Comunicati

Al sindaco,
agli Assessori tutti,
al Consiglio Comunale di Milano

Oggetto: concessione spazi pubblici a SODASTREAM

Siamo molto sorpresi che durante due eventi milanesi,

uno al Museo della Scienza [1]

ed uno presso la Fabbrica del Vapore [2]

il Comune abbia concesso degli spazi pubblici a Sodastream, un’azienda israeliana che produce gasatori per l'acqua di rubinetto, per iniziative di marketing nel quadro di una imponente campagna pubblicitaria che prevede una serie di eventi in diverse città italiane.

Ci stupisce vedere il Comune di Milano concedere spazi che appartengono a tutti ad un’azienda che opera in violazione dei diritti umani e della legalità internazionale: Sodastream ha il suo principale impianto di produzione nei Territori palestinesi occupati nell’insediamento israeliano illegale di Ma'aleh Adumim. In questo modo si rende complice dell’occupazione e trae profitti dalla sistematica violazione dei diritti umani basilari del popolo palestinese e del diritto internazionale.[3]

Apprendiamo dagli organi di informazione che il Comune di Venezia ha dato il patrocinio all’evento promozionale "Join the Stream", organizzato domenica 27 maggio, che prevedeva la ripulitura della spiaggia degli Alberoni a Venezia. Questo evento è stato organizzato da Sodastream, un’azienda israeliana che produce gasatori per l'acqua di rubinetto, nel quadro di una imponente campagna pubblicitaria che prevede una serie di eventi simili in diverse città italiane.

Ci stupisce vedere il Comune di Venezia coinvolto in una subdola strategia di marketing attraverso cui Sodastream punta ad accreditarsi come azienda impegnata per la sostenibilità ambientale. Infatti, dietro a questa facciata di impresa socialmente responsabile, Sodastream nasconde una brutta verità: Sodastream ha il suo principale impianto di produzione nei Territori palestinesi occupati nell’insediamento israeliano illegale di Ma'aleh Adumim. In questo modo si rende complice dell’occupazione e trae profitti dalla sistematica violazione dei diritti umani basilari del popolo palestinese e del diritto internazionale.[1]

Il Comitato Oasi WWF Dune degli Alberoni a Venezia ha scritto a Sodastream Italia per negare l’uso del logo WWF. Il Comitato ci informa che “aveva inconsapevolmente, ma in buona fede, accettato l’invito da parte del Comune di Venezia di ospitare nei pressi dell'Oasi una pulizia manuale della spiaggia con la collaborazione di questa azienda”, nel ambito della campagna promozionale “Join the Stream” di Sodastream. Il Comitato ribadisce che in ogni caso si trattava di una “pulizia che era programmata comunque per domenica 27 maggio, ma solo effettuata dal WWF”.

L'iniziativa WWF “era tesa a scongiurare che il Centro Morosini, che ha una concessione sulla spiaggia, spianasse le bellissime dune sabbiose dell'Oasi … e distruggesse flora e fauna protette dall'Unione europea per il quale l'Oasi è anche Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS)”, perché “[s]pesso i concessionari per pulire le spiagge dai rifiuti con ruspe ed escavatori cancellano preziosi elementi di biodiversità.”

Il Comitato Oasi WWF Dune degli Alberoni conferma che “mai il WWF ha concesso il patrocinio all'iniziativa, ne ha chiesto di farsi sponsorizzare da Sodastream” e si dice di voler valutare “assieme al WWF Regione Veneto e se necessario all'ufficio legale della sede centrale, su come muoverci”.

Il Comitato ha invitato Sodastream a rimuovere il logo WWF “fin da subito” dal materiale per l’evento “Join the Stream” e ci assicura che in futuro si guarderanno ben dal coinvolgere e farsi coinvolgere da “questa azienda che non rispetta i diritti elementari del popolo di Palestina”.

Stop Sodastream

Caro Yves Béhar,

abbiamo recentemente appreso della sua collaborazione con Sodastream, il produttore israeliano di gasatori domestici, per il quale presenterà un nuovo design al MOST di Milano.

Come attivisti per i diritti umani e sostenitori del BDS, appello palestinese del 2005 per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele[1], ci preme informarla che, dietro l'immagine di azienda socialmente responsabile ed ambientalista propagandata da Sodastream, si nasconde un'azienda che opera in piena violazione dei diritti umani e del diritto internazionale.

Così come evidenziato nella relazione annuale della società, i principali impianti produttivi di Sodastream si trovano in un insediamento israeliano costruito illegalmente nei territori palestinesi occupati.[2]

Il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, ha risposto alla lettera di Stop Sodastream, che chiedeva chiarimenti sulla confusione che persiste sui rapporti con Sodastream. Cogliati Dezza ha confermato che “appena venuti a conoscenza della situazione della fabbrica nei territori occupati”, Legambiente ha “rotto i rapporti con Sodastream”.

Cogliati Dezza si è detto a conoscenza del fatto che “alcuni rivenditori continuano ad usare il materiale di esposizione e promozione allora prodotto” grazie a segnalazioni che in precedenza erano arrivate. Per questo Legambiente si è visto costretto “ad inviare una diffida” a Eurometalnova, la società che gestisce il marchio Sodastream per l'Italia”.

Nella lettera di diffida, datata 6 febbraio 2012, Legambiente afferma che, nonostante “il contratto che consentiva l’uso del logo Legambiente è stato rescisso anticipatamente con decorrenza 1 ottobre 2010 come da accordo del 15/01/2011”, risulta “che in alcuni punti vendita a tutt’oggi viene fatto uso del predetto logo attraverso materiale Pop, sotto forma di totem, cartelli vetrina ed in varie altre forme”.

Legambiente rimarca “la particolare gravità del comportamento” posto in essere da Sodastream Italia, e “si preavverte che ove nell’immediatezza non si provvederà a rimuovere da tutti i punti vendita il materiale obsoleto contenente il logo Legambiente”, verrà “adita la competente autorità giudiziaria senza ulteriore indugio” e riserva fin da allora “la richiesta di risarcimento dei danni”.

Cogliati Dezza conferma inoltre che già da tempo Legambiente ha “eliminato i riferimenti all'iniziativa con Sodastream” dal proprio sito web e di aver allertato i Circoli Legambiente “a verificare se sul territorio si realizzassero irregolarità”. Chiede anche a Stop Sodastream di segnalare “episodi irregolari di cui venite a conoscenza”.

Stop Sodastream Italia

Gentile
Vittorio Cogliati Dezza
Presidente Nazionale Legambiente 

Come Lei saprà, in diversi paesi europei e negli Stati Uniti, si sta portando avanti la campagna “Stop Sodastream” per il boicottaggio dei prodotti dell’azienda israeliana, che ha il suo principale impianto di produzione nell’insediamento di Ma’ale Adumim, costruito nei Territori Palestinesi Occupati in violazione della legalità internazionale.[1]

In Italia, oltre 1100 persone, insieme a 30 realtà tra comitati, associazioni, ong e reti nazionali, hanno firmato una lettera contro la promozione e la commercializzazione dei prodotti Sodastream nel nostro paese.[2]

A quanto ci risulta Legambiente ha stipulato con Sodastream per alcuni anni un contratto di sponsorizzazione dei suoi prodotti, offrendo l’uso del proprio marchio nelle campagne pubblicitarie dell’azienda e proponendo ai propri aderenti convenzioni per l’acquisto.

Abbiamo appreso con soddisfazione che nell’ottobre del 2010 Legambiente, venuta a conoscenza delle violazioni della legalità di cui Sodastream si è resa protagonista, ha deciso di rescindere il contratto di sponsorizzazione con decorrenza dal 1 gennaio 2011.

Apprezziamo molto questa vostra decisione a favore della difesa della legalità internazionale e dei diritti umani dei palestinesi.

Tuttavia, a quanto ci risulta, i rivenditori di Sodastream continuano ad utilizzare il logo di Legambiente su espositori e materiale pubblicitario. Inoltre su Internet compaiono ancora innumerevoli pagine che associano Legambiente alla sponsorizzazione dei prodotti di Sodastream, anche sul vostro sito e su quello di Sodastream.

La campagna Stop Sodastream mette in luce le mistificazioni della ditta israeliana

La campagna Stop Sodastream ha ricevuto una risposta da Sodastream Italia, tramite l'agenzia per le pubbliche relazioni Edelman, alla lettera firmata da oltre 1100 persone e con 30 firme collettive per chiedere ai rivenditori/promotori di interrompere i rapporti con la ditta israeliana perché operante in contravvenzione del diritto internazionale.

Consideriamo i punti sollevati dalla Sodastream completamente irrelevanti in quanto non affrontano la questione centrale della violazione dei diritti umani e del diritto internazionale, e della complicità con l'occupazione israeliana dei Territori palestinesi occupati.

Tuttavia, riteniamo opportuno ripercorrere quanto sostenuto da Sodastream per dimostrare le ragioni della nostra campagna.

Campagna contro le bollicine della Sodastream

Comunicato stampa

23 dicembre - A dicembre, attivisti per i diritti umani dei palestinesi hanno preso di mira la società israeliana Sodastream, produttrice di gasatori per l'acqua di rubinetto. Il principale impianto di produzione della ditta si trova in un insediamento israeliano costruito illegalmente nei Territori palestinesi occupati.

L'iniziativa coincide con la campagna pubblicitaria in cui Sodastream Italia ha investito 500.000 Euro per promuovere i propri prodotti come regali di Natale.