di Asa Winstanley
Un anno fa scrissi sulla strategia del Mossad atta a combattere il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS). In parte, basai la mia tesi sull'analisi dell'ex direttore del Mossad Shabatai Shavit, che aveva scritto al riguardo un importante e poco notato editoriale su Haaretz, quotidiano liberal israeliano.
In quel pezzo Shavit sosteneva, in maniera più sinistra, che "in questa epoca di guerra asimmetrica" le agenzie di spionaggio israeliane non stanno ancora "utilizzando tutte le nostre forze, e questo ha un effetto negativo sul nostro potere deterrente." A me, tutto ciò sembrava equivalere ad una dichiarazione di guerra al movimento BDS. Io ritengo che, a lungo termine, come Israele diverrà sempre più disperato nei suoi (in gran parte falliti) tentativi di combattere il BDS, la cosa più probabile è che realizzerà una sorta di violento attacco agli attivisti BDS.
E' già molto difficile per Israele contrastare il BDS. E' come cercare di contrastare una duna di sabbie mobili. Il BDS è un movimento diffuso e vasto che, anche se ha figure popolari e influenti a sostenerlo, non possiede una leadership centrale o quadri che Israele possa rimuovere con i suoi vari nefasti mezzi. In misura più sostanziale, è piuttosto difficile costringere la gente ad acquistare prodotti israeliani o farla partecipare ad iniziative di propaganda in Israele contro la propria volontà o interesse. Inoltre, anche se alcune persone possono essere corrotte, intimidite o altrimenti costrette al silenzio, è praticamente impossibile fermare tutti quelli che parlano di un'idea o di una strategia.
Tuttavia, ciò non impedisce a Israele di provarci.
Come si è sviluppata la strategia del Mossad e di altre agenzie di spionaggio israeliane per combattere il BDS nel corso dell'ultimo anno? Un eccellente rapporto investigativo della giornalista dissidente israeliana Amira Hass, questa settimana, ci ha dato una nuova visione.
Hass ha scoperto l'esistenza di una campagna di sabotaggio segreta mirata contro Al Haq, probabilmente la più importante organizzazione per i diritti umani della Palestina. Hass si astiene dal commentare su chi siano i colpevoli, ma i miei sospetti puntano fortemente sullo Shin Bet (forza di polizia segreta di Israele che si rivolge contro i palestinesi e gli israeliani dissidenti in casa). In questo caso lo Shin Bet, molto probabilmente, ha lavorato in collaborazione con il Mossad.
E' stata diffusa una serie di e-mail che accusano Al Haq di corruzione e frode. I firmatari anonimi (le e-mail sono state firmate solo da "Fadi" e "Kathy"), fingono di essere l'uno un rappresentante dell'Autorità Palestinese e l'altro un lavoratore di una ONG europea preoccupati della frode. Hass ha indagato sulle loro affermazioni e ha scoperto che erano infondate, compresa quella che la società di revisione internazionale Ernst & Young stia esaminando Al Haq sulla base di accuse di "irregolarità finanziarie... e uso improprio delle donazioni e dei fondi". E comunque Al Haq ha richiesto che l'ufficio controllo dei conti dell'Autorità Palestinese guardi nei suoi conti e faccia un controllo completo, in modo da essere al di sopra di ogni sospetto.
Sembra chiaro che chi stava dietro a questa campagna diffamatoria contro Al Haq faccia parte di una più ampia campagna contro il movimento per la liberazione della Palestina. Al Haq è da tempo coinvolta nella campagna per far perseguire Israele per crimini di guerra contro il popolo palestinese, in particolare quelli perpetrati nelle sue diverse ricorrenti guerre contro la popolazione di Gaza. Proprio questa settimana Al Haq ha consegnato personalmente la sua dettagliata richiesta sulla guerra di Israele contro Gaza dello scorso anno al procuratore della Corte Penale Internazionale
Un altro motivo chiave per la scelta dei tempi di questa campagna di disinformazione è stato il fatto che Al Haq si è a lungo impegnata nello sforzo per ottenere il divieto da parte dell'Unione Europea di importare merci dagli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata (illegali secondo il diritto internazionale). All'inizio di questo mese, l'UE ha infine adottato le sue linee-guida per l'etichettatura, in quanto tali, delle merci provenienti dagli insediamenti vendute nei supermercati europei (in modo che ora si legga "merci di insediamenti israeliani"). Al Haq ha giustamente detto che la mossa era di troppo poco conto e troppo tardiva.
Le e-mail sembravano volutamente pianificate per cercare di sollevare dubbi su Al Haq nel momento stesso in cui i suoi sforzi per portare Israele a rendere conto dei suoi crimini cominciavano a dare frutti.
Io stesso, all'inizio di quest'anno, ho appreso da fonti attendibili di una ugualmente losca campagna di sabotaggio contro due gruppi di sostegno al BDS in Europa, effettuata da assai misteriose persone che si fingono sostenitori dei diritti umani dei palestinesi.
Nel mese di agosto abbiamo appreso che Aman, un'altra agenzia di spionaggio israeliana, per anni ha avuto un "dipartimento delegittimazione", specificatamente creato per combattere il BDS in tutto il mondo e fare campagne di disinformazione contro gruppi di resistenza armati palestinesi.
Questo schema per confondere il BDS, un'azione puramente non violenta di protesta politica e di educazione, con la lotta armata, è emblematico di come rozzamente Israele combatta le sue guerre contro i diritti umani dei palestinesi e, addirittura, contro l'esistenza stessa del popolo palestinese.
La strategia del Mossad contro il BDS non è particolarmente capace o ben concepita. E' ancora poco probabile che ottenga grandi risultati.
Fonte: Middle East Monitor
Traduzione di BDS Italia