di Glenn Greenwald
La marcia a Parigi sulla “libertà di espressione” dopo [la strage compiuta ai danni di] Charlie Hebdo è stata un inganno come ho scritto allora. In testa c'erano decine di leader mondiali, molti dei quali fanno imprigionare o addirittura uccidere persone che hanno espresso opinioni proibite. La marcia è stata appoggiata da molti esponenti occidentali che ostentano sgomento solamente quando le limitazioni alla libertà di parola sono effettuate da musulmani ma non, come più comunemente avviene, dai propri governi contro i musulmani.
Peggio ancora, la marcia si è svolta in un Paese che in Occidente è uno dei più ostili ai diritti di libertà di parola, come la Francia ha presto dimostrato nei giorni successivi alla manifestazione rastrellando e incriminando musulmani e altri attivisti anti-Israele per avere manifestato le loro idee politiche.Un bel libro di un filosofo francese, Emanuel Todd, pubblicato quest'anno e che ha avuto molto successo, afferma che queste marce per “la libertà di espressione” sono state una “farsa” in cui c'erano diverse posizioni politiche – nazionalismi, rivendicazioni identitarie, pregiudizi contro i musulmani – che niente avevano a che fare con la libertà di parola.
L'assurda autocelebrazione francese della libertà di espressione è stata perfettamente messa in evidenza questa settimana dalla sentenza della più alta corte della nazione, un diretto attacco ai fondamentali diritti di libera espressione. L'alta corte francese ha emesso una condanna penale contro 12 attivisti politici per il “crimine” di sostenere sanzioni e il boicottaggio contro Israele quali strumenti per porre fine all'occupazione militare della Palestina in atto da decenni. Che cosa hanno fatto questi criminali francesi? Sono andati al supermercato indossando magliette con la scritta: “Viva Palestina, boicotta Israele”. Hanno anche distribuito volantini dove si diceva che “comprare i prodotti israeliani significa legittimare i crimini a Gaza”.
In Francia, l'autoproclamata patria della libertà, comportarsi così fa di te un criminale. Come riportato dal Forward [settimanale ebraico pubblicato negli USA e in GB. Ndtr.] la corte “ha citato la legge repubblicana francese sulla libertà di stampa, che prescrive una pena pecuniaria fino a 50mila dollari o la prigione per coloro che causano discriminazione, odio o violenza verso una persona o gruppi di persone sulla base delle loro origini, della loro appartenenza o meno a un gruppo etnico, a una nazione, a una razza o a una qualsiasi religione”. Poiché il BDS è intrinsecamente “discriminatorio”, secondo la corte è un crimine sostenerlo.
La sentenza della corte francese fa parte di una tendenza presente a livello internazionale. Quanto più un numero crescente di persone a livello mondiale prende coscienza della natura brutale e criminale del governo israeliano, tanto più i suoi sostenitori letteralmente stanno cercando di criminalizzare l'attivismo contro l'occupazione israeliana. Per questa ragione gli attivisti favorevoli a Israele questa settimana hanno festeggiato l'attacco francese al diritto fondamentale della libertà di espressione.
Pascal Markowicz responsabile legale dell'organizzazione CRIF [Conseil Représentatif des Institutions juives de France], che raggruppa le comunità ebraiche francesi, ha ha pubblicato questo testo elogiativo ( l'enfasi è nell' originale): “IL BDS é ILLEGALE in Francia”. Prese di posizioni che richiedono il boicottaggio o le sanzioni, ha aggiunto, “sono del tutto illegali. Se gli attivisti dicono che la loro libertà di espressione è stata violata, ora l'ente giuridico più importante di Francia ha sentenziato diversamente”.
Joel Rubinfeld, co- presidente del parlamento ebraico europeo e presidente della "Lega belga contro l'antisemitismo", ha detto ad Haaretz lo scorso febbraio che avrebbe desiderato che altri Paesi seguissero il modello francese di criminalizzazione dell'attivismo contro l'occupazione israeliana. Dopo che una corte francese di prima istanza ha condannato gli attivisti del BDS, Rubinfeld ha dichiarato: “Il governo francese e la determinazione della giustizia nel combattere la discriminazione e soprattutto la legge Lellouche, sono un modello esemplare per il Belgio e per tutte le altre nazioni in cui avviene [la pratica ]discriminatoria del BDS”.
Come Haaretz ha spiegato in quell'articolo di febbraio, “la legge Lellouche” citata da Rubinfeld è “denominata [così] per il deputato ebreo che l'ha proposta nel 2003 in Francia” e “la legge è tra i più efficaci strumenti legislativi per combattere il movimento in crescita del Boicottaggio, del Disinvestimento e delle Sanzioni, o BDS, e ha posto la Francia all'avanguardia nei tentativi di contrastare il movimento con mezzi legali”. Prima di questo ultimo caso penale, “ci sono stati circa 20 attivisti contrari a Israele che sono stati condannati in base alla cosiddetta legge Lellouche francese”.
L'odiosa campagna per mettere fuorilegge l'azione militante contro l'occupazione israeliana si sta allargando con successo al di fuori della Francia. In maggio, la CBC ha riferito che funzionari canadesi hanno minacciato di processare gli attivisti BDS in base alla legge sull'“ incitamento all'odio” e dopo che quei funzionari hanno negato di averlo fatto, abbiamo avuto e pubblicato le mail che provan che invece lo avevano proprio fatto. Nell'articolo di febbraio di Haaretz si parla di questo inquietante avvenimento nel Regno Unito: “Nel 2007, la British University e il College Union hanno detto che avrebbero rinunciato al boicottaggio delle istituzioni israeliane dopo che dei consulenti legali hanno detto che così facendo avrebbero violato la legge contro le discriminazioni”. Nel 2013, funzionari della Città di New York hanno aderito alla campagna( poi fallita guidata da Alan Dershowitz per bloccare i finanziamenti al Brooklyn College, reo di avere ospitato oratori favorevoli al BDS.
Questa settimana un eccellente articolo del Washington Post, scritto da un ex soldato dell'esercito israeliano, Assaf Gavron, documenta come simili attacchi ai crtici di Israele si estendano agli stessi cittadini israeliani. Gavron descrive come “la discussione allinterno di Israele è più accesa, minacciosa e intollerante come non è mai stata” e “quei pochi dissenzienti che tentano di contrastarla, di porre domande, di protestare, di rappresentare una diversa posizione rispetto a questo consenso artificioso, sono ridicolizzati, trattati con superiorità nel miglior dei casi, minacciati, insultati e assaliti fisicamente nel peggiore”.
I difensori di Israele amano ad equiparare la “critica di Israele” all“'antisemitismo” e poi negare ipocritamente che sia così. Ma criminalizzando il sostegno al BDS, spaventando la gente con pesanti multe e pene detentive nel caso protestino contro le politiche del governo israeliane, è un caso evidente di come vanno le cose. Come sostiene Haaretz, "la trappola è scattata anche per i sostenitori del BDS le cui azione hanno preso di mira Israele, non gli ebrei."
Bisogna riflettere su quanto ciò sia dannoso. E' perfettamente legittimo chiedere sanzioni contro l'Iran o contro la Russia o il Sudan, o praticamente contro qualsiasi altro Paese. Veramente, le sanzioni e il boicottaggio contro quei Paesi non solo sono frequentemente richieste in Occidente, ma sono iniziative dei governi Tuttavia è illegale, criminale, chiedere il boicottaggio e le sanzioni contro un solo Paese: Israele. Ci vuole una dose altissima di autoritarismo, perfino di fascismo, per approfittare del diritto penale per mettere fuorilegge il sostegno [al BDS]e gli attivisti quando coinvolge solo e soltanto un Paese. In risposta alle lodi su Twitter nei confronti di questa sentenza da parte di un noto estremista israeliano, Avi Mayer, ho più volte posto questa domanda, ma non ho mai ricevuto risposta:
Pensi che la legge debba permettere a una persona di sostenere il boicottaggio e le sanzioni contro l'Iran e contro la Russia, ma considerarlo illegale contro Israele?
Va da sé che l'opinione di ognuno sulla validità o necessità del BDS come poltica è del tutto ininfluente per questa discussione. È evidente che credere nella “libertà di parola” comporta difendere con ugual forza il diritto di esprimere opinioni che si condividono come quelle che decisamente non si condividono. La questione qui, naturalmente, non è se il BDS abbia una linea politica convincente ma se debbano essere perseguite sul piano penale quelle persone che lo propongono. In quanto repressiva ed estremista, la criminalizzazione degli attivisti BDS si sta estendendo in molti Paesi del mondo.
Dove sono i nuovi attivisti della libera espressione che dopo le uccisioni dei membri del Charlie Hebdo, hanno insistito che era così importante per tutti la difesa della libertà di parola, un obiettivo giusto e valido nel mondo occidentale?Perché non è di moda l'hashtag #Je suis BDS in difesa di questi attivisti che sono stati processati, condannati dalla Francia per le loro idee politiche? La risposta è chiarissima: molti di quelli che si sono divertiti quest'anno a sciacquarsi la bocca con lo slogan della libertà di parola, dalla Francia a tutto l'Occidente, non credono profondamente in quel diritto. Questa è la ragione per cui questi Paesi non solo rimangono in silenzio dinanzi a un tale attacco alla libertà di parola, ma perpetuano con aggressività quegli abusi.
Fonte: The Intercept
Traduzione di BDS Italia