di Ingrid Colanicchia
Non si contano gli attacchi subiti, negli ultimi mesi, dai sostenitori del movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro l’apartheid e l’occupazione israeliane.
A dare il polso della situazione basterebbe il convegno interamente dedicato alla repressione del BDS organizzato in marzo dal maggiore quotidiano israeliano, Yedioth Ahronoth: dal palco sul quale si davano il cambio personaggi di primo piano, come il presidente della Repubblica Reuven Rivlin, nonché ministri e membri dell'opposizione, si sono infatti sprecate le minacce agli aderenti al movimento. Oppure il trattamento riservato a uno dei co-fondatori del BDS, il palestinese Omar Barghouti, che subisce continue provocazioni e insulti da parte del governo e dei media e che all’inizio di maggio si è visto rifiutare il rinnovo del documento di viaggio necessario per recarsi all’estero. Barghouti, che vive ad Acri con le figlie e la moglie, una palestinese con cittadinanza israeliana, non ha infatti il passaporto israeliano ma un permesso di residenza permanente e per viaggiare ha bisogno di una sorta di lasciapassare. Il mancato rinnovo del documento potrebbe peraltro essere il preludio alla revoca della residenza annunciata proprio durante il convegno di marzo dal ministro dell’Interno Arye Deri.
Ma la questione non è circoscritta ai confini della Palestina storica, così come non lo è il movimento BDS che in 10 anni di vita ha inanellato una serie crescente di successi a livello internazionale.
Negli Usa, a livello statale, sono stati presentati diversi progetti di legge che mirano a sopprimere il diritto al boicottaggio. E anche in Europa il clima non è dei migliori. Basti pensare che, nell’ottobre 2015, la Corte di Cassazione francese ha confermato la condanna di 14 militanti del movimento BDS “colpevoli” di aver partecipato, tra il 2009 e il 2010, a manifestazioni a favore del boicottaggio.
Di fronte a questi attacchi, 352 tra organizzazioni per i diritti umani, associazioni ecclesiali, sindacati e partiti politici (tra cui Pax Christi Belgio, l’ong cattolica francese Terre Solidaire e, in Italia, tra gli altri, la Fiom e la Rete Ebrei contro l’occupazione) hanno deciso di rivolgersi alla Commissione europea esprimendo tutta la loro preoccupazione. «Durante la più grande conferenza anti-BDS mai realizzata, tenutasi a Gerusalemme il 28 marzo, il ministro per l'Intelligence, Yisrael Katz, ha detto che Israele dovrebbe avviare una campagna di “eliminazione civile mirata” di leader del BDS con l’aiuto dell’intelligence. Questo accadeva alla stessa conferenza alla quale l’ambasciatore Ue in Israele stava partecipando fianco a fianco con i coloni. È davvero preoccupante – scrivono le organizzazioni – che un ministro lanci simili minacce nei confronti di difensori dei diritti umani!». Ma la preoccupazione dei firmatari riguarda anche «i tentativi di alcuni governi europei di criminalizzare l’attivismo politico contro le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele». «Chiediamo il vostro sostegno – si legge nella lettera – al fine di difendere il diritto di parola e di espressione in supporto al popolo palestinese e/o ad altri popoli ovunque nel mondo».
«Crediamo fermamente che in quanto membri della Commissione Europea possiate giocare un ruolo importante. Per questo – concludono le 352 organizzazioni – vi chiediamo di far valere le linee guida relative ai diritti umani che garantiscono libertà di espressione e il diritto a boicottare e di usare tutti i mezzi che avete a disposizione per sostenere i cittadini europei nella loro lotta per affermare i diritti umani fondamentali».
«Dà forza vedere così tante organizzazioni della società civile e organismi rappresentativi dichiarare pubblicamente il loro sostegno al diritto di partecipare al movimento BDS», ha commentato Aneta Jerska, del Coordinamento europeo dei comitati e associazioni per la Palestina (ECCP): «È un segnale forte che l’opinione pubblica europea sempre più guarda al BDS come un atto di libertà di espressione. Continueremo a lottare – ha concluso – per mettere fine all’ingiusto sistema di oppressione di Israele nei confronti del popolo palestinese».
Fonte: Adista