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SPLAI - Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana

Liberi dall'apartheid. Uniti contro il razzismo.

PERCHÉ PARLARE DI APARTHEID ISRAELIANA?

Apartheid (dall’afrikaans, “separazione”) ha identificato il sistema legale di discriminazione e segregazione razziale del Sudafrica (1948- 1994) che costringeva la popolazione non bianca in condizione di inferiorità e oppressione, privandola dei diritti umani fondamentali.

Il diritto internazionale annovera l’apartheid tra i crimini contro l’umanità — al pari della schiavitù e del genocidio — e ne sancisce il divieto assoluto.

Sono usciti tre importanti rapporti scritti da organizzazioni per i diritti umani che denunciano Israele come regime di apartheid.

In gennaio 2021 l’ONG israeliana B’Tselem ha prodotto il rapporto Si chiama Apartheid, Un regime di supremazia ebraica dal fiume Giordano al Mare Mediterraneo; a maggio 2021 Human Rights Watch ha rilasciato il rapporto Una soglia superata. Le autorità israeliane e i crimini di apartheid e di persecuzione.

Nel febbraio 2022 Amnesty International ha pubblicato il rapporto L’apartheid di Israele contro la popolazione palestinese: un crudele sistema di dominazione e un crimine contro l’umanità.

Il ministro degli esteri israeliano Yair Lapid ha espresso il timore che l’anno 2022 veda Israele costretta a difendersi dall’accusa di apartheid.

COME SI MANIFESTA L’APARTHEID ISRAELIANA?

Attraverso la frammentazione geografica e giuridica dei palestinesi, sottoposti a quattro differenti regimi di privazione di diritti, nella Palestina storica e negli stati dove vivono come rifugiati o esiliati involontari.

I. Residenti dei Territori Palestinesi Occupati (2,7 mln in Cisgiordania, 1,9 nella Striscia di Gaza). Israele sottopone i palestinesi dei territori occupati a regime militare fortemente restrittivo delle libertà individuali. I palestinesi di Gaza, sotto assedio da oltre 10 anni, sono costretti a severi limiti alla libertà di circolazione di persone e beni da/verso la Striscia, di accesso alle terre di confine e al mare per le attività di agricoltura e pesca. Allo stesso modo, Israele applica ai palestinesi della Cisgiordania le leggi militari che comportano pesanti umiliazioni e restrizioni: divieti di partecipazione alla vita politica, sociale, economica e culturale; arresti e detenzioni arbitrarie; espropri arbitrari delle terre che comportano la demolizione di case, la separazione geografica tra i vari villaggi e l’iniqua distribuzione di risorse e servizi. In contrasto, Israele applica le leggi civili ai coloni israeliani che risiedono illegalmente nei Territori Occupati e che godono di pieni diritti, del libero accesso alle risorse naturali palestinesi e di protezione da parte dell’esercito israeliano.

II. Residenti palestinesi di Gerusalemme Est, parte della Cisgiordania occupata (300.000). La loro condizione, mutuata dai palestinesi del resto della Cisgiordania e da quelli di Israele, è resa ulteriormente precaria dal progetto israeliano di ingegneria etnica per mantenere un equilibrio demografico a favore dei residenti ebrei. Israele considera i palestinesi di Gerusalemme stranieri con residenza, revocabile arbitrariamente, espellendoli dalle loro case e demolendo i loro edifici.

III. Cittadini palestinesi dello Stato di Israele (1,8 mln). Godono dei diritti di cittadinanza, ma non di quelli di nazionalità, riservati ai soli ebrei. Israele discrimina i palestinesi con più di 50 leggi in molti ambiti (sanità, istruzione, accesso al mercato del lavoro, libertà di residenza, ecc.), rendendoli cittadini di serie B. 

“La realizzazione del diritto all’autodeterminazione nazionale in Israele è unica del popolo ebraico”“La realizzazione del diritto all’autodeterminazione nazionale in Israele è unica del popolo ebraico”(2018, Legge Israele Stato-Nazione degli Ebrei)

IV. Rifugiati palestinesi ed esiliati involontari (~7 mln). Israele nega il diritto al ritorno - sancito dalla risoluzione ONU 194 del 1948 - ai palestinesi che ha espulso nel 1948 e nel 1967, ai loro discendenti riconosciuti come rifugiati e a chi si trova in condizioni di esilio forzato.

CHE FARE?

In Sudafrica l’apartheid fu sconfitta dalla resistenza della popolazione nera, dalle azioni di boicottaggio internazionale e dalle sanzioni varate dalla comunità internazionale. Nel 2005, ispirandosi alla lotta contro l’apartheid, la società civile palestinese ha lanciato un appello per un movimento internazionale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), come forma di pressione nonviolenta su Israele, affinché rispetti il diritto internazionale e i diritti dei palestinesi. Il movimento BDS lancia la campagna SPLAI!

COS’É LA CAMPAGNA SPLAI?

La campagna SPLAI “Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana” è stata lanciata dal movimento BDS, in solidarietà alla lotta palestinese per libertà, giustizia e uguaglianza. 

Rivolta a esercenti commerciali, movimenti sociali, associazioni e istituzioni che hanno a cuore i diritti umani e l’antirazzismo, mira a creare una rete di spazi, virtuali e fisici, che si dichiarano “liberi dall’apartheid israeliana”, impegnandosi a: 

  • non acquistare o vendere prodotti e servizi di imprese implicate nelle violazioni dei diritti dei palestinesi 
  • non ospitare o partecipare a eventi culturali, accademici e sportivi sponsorizzati da Israele o che ne coinvolgano suoi rappresentanti ufficiali

La campagna SPLAI promuove la solidarietà attiva come strumento di contrasto alle gravi violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali perpetrate da Israele a danno dei civili palestinesi.

Lanciata in Italia il 5 giugno 2019, la campagna SPLAI ha già raccolto centinaia di adesioni tra associazioni, sindacati, esercizi commerciali, circoli culturali e sportivi sparsi sul territorio.

Gli SPLAI nel mondo...

La campagna SPLAI è internazionale. Attiva in Italia, Belgio, Norvegia, Spagna, Regno Unito, Grecia, Cile e Australia, continua a raccogliere nuove adesioni. Obiettivo? Estendere gli spazi di espressione non-violenta di solidarietà al popolo palestinese.

“Chi rimane neutrale in situazioni di ingiustizia ha già scelto la parte dell’oppressore”
--DESMOND TUTU

Ognuno di noi conosce un esercente, un locale, una bottega equo-solidale, una libreria, una casa editrice, una parrocchia, un cineclub, un centro culturale, una palestra o una squadra popolare i cui valori rispecchiano quelli della campagna... 

AGISCI CONCRETAMENTE PER LA PALESTINA! SOSTIENI E PROMUOVI LA CAMPAGNA SPLAI!

  • Sostieni le realtà che si sono dichiarate “Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana”
  • Parla della campagna ai gestori degli spazi che frequenti o conosci e invitali ad aderire
  • Fai conoscere ai tuoi amici e conoscenti la campagna SPLAI e invitali a promuoverla

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