A Pomigliano, nel grigio imperante che avvolge le mura dei vari stabilimenti industriali, è spuntata una scritta davanti alla sede dell'Alenia Aermacchi, azienda del gruppo Finmeccanica – quindi statale - rea di aver venduto i primi due cacciabombardieri M-346 e di doverne consegnare ancora altri 30 (alla faccia della crisi!), al “nobile” esercito di Tel Aviv, impegnato in queste settimane in quella che molto probabilmente verrà ricordata come una delle più spietate operazioni militari nella striscia di Gaza.
Quello che salta subito all'occhio guardando il muro che cinge la fabbrica - al di là della denuncia della vergognosa complicità dell'azienda e dello Stato Italiano con il massacro in atto a Gaza in queste ore - è che il numero di morti segnalati dalla scritta è già abbondantemente aumentato, mentre resta sempre uguale a se stessa la cronaca di telegiornali e politici, quelli che continuano a parlare di “conflitto” (come se a confrontarsi ci fossero due eserciti regolari!) e non di “pulizia etnica”, quando ormai si è arrivati a più di 1050 morti e 6000 feriti palestinesi rinchiusi in 35km quadrati e poco più di 40 morti israeliani, in stragrande maggioranza militari.
Si potrebbe continuare a lungo a sottolineare quanto sia ipocrita il racconto fatto dai nostri giornali e delle nostre televisioni, il modo incredibile in cui svalutano e disumanizzano la vita e la morte dei palestinesi, ridotte a un numero freddo e astratto di cui semplicemente prendere atto, senza mai fermarsi a raccontare una storia, un episodio, che possa avvicinarle a noi e renderci forse un po’ più consapevoli di cosa significa vivere e poter perdere tutto all'improvviso perché perennemente sotto scacco di droni, bombardamenti, raid, carri armati, privazioni di ogni genere.
In queste settimane però quel muro assordante di silenzio sui crimini israeliani si è infranto, portando centinaia di migliaia di persone per le strade, in Italia come in Canada, Turchia, Francia, Gran Bretagna e in ogni angolo sperduto del mondo. Ed è da qui che dobbiamo continuare, senza farci ingannare dalla puntuale retorica della propaganda di Israele e dei suoi partner politici e istituzionali che, mentre invoca la pace e finge di interessarsi al massacro in corso, non mette in discussione le collaborazioni economiche. Quando diciamo partner parliamo, in primis, di quello che ci riguarda più da vicino: il Governo Italiano!
Non è strano o singolare, infatti, che Renzi, anche su questo punto – dopo il devastante Jobs Act e la stretta autoritaria data dalla riforma del Senato – dimostri una perfetta continuità con i Governi che lo hanno preceduto e non smentisca il loro trend filosionista (nello specifico cercando solo di aumentare i margini di profitto per i gruppi finanziari e industriali di cui è espressione politica, Finmeccanica inclusa, of course).
A proposito di questo, vale la pena ricordarci che lo Stato Italiano ha raggiunto il record di primo paese esportatore di armi e sistemi bellici in Israele, con un volume di affari di 470 milioni di euro!
Sta a noi allora supportare davvero la lotta del popolo palestinese, rompendo il silenzio e chiedendo a gran voce ai nostri governi e istituzioni di recidere le numerose collaborazioni accademiche, politiche, economiche e militari, colpendo in questo modo direttamente gli stessi interessi di Israele.
Solo così, affacciati alle sponde dello stesso mare, potremo vedere un giorno arrivare da Gaza né profughi né vittime, ma solo vita rifiorita in tutte le sue forme dalle macerie dell’oppressione coloniale.
Con la Palestina nel cuore!
Prossimo appuntamento:
Lunedì 28/07 – ore 10:00 – P.zza Garibaldi
PRESIDIO CON LE COMUNITA' ARABE DELLA CAMPANIA!
Fonte: CAU Napoli