Il progetto ferroviario A1 costituisce un altro passo nel rafforzamento della politica israeliana di trasferimento forzato della popolazione (pulizia etnica), che ha privato di beni e di luoghi in cui vivere la popolazione palestinese per oltre 60 anni.
Nel progetto la ferrovia A1 dovrebbe attraversare le terre palestinesi del villaggio di Beit Iksa, una comunità di circa 2mila abitanti situata nella Cisgiordania occupata, a meno di 10km di distanza da Gerusalemme e vicina alla linea dell’armistizio 1949 tra Israele e la Giordania, che allora controllava la Cisgiordania.
Il progetto ferroviario A1 porterà all’espropriazione illegale di terra che rappresenta la primaria fonte di sussistenza per la popolazione palestinese, già vittima di espropriazione e trasferimento forzato da parte di Israele in passato.
*L’85% della popolazione di Beit Iksa è formata da rifugiati palestinesi che trovarono rifugio nel villaggio dopo essere stati costretti a lasciare le loro case e terre vicine alle città di Ramle e Lid durante le operazioni israeliane di pulizia etnica del 1948.
*Approssimativamente 1000 dunams di terra sono stati portati via al villaggio diventando parte del territorio statale israeliano secondo il confine dell’armistizio del ’49. Dopo l’occupazione della Cisgiordania nel 1967 Israele ha confiscato il 40% della terra agricola di Beit Iksa per la costruzione dell’insediamento ebraico di Ramot. Allo stato attuale, è previsto che il 66% della terra rimanente resti al di là del Muro illegale israeliano.
* Il 10 novembre 2010 le Autorità israeliane hanno consegnato al Consiglio del villaggio di Beit Iksa un “ordine di acquisizione della terra”, insieme ad una mappa dell’area che mostrava i lotti di terra da confiscare. L’ordine stabilisce che saranno confiscati 50 dunums: 20 di questi per la costruzione della strada di accesso al tunnel. La terra confiscata non sarà restituita ai contadini. L’ordine non spiega se e come gli agricoltori verranno risarciti. Gli altri 30 dunums saranno confiscati “temporaneamente” (in base a quanto scritto sull’ordine di acquisizione della terra) ed usati come cantiere. Il documento israeliano sostiene che questa terra sarà restituita alla popolazione ma non specifica quando. 500 alberi di ulivo sono a rischio di sradicamento.
Tra gli abitanti di Beit Iksa che subiranno gli effetti della ferrovia A1 ci sono almeno 10 famiglie di rifugiati palestinesi registrate presso l’UNRWA. Tutte queste famiglie sono economicamente deboli: soffrono gli effetti della disoccupazione e la loro sussistenza dipende dall’olio di oliva che producono sulla terra per il loro uso personale. 6 di queste famiglie di rifugiati vedranno la propria terra confiscata ancora una volta a causa del progetto ferroviario A1. Un’altra famiglia che possiede circa 50 dunums di terra non vedrà la propria terra confiscata, ma non vi avrà più alcun accesso.
Il progetto ferroviario A1 è illegale perché comprende l’espropriazione illegale delle risorse della popolazione palestinese occupata da parte di Israele per l’esclusivo beneficio della sua stessa popolazione, e perché costituisce un altro passo nel rafforzamento della politica israeliana di trasferimento forzato della popolazione (pulizia etnica), che ha privato di beni e di luoghi in cui vivere la popolazione palestinese per oltre 60 anni. Il trasferimento forzato di una popolazione costituisce un crimine di guerra e contro l’umanità, in base al Diritto Internazionale.
Uno sforzo congiunto nella campagna BDS per fare pressione sulle aziende straniere e governative per cessare ogni complicità e perché Israele abbandoni il progetto ferroviario A1, rispetti il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi alle loro case e alle loro proprietà, e provveda alla riparazione dei danni, aiuterà a porre fine alla politica criminale israeliana di trasferimento forzato della popolazione.
(* Badil Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights)
Fonte: BDS Movement
Traduzione a cura della Coalizione italiana Stop That Train