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Due dei massimi funzionari dell’Impresa Pizzarotti & C. SpA., insieme ad 11 assessori del Comune di Parma, sono sotto inchiesta nell’ambito delle indagini sul progetto di riqualificazione dell’Ospedale Vecchio, edificio del 1300 nel centro storico di Parma.

Oltre ad indagare sui progetti della Pizzarotti in Italia, però, meriterebbe un’inchiesta anche il coinvolgimento della ditta parmense nel progetto israeliano del treno ad alta velocità Tel Aviv – Gerusalemme che attraversa i territori Palestinesi occupati e integra una palese violazione del diritto internazionale e dei diritti umani.

La linea ferroviaria ad alta velocità, detto A1, ad uso esclusivo della popolazione israeliana, percorre infatti ben 6,5 chilometri attraverso la Cisgiordania occupata, comportando la confisca di terre palestinesi di proprietà privata, nei villaggi di Beit Iksa e Beit Sourik. Inoltre, il mega cantiere e la rete stradale per le enormi macchine scavatrici e per il trasporto del materiale estratto dai tunnel scavati dalla Pizzarotti, stanno portando alla distruzione di terreni agricoli e di uliveti secolari, oltre a renderli inaccessibili ai legittimi proprietari.

Al via in Italia, Stop That Train, la campagna di mobilitazione per il ritiro della azienda Pizzarotti & C. SpA dalla costruzione della ferrovia israeliana ad alta velocità che attraversa i Territori palestinesi occupati. Per il Ministero dei Trasporti tedesco il progetto "viola potenzialmente il diritto internazionale".

La Coalizione Italiana Stop That Train ha recentemente incontrato Pizzarotti & C. SpA, impresa di Parma coinvolta nella costruzione della nuova ferrovia israeliana che permetterà ai soli pendolari israeliani di percorrere la distanza tra Gerusalemme e Tel Aviv in soltanto 28 minuti. In particolare, Pizzarotti è impegnata nella sezione C che attraversa i confini internazionalmente riconosciuti di Israele e invade la Cisgiordania (Territori palestinesi occupati).

La ferrovia A1 è il più grande progetto infrastrutturale che il governo israeliano abbia mai intrapreso negli ultimi dieci anni e per ben 6,5 km taglia i Territori palestinesi occupati, comportando ulteriore confisca di terra e mettendo a rischio almeno tre comunità, tra cui i villaggi di Beit Surik e Beit Iksa.

L'appello della Coalizione Italiana Stop That Train ha già raccolto l'adesione di più di 60 associazioni, tra organizzazioni nazionali e internazionali, incluse israeliane, e gruppi locali in tutt'Italia. L'appello chiede alla Pizzarotti di ritirarsi dal progetto che rappresenta una palese violazione della Legalità Internazionale, contravvenendo alla normativa internazionale sui Diritti Umani, tra cui la IV Convenzione di Ginevra, che vieta lo sfruttamento delle terre da parte della potenza occupante.

Far deragliare il progetto illegale israeliano della Ferrovia A1 – Porre fine alla complicità internazionale

Territori Palestinesi Occupati, 16 dicembre 2010

Il progetto israeliano per il treno ad alta velocità A1, pensato per collegare Gerusalemme e Tel Aviv, viola la Legalità Internazionale e i Diritti Umani. Il progetto per il treno A1 rappresenta una componente del continuo piano israeliano di rafforzamento del suo regime di occupazione, del suo ruolo coloniale e delle leggi di apartheid imposte alla popolazione palestinese, in modo particolare nella Cisgiordania occupata. Il progetto rappresenta solo un altro passo nel rafforzamento della politica israeliana di trasferimento forzato della popolazione (pulizia etnica), che ha cacciato e deprivato i palestinesi dei loro beni, negando ai rifugiati il diritto al ritorno sancito dalle Nazioni Unite ed il diritto a ricevere riparazioni, e vietando alla popolazione palestinese nel suo complesso di esercitare il suo diritto inalienabile all’autodeterminazione per oltre 60 anni.

Compagnie private e parzialmente governative sono coinvolte in questo progetto illegale. Tra queste sia aziende israeliane – Amy Metorn Engineers and Consultants – che compagnie straniere, come Pizzarotti Spa, DB International, HBI Haerter, AB Plan, Parsons Brinkerhoff, Deutsche Bahn e Moscow Metrostoy.

Il progetto ferroviario A1 costituisce un altro passo nel rafforzamento della politica israeliana di trasferimento forzato della popolazione (pulizia etnica), che ha privato di beni e di luoghi in cui vivere la popolazione palestinese per oltre 60 anni.

Nel progetto la ferrovia A1 dovrebbe attraversare le terre palestinesi del villaggio di Beit Iksa, una comunità di circa 2mila abitanti situata nella Cisgiordania occupata, a meno di 10km di distanza da Gerusalemme e vicina alla linea dell’armistizio 1949 tra Israele e la Giordania, che allora controllava la Cisgiordania.

Il progetto ferroviario A1 porterà all’espropriazione illegale di terra che rappresenta la primaria fonte di sussistenza per la popolazione palestinese, già vittima di espropriazione e trasferimento forzato da parte di Israele in passato.

*L’85% della popolazione di Beit Iksa è formata da rifugiati palestinesi che trovarono rifugio nel villaggio dopo essere stati costretti a lasciare le loro case e terre vicine alle città di Ramle e Lid durante le operazioni israeliane di pulizia etnica del 1948.

*Approssimativamente 1000 dunams di terra sono stati portati via al villaggio diventando parte del territorio statale israeliano secondo il confine dell’armistizio del ’49. Dopo l’occupazione della Cisgiordania nel 1967 Israele ha confiscato il 40% della terra agricola di Beit Iksa per la costruzione dell’insediamento ebraico di Ramot. Allo stato attuale, è previsto che il 66% della terra rimanente resti al di là del Muro illegale israeliano.