LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Gli sforzi palestinesi per incoraggiare il boicottaggio di Israele, modellato sulla campagna mondiale del Sud Africa anti-apartheid, sta guadagnando popolarità come movimento democratico.

Il 9 Agosto, centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo sono scese nelle strade in risposta alla chiamata della società civile palestinese nella Striscia di Gaza occupata ed assediata, e del Comitato Nazionale per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BNC) per una “Giornata della Rabbia.”

Questa mobilitazione è avvenuto mentre cresce la pressione delle campagne di massa sui governi occidentali complici per l’imposizione di un embargo militare su Israele. Nella sua chiamata per la “Giornata della Rabbia”, la società civile palestinese ha reso assolutamente chiaro che:

“Mentre stiamo affrontando la piena potenza dell’arsenale militare di Israele, finanziato e rifornito dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, ci appelliamo alla società civile e alle persone di coscienza in tutto il mondo affinché mettano pressioni ai loro governi per sanzionare Israele e per l’imposizione un embargo immediato e totale sugli armamenti, Scendete nelle strade… con una richiesta unita di sanzioni contro Israele.”

Il 31 Luglio, in risposta ad un precedente appello lanciato dalle stesse organizzazioni della società civile di Gaza, e sostenuto dal BNC, la Spagna annunciava una sospensione “temporanea” delle esportazioni militari verso Israele. Il 7 Agosto, Evo Morales, presidente della Bolivia, diventava il primo capo di Stato a dichiarare il suo supporto per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS). Queste azioni sono state precursori al sostegno globale di Gaza e della Palestinesi che si è mostrato il 9 Agosto.

La furia israeliana inflitta ai palestinesi di Gaza, due terzi dei quali rifugiati, che dovrebbero godere del diritto al ritorno, arriva all’interno di un contesto ideologico di razzismo, esclusivismo e intolleranza tribale. Nel 2004, il professore israeliano Arnon Soffer, Capo del National Defense college delle forze di occupazione israeliane, e consigliere di Ariel Sharon, spiegò chiaramente in un’intervista al The Jerusalem Post quali fossero le macabre aspettative di Israele di un disimpegno unilaterale israeliano da Gaza (2005):

“Quando 1,5 milioni di persone vivono in una Gaza chiusa e serrata, ci sarà una catastrofe umanitaria. Quelle persone diventeranno ancora più animalesche di quanto non lo siano oggi… La pressione al confine sarà tremenda. Ci sarà una terribile guerra. Perciò, se vogliamo rimanere vivi, dovremo uccidere, ed uccidere, ed uccidere. Tutto il giorno, tutti i giorni… Se non uccideremo, smetteremo di esistere… La separazione unilaterale non garantisce la “pace” – ma garantisce uno Stato ebraico-sionista con una schiacciante maggioranza di ebrei.”

Poi, c’è lo schietto punto di vista espresso nel 2002 dall’allora capo dello staff di Israele, Generale Moshe Yaalon, che riassume l’obiettivo dell’attuale bagno di sangue: “Ai palestinesi deve essere fatto capire nei più profondi recessi del loro conscio che sono un popolo sconfitto.”

La somiglianza della campagna di odio razziale tribale di Israele sia con quella del Sud Africa dell’apartheid che con l’omicida regime di Hitler è stata recentemente articolata dal combattente per la libertà dell’ANC ed ex Ministro di Gabinetto del Sud Africa Ronnie Kasrils, di origine ebraica:

“Certamente noi sudafricani possiamo identificare la causa patologica, che dà carburante all’odio, dell’élite militare e politica di Israele, e più in generale, della sua opinione pubblica. Ciò non è difficile per chiunque conosca la storia coloniale per capire il modo in cui l'odio deliberatamente coltivato nelle persone inculchi una giustificazione per le più disumane ed atroci azioni contro i civili inermi - inclusi donne, bambini, anziani tra loro. In realtà non era questo l'ideologia razzista patologica che ha alimentato la lussuria bellica di Hitler e l'attuazione della Shoah?”

L'obiettivo dichiarato dell’establishment israeliano di annientare i palestinesi per rendere gestibile la “minaccia demografica” e mantenere la “calma” “tagliando l’erba” (modo di dire israeliano per indicare le aggressioni a Gaza ogni due anni) è esattamente il motivo per cui in Palestina abbiamo concluso che la lotta palestinese per l'autodeterminazione deve lavorare per isolare l'apartheid di Israele nello stesso modo in cui l'apartheid in Sud Africa è stato isolato con una campagna di Boicottaggio, Disinvestimenti e Sanzioni (BDS).

Oggi, in Palestina, c’è una crescente strategia di lotta non violenta basata sulle masse popolari, a fianco di altre forma di lotta, esattamente com’era all’interno del Sud Africa dell’apartheid. E’ anche evidente come oggi la campagna palestinese per il BDS, modellata sulla campagna globale anti apartheid del Sud Africa, stia guadagnando slancio come movimento democratico basato sull’universalità dei diritti umani e sull’attuazione del diritto internazionale. Questi valori sono in antitesi con il sionismo, l’ideologia egemone di Israele, che riguarda la supremazia religiosa, etnica e razziale. La nostra lotta, come quella dei neri del Sud Africa, degli afroamericani negli Stati Uniti, è pluralista ed inclusiva: un tipo di lotta che mantiene integre la nostra umanità e la nostra dignità di fronte ad uno Stato razzista e genocidiario.

Questo è esattamente ciò che Steve Biko, eroe della lotta anti-apartheid del Sud Africa – che ha pagato con la propria vita la libertà per tutti I sudafricani – voleva dire quando pronunciò:

“Non solo i bianchi hanno avuto la colpa di iniziare l’offensiva, ma attraverso alcune manovre molto furbe, hanno controllato le risposte dei neri alle loro provocazioni. Non solo hanno preso a calci i neri, ma gli hanno anche detto come reagire ai calci. Per tanto tempo i neri hanno pazientemente ascoltato i consigli che ricevevano sul modo migliore per rispondere ai calci. Ma, con una lentezza dolorosa, si stanno ora iniziando a mostrare segni che è un loro diritto ed un loro dovere rispondere ai calci nella maniera che ritengono più opportuna.”

E noi, palestinesi, abbiamo deciso di rispondere ai calci sionisti nel modo in cui ci sembra più opportune! E per fare questo, abbiamo bisogno del supporto di “ogni uomo ed ogni donna” amante della libertà, per opporsi agli ufficiali leader mondiali, complici, che hanno scelto di supportare l’oppressione e biasimare le vittime. E’ giunto il tempo per la società civile del mondo di aiutarci a porre fine al razzismo e al genocidio di Israele. Per la società civile del mondo, l’unico modo per garantire una pace giusta e per rimediare all’espropriazione dei palestinesi è intensificare il boicottaggio dello Stato israeliano d’apartheid e promuovere il disinvestimento da Israele e le sanzioni contro di esso.

Il giornalista veterano australiano John Pilger, scrivendo sul The New Statesman dell’assalto a Gaza del 2009, disse:

“Ciò che avviene in Gaza è il momento che definisce il nostro tempo, che garantirà l’impunità ai criminali di guerra attraverso l’immunità del nostro silenzio mentre noi contorciamo il nostro intelletto e la nostra morale, o che ci darà la forza per alzare la voce.”

Le masse globali che hanno manifestato il loro supporto ai diritti dei palestinesi nel Giorno della Rabbia ci hanno ricordato le manifestazioni negli anni 80 contro il Sud Africa dell’apartheid. Fin dal 2009, queste proteste globali hanno mostrato a noi palestinesi che questo è il nostro “momento, come lo fu per il Sud Africa.” Esattamente come la lotta anti-apartheid di massa all’interno del Sud Africa e il boicottaggio anti-apartheid e il movimento di solidarietà internazionale hanno portato alla fine del regime di apartheid, I palestinesi, con il supporto delle persone di coscienza di tutto il mondo, metteranno fine al sistema multi-strato di oppressione di Israele.

I governi del mondo devono essere forzati ad agire secondo il volere della propria gente e a ritenere Israele responsabile per i crimini di guerra, imponendo sanzioni ed un embargo sulle armi. In tutto il mondo, le persone di coscienza hanno tirato fuori la loro voce, che è giunta fino a noi, in Gaza. Sappiamo che le loro voci si sono sentite nelle capitali del mondo, e le loro voci segnano la fine dell’apartheid israeliana. Le lancette di questo orologio non si possono fermare.

Qui sta l’importanza della Giornata della Rabbia di Gaza.

- Il Dr Haidar Eid è Professore Associato del dipartimento di Letteratura Inglese, all’Università al-Aqsa, nella Striscia di Gaza, Palestina.

 

 

 

 

 

Fonte: bdsmovement.net

Traduzione: BDS Italia