Attivisti invitano a boicottare Israele. (Foto via BDSMovement.net)
In seguito a un rapporto pubblicato da Danwatch nel mese di gennaio, il terzo maggiore fondo pensionistico della Danimarca, Sampension, si è sentito in dovere di escludere dal proprio portafoglio quattro società quotate in borsa a causa dei loro investimenti negli insediamenti illegali israeliani. Tale passo è una vittoria importante per il movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), che negli ultimi anni si trova sempre più sotto tiro, poiché Israele e i suoi alleati si sono sforzati di scoraggiarne la crescente popolarità con nuove leggi e con la pressione politica sulle istituzioni pubbliche e private.
Il rapporto di Danwatch, Business on Occupied Territory (Affari nei territori Occupati), ha rivelato che la Sampension, con 46,1 miliardi di dollari di movimento, era il fondo pensioni danese che investiva le più grandi somme di denaro in società che operano all'interno o a ridosso degli insediamenti illegali israeliani.
Ana Sanchez, che parla a nome del Comitato Nazionale Palestinese per il BDS (BNC), la più grande coalizione palestinese alla guida del movimento internazionale BDS a favore dei diritti palestinesi, ha accolto con favore l'iniziativa, dichiarando a Mondoweiss che essa rappresenta "l'ultimo indicatore della pressione crescente sulle imprese che sono profondamente coinvolte nelle violazioni di Israele dei diritti palestinesi perché smettano di trarre profitto dall'occupazione militare e dall'apartheid da parte di Israele".
- Sanchez ha detto: "Tutti i fondi pensione e di investimento devono essere disinvestiti dalle società israeliane e internazionali coinvolte nelle violazioni dei diritti umani da parte di Israele non solo in risposta all'invito del BDS proveniente dalla società civile palestinese, ma anche nel rispetto dei principi e degli orientamenti delle Nazioni Unite sui diritti del commercio e sui diritti umani".
Secondo Danwatch, Sampension ha deciso, dopo il rapporto, di rivedere le sue linee d'investimento. Sulla base delle sue nuove linee guida, Sampension ha escluso quattro società israeliane dal suo portafoglio.
Le quattro società escluse per il loro coinvolgimento nelle attività degli insediamenti sono tutte nella lista delle società sotto attenzione del movimento BDS. Sono state identificate come due banche israeliane, Hapoalim e Leumi, la società tedesca di costruzione HeidelbergCement e Bezeq, la più grande società di telecomunicazioni in Israele, che possiede impianti di telecomunicazione installati all'interno degli insediamenti, che forniscono alle comunità illegali comunicazioni telefoniche e digitali.
Sampension ha diffuso un comunicato stampa dopo l'iniziativa, per dare spiegazioni sui cambiamenti.
"Nel corso del 2017, Sampension ha ampliato la sua politica e le sue pratiche verso investimenti responsabili in diversi settori", afferma il comunicato. "I settori scelti sono il cambiamento climatico, i diritti umani e il perseguimento di una gestione attiva".
Il direttore degli investimenti nella Sampension, Henrik Olejasz Larsen, ha dichiarato che le quattro società sono state escluse dal loro portafoglio di investimento a causa del "finanziamento degli insediamenti e dell'estrazione delle risorse naturali e la creazione di infrastrutture per le telecomunicazioni nelle aree sotto occupazione".
Oltre alle quattro società israeliane già nella lista nera della Sampension, secondo il più recente rapporto di Danwatch, la società ha dichiarato che sta ora "avviando una discussione" con altre sei società sulle possibili attività commerciali negli insediamenti israeliani.
Settore Bancario
La più grande banca della Danimarca, Danske Bank, anch'essa sotto l'obiettivo del BDS, ha confermato a Danwatch di detenere ancora investimenti presso Hapoalim e Leumi nonostante il riscontro di Hapoalim sulla lista nera della banca del 2014.
Il mese scorso le banche israeliane sono finite sotto attacco, quando Human Rights Watch (HRW) ha rilasciato un rapporto che critica le banche israeliane per il fatto che continuano a consentire investimenti e scambi commerciali con industrie che sostengono gli insediamenti illegali israeliani, in violazione del diritto internazionale.
Le banche israeliane, come Leumi, una delle banche che Sampension ha riportato nella lista nera, hanno riferito a HRW che è loro richiesto dalla legge israeliana di fornire servizi agli insediamenti, poiché il diritto bancario israeliano, il consumatore e la legge antidiscriminazione impongono che le banche non possano rifiutare i clienti in base alla loro residenza.
Tuttavia HRW ha scoperto che le banche israeliane "non sono obbligate a fornire servizi finanziari che coinvolgano gli insediamenti, come il finanziamento di progetti di costruzione o ipoteche per le proprietà negli insediamenti, quando i motivi del rifiuto non siano il luogo di residenza del cliente, ma piuttosto considerazioni sui diritti del commercio e sui diritti umani che derivino dalla localizzazione delle attività".
HRW ha invitato le banche a utilizzare la scappatoia legale per recedere da qualsiasi investimento coinvolto nelle attività negli insediamenti.
Risorse Naturali
HeidelbergCement, una delle quattro società finite sulla lista nera di Sampension, è il più grande produttore di cemento al mondo e un importante produttore di aggregati e calcestruzzo pronti, con circa 1 miliardo di dollari di entrate, secondo Who Profits, un centro di ricerca dedicato all'esposizione delle società coinvolte nelle attività di insediamento israeliano.
La società di cemento tedesca possiede tre impianti e una cava di aggregati nella Cisgiordania occupata tramite Hanson Israel, ramo locale di Heidelberg.
Una delle cave opera in terra palestinese presso il villaggio di al-Zawiya.
Who Profit ha documentato che "la cava sfrutta risorse naturali palestinesi sottratte per le esigenze dell'industria edile israeliana". Inoltre, una volta che le risorse naturali estratte dalla terra della Cisgiordania sono trasformate in materiale da costruzione, vengono fornite direttamente agli insediamenti per costruire ed espandere gli insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata. Who Profits ha documentato che "materiali di pietra e ghiaia estratti dalla terra palestinese hanno fornito la materia prima necessaria per l'industria edilizia di espansione israeliana"… "senza il quale il settore delle costruzioni non avrebbe potuto prosperare economicamente, generando profitto per molte compagnie israeliane".
Il mese scorso, la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD) ha pubblicato una relazione che rivelava che l'economia palestinese aveva un rendimento "al di sotto del potenziale". La relazione ha documentato che la causa principale del problema era la "perdita continua della terra e delle risorse naturali a favore degli insediamenti e l'annessione di terreni nella Cisgiordania". Secondo un resoconto rilasciato da The Rights Forum, un centro di ricerca incentrato su Israele e la Palestina, la pietra naturale o "petrolio bianco" è una delle risorse più importanti della Palestina, con l'industria che fornisce almeno 15-20.000 posti di lavoro palestinesi, con un contributo annuale di 250 milioni di dollari all'economia palestinese - tuttavia la relazione ha scoperto che il potenziale valore della pietra era fino a 30 miliardi di dollari. HRW ha scoperto che le imprese come HeidelbergCement si trovano in violazione palese del diritto umanitario internazionale "che richiede che tali risorse naturali vadano utilizzate solo a beneficio della popolazione (palestinese) del territorio occupato".
Sheren Khalel è una giornalista multimediale freelance esperta su Israele, Palestina e Giordania. Si concentra sui diritti umani, le questioni femminili e sul conflitto Palestina / Israele. S. Khalel precedentemente lavorava per l'agenzia di stampa Ma'an a Betlemme, ha attualmente sede a Ramallah e a Gerusalemme. Puoi seguirla su Twitter: @Sherenk.
Fonte: Mondoweiss
Traduzione di BDS Italia