida palestinese per il Boicottaggio il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS).

Ispirata dalla continua resistenza popolare in tutta la Palestina storica, speriamo che l’Israeli Apartheid Week 2017 rappresenti un potente contributo alla lotta palestinese per la libertà e la giustizia

Il tema di quest’anno è: Cento anni di colonialismo d’insediamento. Cento anni di lotta popolare per la giustizia.

L'anno 2017 segna i cento anni di resistenza palestinese contro il colonialismo d’insediamento, i cento anni dalla Dichiarazione Balfour. La IAW è l’occasione per riflettere su questa resistenza e per sviluppare ulteriormente le campagne BDS per la crescita continua del movimento.

Nonostante tutti gli attacchi legislativi contro il BDS a livello internazionale, la IAW e il movimento BDS continuano a stringere legami in solidarietà con altre lotte per il raggiungimento della libertà, della giustizia e dell’uguaglianza.

Unisciti a noi per rendere l’Israeli Apartheid Week 2017 la più grande di sempre.

» In Italia, da fine febbraio a metà marzo, si svolgeranno iniziative a Bologna, Cagliari, Napoli, Pisa, Ravenna, Reggio Emilia, Roma, Torino, Trieste città + Università, Venezia, tra le altre.

Per maggiori informazioni, scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Visita anche il sito internazionale: apartheidweek.org

Artisti palestinesi, organizzazioni culturali e sostenitori dei diritti umani hanno accolto con favore la cancellazione della performance di marzo a Tel Aviv della cantante australiana-britannica Natalie Imbruglia, ringraziandola per aver scelto di stare “dalla parte giusta della storia, dalla parte degli oppressi”.

Una portavoce della Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI), che fa parte della leadership palestinese del movimento BDS, ha detto:

“Proprio come gli artisti di coscienza che hanno rifiutato di intrattenere l’apartheid del Sudafrica, Natalie Imbruglia si astiene dal prestare il suo nome per coprire il regime israeliano di occupazione, colonialismo di insediamento e apartheid”.

Trascorsi 100 anni di continua ingiustizia nei confronti del popolo palestinese

Oltre 250 organizzazioni europee, gruppi religiosi, partiti politici e sindacati hanno rilasciato una dichiarazione per chiedere giustizia e assunzione di responsabilità da parte dei membri dell'Unione Europea e degli altri stati d’Europa, poiché il 2017 segna

  • 100 anni dalla Dichiarazione Balfour, in cui il governo britannico ha promesso unilateralmente la costituzione di una patria ebraica nazionale in Palestina
  • 70 anni dal Piano di Partizione del 1947 delle Nazioni Unite, in cui è stato concesso ai coloni ebrei (che possedevano solo il 6% della terra) il 55% della Palestina, in violazione del diritto all'autodeterminazione dei Palestinesi, dando l’avvio nel settembre del 1947 alla Nakba-l'espulsione di oltre 750.000 nativi palestinesi verso un esilio forzato, precario e pericoloso.
  • 50 anni dall'occupazione israeliana della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, Gaza e il Golan siriano, e la successiva costruzione di insediamenti per soli ebrei-considerati illegali secondo il diritto internazionale e un crimine di guerra secondo la Convenzione di Ginevra da tutte le nazioni con la sola eccezione di Israele.

Gli anniversari di cui sopra ci ricordano la responsabilità delle potenze coloniali nella creazione della situazione disastrosa che continua fino ad oggi, in violazione dei diritti del popolo palestinese, del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite.

Gli 8 indicatori più significativi dell’impatto del BDS nel 2016:


(1) Altre tre multinazionali, dietro la pressione del BDS, sono state costrette a porre fine al loro coinvolgimento in progetti israeliani illegali, dando inizio a un effetto domino.

Al precedente rappresentato nel 2015 dall’uscita di Veolia[1] da Israele (innescata dalla perdita di offerte in tutto il mondo) indotta dal BDS e durata 7 anni, per un valore di oltre $ 23 miliardi di dollari, ha fatto seguito nel 2016 l'uscita di Orange[2], CRH e G4S (in larga misura), tutti a causa dell’intensa campagna del BDS.

Dopo aver subito quello che il Financial Times[3] ha chiamato un "danno alla reputazione" a causa delle campagne del BDS, la G4S, la più grande compagnia di sicurezza privata del mondo, ha deciso di porre fine[4] alla maggior parte del suo coinvolgimento nelle attività illegali di Israele. La campagna BDS contro la G4S si intensificherà, tuttavia, come ha annunciato il BNC [BDS National Committee], finché la società non metterà fine completamente alla sua complicità nelle violazioni israeliane dei diritti dei palestinesi.

La G4S, considerata per anni un obiettivo primario del BDS a causa della fornitura[5] di prodotti e servizi a prigioni, polizia, posti di blocco militari e colonie illegali israeliane, ha perso lucrosi contratti e ha subito decisioni di disinvestimento di primo piano soprattutto in Kuwait[6], Norvegia[7], Sud Africa[8], Colombia[9], Unione Europea[10] e Stati Uniti[11], così come in Giordania[12] e Libano[13], dove la compagnia ha perso contratti con le agenzie delle Nazioni Unite.

Un portavoce della G4S ha confermato[14] poche settimane fa la vendita di quasi tutte le attività della società in Israele, ma ha ammesso che l'azienda continuerà a investire in un importante centro di formazione della polizia israeliana, coinvolgendo la società nei crimini ben documentati della polizia israeliana e nelle gravi violazioni dei diritti umani commesse contro il popolo palestinese.

Una ricerca indipendente dell’organizzazione israeliana Who Profits ha rivelato che il socio in affari nella famigerata struttura di addestramento della polizia è la Shikun & Binui, una società israeliana profondamente coinvolta nella costruzione di insediamenti illegali israeliani. Questo significa che la G4S continua a essere implicata in ulteriori violazioni israeliane dei diritti umani.

(2) La guerra legale globale di Israele al BDS ha subito fatali battute d'arresto dopo che l'UE ha confermato che boicottare Israele fa parte del diritto di libertà di parola.

Nonostante una guerra propagandistica a tutto campo, spionaggio, intimidazione e delegittimazione legale contro il movimento BDS, e nonostante il suo relativo successo nella attuazione di misure anti-democratiche, repressive e maccartiste[15] contro il BDS in Francia, Regno Unito, e in legislature statali degli Stati Uniti, la "lawfare" di Israele contro il BDS ha sofferto nel 2016 colpi fatali e probabilmente irreversibili.

Quasi 200 giuristi europei, tra cui studiosi di fama mondiale, hanno rilasciato una dichiarazione[16] in difesa del diritto di sostenere il BDS a favore dei diritti dei palestinesi ai sensi della legislazione internazionale, assestando un’importante batosta giuridica[17] alla guerra di Israele al movimento nonviolento guidato dai palestinesi.

La battuta d'arresto più rilevante per Israele in questo senso, però, è arrivata quando l'Unione Europea ha approvato[18] il diritto di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni come forma legittima di libertà di espressione protetta dalle convenzioni europee sui diritti umani.

A guidare questa storica decisione dell’UE, nella prima parte dell'anno è giunto il sostegno al diritto di boicottare Israele da parte dei governi di Svezia[19], Irlanda e Paesi Bassi[20], oltre che da Amnesty International[21], l'American Civil Liberties Union (ACLU)[22], la Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH)[23], l'Internazionale socialista[24], il Consiglio delle organizzazioni palestinesi dei diritti umani (PHROC)[25], e centinaia di partiti politici, sindacati e movimenti sociali di tutto il mondo.

Allo stesso tempo, anche il Dipartimento di Stato americano[26] ha indirettamente riconosciuto il diritto a boicottare Israele come una questione di libertà di parola.

Anche organizzazioni e figure ebraiche internazionali[27] hanno confermato il diritto al BDS come un "diritto civile fondamentale" per resistere all’occupazione e alle violazioni israeliane dei diritti umani.

Il parlamento dell'Ontario (Canada)[28] ha respinto una legge anti-BDS promossa dalla lobby israeliana.

(3) Decine di consigli comunali in tutta Europa si sono dichiarati zone libere dall’apartheid e dalle colonie israeliane.


Poco prima della fine del 2016, il consiglio comunale di Valencia (Spagna)[29] ha votato all'unanimità di dichiarare la città "libera dall’apartheid israeliano," unendosi a decine di altri comuni[30] in tutta la Spagna.

Sfidando coraggiosamente la repressione senza precedenti anti-BDS della Francia, i due consigli comunali di Clermont-Ferrand[31] e Saint-Pierre-des-Corps[32] hanno votato in dicembre per boicottare i prodotti delle colonie israeliane nei territori palestinesi occupati. I comuni di Bondy[33] e Ivry-sur-Seine[34] della regione di Parigi avevano raggiunto decisioni analoghe in precedenza nel 2016.

Inoltre, nel mese di dicembre il Consiglio Comunale di Tromsø [35], in Norvegia, ha approvato il boicottaggio dei beni e servizi israeliani prodotti nel territorio palestinese e siriano occupato, unendosi al consiglio comunale di Trondheim[36].

Mentre il consiglio distrettuale della città di Derry and Strabane[37] è diventato il primo ente locale in Irlanda del Nord a passare una mozione di boicottaggio delle merci israeliane, la città di Portland (Oregon)[38] è la prima negli Stati Uniti ad approvare il disinvestimento dalla Caterpillar, tra le altre aziende che violano le linee guida di investimento socialmente responsabile.

(4) L'isolamento globale di Israele si è intensificato via via che la logica di placare il suo regime di oppressione ha iniziato a cedere il passo, anche all’interno delle Nazioni Unite, alla logica di una sostenuta pressione internazionale.

Verso la fine del 2016, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato all'unanimità, con l’astensione degli Stati Uniti, la risoluzione 2334[39] che ribadisce che le colonie israeliane costruite nel territorio palestinese occupato costituiscono una "flagrante violazione del diritto internazionale". Anche se la risoluzione non sostiene i diritti della maggioranza del popolo palestinese stipulati dalle Nazioni Unite, in particolare i profughi e i cittadini palestinesi di Israele, essa è stata ampiamente considerata come un forte indicatore del crescente isolamento internazionale di Israele[40] e come uno stimolo alla diffusione dei boicottaggi contro di esso[41].

In modo simile, il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha deciso, nella sua riunione del marzo 2016, di creare un database di aziende israeliane e internazionali[42] che sono complici e che beneficiano dal regime israeliano di occupazione. Questo importante sviluppo ha innervosito molte aziende coinvolte nelle gravi violazioni di Israele del diritto internazionale.

In tutto il mondo, anche in paesi che hanno tradizionalmente sostenuto Israele, il sostegno pubblico per le sanzioni contro Israele è cresciuto in modo rilevante nel 2016, evocando paragoni con il rapido deterioramento dell’atteggiamento del mondo verso il Sud Africa dell'apartheid nel 1980.

Nei Paesi Bassi, due partiti politici, D66 e Sinistra Verde[43] hanno chiesto sanzioni significative contro Israele.

Secondo un recente sondaggio di opinione pubblica della Brookings Institution[44], negli Stati Uniti il 46% del pubblico e il 60% dei democratici sono a favore di imporre sanzioni o l’adozione di misure più drastiche contro Israele per costringerlo a porre fine alla colonizzazione della terra palestinese.

Il governo del Portogallo[45] si è ritirato da un controverso progetto di addestramento con la polizia israeliana.

La Japan External Trade Organization (JETRO)[46] si è ritirata da un evento propagandistico israeliano a Osaka che coinvolgeva cantine negli insediamenti illegali.

Il partito dei Verdi del Canada ha chiesto "misure economiche come sanzioni governative, boicottaggi dei consumatori, disinvestimento istituzionale, sanzioni economiche ed embarghi sulle armi" per fare pressione in modo non violento su Israele affinché ponga fine all’occupazione, conceda ai suoi cittadini palestinesi uguali diritti e rispetti il diritto al ritorno dei profughi palestinesi sancito dalle Nazioni Unite.

Il Movimento per la Vita dei Neri[47] negli Stati Uniti ha adottato misure BDS contro l’occupazione e il regime di apartheid di Israele.

(5) Chiese tradizionali hanno adottato misure correlate al BDS a sostegno dei diritti umani palestinesi.

Nel 2016, la United Congregational Church of Southern Africa (UCCSA)[48] ha adottato il BDS, mentre la Chiesa Metodista Unita[49] ha disinvestito da banche israeliane che finanziano l'occupazione, a seguito di analoga dismissione dalle banche negli ultimi anni da parte del secondo più grande fondo pensioni olandese, PGGM[50], e il fondo sovrano del Lussemburgo[51], tra gli altri.

Anche negli Stati Uniti, la Catholic Conference of Major Superiors of Men[52] ha fatto appello al boicottaggio degli insediamenti illegali israeliani, e l'assemblea della Presbyterian Church USA[53] ha votato per studiare l’appello al BDS e impegnarsi con i suoi autori, invitando il governo degli Stati Uniti a riconsiderare i suoi aiuti militari a Israele.

L'Alliance of Baptists[54] ha disinvestito dalle società che traggono profitto dall'occupazione israeliana, e la Peace United Church of Christ in Santa Cruz[55] ha votato a favore del boicottaggio di tutti i prodotti Hewlett Packard (HP) a causa del ruolo dell'azienda nelle violazioni israeliane dei diritti dei palestinesi.

Ancora nel 2016, la Unitarian Universalist General Assembly (US)[56] ha approvato il disinvestimento dalle aziende complici con l’apartheid israeliano.

(6) La campagna BDS contro la Hewlett Packard (HP), azienda che trae profitto dall’occupazione e dall’apartheid, è diventata virale a livello globale.

Attorno al 29 novembre, la Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, è stata organizzata una Settimana di Azione globale del BDS[57] per chiedere alla Hewlett Packard (HP) di rendere conto della fornitura di tecnologia che permette a Israele di mantenere l’attuale sistema di occupazione[58], la segregazione razziale e la negazione dei diritti umani ai palestinesi. La diffusione delle azioni di boicottaggio anti-HP ha superato ogni aspettativa.

Oltre 150 attività sono state organizzate in 101 città in trenta paesi, inviando un forte messaggio alle aziende HP che, nel caso continuino a fornire a Israele la tecnologia utilizzata per violare i diritti dei palestinesi, saranno fatte oggetto di boicottaggio e disinvestimento da parte delle persone di coscienza e delle istituzioni progressiste di tutto il mondo.

(7) Il BDS ha raggiunto gli Oscar e le Olimpiadi, mentre il boicottaggio accademico e culturale di Israele si è diffuso sempre più tra studenti, sindacati, accademici, artisti e scrittori, in particolare nel Sud del mondo; e la Settimana dell’Apartheid Israeliano ha stabilito un nuovo record.

Nel 2016, il BDS ha partecipato agli Oscar[59], invitando i candidati a rinunciare a un viaggio di propaganda israeliana[60]. Diversi premi Oscar hanno affermato che non avrebbero fatto il viaggio. Il BDS ha anche lasciato il segno alle Olimpiadi di Rio[61], innescando importanti dibattiti circa il ruolo cruciale del boicottaggio accademico e culturale di Israele per porre fine al suo sistema di ingiustizia.

L'edizione 2016 della Settimana dell'Apartheid Israeliano[62] è stata la più grande finora, con i gruppi che hanno registrato la loro partecipazione in più di 225 città e campus universitari. La crescita della Settimana dell'Apartheid Israeliano in America Latina e nel mondo arabo è stata particolarmente avvincente.

Pharrell Williams[63], dieci volte vincitore del Grammy Award, ha cancellato il suo concerto a Tel Aviv senza dare spiegazioni e, secondo i media israeliani, anche Beyoncé[64] ha annullato i suoi concerti in programma a Tel Aviv senza collegare la decisione agli appelli palestinesi.

Centinaia di accademici in Brasile[65], Italia[66] e Stati arabi del Golfo[67] si sono uniti al ​​boicottaggio accademico di Israele nel 2016.

Gli studenti della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università del Cile[68] hanno votato in massa per il BDS come hanno fatto il sindacato degli studenti dell'Università del Qatar, il senato studentesco dell'Università di Manchester (UK)[69] e il University College London Union[70].

Allo stesso modo, il sindacato degli studenti di Halifax (Canada)[71], il governo degli studenti universitari dell'Università di Chicago[72] e il senato studentesco della Portland State University[73] hanno votato, separatamente, a favore del disinvestimento dalle aziende che traggono profitto dalla violazione israeliana dei diritti umani.

Il Centre for the Study of Violence and Reconciliation del Sud Africa[74] si è ritirato da una conferenza di studi sul genocidio in Israele, a seguito all’appello degli attivisti palestinesi e sudafricani per i diritti umani, e decine di docenti della Columbia University (New York)[75] hanno lanciato un appello per il disinvestimento dal sistema di sottomissione di Israele.

Il Listowel Writers’ Week Festival in Irlanda[76] ha respinto il finanziamento dell'ambasciata israeliana a Dublino.

(8) Le organizzazioni sindacali internazionali hanno intensificato il sostegno alle misure BDS in solidarietà con il popolo palestinese e i lavoratori palestinesi, in particolare:

Il Segretariato per i diritti umani della Federazione uruguaiana dei lavoratori dei servizi e del commercio[77] ha approvato nel 2016 il boicottaggio dei prodotti israeliani e invitato le aziende in Uruguay a rompere i loro legami con l'apartheid di Israele.

La Confederazione Generale del Lavoro francese - Istituto nazionale per la ricerca agricola (CGT-INRA)[78] ha adottato il BDS, nonostante la repressione dello Stato contro il movimento.

Il sindacato degli studenti post-laurea della New York University, parte della United Auto Workers Local 2110[79], ha votato con un ampio margine per aderire al BDS, mentre la Teaching Assistants’ Association (TAA/AFT Local 3220) dell'Università del Wisconsin-Madison[80], il più vecchio sindacato degli studenti post-laurea negli Stati Uniti, ha votato in massa per il disinvestimento.

I maggiori sindacati del Regno Unito[81] hanno esortato la G4S a cessare di trarre profitto dall'occupazione israeliana.

Il National Labor Relations Board degli Stati Uniti[82] sostiene il diritto del sindacato dei lavoratori dell’United Electrical (UE) a sostenere il BDS.

Fonte: Comitato Nazionale Palestinese per il BDS (BNC)

Traduzione di Angelo Stefanini per BDS Italia

 
Note:

[27] rete-eco.it/2015/en/jewish-groups/47-ejjp/j%C3%BCdische-stimme-deutschland/44148-intermediate-report-jews-worldwide-in-solidarity-with-omar-barghouti-and-bds-activists

[28] https://electronicintifada.net/blogs/ali-abunimah/ontario-parliament-rejects-anti-bds-law 

[41] http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4897773,00.html

[64] http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4840771,00.html

La guerra di repressione di Israele non è riuscita a fermare la crescità del movimento BDS per i diritti dei palestinesi

l 2016 sarà ricordato, tra l’altro, da palestinesi e sostenitori della libertà, giustizia e uguaglianza per i palestinesi, come l’anno in cui Israele ha condotto una guerra a tutto campo, contro il movimento internazionale a guida palestinese BDS per i diritti dei palestinesi nel disperato tentativo di annientarlo.

A questo proposito, il 2016 sarà ricordato anche come l’anno dello spettacolare fallimento di Israele, poiché il BDS è ulteriormente cresciuto nel mainstream e si è intensificato il suo impatto sul regime israeliano di occupazione, colonialismo e apartheid.

Nel 2016, Israele ha impegnato ingenti beni finanziari, intensificato lo spionaggio, impiegato una ben oliata macchina di propaganda e il cyber “sabotaggio” e, cosa più importante, condotto una guerra legale contro i difensori dei diritti umani e le reti BDS.

Frustrato per la diffusione del BDS in tutto l’Occidente, in America Latina, nel mondo arabo, nel Sudafrica e in parti dell’Asia, Israele ha sperato di fare leva con la sua enorme influenza sul Congresso degli Stati Uniti e sulle legislature statali, così come sui governi di Francia, Regno Unito e Canada, tra gli altri, per sopprimere il BDS. Israele ha cercato di stigmatizzare, demonizzare e in alcuni casi delegittimare il BDS dall’alto, dopo aver fallito nel tentativo di annientare il movimento al livello popolare globale e della società civile.

Nel corso di quest’anno, il BDS è diventato sempre più forte.